A Paolo Genovese piacciono i segreti. Ricordate il film "Perfetti sconosciuti" di cui lo scrittore è regista? Nel film un gruppo di amici durante una cena decide di fare un gioco: ognuno di loro dovrà mettere il proprio cellulare sul tavolo e condividere chiamate e messaggi. Verranno a galla segreti inconfessabili.
L'ultimo romanzo di Paolo Genovese, scrittore oltre che registra, sembra la sceneggiatura di un film. Mentre lo leggevo immaginavo le scene, le vedevo proprio.
"Il rumore delle cose nuove" inizia con una domanda: "Il rumore avvolge tutto. Il silenzio non esiste, non nella vita. Il silenzio è della morte ma, mi chiedo, quale rumore fa quando arriva?" E la risposta arriva all'ultima pagina.
Tra la prima e l'ultima pagina vi sarete affezionati alle tre coppie protagoniste ed a Mirko, un bambino di 10 anni.
Sono tre coppie che apparentemente non hanno nulla a che fare l'una con l'altra, ma il destino intreccia le loro vite, così diverse. Mirko è il filo rosso tra di loro. E i segreti sono la costante presente in tutte tre le coppie (disfunzionali). Segreti importanti, inconfessabili.
"Ecco il problema dei segreti: ti costringono a dei comportamenti che non vorresti mai avere."
È un romanzo triste, riflessivo ed allo stesso tempo avvincente, capace di creare attrazione e repulsione. Ho pianto leggendolo.
"Perché un rene malato si sostituisce, basta un'operazione, l'infelicità latente invece scorre nel sangue immune a qualunque trasfusione."
"Ci sono attese che sembrano non avere mai termine. Fin dal principio. Non danno una scansione esatta del tempo che passa: sono attese che preoccupano e sfiancato e si fanno via via sempre più complesse. Perché più l'attesa si dilata più si mischiano il bene e il male, ciò che è giusto è ciò che è sbagliato, l'ovvio e la sorpresa. L'attesa può far fibrillare il cuore oppure abbattersi con un manto di torpore".
"E di colpo, un bagliore improvviso, si ricorda di hiraeth, un termine gallese che descrive una nostalgia con delle sfumature particolari, quella per le cose che non sono avvenute e che avremmo voluto accadessero."
★★★★☆
🥃 amaro digestivo
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"Giallo Rivano" è il libro giusto per trascorrere una domenica di marzo che, come oggi, alterna il sole alla pioggia. Quando il sole "va in nuvola" e l'Ora del Garda soffia furiosa e gelida, è meglio chiudersi in casa al calduccio a leggere un libro.
Il medico altogardesano Vinicio Zuccali, già autore di tre interessanti libri con protagonista la montagna, si reinventa giallista e ambienta il suo ultimo romanzo in Trentino, tra Riva del Garda, San Michele all'Adige e la Valle di Ledro.
Un genere totalmente diverso dai tre precedenti: "La via dimenticata", "Il volo della farfalla" e "Everest", molto introspettivi.
Il romanzo, leggero e divertente, lascia comunque trasparire la cultura classica e le conoscenze scientifiche dell'autore, la sua passione per l'ambiente e il suo attento spirito di osservazione.
Il suo stile caratterizzato dalla ricerca del vocabolo perfetto, dai pensieri complessi e dai periodi ricchi di metafore, è lo stesso dei precedenti romanzi e, come dice l'autore, è il "mio ritmo, la mia musica". Un ritmo che si impara presto a conoscere ed amare.
Nel romanzo molti sono i riferimenti locali: il Brolio, il Bastione, la Rocchetta, cima d'Enzima, la vicina Arco e tanti altri.
Tornando al giallo in senso stretto - di cui vorrei non svelarvi troppo per non rischiare di rovinarvi un finale davvero inaspettato - questo inizia ai primi di marzo con il ritrovamento del cadavere di una bella e giovane donna nel parco del Brolio di Riva del Garda. E' stata uccisa con un colpo alla nuca calibro sette e sessantacinque. Si scoprirà poi essere nubile, residente a Campi e insegnante all'istituto agrario di San Michele all'Adige. Ad occuparsi dell'indagine il vicequestore Sarti, non troppo avvezzo a quel genere di delitti. Saprà comunque cavarsela più che bene nel risolvere un caso davvero complesso che lo porterà ad indagare in lungo e in largo per tutto il Trentino, sfrecciando in auto giù per il "Bus de Vela", andando a vivere in quel di Campi, frequentando le lezione dell'istituto agrario e giungendo ad una soluzione, per nulla scontata, grazie al suo spirito di osservazione e all'indagine condotta a trecentosessanta gradi.
Non mancano le non tanto velate critiche dell'autore all'urbanizzazione selvaggia della "Busa", le perplessità nei confronti della reintroduzione dell'orso in Trentino e un'analisi psicologica sulla vita frenetica che purtroppo conduciamo oggi un po' tutti. Traspare l'orgoglio per questa terra trentina che nonostante "gli attacchi" da parte dell'uomo, conserva luoghi paesaggisticamente incontaminati e affascinanti. E non dimentichiamo l'Ora del Garda, co-protagonista dell'intero romanzo!
"Una sottile intuizione come una fievole lampadina, accesa all'inizio solo a intermittenza, dalle profondità della subliminarietà iniziò a guadagnare il flusso del pensiero del vicequestore sino a divenire luce accecante: all'improvviso c'era nella scena del delitto qualcosa di meno indefinito che andava suggerendo che all'altro capo di quell'atto ci fosse una mano omologa. "
★★★★☆
🍨 mousse alla fragola
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Immaginatevi di svegliarvi un mattino, aprire gli occhi e vedere tutto nero, accendere la luce e scoprire che è ancora solo nero ciò che vedete. La sveglia suona, quindi la corrente elettrica c'è, ma l'ora non riuscite a leggerla. Questo è ciò che è successo a Cristian Sighele una mattina di 25 anni fa quando aveva appena 20 anni. Un risveglio da incubo, un po' come quello vissuto da Gregor Samsa, protagonista del racconto "La metamorfosi" di Franz Kafka, svegliatosi una mattina trasformato in un grosso insetto. Fortunatamente, a differenza di Gregor, Cristian riesce a reagire positivamente alla sua nuova condizione e, nonostante le difficoltà iniziali e il deficit visivo, a ricostruirsi una vita soddisfacente ed a diventare un atleta di successo.
I primi periodi sono difficili per lui, molto difficili. Subisce due operazioni che non riescono a fargli riacquistare la vista. Recupera solamente una diottria, sufficiente per permettergli di vedere luci, ombre, sagome e ostacoli e grazie alla sua tenacia e determinazione e alla "scoperta" della corsa sconfigge la depressione in cui era sprofondato. Conclude maratone e ultramaratone. Ed è proprio attraverso la lunga narrazione della sua prima 24 ore (di corsa) in totale autonomia che Cristian Sighele ci racconta che cosa ha significato e significa per lui la conquista del traguardo di una gara estrema.
Maurizio Panizza, giornalista e scrittore, ha aiutato Cristian a dare forma letteraria ai suoi pensieri e l'opera risulta pertanto scritta a quattro mani. È giusto dare merito anche a chi ha supportato Cristian nella stesura. Se "Open" di Agassi è un capolavoro della letteratura sportiva non è solo merito dei pensieri e delle vicende del tennista, ma anche dello straordinario lavoro fatto da John Joseph Moehringer.
Quando ho saputo della presentazione di questo libro ad Arco, luogo in cui vivo e lavoro, sono rimasta piacevolmente sorpresa ed ho subito iniziato a leggerlo. Non conoscevo la storia di Cristian. Nonostante io sia una ex atleta, le nostre strade non si sono mai incontrate.
Chi mi conosce personalmente sa che io ho avuto una vicenda personale "opposta" a quella di Cristian. Ho iniziato a correre da ragazzina, ma la mia carriera sportiva si è interrotta bruscamente cinque anni fa a causa di una miocardite virale che mi ha lasciato una cicatrice nel cuore. L'agonismo mi è impedito, ma a correre posso andarci ugualmente e la gioia e le belle sensazioni che la corsa mi dà sono le stesse di quelle che prova Cristian. Ora non mi importa più "a quanto al chilometro" vado, mi basta riuscire a correre, a fare sport all'aria aperta. Proprio come Cristian mi sento fortunata rispetto a chi sta peggio di me, vedo il bicchiere mezzo pieno, gioisco delle "piccole cose" e sono orgogliosa dei miei traguardi.
"Impegnarsi per raggiungere un obiettivo, per me vuole dire semplicemente imparare a vedere la stessa cosa sotto un altro punto di vista che non è affatto quello della velocità, dell'agonismo o della rivalità. Semmai, se di gara parliamo, quella non è altro che una competizione che io faccio con me stesso, ovvero con il Cristian che ero un tempo."
"[...] tutti noi atleti ci troviamo qui alla ricerca di qualcosa che va ben oltre la gara in sé. Solo chi corre sa comprendere il valore di un'esperienza così unica nella quale si consumano scarpe ed energie, consapevoli sin dall'inizio dell'estrema fatica necessaria per arrivare fino in fondo. Per noi, in definitiva, non ha grande importanza la durata della gara e neppure è importante quanti saranno i chilometri percorsi, conta solamente correre per la gioia di farlo."
"Per me la corsa è una grande maestra di vita. Certo, a volte può essere un'insegnante amabile, altre volte, invece, molto severa, ma è comunque una maestra a cui voler sempre bene. Credo in questa scuola, nel suo potere, quello che può fare anche miracoli se si ha fiducia in essa e per questo la consiglio a tutti coloro che sentono di avere dentro di sé qualcosa di prezioso da recuperare."
★★★★☆
🍷 vino rosso
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Oggi vi consiglio un piccolo ma appassionante libriccino da leggere tutto d'un fiato in una giornata di relax: "Everest" di Vinicio Zuccali, medico altogardesano appassionato di montagna.
Si tratta del suo terzo libro pubblicato, dopo "La via dimenticata" e "Il volo della farfalla".
Non è infrequente incontrare scrittori che svolgono la professione di medico. Per fare alcuni esempi italiani: Carlo Levi, Andrea Vitali e Cristina Cassar Scalia.
"Everest - Nello spazio della mente" narra di una spedizione sul "terzo polo terrestre", la montagna più alta del mondo.
Protagonista un immaginario medico altogardesano, Carlo Maistri, esperto in medicina d'alta montagna in spedizione sull'Everest con tre compagni di scalata:
il capospedizione che non si toglie mai gli occhiali da sole nemmeno quando dorme, un prete altoatesino a cui è stato concesso un anno sabbatico e un finanziere di Lampedusa trasferito per lavoro a Courmayeur e inaspettatamente innamoratosi dell'alta montagna.
Quattro "lumache d'alta quota"!
Carlo Maistri è reduce da una preparazione fisica svolta sui monti di casa: in primis il monte Altissimo su cui il protagonista sale ogni fine settimana con la fidanzata.
Questo lungo racconto é sicuramente una sorta di "sogno autobiografico" di Vinicio, che sull'Everest non c'è mai stato, ma come Salgari sa raccontare realisticamente luoghi mai visti. Ma è certamente anche un viaggio all'interno di se stesso.
"Ever wrest - lottare sempre" è il motto della spedizione, un gioco di parole che esorta anche noi lettori a non mollare mai.
Parallelamente alla scalata dell'Everest , l'autore racconta un'altra vicenda che si svolge negli stessi giorni sul ghiacciaio della Brenva in valle d Aosta. Due ragazzi africani, senza nessuna dimestichezza con l'alta montagna, si trovano in difficoltà sul Monte Bianco. Ma cosa ci fanno due giovani inesperti sul ghiacciaio? Questo lo scoprirete leggendo.
In un centinaio di pagine, Zuccali ci conduce sulla cima dell'Everest, raccontandoci un po' di storia della montagna "più mortale del mondo", ma affronta anche temi attuali, problematiche che affliggono la nostra epoca: il riscaldamento globale e l'esodo delle popolazioni del sud del mondo verso l'Europa.
Chiudendo il libro ho capito che ciò che sta a cuore a Vinicio è la sorte di questi "scalatori orizzontali" del Mediterraneo.
Vinicio non è solo uno scrittore che apprezzo, è anche il mio vicino di casa. Quanti libri di sua proprietà sono entrati in casa mia, trasformandomi da lettrice di romanzi a conoscitrice delle spedizioni di alta montagna!
"Sapevamo benissimo che dopo l'esperienza sull'Everest non saremmo stati mai più gli stessi. Gli insegnamenti della montagna avrebbero rivestito un ruolo rifondante nella nostra vita: in sintonia con quanto appreso, "we would ever wrest", senza se e senza ma, con la nostra tattica sperimentata di progressione lenta ma inesorabile lungo le corde fisse e dentro le improvvise tempeste dei giorni che ci sarebbero rimasti."
★★★★☆
🍷 vino rosso
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Quella di oggi è una recensione molto particolare che mette a confronto le protagoniste di due serie di gialli: Penelope Spada di Gianrico Carofiglio e Selma Falck di Anne Holt.
Le due protagoniste sono molto simili: entrambe sono accomunate da un evento che ne ha determinato il passaggio da una carriera di grande successo e da una posizione di potere ad una vita professionale e personale di povertà e solitudine.
Entrambe sono state costrette a reinventarsi una vita e hanno saputo risollevarsi dal baratro in cui erano cadute.
Nelle loro vite ci sono uomini occasionali, vizi e incarichi di investigazione non regolari.
Entrambe sono state delle atlete di alto livello (Penelope ex campionessa di salto con l'asta e Selma nella pallamano) e sono, nonostante tutto, delle cinquantenni in perfetta forma fisica.
Selma Falck è un ex avvocato di grido, ha perso tutto: il marito, i figli, il lavoro e il suo vecchio giro d'affari a causa del vizio del gioco. Vive ad Oslo e saprà riscattarsi e raggiungerà nuovamente il successo grazie alla soluzione di casi complicatissimi e ad un uso molto efficace dei social.
Incontriamo Selma in "La pista", "La tormenta" e "Lo sparo".
Penelope Spada è un ex pubblico ministero milanese che ha dovuto lasciare la professione a seguito di un'indagine in cui ha tenuto un comportamento non adatto al suo ruolo. Da allora vive una vita sull'orlo della depressione, quasi alcolizzata e con numerose e sregolate avventure sessuali.
In "Rancore" si chiariranno molti aspetti che in "La disciplina di Penelope" erano stati volutamente non svelati.
Io ho amato moltissimo entrambe le protagoniste di questi due romanzi.
Ho apprezzato di piu la scrittura di Carofiglio rispetto a quella della Holt. L'ex magistrato riesce a trattare e far comprendere cavilli giuridici spiegandoli con chiarezza e semplicità e mai in modo banale.
È curioso che Carofiglio sia un ex magistrato che racconta di una ex magistrata, mentre Anne Holt nella vita sia un'avvocatessa, oltre che politica e giornalista, e la sua Selma sia una ex avvocatessa.
In "Rancore", Penelope Spada indaga sulla morte di un professore universitario ricco e potente morto all'improvviso. Il medico certifica per cause naturali. La figlia però non ci crede, sospetta della giovane e bellissima seconda moglie e si rivolge a Penelope per scoprire la verità.
Nel romanzo "La tormenta" Selma Falck si risveglia nuda, intrappolata in una capanna in fiamme su una montagna ricoperta di neve. Non ha idea di dove si trovi né ricorda come ci sia arrivata. Deve trovare il modo di sopravvivere e poi capire cosa sia successo. Quando Selma inizia a ricordare scopre che quello che sembrava un incidente è invece il primo di una serie di crimini contro il futuro dell'intero paese.
"La solitudine è la peggiore scusa del mondo per non affrontare la vita." ★★★☆☆scopri come valuto i libri
🍞 pane
Caro autore de "Le colpe dei padri", il tuo libro mi ha tenuta incollata alle pagine. Quando ero al lavoro o fuori casa con gli amici mi capitava di scoprirmi a pensare al protagonista. Non vedevo l'ora di tornare a casa e riaprire il libro. Mi hai raccontato la storia di Guido/Ernesto in modo originalissimo. Per Guido ho provato pena, simpatia, antipatia, un misto di sentimenti. E nel raccontarmi la sua vicenda, mi hai coinvolta moltissimo. Ho conosciuto attraverso le tue parole le lotte operaie degli anni '70 a Torino, le vicende della FIAT, le Brigate Rosse. Mi hai raccontato un dramma personale.
A voi cari lettori consiglio di leggere questo romanzo originalissimo di Alessandro Perissinotto, perché sono sicura che vi metterete nei panni di Guido. Vi chiederete come reagireste incontrando casualmente qualcuno che dice di conoscervi, di aver trascorso l'infanzia con voi, vi chiama con un nome diverso dal vostro. Sarete colti dall'incredulità e dalla curiosità di sapere se da qualche parte c'è un vostro sosia o un gemello sconosciuto o se non siete chi pensate di essere.
Guido dapprima rifiuta l'idea di essere una persona diversa da chi ha sempre creduto, poi si insinua in lui il dubbio e infine quel pensiero diventa per lui un'ossessione. La sua vita è stata stravolta da un incontro occasionale, le sue certezze sono crollate. E nel mentre vi state arrovellando il cervello per capire chi sia davvero Guido Marchisio, tornerete indietro nella storia per arrivare ai suoi primi anni di vita che sono gli anni delle lotte operaie e delle Brigate Rosse.
E' questa la colpa più grande di ogni padre, quella di costringere i figli a rendergli conto delle loro azioni. In questo, i padri terrestri sono più esigenti di quelli celesti. [...] Dei padri umani, invece, siamo prigionieri: siamo liberi di compiacerli o di deluderli, ma non di plasmare le loro aspettative nei nostri confronti. Con Guido poi il destino era stato ancora più crudele. Per tutta la vita, lui non aveva fatto altro che assecondare il volere di suo padre, di Vittorio Marchisio: no, un cane in casa no, perchè sporca, no, niente veterinaria, perchè è da falliti, sì, ingegneria sì, la carriera, certo... Lo aveva obbedito senza troppe difficoltà, facendo dell'acquiescenza un abito naturale, appagandosi della gioia di essere a sua volta obbedito e temuto.
★★★★★
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🍾 spumante
Il vice questore Rocco Schiavone e l'amico Brizio intraprendono un viaggio in Sud America alla ricerca di Furio, a sua volta alla ricerca di Sebastiano, l'amico "traditore".
Si tratta di un racconto breve che serve all'autore per spiegare che fine ha fatto Sebastiano, fuggito dopo aver tradito Rocco e gli inseparabili amici di sempre.
Sconsigliatissimo a chi non ha letto tutto, ma proprio tutto, di Rocco Schiavone.
Io avrei preferito che l'autore svelasse il mistero inserendolo in un romanzo giallo. Fino ad ora Manzini ci aveva raccontato l'evoluzione del personaggio di Rocco, la sua vita, i suoi amori, le sue debolezze parallelamente al racconto di inchieste investigative.
Il libro non è stato molto apprezzato dagli appassionati lettori. Manzini in una recente intervista ha risposto così alle critiche ricevute: "Non so da cosa dipenda l’amaro che rimane in bocca al lettore. Dal finale? Dalla nouvelle intera? È un libro sull’amicizia, sul valore assoluto di un rapporto che si instaura fra esseri umani senza secondi fini o interessi. È quindi un argomento delicato, non sempre si riesce a perdonare o a vendicare un torto. La chiusura di un rapporto così profondo è soggettiva, insindacabile, a mio parere, ed io ho cercato di far comprendere al lettore un pezzo dell’anima di un un uomo come Rocco: che reagisce come sa e come può. Se questo non è piaciuto, mi dispiace ma il libro per me è concluso come meglio non avrei potuto".
Mi consola sapere che altro leggeremo ancora di Rocco Schiavone e probabilmente questa "parentesi esplicativa" serviva all'autore per chiudere definitivamente un capitolo della vita del vice questore.
Sono anni che scherzosamente nelle interviste Manzini afferma che nel "prossimo episodio Schiavone morirà". Nella realtà l'autore ama questo personaggio quanto noi e molte vicende personali di Rocco sono ancora aperte, confuse e da chiarire. Altri episodi arriveranno e noi restiamo in attesa.
Curiosità: il titolo del libro è chiaramente ispirato al film commedia degli anni Sessanta "Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l'amico misteriosamente scomparso in Africa?" diretto da Ettore Scola e interpretato da Nino Manfredi e Alberto Sordi.
"Sebastiano l'aveva tradito, un'amicizia lunga quarant'anni e che amicizia non era, dopo la morte di Marina era stato il dolore più profondo della sua vita. Non voleva saperne più nulla di Sebastiano, dimenticare la voce, il viso e il colore degli occhi: anche le storie vissute insieme. Sebastiano doveva trasformarsi in un'ombra, una velatura nel mondo dei ricordi per dissolversi con gli anni fino a trasformarsi in fumo, un filo grigio e sottile che si sarebbe confuso con l'aria e col cielo."
★★☆☆☆
🍨 mousse alla fragola
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Come si può provare così tanta ammirazione per qualcuno che non si conosce e che è morto novant'anni fa? Non lo so, eppure posso dirvi che Emmy Noether merita la fama dei grandi artisti: chi conosce Picasso dovrebbe conoscere Noether; e così chi conosce Chagall, Modigliani o Duchamp. Se simili personalità meritano di essere nella memoria collettiva allora certamente anche Emmy Noether lo merita. "Noether, La creazione dell'algebra astratta", edito RBA, si propone di spiegare al grande pubblico perché questa incredibile donna del diciannovesimo secolo sia degna di tante buone parole. Di dimensioni modeste, il libro fa parte non a caso di una pubblicazione settimanale intitolata "I geni della matematica".
Il format è interessante: capitoli biografici si alternano a capitoli dedicati alla matematica. La narrazione è cronologica ed ha inizio ad Erlangen, la cittadina tedesca che diede i natali ad Emmy Noether. In parallelo, le brevi lezioni di matematica partono dalle basi. Il lettore è prima introdotto alla particolare simbologia matematica e poi iniziato a due delle più potenti armi del matematico: insiemi e applicazioni. Con questi strumenti viene spiegato come si "conta fino ad infinito" e in che senso esistono infiniti più grandi di altri.
Nel frattempo, Emmy Noether affronta l'ambiente universitario, quasi totalmente chiuso alle donne. Pagina dopo pagina si impara a conoscere la tenacia di questa mente brillante e, tra una spiegazione e l'altra, anche il valore delle innovazioni che ha portato nella matematica e nella fisica.
Il suo contributo maggiore alla fisica è certamente il teorema di Noether; capace di rivelare il legame nascosto tra tempo ed energia, spazio e quantità di moto. Queste connessioni nascoste saranno tra le poche caratteristiche della fisica classica a sopravvivere alla rivoluzione quantistica. L'eredità maggiore che Emmy Noether ha lasciato alla matematica è probabilmente il metodo assiomatico. Nel libro è spiegato con maggiore dettaglio, ma in poche parole è un approccio per il quale invece che lavorare con oggetti matematici specifici si manipolano oggetti dei quali si conoscono solo alcune proprietà. In questo modo si possono scoprire teoremi applicabili ad oggetti che neanche si avevano in mente ma che rispettano le proprietà fissate. Oggi, grandissima parte della matematica è fatta in questo modo. Si tratta di un livello di astrazione maggiore, solitamente trascurato alle scuole superiori ma utilizzato da tutti gli studenti universitari di matematica.
Forse è meglio che non dica altro sulla vita di questa donna che tanto ha dato e così poco ha ricevuto in cambio: il resto potrete leggerlo voi stessi.
«Non sarebbe stato male mandare la vecchia guardia di Gottinga a scuola da lei» —Albert Einstein
Mi dispiace davvero di dover dare un giudizio negativo all'ultimo romanzo di Isabel Allende. Ho letto tutto quello che in Italia ha pubblicato, libri per ragazzi compresi, e prima d'ora non mi aveva mai delusa. Alcune opere non erano all'altezza de "La casa degli spiriti", ma nessun romanzo mi era costato fatica per arrivare a finirlo. Questa volta purtroppo mi tocca bocciarla.
"Il vento conosce il mio nome" tratta temi importanti. Si intrecciano due storie lontane nel tempo: quella, ambientata in Austria in epoca nazista, di un bambino ebreo allontanato dai genitori con l'intento di salvarlo dai lager e quella di una bambina separata dalla madre, in quanto immigrate clandestine negli Stati Uniti. La Allende scrive bene, come sempre. Tuttavia entrambe le storie non sono riuscite ad appassionarmi e l'intreccio tra le due mi è parso forzato. Forse la Allende aveva abbozzato due romanzi che poi ha unito facendone uno solo.
L'autrice ci aveva abituati a grandi romanzi d'amore in cui le vicende storiche avevano un peso notevole nell'intreccio. Romanzi che richiedevano anni di ricerche e che, dopo averli letti, arricchivano il lettore di conoscenze (pensiamo al colpo di stato in Cile ne "La casa degli spiriti" o alla guerra civile spagnola in "Lungo petalo di mare"). In questo romanzo tutto ciò non c'è.
Troppi personaggi, alcuni inutili, altri che compaiono incredibilmente al momento giusto nel posto giusto (senza però sortire l'effetto della sospensione dell'incredulitá che avviene nei racconti ben riusciti). Non voglio e non posso entrare troppo nei particolari per evitare spoiler, poiché non escludo che qualcuno di voi lo legga e non escludo nemmeno lo trovi, al contrario di me, interessante.
Ciliegina sulla torta: la pandemia del 2020!
Sì, l'autrice è riuscita ad infilarci pure il covid. A me è parso davvero un libro "minestrone"!
Lui si rese conto che non sarebbe mai riuscito ad afferrarla, gli scivolava tra le dita come sabbia, e cercò quanto meno di stare al suo passo, ma anche questo si rivelò impossibile. Alla fine rinunciò e si limitò a osservare ammirato il volo ellittico di quella vita, cosi diversa dalla sua. Lei era molto più rapida di lui, imprevedibile, esplosiva, appassionata, dotata di un'intelligenza intuitiva e precisa che le permetteva di arrivare a una conclusione in pochi secondi, cosa che invece a Samuel richiedeva settimane di riflessione e pianificazione.
★★☆☆☆
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🍕 pizza
Vengo da un'estate impegnativa. Ho avuto zero tempo per leggere. Terminato questo periodo difficile, sabato scorso ho scelto sul mio e-reader un libro da leggere nel fine settimana. Sono stata attirata dal romanzo di Antonella Lattanzi "Cose che non si raccontano". Della Lattanzi avevo letto un anno fa "Questo giorno che incombe" e mi aveva tenuta incollata alle pagine. Pensavo a un romanzo di quel tipo. Anche in "Questo giorno che incombe" molte cose che non si raccontano ci sono. Due romanzi che parlano di maternità. Bambini voluti, altri non voluti o desiderati prima e non più dopo, sentimenti contrastanti.
Ricordo che nella premessa a "Questo giorno che incombe" l'autrice aveva dichiarato di essersi ispirata ad un fatto realmente accaduto ed a tratti si percepivano note autobiografiche, riferite non alla protagonista del romanzo, ma ad una delle figlie della stessa.
"Cose che non si raccontano" narra una dolorisissima storia di aborti indotti, naturali, tentativi di gravidanze e tutte le sofferenze e le emozioni che ne conseguono. Ma quanto romanzo c'è in queste pagine? Nulla o quasi nulla. E' la storia dell'autrice che ha avuto il coraggio di raccontare cose che non si raccontano e che sarebbe giusto poter raccontare senza paura di essere giudicati e per permettere a chi vive situazioni simili di sentirsi compreso e meno solo.
Così fece Oriana Fallaci in Lettera ad un bambino mai nato narrando una delle situazioni più difficili che la vita l’ha costretta ad affrontare: la perdita di un bambino. Il libro, pubblicato nel 1975, le era stato commissionato come un’inchiesta giornalistica. L’autrice si presentò al direttore del giornale con un racconto autobiografico che la giornalista aveva già scritto all'epoca dei fatti.
Altro romanzo a cui ho pensato leggendo l'opera della Lattanzi è La figlia oscura di Elena Ferrante che afferma nel suo scritto "Le cose più difficili da raccontare sono quelle che noi stessi non riusciamo a capire." Leda, la protagonista, è una mamma che ha avvertito come schiacciante il peso della responsabilità di essere madre. Ed ora che le figlie sono grandi e lontane si sente sollevata. Si sente però in colpa a provare questo sentimento di sollievo.
Consiglio la lettura di "Cose che non si raccontano" a chi ha figli e a chi non ne ha, a chi ne vuole e a chi non ne vuole. Ognuno di noi potrà trovare un pensiero, una frase che vorremmo aver raccontato, ma che non abbiamo avuto il coraggio di raccontare.
Respinge ed attrae.
Questi mesi mi hanno insegnato che per raccontare questa storia ho dovuto cambiare modo di scrivere e concedermi a parole come "cuore" e "amore", io che a loro non mi concedo mai. Come non mi concedo mai di parlare di cose mie che stanno dentro quella diga.
★★★★☆
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🍋 limone
Il 9 agosto 1883, in Italia, venne iscritta nell’Ordine degli avvocati la prima donna. Lidia Poet, laureatasi in giurisprudenza nel 1881, discutendo una tesi sulla condizione femminile nella società e sul diritto di voto per le donne, ottenne il 9 agosto di 140 anni fa a Torino l'ammissione all’esercizio della professione forense.
La Procura generale dell’allora Regno d’Italia impugnò la decisione dell’Ordine e ne ottenne la cancellazione.
Tra le motivazioni, quella che “nessuna legge ha mai pensato di distogliere la donna dalle ordinarie occupazioni domestiche che loro sono proprie”.
Lidia Poet fu riammessa solo nel 1920, nel frattempo esercitò in modo non ufficiale la professione, coadiuvando il fratello avvocato. Si battè tutta la vita per i diritti delle donne e dei soggetti più deboli.
Una serie Netflix ne ha narrato le vicende, traendo spunto "liberamente" dalla sua vera storia. Si tratta di una fiction molto amata e molto criticata allo stesso tempo. Amata dai giovani per il modo leggero e vivace in cui si intrecciano i fatti veri della vita di Lidia con la risoluzione da parte della protagonista di casi inventati di cronaca nera, che rendono il racconto particolarmente avvincente. Criticata da chi ritiene che ci sia troppa invenzione nella serie e che il personaggio di Lidia sia un po' troppo spregiudicato per quell'epoca.
A me è piaciuta molto. Trovo che Matilda De Angelis interpreti benissimo la parte della donna determinata ed emancipata quale era Lidia.
★★★★☆
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La vera Lidia Poet in un'immagine dell'epoca
Per chi volesse approfondire la conoscenza di Lidia Poet sono disponibili numerosi libri che narrano la sua storia
Senza dirci addio. Titolo bellissimo per il terzo e probabilmente penultimo romanzo con protagonista Dario Corbo. Molto belli i primi due gialli della serie scritti da Giampaolo Simi, non all'altezza dei precedenti il terzo. Ho faticato a leggerlo, ho impiegato mesi. Non mi prendeva. E per di più il finale è volutamente aperto. Simi sta scrivendo l'ultimo episodio.
Chi ha letto "La ragazza sbagliata" e "Come una famiglia" conosce già Dario Corbo.
Dario che, come me, ha impiantato nel petto un registratorino che monitora il suo cuore, è un ex giornalista di nera e ora dipendente della Fondazione Beckford, guidata dalla figlia del celebre scultore.
Nora Beckford ha scontato 15 anni in carcere per omicidio e la vicenda è narrata ne "La ragazza sbagliata". Dario ne è follemente innamorato. Cosa provi Nora per lui è un mistero.
In "Senza dirci addio" Dario si trova ad indagare sull'omicidio della sua ex moglie. Apparentemente si tratta di un investimento da parte di un pirata della strada, ma al giornalista i conti non tornano fin da subito.
Consigliato solo a chi ha letto i primi due romanzi e vuole completare la serie.
"L'odore pastoso di grassi saturi e sfrigolanti mi riporta a quando niente poteva farmi male. È l'unico luogo dove vorrei stare, adesso, ma il tempo ci rapisce e non chiede neppure riscatti."
"Era quella la felicità, ma quando la vivi non la riconosci perché la felicità non è come nei film, non senti salire una musica sognante."
★★☆☆☆
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🍕 pizza
Finalmente sono riuscita a prendermi il tempo per leggere e l'ho fatto con ELP, ultimo romanzo con protagonista il vicequestore Rocco Schiavone, pubblicato da pochissimo da Sellerio.
Oramai Rocco è diventato uno di famiglia. Noi che abbiamo letto le sue avventure fin dall'inizio ed abbiamo imparato a comprenderlo ed amarlo, aspettiamo sempre con trepidazione che Antonio Manzini ci racconti nuovamente di lui.
Rispetto ai primi romanzi con Schiavone protagonista, questi ultimi episodi sono molto più "narrativi" e molto meno "gialli".
I delitti e le indagini ci sono, ovviamente, ma c'è tanta introspezione.
Rocco è stanco, depresso, forse innamorato, ma non ne è consapevole. Sandra e Caterina gli ronzano ancora intorno. Io faccio il tifo (da sempre) per Caterina. Sandra secondo me non fa per lui. Troppo radical chic, eppure Rocco pensa a lei. E Caterina? Va bene solo per andarci a letto? Non credo proprio... Rocco sembra refrattario ad impegnarsi sentimentalmente. La presenza di Marina nei suoi pensieri è costante, segno che Rocco è molto in crisi.
Furio e Brizio sono vicini a lui. Sono saliti ad Aosta da Roma.
La squadra di collaboratori sta diventando per Rocco molto importante dal punto di vista affettivo. Schiavone non chiede aiuto, nonostante ne abbia bisogno. I suoi collaboratori invece si affidano a lui. Piano piano si stanno creando tra loro legami e solide amicizie.
Chissà cosa avrà in mente Manzini per Rocco. Evolverà ulteriormente il suo personaggio? Troverà mai pace?
ELP è molto più lungo dei precedenti romanzi. Due sono le indagini in corso: due omicidi, uno dei quali attribuito ad un movimento ambientalista.
Manzini ci fa riflettere sulla necessità di una svolta nei nostri comportamenti per arginare i danni all'ambiente. Ci fa riflettere anche su molte altre questioni, ma non vi svelerò altro, vi rovinerei la lettura. Io odio gli spoiler...
"Il futuro non esiste perchè appena lo vivi diventa passato" gli aveva detto una volta qualcuno, o forse lo aveva letto su un muro o magari l'aveva pensato lui durante una notte insonne.
L'autoanalisi era una novità. Non che provasse rimorso e sensi di colpa per quello che era successo. Cercava solo di analizzare con freddezza, come guardandosi dal di fuori, il suo comportamento e le sue reazioni. Riflessi, cioè, del suo vivere quotidiano.
Ripenso alle parole di Alberto sulla vita che è meravigliosa, troppo bella per trascorrerla da soli. Forse poi la differenza sta tutta lì. Chi è riuscito a lasciarsi andare e chi invece no, è rimasto fermo, al palo, e la vita s'è limitato a guardarla.
★★★★☆
scopri come valuto i libri
🍷 vino rosso
In questa domenica meteorologicamente iniziata con temperature basse e cielo grigio e via via migliorata fino ad arrivare a temperature estive e cielo azzurro, in condizioni di salute precarie a causa di un dente capriccioso che mi sta facendo dannare e quindi non in grado di fare un giro in bici o di corsa (meglio evitare!), messa davanti alla scelta di come trascorrere il pomeriggio e in particolare a due opzioni: aprire il tomo di diritto di mille pagine che mi sta impegnando negli ultimi mesi o leggere un sottile libricino appena pubblicato che parla di Frida e scriverne sul mio blog, ho scelto la seconda opzione, perchè amo leggere, scrivere e adoro Frida Kahlo.
Su di lei negli anni ho letto diverse pubblicazioni: "Frida. Una biografia di Frida Kahlo" di Hayden Herrera, "Viva la vida!" di Pino Cacucci, "Frida Kahlo" di Andrea Kettenmann; ho visto il film interpretato dalla bellissima Salma Hayek e ho visitato qualche anno fa a Bologna una mostra di sue opere, foto e oggetti, ma del personaggio Frida mi sono innamorata prima di vedere il film, prima che tutte le ragazzine circolassero con la sua immagine stampata sulla maglietta e sulle borse. Mi ha inizialmente attirata per le sue caratteristiche sopracciglia e la sua scelta di non "toccarle" mai. Pur non essendo io dotata di monociglio, le mie erano molto folte e in anni in cui per essere alla moda bisognava avere sopracciglia sottilissime, io ho fatto una scelta "di carattere" e non le ho assottigliate. Questa sua caratteristica fisica che ci accumunava mi ha fatto avvicinare al personaggio Frida Kahlo, conoscere la sua vita, le sue opere, scoprire la sua resilienza e caparbietà ed anche le sue fragilità. Di lei ho amato sicuramente la sua indipendenza, la sua forza, il suo femminismo. Quello che ho sempre faticato a capire è il suo rapporto con Diego Rivera, sicuramente un amore immenso da parte di Frida, ricambiato in modo "originale" da Diego. Lui stesso ha dichiarato di aver capito troppo tardi che la parte più bella della sua esistenza era l'amore che provava per lei.
Luca Nannipieri analizza in questo suo brevissimo lavoro l'immagine iconica della coppia Frida Kahlo e Diego Rivera, "non solo due amanti, di essi la storia ne enumera ormai migliaia di milioni, e l'amore, si sa, ha albergato almeno una volta nella coltre di ogni creatura che ha messo piede in terra. No: un'icona. Almeno per il secolo che ci è dato di vivere, Kahlo e Diego non sono soltanto due pittori messicani. Incarnano una storia che ha tutte le azzeccate fattezze, le precise metrature, i più impensabili avvelenamenti dell'anima, per divenire quello: mythos. Mitologia."
Lo stesso autore precisa in una nota che "questo libro non è un saggio perchè non ha una tesi da esporre e documentare. Anzi ha un finale da compiere."
Sul finale da compiere sono d'accordo e lascio a voi scoprire di che cosa si tratta. Contesto invece che questo libricino non abbia una tesi. Ce l'ha e a parere mio è l'idea di icona di coppia di Frida e Diego. Un'idea che a me non piace molto. E' Frida l'icona ed ha trascinato con sé Diego, come avrebbe trascinato chiunque gravitasse intorno alla sua figura.
Ad ogni modo questo libro, pubblicato da Skira il mese scorso, merita di essere letto. Nannipieri è un critico d'arte che scrive con passione e poesia ciò che pensa.
★★★☆☆
🍞 pane
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"Soltanto mia" è un romanzo che affronta il tema dello stalking, percepito dall'opinione pubblica come un problema marginale e che invece, purtroppo, è frequentissimo. Lo stalking è un atteggiamento ossessivo nei confronti di un'altra persona che fortunatamente solo in pochi casi sfocia in violenza fisica, ma che comporta disagi pesantissimi per chi lo subisce anche "solo" nella forma psicologica: messaggi insistenti, regali, pedinamenti che portano la vittima a cambiare le proprie abitudini di vita.
"Soltanto mia" mi è capitato tra le mani nei giorni in cui si celebrava la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza sulle donne. L'ho letto e ne ho apprezzato moltissimo il fine, quello di far conoscere il pensiero di entrambe le parti, quello della vittima e quello del persecutore.
Si tratta della storia di due giovani adulti, entrambi separati e con figli piccoli. Si conoscono da tempo, ma dopo la separazione iniziano a frequentarsi. Dopo alcuni incontri le reciproche aspettative iniziano a divergere sempre di più: Federica vuole un rapporto leggero, senza coinvolgere parenti e amici nella loro relazione; Gabriele invece avanza pretese diverse e lo fa in modo pressante e violento, non accetta i "no" di Federica.
Il romanzo è scritto a quattro mani e a due voci.
Gli autori sono: Lorenzo Puglisi, avvocato esperto di diritto di famiglia ed Elena Giulia Montorsi, psicoterapeuta che spesso assiste donne vittime di stalking.
Le due voci sono quelle dei protagonisti che, a capitoli alternati, raccontano la loro versione dei fatti, i loro pensieri e le loro emozioni.
★★★★☆
🍋 limone
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Per me il regalo più bello da trovare sotto l'albero di Natale (e non solo) è un libro. Ho talmente tanti libri che non riuscirò mai a leggerli tutti, nemmeno avessi più vite a disposizione, però quando ricevo un libro per me è sempre un'emozione. Un libro è una nuova storia (vera o di fantasia) da scoprire, un mondo da esplorare. Purtroppo sono costretta a leggere molto su e-book, perchè non ho spazio a sufficienza in casa per tenerli tutti. Cartacei compro solo quelli dei miei autori preferiti e conservo solo i più belli. Gli altri, soprattutto gialli e noir, che difficilmente si rileggono, li regalo, li presto, li faccio circolare, "spaccio" libri come direbbe la mia amica Francesca e quindi diffondo cultura.
Se volete risolvere il "problema" per un regalo dell'ultimo minuto, correte in libreria e acquistate un libro. A poche persone un libro sarà veramente sgradito. Forse resterà per mesi o anni su una libreria, ma arriverà un giorno in cui a quella persona verrà voglia di aprirlo e leggerlo oppure lo riciclerà regalandolo a qualcuno che ama leggere.
Io sotto l'albero ho preparato tanti libri. Ho scelto ogni libro pensando a chi lo riceverà, sperando di aver bene interpretato i desideri dell'altro. Vivo in una famiglia di grandi lettori e questo è un vantaggio e uno svantaggio allo stesso tempo, perchè per molti di loro, lettori accaniti, ho dovuto acquistare dei libri recentissimi che non ho ancora letto e quindi mi rimane il dubbio di non aver azzeccato la scelta.
A voi lascio qualche consiglio di libri da leggere o regalare per Natale, Capodanno o da infilare nella calza della Befana insieme ai dolcetti, scritti da autori trentini che conosco personalmente e che posso garantire vi piaceranno e saranno graditi a chi li riceverà.
LE AVVENTURE DI CHICCO & LEA - UN NATALE DA GATTI di Francesca Falcone
E' stato da pochissimo pubblicato il secondo episodio de "Le avventure di Chicco & Lea", un simpatico libricino scritto e disegnato da Francesca Falcone con l'aiuto della figlia Lea. I protagonisti sono il gatto Chicco e Lea.
Il libricino è pensato per bambini delle scuole elementari, ma può essere letto anche ai più piccini.
Una parte del ricavato della vendita viene devoluta a PAN-EPPAA - Ente Provinciale Protezione Animali e Ambiente e a ADA - Associazione Difesa Animali.
Chicco era un gatto del gattile di Riva del Garda, adottato da Francesca e Lea. Dall'anno scorso non c'é più. Questo libro, come il precedente, è un ricordo di Chicco e delle tante avventure vissute con Lea.
ASINI ED EMOZIONI di Manola Santorum e Viviana Parisi
Dieci simpatici asini e una cavalla. Sono loro i protagonisti delle avventure narrate nei racconti di Manola Santorum e Viviana Parisi, due psicologhe rivane.
Attraverso i pensieri, i sentimenti e le emozioni degli asini protagonisti che vivono a Ballino presso l'associazione "Le vie degli asini" vengono affrontate problematiche che possono verificarsi, in realtà, soprattutto nel mondo umano e in particolare in quello di ragazze e ragazzi.
Dieci storie appassionanti e divertenti che hanno per protagonisti Lucy, Tina, Ester, Zimbro, Gonzalo, Nerone, Caterina, Cassia, Angiolina, Claudia e la cavalla Every.
La storia vera della fattoria in cui vivono i protagonisti è iniziata con l’arrivo dell'asinella Lucy. Fu accolta per il semplice desiderio di avere un asino da compagnia. Arrivarono poi altri asini, ciascuno con la propria storia alle spalle: chi veniva dalla solitudine, chi da un abbandono, chi aveva una ferita difficile da rimarginare. Ognuno di loro è stato scelto con cura e amore, pensando alla squadra che ne sarebbe nata.
Al termine del libro troverete il glossario delle parole «asinine».
Le bellissime illustrazioni sono opera di Fabiano Iori.
Questo libro fa parte della collana IAA – Ragazzi della casa editrice Erickson. Al termine dei racconti, genitori, insegnanti e professionisti che operano nel campo degli Interventi Assistiti con gli Animali possono trovare degli approfondimenti (glossari, schede operative e suggerimenti per proporre laboratori e momenti formativi incentrati su esperienze in fattoria e sulla relazione con gli animali).
Il libro è acquistabile on line sul sito della casa editrice Erickson o presso "Le vie degli asini" a Ballino.
LA MORTE FA IL SUO GIRO di Camillo Ischia
Camillo Ischia nasce nel 1953 ad Arco. Figlio di piccoli coltivatori. Amante della lettura. Nella sua vita ha viaggiato per lo più con i libri. Conosco molto bene Camillo e ho avuto già modo di parlarvi di lui recensendo il suo primo romanzo "Il mestiere del detective" due anni fa. "La morte fa il suo giro" è un romanzo che Camillo aveva già pronto nel 2020, tanto che mi aveva concesso l'onore di leggerlo in anteprima. Mi era piaciuto molto, più del primo, più "lineare" e molto più "noir". A Camillo non piace anticipare la storia dei suoi romanzi. Dei gialli e dei noir non si deve anticipare mai nulla. Uniche concessioni:
trentatré capitoli ambientati tra Trento, Arco e Verona. Un ispettore, uomini, donne e gatti.
EMMA PAGANI - BENACUM di Walter Bobicchio
Walter Bobicchio molti lo conoscono come agente di polizia locale a Riva del Garda o ex fortissimo giocatore di basket. Ora è anche scrittore. Il suo primo romanzo è acquistabile sulla piattaforma di crowdfunding bookabook. Sarà pubblicato se riceverà un certo numero di prenotazioni. Walter è a buon punto. Io sono certa che ci riuscirà. Il suo romanzo merita.
L'immagine di copertina è in realtà un'immagine provvisoria, disegnata dall'autore stesso in una notte insonne.
Il romanzo è ambientato a Riva del Garda. Gli altogardesani riconosceranno molti luoghi dalle descrizioni dell'autore.
La protagonista è una bellissima pubblico ministero, Emma Pagani, che insieme ad una squadra di ispettori, tra i quali Christian Lombardi, dovrà risolvere un vero e proprio enigma. Nel romanzo, che è un misto tra thriller psicologico, spy story, romanzo d'avventura e sentimentale, c'è molto delle esperienze vere dell'autore.
FANGO ROSSO di MILKA GOZZER
Terzo romanzo per Milka Gozzer della serie "I delitti di Capriata", con protagonista la simpaticissima pecora Viola. Di Milka e di Viola ho già scritto. Ora è uscito il terzo episodio.
"Nel pieno della stagione turistica, la pace di Capriata è scossa dal ritrovamento del corpo di una donna nei sotterranei del palazzo delle terme. Il cadavere riaffiora una mattina d’estate: immerso in una vasca dove viene prodotto il fango per le terapie termali.
Una morte che fin dall’inizio delle indagini appare inspiegabile, ma che presto si rivelerà scomoda per molta gente. Con quel corpo emerge infatti un passato che il Sergente Garcia vorrebbe a tutti i costi dimenticare. Stefano sarà al suo fianco in questa doppia indagine in cui ci mette lo zampino anche la sgangherata combriccola di frequentatori del suo bar.
E Viola? La preziosa pecora del Camerun stavolta è inviata sull’alpe, partecipe del destino crudele capitato a un povero agnellino: un altro giallo da sbrogliare per riportare la tranquillità nella piccola comunità montana.
Ma non sarà facile!"
I FILI DEL MONDO di Mauro Zanetti
Dopo i due gialli "Tracce parallele" e "La belva di Garait", Mauro Zanetti è tornato al suo primo amore: quello per il romanzo storico.
"I fili del mondo è un romanzo storico ricco di intrighi e misteri, ma è anche una grande storia di amicizia e riscatto. Nell'Anno del Signore 1657 due tessitori genovesi in fuga dalla ondata di peste che si è abbattuta sulla loro città giungono nel borgo di Ala, nei pressi di Trento, dove ottengono ospitalità dall'illuminato parroco don Alfonso Bonacquisto che pensa di sfruttare l'occasione per proporre loro l'inizio di un'attività tessile. Per recuperare gli utensili necessari i tessitori devono tornare a casa affrontando un viaggio pericolosissimo: la Repubblica di Genova prevede pene severissime, sino alla condanna a morte, per chi esporta i segreti dell'arte tessile. Il viaggio procede tra imprevisti e colpi di scena e mostra il momento storico e i tratti salienti di una civiltà del nord Italia in uno dei secoli più travagliati e complicati dell'epoca moderna."
Dieci simpatici asini e una cavalla. Sono loro i protagonisti delle avventure narrate nei racconti di Manola Santorum e Viviana Parisi, due psicologhe rivane.
Attraverso i pensieri, i sentimenti e le emozioni degli asini protagonisti che vivono a Ballino presso l'associazione "Le vie degli asini" vengono affrontate problematiche che possono verificarsi, in realtà, soprattutto nel mondo umano e in particolare in quello di ragazze e ragazzi.
Dieci storie appassionanti e divertenti che hanno per protagonisti Lucy, Tina, Ester, Zimbro, Gonzalo, Nerone, Caterina, Cassia, Angiolina, Claudia e la cavalla Every.
La storia vera della fattoria in cui vivono i protagonisti è iniziata con l’arrivo dell'asinella Lucy. Fu accolta per il semplice desiderio di avere un asino da compagnia. Arrivarono poi altri asini, ciascuno con la propria storia alle spalle: chi veniva dalla solitudine, chi da un abbandono, chi aveva una ferita difficile da rimarginare. Ognuno di loro è stato scelto con cura e amore, pensando alla squadra che ne sarebbe nata.
Al termine del libro troverete il glossario delle parole «asinine».
Le bellissime illustrazioni sono opera di Fabiano Iori.
Questo libro fa parte della collana IAA – Ragazzi della casa editrice Erickson. Al termine dei racconti, genitori, insegnanti e professionisti che operano nel campo degli Interventi Assistiti con gli Animali possono trovare degli approfondimenti (glossari, schede operative e suggerimenti per proporre laboratori e momenti formativi incentrati su esperienze in fattoria e sulla relazione con gli animali).
Il libro è acquistabile on line sul sito della casa editrice Erickson o presso "Le vie degli asini" a Ballino.
"Voltandosi indietro, per assicurarsi di avercela fatta davvero, di essere stata davvero così coraggiosa, Ester vide per la prima volta sul suo manto un cuore bianco. Non l’aveva mai notato,eppure c’era sempre stato."
Sia che a Barcellona abbiate intenzione di andarci per passare qualche giorno di vacanza o che il vostro desiderio sia di andarci a lavorare o stabilirvici per sempre - magari da pensionati - invogliati dal clima mediterraneo, dalla cucina catalana, dalla movida notturna sulla Rambla o attirati dalle opere di artisti e architetti come Gaudí, Picasso e Miro, non dimenticatevi della sua dimensione letteraria e arrivateci preparati!
Dal 2019 esiste a Barcellona una mappa letteraria - in forma cartacea o digitale - sulla quale sono segnati ben 300 punti in cui alcuni scrittori sono nati o morti, hanno vissuto o lavorato.
L'idea è quella di scoprire la città seguendo le tracce degli scrittori che l’hanno abitata e dei libri che l’hanno raccontata.
In attesa quindi di arrivare a Barcellona in veste di turisti o per viverci e di gustare paella, tapas, crema catalana, sangria e vermut, immergetevi nelle sue atmosfere leggendo un libro.
Tra i tanti da consigliare io ho scelto:
L'OMBRA DEL VENTO di Carlos Ruiz Zafon
"A Barcellona una mattina d'estate del 1945 il proprietario di un negozio di libri usati conduce il figlio undicenne, Daniel, al Cimitero dei Libri Dimenticati, un luogo segreto dove vengono sottratti all'oblio migliaia di volumi di cui il tempo ha cancellato il ricordo. Qui Daniel entra in possesso di un libro "maledetto" che cambierà il corso della sua vita. Daniel ne rimane folgorato, mentre dal passato iniziano a emergere storie di passioni illecite, di amori impossibili, di amicizie e lealtà assolute, di follia omicida e di un macabro segreto custodito in una villa abbandonata. Una storia in cui Daniel ritrova a poco a poco inquietanti paralleli con la propria vita..."
★★★★★
🍠 cipolla
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LA CATTEDRALE DEL MARE di Ildefonso Falcones
"Barcellona, XIV secolo. Nel cuore dell'umile quartiere della Ribera gli occhi curiosi del piccolo Arnau sono catturati dalle maestose mura di una grande chiesa in costruzione. Un incontro decisivo, poiché la storia di Santa Maria del Mar sarà il cardine delle tormentate vicende della sua esistenza. Figlio di un servo fuggiasco, nella capitale catalana Arnau trova rifugio e quella sospirata libertà che a tutt'oggi incarna lo spirito di Barcellona, all'epoca in pieno fermento: i vecchi istituti feudali sono al tramonto mentre mercanti e banchieri sono in ascesa, sempre più influenti nel determinare le sorti della città, impegnata in aspre battaglie per il controllo dei mari. Intanto l'azione dell'Inquisizione minaccia la non facile convivenza fra cristiani, musulmani ed ebrei… Personaggio di inusuale tempra e umanità, Arnau non esita a dedicarsi con entusiasmo al grande progetto della «cattedrale del popolo». E all'ombra di quelle torri gotiche dovrà lottare contro fame, ingiustizie e tradimenti, ataviche barriere religiose, guerre, peste, commerci ignobili e indomabili passioni, ma soprattutto per un amore che i pregiudizi del tempo vorrebbero condannare alle brume del sogno… Un'opera in cui avventura e sentimento si uniscono al romanzo di una città, protagonista anch'essa di una straordinaria vicenda corale, restituita nella drammaticità dei suoi momenti cruciali così come nella sua vivacissima quotidianità, in un'ambientazione capace di ricreare luci e ombre di un Medioevo di ineguagliabile fascino."
★★★★☆
🍾 spumante
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RITI DI MORTE di Alicia Gimenez Bartlett
"Quarto appuntamento con Petra Delicado, ispettore della policía nacional di Bercellona, e col suo vice Fermín Garzón. Ma in Spagna, dove i due investigatori sono nati e godono di un successo di lettori, e televisivo, di lunga durata che comincia a proseguire anche in Italia, Riti di morte è la prima avventura investigativa della coppia. E dato che siamo in effetti alla prima uscita, Giménez Bartlett presenta distesamente i suoi due personaggi. Petra è emersa da poco da una crisi esistenziale - il naufragio di due matrimoni, un lavoro di avvocato che non l'appagava -, è entrata in polizia dove, in quanto donna - sostiene lei - è stata parcheggiata negli archivi, fino a questo caso spinoso e scabroso: un violentatore seriale che lascia un tatuaggio sulle sue vittime («il fiore» lo denomina Garzón, con una delle sue frequenti metafore, immaginifiche e popolaresche insieme). Garzón, invece, viene dalla Spagna più interna e più pigra, Salamanca; e di lui, lento, grasso, leale, carico di esperienza e di pregiudizi, ma ricco di uno spirito sorprendentemente rapido nel superarli, Petra stenta a trovare la chiave interpretativa, la via d'accesso per superare le sue resistenze a dover ubbidire a una donna dotata per altro del carattere di un detective americano da hard boiled school. E l'investigazione si articola mentre i due animano la loro schermaglia che sembra quasi un gioco erotico sublimato: Petra disprezza provoca e tormenta, Fermín cede resiste e abbozza e poi trova una uscita che persuade e conquista il suo capo. Intanto, secondo un ritmo narrativo che è puro divertimento, intorno a questo duello si consolida la scorza dura che rende un'amicizia anche una macchina di investigazione formidabile. E chi legge ritrova e riconosce la materia che sostanzia il giudizio che della Giménez Bartlett ha dato Cesare Cases. Che siamo di fronte a un genio mediterraneo per il giallo, consistente nell'umorismo di un dialogo che rende l'intrigo poliziesco mosso, espressivo e ameno come una commedia di costume."
★★★★☆
🍨 mousse alla fragola
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«Mamma, mamma, tu lo conosci Enrico Galiano?»
«Lo Scrittore? Sì, di fama. Non ho mai letto niente di suo. Ha scritto quel romanzo famoso che parla di felicità e che ha il viso di una bellissima ragazza con le lentiggini e i capelli rossi in copertina ... Io ce l'ho, ma non l'ho ancora letto.»
«Sì, è lui! È stato qui a Berlino a Bocconcini di cultura a presentare quel libro ed anche un altro, per bambini. Glii ho parlato e l'ho anche intervistato! È simpaticissimo.»
«Wow».
«Quando torno a casa ti racconto! Non sai cosa ci ha detto di quella copertina...»
Chi è Enrico Galiano?
È un insegnante di italiano in una scuola media della periferia friulana. È nato nel 1977 a Pordenone. Alcuni anni fa ha creato la webserie "Cose da prof" che ha ottenuto un successo enorme su facebook totalizzando venti milioni di visualizzazioni e 130 mila follower. Ha creato il movimento dei #poeteppisti, flashmob di studenti che imbrattano le città di poesie.
Nel 2015 è stato inserito nella lista dei 100 migliori insegnanti d’Italia dal sito Masterprof.it.
Il suo romanzo di esordio è stato "Eppure cadiamo felici", pubblicato nel 2017, a cui hanno fatto seguito numerosi altri romanzi per ragazzi.
Trama di "Eppure cadiamo felici"
Gioia Spada ha diciassette anni, un'amica immaginaria e una passione speciale, quella per le parole intraducibili. Annota su un'agendina ogni parola nuova, di qualunque lingua, intraducibile negli altri idiomi se non attraverso frasi lunghe e complesse. Memorizza le parole nuove e le usa nei giusti contesti, però solamente quando parla con sé stessa o con la sua amica immaginaria Tonia. Lei è diversa dai compagni, si sente un'estranea nei loro confronti, e non solo perchè si è da poco trasferita in una nuova scuola, ma soprattutto perchè non le interessano le mode, l'appartenere a un gruppo, le feste. Ama fotografare la gente di spalle.
Una sera, dopo l'ennesima lite con i suoi problematici genitori, Gioia incontra un ragazzo che dice di chiamarsi Lo. Sta giocando a freccette in un bar chiuso. Indossa una felpa nera ed ha il viso nascosto dal cappuccio. Tra loro nasce subito una sintonia che in breve tempo si trasforma in amore. Gioia per la prima volta assapora il gusto della felicità. Ben presto però i dubbi la assalgono. Lo si comporta in modo strano e un giorno sparisce.
Curiosità
Al termine del libro, prima dei ringraziamenti, c'è il dizionario delle parole intraducibili di Gioia Spada (in ordine sparso assolutamente casuale).
La prima persona che Enrico Galiano ringrazia nel suo libro è una sua ex studentessa che alcuni anni fa gli è apparsa in sogno a salvarlo da un bulletto che lo picchiava da ragazzo. Una volta svegliatosi ha avuto l'illuminazione di creare la webserie che poi gli ha cambiato la vita.
In un recentissimo video pubblicato sui social, lo scrittore ha rivelato che il suo romanzo d'esordio è stato scritto dopo essere stato lasciato dalla sua fidanzata di allora. La scrittura gli è servita per superare il dolore. Il video lancia un messaggio a chi si sente fallito, senza possibilità. Potete vederlo qui.
La foto di copertina, bellissima ed ipnotizzante, è stata scelta ed acquistata dalla casa editrice presso un'agenzia. La ragazza in copertina ha posato per il servizio, è stata retribuita e poi non ha più saputo nulla delle sue foto. Quando Galiano l'ha cercata per raccontarle dell'enorme successo che aveva avuto la foto di lei, molto apprezzata, la modella si è scocciata pensando che lo scrittore avesse usato la sua immagine senza autorizzazione.
Aggiungo un'ultima nota interessantissima che riguarda il ruolo del poeta Rainer Maria Rilke nel romanzo.
Gioia ogni mattina si scrive sul braccio una frase in tedesco: Wenn ein Glückliches fällt.
È l’ultimo verso di una poesia di Rilke, che nel finale suona più o meno così:
E noi che pensiamo la felicità come un’ascesa,
ne sentiremo il tocco,
che quasi ci sgomenta,
quando una cosa felice cade.
Semplificando significa: quando una cosa felice cade o quando la felicità è qualcosa che cade e il titolo del romanzo vuole esprimere proprio questo concetto.
Per Gioia quel verso parla della bellezza delle cose che cadono, della bellezza delle cose che nessuno vuole, per questo da subito è stato il suo verso, perchè quelle quattro parole di Rilke raccontano il calore che sprigiona da ciò che non vediamo, da ciò che non consideriamo, da ciò che ci sembra inutile, mentre per Gioia la maggior parte della bellezza del mondo se ne sta lì, nascosta lì, nelle cose inutili: nelle cose che cadono, nelle cose che tutti buttano via.
Mi è piaciuto moltissimo questo riferimento a Rilke, poeta che amava molto anche i luoghi in cui vivo io. Ad Arco ha soggiornato a lungo. Per ricordare la sua presenza è stata creata qualche anno fa una passeggiata che percorre le strade in cui Rilke amava passeggiare - la Rilke Promenade. Per un attimo ho pensato che i versi potessero essere stati scritti durante un suo soggiorno ad Arco. Invece no. Si tratta di una poesia che fa parte delle Elegie duinesi, scritte durante il soggiorno del poeta a Duino.
La mia opinione
Il romanzo è indicato per i ragazzi, ma non solo. A me è piaciuto molto. Dalla metà in poi vira dal rosa verso il giallo, diventando molto avvincente, con continui colpi di scena che lasciano il lettore spaesato.
Il genere è lo stesso dei romanzi di Alessandro D'Avenia, ambientati nella scuola e con un'attenzione particolare al mondo degli adolescenti. È un romanzo di formazione. Per gli stessi motivi mi ha ricordato anche "L'acqua del lago non è mai dolce" di Giulia Caminito.
Ho adorato Tonia, l'amica immaginaria di Gioia, che - come l'Armadillo per Zero Calcare - è la coscienza della protagonista.
Nel romanzo è presente un insegnante di filosofia molto vicino a Gioia. Nonostante il professore insegni alle superiori e sia più anziano dello scrittore, l'autore ha dichiarato di essersi ispirato a sé stesso per creare il personaggio.
Credo che Enrico Galiano sia il professore che tutti noi vorremmo avere avuto.
★★★★☆
🍨 mousse alla fragola
scopri come valuto i libri
Nel video di Bocconcini di cultura, Matteo intervista Enrico Galiano a Berlino.