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"Soltanto mia" è un romanzo che affronta il tema dello stalking, percepito dall'opinione pubblica come un problema marginale e che invece, purtroppo, è frequentissimo. Lo stalking è un atteggiamento ossessivo nei confronti di un'altra persona che fortunatamente solo in pochi casi sfocia in violenza fisica, ma che comporta disagi pesantissimi per chi lo subisce anche "solo" nella forma psicologica: messaggi insistenti, regali, pedinamenti che portano la vittima a cambiare le proprie abitudini di vita. "Soltanto mia" mi è capitato tra le mani nei giorni in cui si celebrava la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza sulle donne. L'ho letto e ne ho apprezzato moltissimo il fine, quello di far conoscere il pensiero di entrambe le parti, quello della vittima e quello del persecutore. Si tratta della storia di due giovani adulti, entrambi separati e con figli piccoli. Si conoscono da tempo, ma dopo la separazione iniziano a frequentarsi. Dopo alcuni incontri le reciproche aspettative iniziano a divergere sempre di più: Federica vuole un rapporto leggero, senza coinvolgere parenti e amici nella loro relazione; Gabriele invece avanza pretese diverse e lo fa in modo pressante e violento, non accetta i "no" di Federica. Il romanzo è scritto a quattro mani e a due voci. Gli autori sono: Lorenzo Puglisi, avvocato esperto di diritto di famiglia ed Elena Giulia Montorsi, psicoterapeuta che spesso assiste donne vittime di stalking. Le due voci sono quelle dei protagonisti che, a capitoli alternati, raccontano la loro versione dei fatti, i loro pensieri e le loro emozioni. ★★★★☆ 🍋 limone scopri come valuto i libri
«Mamma, mamma, tu lo conosci Enrico Galiano?» «Lo Scrittore? Sì, di fama. Non ho mai letto niente di suo. Ha scritto quel romanzo famoso che parla di felicità e che ha il viso di una bellissima ragazza con le lentiggini e i capelli rossi in copertina ... Io ce l'ho, ma non l'ho ancora letto.» «Sì, è lui! È stato qui a Berlino a Bocconcini di cultura a presentare quel libro ed anche un altro, per bambini. Glii ho parlato e l'ho anche intervistato! È simpaticissimo.» «Wow». «Quando torno a casa ti racconto! Non sai cosa ci ha detto di quella copertina...» Chi è Enrico Galiano? È un insegnante di italiano in una scuola media della periferia friulana. È nato nel 1977 a Pordenone. Alcuni anni fa ha creato la webserie "Cose da prof" che ha ottenuto un successo enorme su facebook totalizzando venti milioni di visualizzazioni e 130 mila follower. Ha creato il movimento dei #poeteppisti, flashmob di studenti che imbrattano le città di poesie. Nel 2015 è stato inserito nella lista dei 100 migliori insegnanti d’Italia dal sito Masterprof.it. Il suo romanzo di esordio è stato "Eppure cadiamo felici", pubblicato nel 2017, a cui hanno fatto seguito numerosi altri romanzi per ragazzi. Trama di "Eppure cadiamo felici" Gioia Spada ha diciassette anni, un'amica immaginaria e una passione speciale, quella per le parole intraducibili. Annota su un'agendina ogni parola nuova, di qualunque lingua, intraducibile negli altri idiomi se non attraverso frasi lunghe e complesse. Memorizza le parole nuove e le usa nei giusti contesti, però solamente quando parla con sé stessa o con la sua amica immaginaria Tonia. Lei è diversa dai compagni, si sente un'estranea nei loro confronti, e non solo perchè si è da poco trasferita in una nuova scuola, ma soprattutto perchè non le interessano le mode, l'appartenere a un gruppo, le feste. Ama fotografare la gente di spalle. Una sera, dopo l'ennesima lite con i suoi problematici genitori, Gioia incontra un ragazzo che dice di chiamarsi Lo. Sta giocando a freccette in un bar chiuso. Indossa una felpa nera ed ha il viso nascosto dal cappuccio. Tra loro nasce subito una sintonia che in breve tempo si trasforma in amore. Gioia per la prima volta assapora il gusto della felicità. Ben presto però i dubbi la assalgono. Lo si comporta in modo strano e un giorno sparisce. Curiosità Al termine del libro, prima dei ringraziamenti, c'è il dizionario delle parole intraducibili di Gioia Spada (in ordine sparso assolutamente casuale). La prima persona che Enrico Galiano ringrazia nel suo libro è una sua ex studentessa che alcuni anni fa gli è apparsa in sogno a salvarlo da un bulletto che lo picchiava da ragazzo. Una volta svegliatosi ha avuto l'illuminazione di creare la webserie che poi gli ha cambiato la vita. In un recentissimo video pubblicato sui social, lo scrittore ha rivelato che il suo romanzo d'esordio è stato scritto dopo essere stato lasciato dalla sua fidanzata di allora. La scrittura gli è servita per superare il dolore. Il video lancia un messaggio a chi si sente fallito, senza possibilità. Potete vederlo qui. La foto di copertina, bellissima ed ipnotizzante, è stata scelta ed acquistata dalla casa editrice presso un'agenzia. La ragazza in copertina ha posato per il servizio, è stata retribuita e poi non ha più saputo nulla delle sue foto. Quando Galiano l'ha cercata per raccontarle dell'enorme successo che aveva avuto la foto di lei, molto apprezzata, la modella si è scocciata pensando che lo scrittore avesse usato la sua immagine senza autorizzazione. Aggiungo un'ultima nota interessantissima che riguarda il ruolo del poeta Rainer Maria Rilke nel romanzo. Gioia ogni mattina si scrive sul braccio una frase in tedesco: Wenn ein Glückliches fällt. È l’ultimo verso di una poesia di Rilke, che nel finale suona più o meno così: E noi che pensiamo la felicità come un’ascesa, ne sentiremo il tocco, che quasi ci sgomenta, quando una cosa felice cade. Semplificando significa: quando una cosa felice cade o quando la felicità è qualcosa che cade e il titolo del romanzo vuole esprimere proprio questo concetto. Per Gioia quel verso parla della bellezza delle cose che cadono, della bellezza delle cose che nessuno vuole, per questo da subito è stato il suo verso, perchè quelle quattro parole di Rilke raccontano il calore che sprigiona da ciò che non vediamo, da ciò che non consideriamo, da ciò che ci sembra inutile, mentre per Gioia la maggior parte della bellezza del mondo se ne sta lì, nascosta lì, nelle cose inutili: nelle cose che cadono, nelle cose che tutti buttano via. Mi è piaciuto moltissimo questo riferimento a Rilke, poeta che amava molto anche i luoghi in cui vivo io. Ad Arco ha soggiornato a lungo. Per ricordare la sua presenza è stata creata qualche anno fa una passeggiata che percorre le strade in cui Rilke amava passeggiare - la Rilke Promenade. Per un attimo ho pensato che i versi potessero essere stati scritti durante un suo soggiorno ad Arco. Invece no. Si tratta di una poesia che fa parte delle Elegie duinesi, scritte durante il soggiorno del poeta a Duino. La mia opinione Il romanzo è indicato per i ragazzi, ma non solo. A me è piaciuto molto. Dalla metà in poi vira dal rosa verso il giallo, diventando molto avvincente, con continui colpi di scena che lasciano il lettore spaesato. Il genere è lo stesso dei romanzi di Alessandro D'Avenia, ambientati nella scuola e con un'attenzione particolare al mondo degli adolescenti. È un romanzo di formazione. Per gli stessi motivi mi ha ricordato anche "L'acqua del lago non è mai dolce" di Giulia Caminito. Ho adorato Tonia, l'amica immaginaria di Gioia, che - come l'Armadillo per Zero Calcare - è la coscienza della protagonista. Nel romanzo è presente un insegnante di filosofia molto vicino a Gioia. Nonostante il professore insegni alle superiori e sia più anziano dello scrittore, l'autore ha dichiarato di essersi ispirato a sé stesso per creare il personaggio. Credo che Enrico Galiano sia il professore che tutti noi vorremmo avere avuto. ★★★★☆ 🍨 mousse alla fragola scopri come valuto i libri

Nel video di Bocconcini di cultura, Matteo intervista Enrico Galiano a Berlino.
Sara Fruner è una poetessa, scrittrice e traduttrice trentina. Nata a Riva del Garda. Ha frequentato il liceo Maffei nella sua cittadina natale e l'università Ca' Foscari a Venezia. Dal 2017 vive e lavora a New York. Ha esordito con la narrativa due anni fa pubblicando "L'istante largo". Quest'anno il suo secondo romanzo: "La notte del bene". Due romanzi bellissimi. André Aciman l'ha definita una maga della parola. Concordo. Sara sa scegliere con cura ogni vocabolo. Merito forse della sua professione di traduttrice e/o del talento che esprime anche nella poesia. Nei suoi romanzi si "respira" molta arte. Non solo per le sue capacità letterarie, ma anche per gli ambienti in cui si sviluppano le sue storie. Quello della pittura ne "L'istante largo", quello dell'architettura ne "La notte del bene", quello della fotografia (ha dichiarato Sara in un'intervista) nel suo prossimo romanzo. Sara è empatica e solare, trasmette passione. L'ho incontrata il mese scorso a Riva del Garda, "dove tutto, letteralmente, principiò" - ha detto lei. Ho assistito ad un'appassionata presentazione de "La notte del bene". A dialogare con lei c'era Giuseppina Coali. Il suo secondo romanzo non lo avevo ancora letto, l'ho fatto in questi giorni. Sara non mi ha delusa. Ancora una volta mi sento di paragonare la sua scrittura a quella di Isabel Allende. Per la sua capacità di scegliere con cura le parole, per le mille storie che si intrecciano nella storia principale - una sorta di romanzo nel romanzo - per la presenza nei suoi racconti di donne che hanno avuto grandi dolori, ma che hanno vissuto anche grandi passioni. Protagonisti de "La notte del bene" sono Ettore, Elena, Enea e Matilde, personaggio secondario che acquista sempre più importanza nella storia a mano a mano che il romanzo procede. Matilde è il personaggio che ho amato di più. Un giorno Ettore e Elena si incontrano in treno e subito si innamorano. Ettore è stato abbandonato neonato dalla madre e adottato a cinque anni. Elena, molto piccola, è sparita per tre giorni e poi ritornata a casa (ma senza che nessuno scoprisse mai dove e con chi era stata). Enea, il figlio, arriva troppo presto, non programmato, a sconvolgere il loro equilibro e i loro progetti. Elena rinuncia al dottorato. Ettore a tentare una carriera appagante in un importante studio di architettura. Accetta invece un impiego in un pubblico ufficio e lì incontra Matilde. A Sara piace usare una prosa originale. Se ne "L'istante largo" il racconto ruotava attorno ai messaggi scritti dalla nonna di Macondo, ne "La notte del bene" Matilde ci narra la sua vita scrivendo una sorta di diario del suo passato. Due capitoli costituiscono il romanzo. Il primo lunghissimo ("dal fondo") e il secondo cortissimo ("al principio"). Non fate l'errore di leggere il secondo per primo, vi rovinereste davvero una storia molto bella. Il finale ti lascia senza parole. Il titolo lo comprenderete solo in quel momento e, ancora una volta, come è stato per "L'istante largo", è azzeccatissimo. Non vi dirò che Sara Fruner affronta il tema della maternità "non cercata" e della depressione post partum. Sarebbe riduttivo. Sara ci parla di rapporti di sangue e non, di come si può vivere la maternità e la paternità, del peso delle aspettative degli altri su di noi. "Stavo tentando l'impossibile per condurre una vita tradizionale. Ma non si possono costruire piccole palizzate bianche per tenere lontani gli incubi." ANNE SEXTON ★★★★☆ 🥃 amaro digestivo scopri come valuto i libri

Sara Fruner a Riva del Garda "dove tutto, letteralmente, principiò"
Ho assistito alla presentazione del libro autobiografico "Flash" di Marcell Jacobs, campione olimpico nel 2021 a Tokyo nei 100 metri, al Salone del libro di Torino 2022. Solitamente chi scrive un'autobiografia da giovane, nel pieno della carriera, mi infastidisce, perché tendo a catalogare la pubblicazione dell'opera come un puro sfruttamento commerciale di un'impresa. La presentazione di Marcell Jacobs mi è piaciuta. Mi è parso umile, simpatico, intelligente e maturo. Un bel personaggio con un passato da raccontare, seppure molto giovane. Una volta tornata a casa, ho messo da parte i miei pregiudizi verso le biografie degli atleti in attività ed ho letto "Flash". In realtà non è una biografia, è il racconto della finale olimpica e di ciò che ha permesso a Marcell di trionfare. Il suo passato, le sue sconfitte e la sua forza di volontà e la capacità di affrontare i dolori  e gli insuccessi sono alla base del risultato ottenuto.  Una vittoria che è il punto di partenza di una vita ancora tutta da vivere, nonostante 3 figli e una finale olimpica già vinta. Cresciuto con i miti di Carl Lewis, Andrew Howe e Usain Bolt, lancia un messaggio ai giovani: se avete un sogno cercate di realizzarlo, con impegno, sacrifici e senza perdere di vista la meta. Racconta di trascorrere lunghi periodi lontano da casa, di sottoporsi a molti sacrifici, ma di restare sempre concentrato sull'obiettivo. Mi è piaciuto molto il suo discorso a Torino circa la perfezione che va perseguita sempre, anche se è praticamente impossibile raggiungerla, ma ci si può avvicinare. Marcell attribuisce il merito del suo successo sportivo allo staff di allenatori, fisioterapisti, mental coach che lo seguono, mentre la colpa quando le cose vanno male è solo sua. Nel libro Marcell Jacobs si mette a nudo raccontando dei suoi blocchi psicologici e del timore reverenziale che nutriva verso Filippo Tortu e del peso delle aspettative altrui. Che brutta cosa i timori reverenziali e le aspettative altrui... Bloccavano anche me da giovane. Non ho avuto, come lui, un mental coach che mi ha aiutata, ci sono riuscita da sola a sbloccarmi, ma dopo anni in cui mi presentavo in pista da favorita e nelle gare più importanti c'era sempre qualcuna che mi batteva ...le altoatesine in particolare. Avevo timore reverenziale verso le altoatesine. Lo sapevo. Lo avevo capito. Riuscivano sempre a rovinarmi la festa. La svolta in un campionato regionale assoluto sugli 800m a Rovereto in una caldissima serata estiva. Ai 200m dalla fine ero seconda. La prima, altoatesina, cambia marcia e mette tra me e lei qualche bel metro di distacco. A bordo pista il mio amico Mariano mi urla di cambiare ritmo, che posso riprenderla. Scarica di adrenalina, inizio la progressione,  la avvicino sempre più,  mi convinco di potercela fare, la supero sull'arrivo.  La vittoria mi sarà assegnata al fotofinish. Ho vinto tante altre gare, ho fatto risultati cronometrici migliori , ma quella resta la mia gara più importante, quella che mi ha dato più fiducia nelle mie capacità. "Flash" mi è piaciuto, perché anche se non siamo campioni olimpici, possiamo identificarci nei pensieri e nelle difficoltà di Jacobs. Ai giovani atleti la lettura potrebbe addirittura essere utile per riconoscere, affrontare e superare problematiche loro. Complimenti a Marco Ventura che ha supportato Marcell Jacobs nella stesura dei testi. "Se non sai chi sei per davvero, se non capisci le sofferenze o le mancanze che hai avuto, se non conosci il tuo valore come essere umano, è matematicamente impossibile che tu riesca a mettere in pista tutto quello che serve per distruggere i tuoi muri." ★★★★☆ 🍾 spumante scopri come valuto i libri foto Salone del libro di Torino
Uscirà il 5 maggio il nuovo romanzo giallo di Milka Gozzer, "Occhio per occhio". È il secondo della serie "I delitti di Capriata", dopo "Torna a casa, Viola!" È inutile che cerchiate il paese di Capriata su google, è un posto inventato dall'autrice, ma collocato tra luoghi reali della Valsugana e ispirato (forse) a Vetriolo Terme. In "Occhio per occhio" ritroviamo i protagonisti di "Torna a casa, Viola!": il barista Stefano, Viola (la pecora del Camerun), la figlia Betty, il Sergente Garcia, gli amici Roberto e Terry e i frequentatori del bar di Capriata che mi ricordano un po' i simpatici vecchietti del BarLume di Marco Malvaldi. Non è però necessario aver letto il primo volume per leggere il secondo. Ogni episodio è autoconclusivo. "A Capriata pare tornato finalmente il sereno, ma all’improvviso un nuovo atroce delitto arriva a turbare la quiete della montagna: la vittima in questo caso è una studentessa poco più che ventenne, Rosa Paladino, trovata morta nei boschi. Nulla è come sembra. E, mentre Stefano, il proprietario del bar del paesino, e i suoi amici sono impegnati a sbrogliare l’intricata matassa del mistero che avvolge il misero destino della ragazza, nuovi personaggi e colpi di scena finiscono per complicare non poco le indagini e le vite degli abitanti della zona. Anche a casa Mattivi non mancano i segreti: Betty, la figlia di Stefano, sembra afflitta da mille preoccupazioni, ma non ne vuole fare parola con il padre. Intanto il pastore Roberto, amico d’infanzia del barista di Capriata, pare scomparso nel nulla. Grazie all’insostituibile aiuto di Viola, la pecora del Camerun ormai divenuta la mascotte del gruppo, Stefano e il suo fidato Sergente Garcia riusciranno infine a giungere alla terribile verità che si cela dietro l’omicidio della giovane Rosa. Ma la potranno davvero considerare una vittoria, questa volta?" Molto belle le descrizioni dei luoghi e dei personaggi. Traspare l'amore dell'autrice per la sua terra, per le tradizioni popolari e la cucina tipica.Milka è sempre attenta ai particolari. L'uso frequente delle espressioni dialettali tradisce la sua passione per i luoghi,  le tradizioni,  il passato, la vita di montagna dove il progresso è rallentato rispetto alla città. Anche l'esperienza professionale giornalistica acquisita in passato dall'autrice caratterizza le trame dei suoi romanzi. Il finale è aperto e questo ci lascia pensare e sperare che Milka abbia già in mente un seguito. La copertina è artistica anche per questo secondo episodio dei "Delitti di Capriata". Si tratta di una rielaborazione grafica di un'opera dello scultore e pittore trentino Gianni Anderle intitolata "Trame". Molto bella. Voi cosa fate il prossimo fine settimana? Io una gita tra Vetriolo Terme, Castel Selva, Panarotta e Monte Fravort... Mi è venuta voglia di visitare i luoghi in cui sono ambientati gli eventi del romanzo. Nel blog potete leggere l'intervista all'autrice e la recensione di Torna a casa, Viola!, Racconti di viaggio Racconti di vita, Il gatto di Depero. "Il barista osservava con un certo scetticismo il forestiero che aveva davanti. Questi credono che salire una montagna sia come andare a fare la passeggiata sul lungomare! ★★★★☆ scopri come valuto i libri 🍾 spumante
E' uscito esattamente un mese fa l'undicesimo episodio di Rocco Schiavone "Le Ossa parlano", edito da Sellerio. Nonostante le indagini siano avvincenti e Antonio Manzini, in questo suo ultimo romanzo, abbia dato spazio quasi esclusivo al giallo, ciò che mi interessa maggiormente è l'evoluzione del personaggio, che episodio dopo episodio evolve e si fa amare sempre di più, con le sue debolezze, il lutto non completamente elaborato, le delusioni e la depressione. Rocco, con la vendita dell'appartamento romano, lascia per sempre la capitale. Si porta via un solo oggetto: lo specchio di Marina, dalla quale non riesce a distaccarsi. Al ritorno ad Aosta si ritrova ad indagare su delle ossa umane scoperte in un bosco. Sono i resti di un bambino scomparso sei anni prima. L'indagine è dolorosissima per tutta la squadra del vicequestore. Emerge una realtà tristissima, una storia di violenza, di infanzia negata, un mondo sommerso che una volta emerso si fatica a scrollarsi di dosso. Nonostante Manzini abbia riservato al caso la quasi totalità del racconto, la solitudine e la tristezza di Rocco si avvertono in ogni pagina. Sentimentalmente Rocco appare combattuto tra la giornalista Sandra e la collega Caterina, vuole una, l'altra o nessuna. E Marina è sempre nel suo cuore. Io vi confesso che faccio il tifo per Caterina. Mi è sempre piaciuta. Manzini lo sa già dove vuole arrivare. Ha più volte affermato che quello di Schiavone è un unico grande romanzo diviso in molte puntate. Io aspetto con ansia il prossimo episodio. E voi? L'indagine di questo romanzo mi ha ricordato Anime trasparenti di Daniele Bresciani, che ha come tema quello della pedofilia. Curiosità: si è svolto a dicembre presso la Facoltà di scienze cognitive a Rovereto un interessantissimo incontro tra lo scrittore Antonio Manzini e gli studenti del corso di Psicologia dinamica. Guidati dalla professoressa Paola Venuti, gli universitari hanno delineato il profilo psicologico di Rocco Schiavone: personaggio dai tratti schizoidi e borderline, introverso, ritirato e solitario, emozionalmente freddo e socialmente distante, con difficoltà a mostrare le emozioni, impulsivo, con scatti di rabbia immotivata ed intensa, affettivamente instabile. Tuttavia adattivo e funzionale, in progressivo miglioramento e in fase di eleborazione del lutto. Nel complesso non disturbato e mediamente sano. "Avrebbe voluto essere come Michela Gambino, con le sue folli certezze in un mondo lontano dalla realtà e dalle sue imperfezioni. Chissà, si domandò, ognuno si difende dalle botte della vita come può, magari costruendosi un universo parallelo a propria immagine e per la propria sicurezza, evitando le domande senza risposta e la paura della morte e della solitudine. Anche se Rocco non aveva paura della morte né della solitudine. L'abbandono, quello temeva da sempre. E più lo temeva, più la vita lo puniva. Amici, amori, famiglia, affetti sembravano allontanarsi da lui come calamite di segno opposto. Non sapeva come interrompere questa catena, si sentiva impotente e preda della crudeltà del destino. Forse, pensava, se riuscissi a superare il dolore del distacco, non soffrirei più, non succederà più che perda le persone a cui tengo." ★★★★☆ 🍋 limone scopri come valuto i libri
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Chi sono

Mi chiamo Cristiana Bresciani, sono una mamma lavoratrice, sportiva e mangiatrice di libri. Vivo in Trentino, sul Lago di Garda. Amo viaggiare con la testa tra nuvole di libri e nel mondo con i piedi agganciati ai pedali di una bicicletta.

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Al termine di ogni mia recensione troverete un numero di stelline che corrispondono ad un mio giudizio complessivo sul libro e uno o più simboli di cibo che evocano le emozioni suscitatemi.

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