Galeotto fu "l'articolo" e chi lo scrisse!
Ebbene sì, lo ammetto: non conoscevo il commissario Mario Mandelli di Gian Andrea Cerone prima di imbattermi in un articolo dell'inserto del Corriere della sera "La lettura" che annunciava l'uscita del quarto episodio -parzialmente- ambientato in val di Fassa. Come avevo potuto perdermi quel personaggio?
Doppiamente incuriosita dal "nuovo" commissario e dell'ambientazione vicino a casa, mi sono documentata meglio ed ho scoperto che Gian Andrea Cerone avrebbe presentato il suo ultimo romanzo noir pochi giorni dopo in Trentino.
Non volevo perdermi l'occasione di incontrarlo e non volevo nemmeno arrivarci completamente "digiuna" riguardo alla squadra dell'unità di analisi del crimine violento, a capo della quale è posto il commissario Mandelli.
Mi sono quindi messa subito alla ricerca del primo episodio. Da brava lettrice "seriale" non volevo assolutamente iniziare a leggere la serie dal quarto episodio. Purtroppo non sono riuscita a trovare "Le Notti senza sonno" e ho quindi iniziato con il secondo: "Il trattamento del silenzio".
A dire il vero non ho avuto nessuna difficoltà ad ambientarmi con la squadra. Cerone non dà nulla per scontato e qui e là nel romanzo inserisce dei brevi incisi, qualche ricordo, che aiutano il lettore che ha già letto il precedente a ritrovare la memoria e agevola la lettura agli altri.
Incontrandolo a Rovereto ho scoperto che tutti i titoli dei suoi romanzi hanno un legame molto profondo con il racconto.
Il "trattamento del silenzio" è una vera e propria forma di violenza psicologica, praticata fin dal Medioevo che consiste nel non comunicare con una persona, provocandone gravi danni psicologici e depressione.
La “curva dell’oblio”, studiata dallo psicologo e filosofo tedesco Hermann Ebbinghaus descrive per quanto tempo siamo in grado di trattenere delle informazioni.
Se non le riutilizziamo velocemente, verranno perse. Più vengono praticate, più la curva si appiattisce e il ricordo migliora.
Lo sa bene Mandelli che i testimoni di un delitto vanno ascoltati subito per non disperdere o alterare informazioni importanti.
Mario Mandelli è un commissario "normale", non un tipo vicequestore Schiavone -scontroso, indisciplinato e un po' dannato-. È sposato da trent'anni con Marisa Bonacina, di cui è ancora innamorato, è colto, tranquillo, simpatico ed empatico, solido, un po' paterno e autorevole nei confronti della squadra.
E la squadra? Quella sì è originale e variegata.
Antonio Casalegno, bello, intelligente, affascinante dongiovanni rubacuori, impulsivo e insofferente.
Marica Ambrosio, ex giavellottista, imponente e dolce allo stesso tempo.
Zilli, l'hacker.
Caterina Dei Cas, poliziotta valtellinese, bella, indipendente e capace, si aggiunge alla squadra nel secondo romanzo.
E poi ce ne sono molti altri che scoprirete leggendo.
Ora vi racconterò brevemente la trama de "Il trattamento del silenzio", senza anticipare nulla che possa rovinarvi la lettura.
Il commissario Mandelli e l'ispettore Casalegno indagano su una serie di crimini violenti commessi a Milano, tra cui la morte di due collezionisti e la scomparsa di un libro antico. Altre vicende si intrecciano, accadono strane sparizioni di ragazze universitarie e un losco tipo si aggira tra i corridoi dell'Università. La squadra si troverà impegnata su piu fronti di indagini.
Il racconto è avvincente e non mancano i colpi di scena. Non mancano nemmeno vicende amorose e riflessioni profonde.
Le storie d'amore non finiscono mai di colpo, quello è l'alibi degli imbecilli. Spesso scivolano lentamente sul piano inclinato del tempo, finchè uno dei due non si ritrova con il culo per terra. In molti casi entrambi.
★★★★☆
🍾 spumante
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Chiudo con tre curiosità: la prima è che Mandelli e la sua squadra si riferiscono ai casi loro assegnati utilizzando la scala di Stone. Un caso di Stone22 indica gli omicidi peggiori. È una classificazione creata dal criminologo americano Michael Stone. Oltre il gradino 22 non c'è nulla.
Mi ricorda un po' le rotture del decimo livello di Schiavone.
La seconda è che Marisa Bonacina, detta Isa, moglie del commissario Mario Mandelli, è la protagonista del racconto: "La prima indagine di Marisa Bonacina", contenuto nella raccolta "Un lungo Capodanno in noir".
Io l'ho letto!
E infine, la terza: è in produzione la serie tv di Sky!
Ed ora vi lascio e continuo la lettura de "La curva dell'oblio". A presto con la recensione!
Oggi vi voglio parlare di un simpatico romanzo giallo, "La ragazza dell'anagrafe", scritto da una dipendente comunale (come me) e di cui ho scoperto l'esistenza pochi mesi fa.
L'autrice è Valeria Maranò, nata a Bari nel 1968. Valeria però ha vissuto e lavorato molti anni in provincia di Torino. Ha scritto questo romanzo e i successivi due nel periodo in cui era responsabile del servizio demografico del Comune di Coazze.
Purtroppo Valeria non c'è più ed io ho saputo dei suoi romanzi leggendo la notizia della sua morte sul gruppo degli ufficiali di anagrafe e stato civile.
Ho subito cercato i suoi libri ed ho acquistato immediatamente il suo romanzo d'esordio che mi incuriosiva doppiamente, non solo perché scritto da una dipendente comunale appassionata di letteratura come me, ma anche perché il suo giallo è ambientato negli uffici demografici di un piccolo comune torinese (inventato) e la protagonista fa proprio il mio lavoro.
Da "esperta" del settore vi posso dire che mi ci sono ritrovata tantissimo.
Mi viene da pensare che è proprio vero che "tutto il mondo è paese", visto che i curiosi episodi di cui ci parla la protagonista sono gli stessi che capitano a me e alle mie colleghe "urpesse" (matrimoni e separazioni di comodo, assurde richieste di copie conformi di autocertificazioni del nulla, richieste di cittadinanza di discendenti di cittadini italiani che non parlano una parola di italiano e che non hanno nessuna intenzione di rimanere a vivere nel nostro Paese ...).
Per chi non è del settore spiego che il termine "urpesse" è un vocabolo che abbiamo inventato noi dei servizi demografici ed urp (ufficio relazioni con il pubblico) del comune in cui lavoro per accomunare tutte le impiegate che si trovano a diretto contatto con il pubblico e affrontano ogni giorno vicende simili a quelle descritte nel romanzo. E noi urpesse ci ritroviamo a svolgere spesso ruoli non proprio che ci competono (psicologo, assistente sociale...), ma di cui abbiamo acquisito le competenze lavorando allo sportello, perché si sa che "la pratica vale più della grammatica".
Scherzi a parte, il romanzo è bello, scorrevole ed originale, anzi molto originale, in quanto scritto in prima persona dalla protagonista che vive le vicende da un punto di vista particolare. Molto particolare direi. La narratrice, Lucia Colella, 40 anni, impiegata presso l'ufficio anagrafe del Comune di Tricino, segue le indagini del suo omicidio dall'aldilà. Non ricorda nulla di quello che è accaduto pochi giorni prima ed assiste incuriosita a tutto ciò che accade dentro e fuori gli uffici comunali.
Oltre a scoprire l'assassino, il lettore completamente digiuno della materia anagrafica avrà modo di capire quello che si fa nei nostri uffici, che per rilasciare un certificato basta sì schiacciare un bottone, ma affinchè il computer stampi un documento corretto, una carta d'identità o un atto veritiero, è necessario il lavoro coordinato e complesso di molte persone.
Leggetelo! È leggero, ma non frivolo. Va bene per una lettura sotto l'ombrellone, ma anche per passare un pomeriggio piovoso.
"Sono belle le mie colleghe, ognuna a suo modo, e ognuna di loro completa l'altra; sono accomunate tutte dalla voglia di collaborare, di darsi una mano per creare un ambiente sereno. Cosa non da poco, vista la quantità di tempo che si trascorre insieme lavorando. Io mi sentivo parte di tutto questo, e volevo bene a tutte, ma a Viviana in particolare perchè mi ha insegnato tutto quello che c'era da sapere per lavorare con coscienza e serenità, esattamente ciò a cui ho sempre ambito.
Già, io ci tenevo davvero a rendermi utile al cittadino, a essere uno strumento per risolvere problemi, e mi sono sempre impegnata per conoscere a fondo le leggi, per diventare un punto di riferimento."
★★★★☆
🍨 mousse alla fragola
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Valeria Maranò ha inoltre pubblicato "Scorie" nel 2023.
"Carmela, detta Melina, impiegata comunale di cinquant’anni, si trova improvvisamente ad affrontare una malattia invalidante. Il suo medico di famiglia è convinto che la malattia sia dovuta allo stress e possa essere affrontata supportando con rimedi alternativi quelli proposti dalla medicina allopatica. La terapia alternativa di Melina, su consiglio del medico, consisterà nello scrivere di tutto ciò che le procura sofferenza. Pagina dopo pagina, Melina emergerà dal percorso con una visione totalmente rinnovata della realtà e riuscirà a recuperare, oltre alla salute, una relazione che riteneva irrimediabilmente persa."
E nel 2025 ha pubblicato "Con tutta la gioia possibile".
"Chiara conduce una vita tranquilla nella sua casa con giardino in un ridente paesino pedemontano, assieme a suo marito e ai suoi cani. Il lavoro non è entusiasmante come non lo sono i colleghi, ha poche amicizie sulle quali contare e una famiglia d’origine che è il suo punto di riferimento. Un temporale imprevisto si abbatte su di lei, una malattia dal nome terrificante. Non può che imboccare il percorso che le si prospetta, con l’aiuto e il sostegno di una nuova famiglia, fatta di persone straordinarie vestite di bianco. Anche se la strada è in salita e appare impervia, Chiara è decisa ad arrivare in alto per godersi il panorama."
Che cosa mi ha attirato di questo libro? Il titolo. Si è trattato di una sorta di "deformazione professionale". Chi di voi mi conosce personalmente sa già che io mi occupo di stato civile, cioè registro nati, morti e matrimoni nel Comune in cui lavoro. E nella mia carriera lavorativa mi è capitato di registrare alcune nascite di figli di donna che non consente di essere nominata. La legge italiana permette infatti alle donne di partorire nell'anonimato e lasciare il bambino in ospedale, affinchè sia dato in adozione. La ratio di tale norma è quella di consentire un parto in sicurezza e quindi tutelare la salute della madre e anche del bambino, evitare che la donna abortisca (se non lo desidera o non è possibile legalmente) tutelando la propria persona e dare al più presto una famiglia a questi bambini. Quando ho dovuto affrontare questi casi, ammetto che, da madre, ho faticato molto a capire le ragioni che hanno portato queste donne all'abbandono e non ho molto riflettuto invece su quali sarebbero state le conseguenze per i bimbi. Ciò forse è dipeso dal fatto che questi bambini sono stati affidati prestissimo ad una famiglia adottiva e li ho pensati accuditi, amati e al sicuro, sicuramente più che se allevati da madri probabilmente in gravi difficoltà personali, familiari, economiche.
Leggendo il romanzo autobiografico di Emanuela Bizzotto, quarantottenne trentina e tre volte mamma, ho potuto conoscere anche la versione del figlio abbandonato e soprattutto scoprire che questi bambini si portano dentro quasi sempre una irrefrenabile voglia di sapere, di scoprire le motivazioni che ci sono dietro al loro abbandono e quali sono le loro vere radici biologiche.
Emanuela Bizzotto ci racconta tutta la sua vita, dall'infanzia fino ad oggi, da quando i suoi genitori adottivi l'hanno portata a casa, a Telve, dall'istituto a cui era stata affidata - aveva 4 mesi - al lungo percorso intrapreso per cercare la madre biologica. Lo fa narrando le sue vicende personali con passione, con un linguaggio semplice ed efficace, in modo emozionante. Le parole scorrono veloci, il racconto si fa avvincente. Non si nasconde, ci confida il dolore subito, le fragilità superate, i dubbi che l'hanno assalita - alcuni ancora faticano a dissolversi.
Emanuela riesce a trovare Luisa, la sua mamma biologica, nel 2019. La ricerca era iniziata però molti anni prima e ha subito diverse fasi di arresto. Dovete infatti sapere che le copie degli atti di nascita degli adottati non sono rilasciabili da parte dell'ufficiale dello stato civile. Ciò può avvenire solo a seguito di una autorizzazione del Tribunale dei minori ed in determinate situazioni previste dalla legge. Tuttavia, se la madre al momento della nascita aveva scelto di partorire in anonimato (e quindi non nel caso di bambini riconosciuti e successivamente abbandonati o tolti ai genitori naturali), riuscire a scoprire le proprie origini diventa molto più complesso e ciò è possibile solo dal 2013, a seguito di una pronuncia della Corte Costituzionale. Molto spesso però nemmeno i Tribunali riescono a rintracciare la madre e se ci riescono, lei ha comunque il diritto a rimanere anonima. Deve essere contattata dal Tribunale, generalmente attraverso i servizi sociali ed in modo molto discreto, ed è lei a decidere se togliere l'anonimato.
Non vorrei che leggendo la mia recensione vi foste fatti un'idea sbagliata su questo libro. Non si tratta di un saggio sull'adozione o di un trattato sul giusto percorso giuridico da intraprendere per trovare le proprie radici biologiche, ma di una sorta di "diario ex post", un resoconto profondo e pieno di sentimenti, sulle tappe della vita di Emanuela, segnata dal "marchio dell'abbandono". Vi affezionerete alla Emanuela bambina, ai suoi genitori adottivi, farete il tifo per lei quando cercherà la sua mamma biologica, vi emozionerete quando alla fine la troverà e scoprirà di avere altri parenti stretti che piano piano sta conoscendo e stanno entrando nella sua vita.
Vi chiederete come mai Emanuela abbia condiviso "i panni sporchi" della sua famiglia con il vasto pubblico dei lettori. Lo ha fatto, perchè è una persona molto empatica ed estroversa, ma soprattutto con la speranza che la sua testimonianza possa essere d'aiuto alle famiglie adottive nella comprensione dei sentimenti, delle inquietudini e delle paure che provano i loro figli.
"Sono nata a Trento verso mezzogiorno dopo un travaglio durato un tempo accettabile, sono nata da donna che non consente di essere nominata, questa è la dicitura usata da sempre dai tribunali italiani nel caso la madre biologica non riconosca il proprio figlio. Per la donna che mi ha messo al mondo, finito il dolore del parto, è iniziato un dolore molto più grande che non termina con la conclusione delle doglie, ma si protrae per un tempo indefinito."
"Come nacqui, l'ostetrica mi portò al nido dell'ospedale, non ebbi nessun seno caldo, nessuna coccola, nessuna carezza da questa madre biologica, anche volendo non avrebbe potuto perchè ormai aveva già firmato la rinuncia a me."
★★★★☆
🧅 cipolla
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Lucia Brunialti è una ragazza giovane (ha solo 28 anni), ma nella vita ha già fatto tante belle cose: suona quattro strumenti, ha pubblicato due libri e qualche racconto, ha creato un personaggio autobiografico per delle vignette e scrive canzoni. Lavora in biblioteca, è laureata all'accademia delle belle arti ed ha un master in biblioteconomia. E poi va in bici... (che oltre ai libri e alla corsa è una delle mie passioni).
Quando la incontri ti saluta con uno splendido sorriso che trasmette gioia e serenità. Ma quel bellissimo sorriso è il risultato della sofferenza e dei dolori che Lucia ha subito, superato e che ha voluto raccontare in un libro autobiografico, pubblicato nel 2023, "10 POMODORINI AL GIORNO. COME LA MUSICA MI HA SALVATO LA VITA".
Lucia ha sempre scritto, fin da giovanissima: lettere, un diario, canzoni. La scrittura e la musica sono state le sue ancore di salvezza che le hanno permesso, prima di rimanere a galla e poi di uscire dal mare di tristezza in cui due lutti l'avevano scaraventata: il padre morto in un "incidente" quando Lucia aveva sei anni e, dieci anni dopo, lo zio, strappato alla vita da una malattia. Ed è in quel periodo, in piena adolescenza, che Lucia scopre un "segreto di famiglia" e si rende conto che di quel fatto lei era l'unica ad essere all'oscuro. Lucia entra nell'incubo dei disturbi alimentari: dall'anoressia nervosa all'alimentazione senza freno. Quattro anni di alti e bassi, un'altalena di depressione e di speranza, in cui Lucia è cosciente del disturbo e cerca in ogni modo di uscirne. Ma non è facile.
La sua scrittura è fresca ed originale, evolve nello scorrere delle pagine, perché Lucia ha voluto recuperare i testi originali scritti allora, ai quali ha aggiunto le sue considerazioni e riflessioni di oggi.
Lucia mi ha fatta tornare indietro nel tempo, ai miei sedici anni, a quando anch'io dopo aver subito un grave lutto, ho scoperto un "segreto di famiglia", a quando per paura di non essere abbastanza magra per correre, il cibo era diventato per me un'ossessione e tutto era un numero: quanti chilometri corsi, quante calorie introdotte, quanti minuti di ginnastica fatti, quanti chili persi, quanti maccheroni mangiati (dodici era il numero che mi ero imposta di non superare - come i dieci pomodorini di Lucia). Per fortuna la mia "ossessione" si è fermata ad una lieve "anoressia -cosidetta- delle ballerine" e nel giro di qualche mese ho recuperato il peso perduto. Un po' di fissazione per le calorie, per la forma fisica, per il peso, mi è rimasta a lungo però.
Questo libro meriterebbe di essere letto nelle scuole. Potrebbe essere d'aiuto a molti ragazzi, spinti dalla sua scrittura sincera e diretta a riconoscersi, immedesimarsi e sentirsi così meno "diversi", meno incompresi, meno soli e infondere in loro un po' di fiducia.
Brava Lucia! Ti sei messa a nudo e ci hai trasmesso un messaggio, forte, chiaro e positivo: quello di non arrendersi mai.
"Sono triste.
Son troppo fragile e mi abbattono perfino le piccole cose. E mi odio quando è così.
Scende una lacrima dall'occhio, non mi è entrata polvere, ne sono sicura, è qualcosa che si muove dentro e fa male."
"Da soli non ce la si può fare ogni volta.
A volte sì, magari spesso, ma non sempre."
"Ho solo sedici stupidissimi anni e una mentalità da chissà quanti.
Sogno una casa, un uomo, una famiglia vera.
Sogno un lavoro...Sogno certezze."
★★★★☆
🍷 vino rosso
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Ci troviamo in un futuro prossimo e distopico. Sergio Paoli è uno dei trentaquattro boomer che cercheranno di impedire a Demiurga (Intelligenza Artificiale Dominante) di portare a termine l'operazione "Grande Abbraccio" e di sottomettere a lei l'intera umanità. Lo farà raccontando al mondo intero, via radio, com'era la vita prima degli smartphone, dei social e dell'intelligenza artificiale.
Questo in estrema sintesi è il contenuto del romanzo biografico "L'ORA DEL BACO" di Sergio Paoli, ex poliziotto in pensione, da sempre appassionato di scrittura.
L'autore spiega di aver avuto dapprima l'idea di scrivere dei racconti sul suo blog, Il trentaquattresimo trentino, in cui narrava la sua infanzia e la sua gioventù nel "paese dei due inverni", Susà di Pergine, e di aver poi deciso di raccoglierli in un libro per raccontare ai ragazzi come si viveva "ai suoi tempi" ed anche per far tornare alla memoria dei meno giovani ricordi di un modo di vivere che non tornerà più. Ed è così che è nato questo originalissimo, ben scritto e divertente romanzo distopico, in cui in modo intelligente l'autore mescola il passato con il futuro, le canzoni degli anni '70/'80 con la voce dell'intelligenza artificiale.
Chi non è giovanissimo ricorderà Carosello, la spuma al bar, le sfide a ping pong, il calciobalilla, le trasferte in bici nei paesi vicini, il calcio in strada, le musicassette, le prime discoteche, i primi supermercati e gli inverni nevosi in cui si scendeva in slitta dalle strade ripide del paese. Il titolo origina proprio dalle spericolate discese in slitta, quelle in cui, agganciate le slitte una all'altra a formare un lungo Baco, una volta partiti, non c'era più possibilità di "rinunciare". L'ora del Baco è il momento di non ritorno.
Nel romanzo sarà l'umanità intera a decidere se seguire ancora Demiurga, condannando i trentaquattro boomer social resistenti all'esilio, o liberarsi definitivamente dai suoi vincoli. Come andrà a finire lo scoprirete leggendo.
Piacerà ai giovani che non conoscono il mondo senza tecnologia, piacerà ai boomer che ritroveranno in queste pagine la loro infanzia e adolescenza e piacerà alla Generazione X, a cui appartengo, che ha dei vaghissimi ricordi di quel passato, ma che non è tecnologica come i nativi digitali.
Piacerà sicuramente a chi ha amato "Bar sport" di Stefano Benni, per la scrittura ironica, divertente e al tempo stesso introspettiva.
E' piaciuto molto a Lucio Gardin, noto comico trentino, che nella prefazione scrive: "Vorrei averlo scritto io."
Sergio Paoli è nato a Trento nel 1964, è sposato e padre di tre figli. Dopo aver lavorato per 35 anni nella Polizia di Stato, ora è in pensione e vive a Levico Terme (TN). Ha collaborato con il mensile satirico "Così e Cosà", pubblicando diversi racconti, e per anni è stato autore di una rubrica di riflessione e costume su un notiziario sindacale. Ha scritto i testi di alcuni fumetti e ha ottenuto riconoscimenti in occasione di concorsi letterari, tra i quali il secondo posto in “Narratori in divisa” con giuria presieduta da Carlo Lucarelli.
"Era il giorno della prima neve invernale. Quella vera, di fiocchi, non di fiori. Dal momento in cui le prime esili e quasi invisibili faville iniziavano a cadere dal cielo, così minute che danzavano gioiose al più piccolo refolo di vento, la voce della maestra sfumava, passava in sottofondo e la nostra anima si trasferiva là fuori. La maestra Camilla se ne accorgeva, alzava leggermente il tono, ma noi stavamo già volando via con quei fiocchi, immaginando quello che avremmo potuto fare una volta fuori, liberati da quell'aula che improvvisamente ci appariva come l'angusta cella di un convento di clausura."
★★★★☆
🥘 ratatouille
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Ho conosciuto personalmente Tea Vergani da pochissimo tempo. Mi sono resa subito conto di avere a che fare con una persona estremamente dinamica ed estroversa. Mi ha parlato dei suoi romanzi storici ambientati in Trentino - "Delitti a Castel Campo" e "Delitti nel monastero di Arco" - e del lavoro collettaneo "10 musei 10 gialli", scritto con altri nove autori.
Il progetto è nato da una sfida: Franco Marani e Tea Vergani (due dei dieci autori) hanno lanciato sui social un annuncio per reperire giallisti disposti, in brevissimo tempo, a scrivere un racconto. Fil rouge della raccolta: crimini e delitti avvenuti in un museo. Ne è uscita un'opera decisamente originale: dieci racconti diversissimi per stile, lunghezza, pubblico e sfumatura di giallo. Ci sono racconti in stile classico giallo investigativo, un racconto per bambini, uno destinato ad un pubblico young adult, un quasi romanzo breve e il racconto di Tea Vergani, leggero e divertente, ma che affronta un tema pesante e importante: la violenza domestica.
Ho avuto il piacere di essere al fianco di Tea Vergani nella presentazione della raccolta avvenuta venerdì 7 giugno presso la biblioteca civica di Arco. Tea ha raccontato molti aneddoti e retroscena. Il pubblico, numeroso ed attento, ha dimostrato di avere apprezzato la sua competenza e la sua simpatia. Tea, pure non essendo presenti gli altri autori, ha voluto dare spazio a tutti, raccontando di ognuno di loro e lasciando sé stessa per ultima. Di ogni autore ha evidenziato l'importanza dell'apporto. L'autrice ci teneva a far passare il messaggio che il successo di "10 musei 10 gialli" è dovuto a tutti dieci gli autori e raccontare dell'amicizia che, seppure da breve tempo, li lega. Dall'incontro sul web a quello di persona sono passati pochi mesi: alcuni di loro si sono incontrati nel maggio scorso al Salone del libro di Torino, dove la loro casa editrice - PAV edizioni - aveva organizzato un incontro-firmacopie con i lettori.
Tea Vergani ha mille altre idee in testa da realizzare. Quello che ho colto subito io è che la scrittrice, più che promuovere sé stessa, ha come obbiettivo valorizzare luoghi, persone e colleghi.
E' stato un vero onore per me essere sul palco insieme a lei.
Un piccolo lume tremolante avanzava lento dal fondo del lungo antro buio. In sottofondo, una vecchia aria in inquietante crescendo de "Belfagor, il fantasma del Louvre", costringeva il piccolo gruppo immobile a serrare ancora di più le fila. Tutti si guardavano attorno un po' smarriti, senza vedere realmente nulla al di là del proprio naso. Quell'improvviso balzo indietro nel tempo aveva fatto perdere loro qualsiasi sicurezza e più d'uno era già pentito di essersi fatto convincere a partecipare a quella visita notturna della Biblioteca Malatestiana.
★★★★☆
🍾 spumante
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