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Ho assistito alla presentazione del libro autobiografico "Flash" di Marcell Jacobs, campione olimpico nel 2021 a Tokyo nei 100 metri, al Salone del libro di Torino 2022. Solitamente chi scrive un'autobiografia da giovane, nel pieno della carriera, mi infastidisce, perché tendo a catalogare la pubblicazione dell'opera come un puro sfruttamento commerciale di un'impresa. La presentazione di Marcell Jacobs mi è piaciuta. Mi è parso umile, simpatico, intelligente e maturo. Un bel personaggio con un passato da raccontare, seppure molto giovane. Una volta tornata a casa, ho messo da parte i miei pregiudizi verso le biografie degli atleti in attività ed ho letto "Flash". In realtà non è una biografia, è il racconto della finale olimpica e di ciò che ha permesso a Marcell di trionfare. Il suo passato, le sue sconfitte e la sua forza di volontà e la capacità di affrontare i dolori  e gli insuccessi sono alla base del risultato ottenuto.  Una vittoria che è il punto di partenza di una vita ancora tutta da vivere, nonostante 3 figli e una finale olimpica già vinta. Cresciuto con i miti di Carl Lewis, Andrew Howe e Usain Bolt, lancia un messaggio ai giovani: se avete un sogno cercate di realizzarlo, con impegno, sacrifici e senza perdere di vista la meta. Racconta di trascorrere lunghi periodi lontano da casa, di sottoporsi a molti sacrifici, ma di restare sempre concentrato sull'obiettivo. Mi è piaciuto molto il suo discorso a Torino circa la perfezione che va perseguita sempre, anche se è praticamente impossibile raggiungerla, ma ci si può avvicinare. Marcell attribuisce il merito del suo successo sportivo allo staff di allenatori, fisioterapisti, mental coach che lo seguono, mentre la colpa quando le cose vanno male è solo sua. Nel libro Marcell Jacobs si mette a nudo raccontando dei suoi blocchi psicologici e del timore reverenziale che nutriva verso Filippo Tortu e del peso delle aspettative altrui. Che brutta cosa i timori reverenziali e le aspettative altrui... Bloccavano anche me da giovane. Non ho avuto, come lui, un mental coach che mi ha aiutata, ci sono riuscita da sola a sbloccarmi, ma dopo anni in cui mi presentavo in pista da favorita e nelle gare più importanti c'era sempre qualcuna che mi batteva ...le altoatesine in particolare. Avevo timore reverenziale verso le altoatesine. Lo sapevo. Lo avevo capito. Riuscivano sempre a rovinarmi la festa. La svolta in un campionato regionale assoluto sugli 800m a Rovereto in una caldissima serata estiva. Ai 200m dalla fine ero seconda. La prima, altoatesina, cambia marcia e mette tra me e lei qualche bel metro di distacco. A bordo pista il mio amico Mariano mi urla di cambiare ritmo, che posso riprenderla. Scarica di adrenalina, inizio la progressione,  la avvicino sempre più,  mi convinco di potercela fare, la supero sull'arrivo.  La vittoria mi sarà assegnata al fotofinish. Ho vinto tante altre gare, ho fatto risultati cronometrici migliori , ma quella resta la mia gara più importante, quella che mi ha dato più fiducia nelle mie capacità. "Flash" mi è piaciuto, perché anche se non siamo campioni olimpici, possiamo identificarci nei pensieri e nelle difficoltà di Jacobs. Ai giovani atleti la lettura potrebbe addirittura essere utile per riconoscere, affrontare e superare problematiche loro. Complimenti a Marco Ventura che ha supportato Marcell Jacobs nella stesura dei testi. "Se non sai chi sei per davvero, se non capisci le sofferenze o le mancanze che hai avuto, se non conosci il tuo valore come essere umano, è matematicamente impossibile che tu riesca a mettere in pista tutto quello che serve per distruggere i tuoi muri." ★★★★☆ 🍾 spumante scopri come valuto i libri foto Salone del libro di Torino
Uscirà il 5 maggio il nuovo romanzo giallo di Milka Gozzer, "Occhio per occhio". È il secondo della serie "I delitti di Capriata", dopo "Torna a casa, Viola!" È inutile che cerchiate il paese di Capriata su google, è un posto inventato dall'autrice, ma collocato tra luoghi reali della Valsugana e ispirato (forse) a Vetriolo Terme. In "Occhio per occhio" ritroviamo i protagonisti di "Torna a casa, Viola!": il barista Stefano, Viola (la pecora del Camerun), la figlia Betty, il Sergente Garcia, gli amici Roberto e Terry e i frequentatori del bar di Capriata che mi ricordano un po' i simpatici vecchietti del BarLume di Marco Malvaldi. Non è però necessario aver letto il primo volume per leggere il secondo. Ogni episodio è autoconclusivo. "A Capriata pare tornato finalmente il sereno, ma all’improvviso un nuovo atroce delitto arriva a turbare la quiete della montagna: la vittima in questo caso è una studentessa poco più che ventenne, Rosa Paladino, trovata morta nei boschi. Nulla è come sembra. E, mentre Stefano, il proprietario del bar del paesino, e i suoi amici sono impegnati a sbrogliare l’intricata matassa del mistero che avvolge il misero destino della ragazza, nuovi personaggi e colpi di scena finiscono per complicare non poco le indagini e le vite degli abitanti della zona. Anche a casa Mattivi non mancano i segreti: Betty, la figlia di Stefano, sembra afflitta da mille preoccupazioni, ma non ne vuole fare parola con il padre. Intanto il pastore Roberto, amico d’infanzia del barista di Capriata, pare scomparso nel nulla. Grazie all’insostituibile aiuto di Viola, la pecora del Camerun ormai divenuta la mascotte del gruppo, Stefano e il suo fidato Sergente Garcia riusciranno infine a giungere alla terribile verità che si cela dietro l’omicidio della giovane Rosa. Ma la potranno davvero considerare una vittoria, questa volta?" Molto belle le descrizioni dei luoghi e dei personaggi. Traspare l'amore dell'autrice per la sua terra, per le tradizioni popolari e la cucina tipica.Milka è sempre attenta ai particolari. L'uso frequente delle espressioni dialettali tradisce la sua passione per i luoghi,  le tradizioni,  il passato, la vita di montagna dove il progresso è rallentato rispetto alla città. Anche l'esperienza professionale giornalistica acquisita in passato dall'autrice caratterizza le trame dei suoi romanzi. Il finale è aperto e questo ci lascia pensare e sperare che Milka abbia già in mente un seguito. La copertina è artistica anche per questo secondo episodio dei "Delitti di Capriata". Si tratta di una rielaborazione grafica di un'opera dello scultore e pittore trentino Gianni Anderle intitolata "Trame". Molto bella. Voi cosa fate il prossimo fine settimana? Io una gita tra Vetriolo Terme, Castel Selva, Panarotta e Monte Fravort... Mi è venuta voglia di visitare i luoghi in cui sono ambientati gli eventi del romanzo. Nel blog potete leggere l'intervista all'autrice e la recensione di Torna a casa, Viola!, Racconti di viaggio Racconti di vita, Il gatto di Depero. "Il barista osservava con un certo scetticismo il forestiero che aveva davanti. Questi credono che salire una montagna sia come andare a fare la passeggiata sul lungomare! ★★★★☆ scopri come valuto i libri 🍾 spumante
E' uscito esattamente un mese fa l'undicesimo episodio di Rocco Schiavone "Le Ossa parlano", edito da Sellerio. Nonostante le indagini siano avvincenti e Antonio Manzini, in questo suo ultimo romanzo, abbia dato spazio quasi esclusivo al giallo, ciò che mi interessa maggiormente è l'evoluzione del personaggio, che episodio dopo episodio evolve e si fa amare sempre di più, con le sue debolezze, il lutto non completamente elaborato, le delusioni e la depressione. Rocco, con la vendita dell'appartamento romano, lascia per sempre la capitale. Si porta via un solo oggetto: lo specchio di Marina, dalla quale non riesce a distaccarsi. Al ritorno ad Aosta si ritrova ad indagare su delle ossa umane scoperte in un bosco. Sono i resti di un bambino scomparso sei anni prima. L'indagine è dolorosissima per tutta la squadra del vicequestore. Emerge una realtà tristissima, una storia di violenza, di infanzia negata, un mondo sommerso che una volta emerso si fatica a scrollarsi di dosso. Nonostante Manzini abbia riservato al caso la quasi totalità del racconto, la solitudine e la tristezza di Rocco si avvertono in ogni pagina. Sentimentalmente Rocco appare combattuto tra la giornalista Sandra e la collega Caterina, vuole una, l'altra o nessuna. E Marina è sempre nel suo cuore. Io vi confesso che faccio il tifo per Caterina. Mi è sempre piaciuta. Manzini lo sa già dove vuole arrivare. Ha più volte affermato che quello di Schiavone è un unico grande romanzo diviso in molte puntate. Io aspetto con ansia il prossimo episodio. E voi? L'indagine di questo romanzo mi ha ricordato Anime trasparenti di Daniele Bresciani, che ha come tema quello della pedofilia. Curiosità: si è svolto a dicembre presso la Facoltà di scienze cognitive a Rovereto un interessantissimo incontro tra lo scrittore Antonio Manzini e gli studenti del corso di Psicologia dinamica. Guidati dalla professoressa Paola Venuti, gli universitari hanno delineato il profilo psicologico di Rocco Schiavone: personaggio dai tratti schizoidi e borderline, introverso, ritirato e solitario, emozionalmente freddo e socialmente distante, con difficoltà a mostrare le emozioni, impulsivo, con scatti di rabbia immotivata ed intensa, affettivamente instabile. Tuttavia adattivo e funzionale, in progressivo miglioramento e in fase di eleborazione del lutto. Nel complesso non disturbato e mediamente sano. "Avrebbe voluto essere come Michela Gambino, con le sue folli certezze in un mondo lontano dalla realtà e dalle sue imperfezioni. Chissà, si domandò, ognuno si difende dalle botte della vita come può, magari costruendosi un universo parallelo a propria immagine e per la propria sicurezza, evitando le domande senza risposta e la paura della morte e della solitudine. Anche se Rocco non aveva paura della morte né della solitudine. L'abbandono, quello temeva da sempre. E più lo temeva, più la vita lo puniva. Amici, amori, famiglia, affetti sembravano allontanarsi da lui come calamite di segno opposto. Non sapeva come interrompere questa catena, si sentiva impotente e preda della crudeltà del destino. Forse, pensava, se riuscissi a superare il dolore del distacco, non soffrirei più, non succederà più che perda le persone a cui tengo." ★★★★☆ 🍋 limone scopri come valuto i libri
Mario Calabresi racconta in modo molto coinvolgente, quasi fosse un romanzo, la vita di Carlo Saronio, giovane benestante rapito negli anni Settanta dal gruppo di estrema sinistra Potere operaio. Saronio stesso ne aveva fatto parte, ma fu tradito dagli amici con cui aveva condiviso idee politiche e battaglie. A voler far emergere il ricordo di Carlo è stata la figlia Marta, nata otto mesi e mezzo dopo la morte del padre, avvenuta il giorno stesso del rapimento a causa di un errato uso del narcotizzante da parte dei rapitori. Per quarantacinque anni Marta non ha chiesto nulla a nessuno di suo padre. Temeva che far affiorare i ricordi potesse essere troppo doloroso per la madre e la nonna. Un giorno parla con il cugino Piero, missionario, e insieme decidono che è arrivato il momento di capire chi era veramente Carlo Saronio, di scoprire "quello che non ti dicono". Piero e Marta hanno entrambi letto "La mattina dopo" di Mario Calabresi. Concordano che lui sia la persona in grado di aiutarli a fare luce sulla vita di Carlo. Piero scrive a Calabresi una mail, Marta si presenta a lui al termine di un evento letterario. Dopo una iniziale incertezza, Mario Calabresi comincia ad aprire armadi, sfogliare album di foto, visitare i luoghi in cui Carlo viveva, studiava, incontrava gli amici. Calabresi è costretto a tornare agli anni settanta, a fatti che lo toccano in prima persona. Anche lui, come Marta, ha perso il padre per mano di terroristi. Mario Calabresi, giornalista, è stato direttore di "La Stampa" e "La Repubblica". Oltre a "Quello che non ti dicono" ha scritto: "Spingendo la notte più in là", "La fortuna non esiste", "Cosa tiene accese le stelle", "Non temete per noi, la nostra vita sarà meravigliosa" e "La mattina dopo". “Quello che non ti dicono, alla fine te lo vai a cercare.” ★★★★☆ 🍷 vino rosso scopri come valuto i libri
Chi di voi mi legge da un po' di tempo, sa che nei miei consigli di lettura non rivelo mai troppo della trama del romanzo. Anche in questa occasione non mi dilungherò. Ne "Il gatto di Depero" di Milka Gozzer la vita del pittore futurista trentino Fortunato Depero ci viene raccontata da un falegname morto: Mario Nicoluzzi, in vita esperto nella lavorazione del legno con il tornio, suonatore di basso, maratoneta, amante delle frasi palindrome. A Milka Gozzer non piace categorizzare i suoi romanzi e "Il gatto di Depero" infatti è un mix di generi: un po' storia vera, un po' invenzione e un "giallo" da risolvere. Fin da subito si intuisce che un malinteso legato "al gatto di Depero" ha rovinato il rapporto di amicizia tra il famoso pittore futurista e l'abile falegname roveretano. Nel raccontare l'origine e l'evoluzione di questo malinteso, l'autrice ripercorre la storia del Trentino dalla prima guerra mondiale agli anni Sessanta e l'intera vita dell'artista. Questo romanzo ha il grande pregio di farci conoscere Fortunato Depero e ci aiuta a comprendere le sue scelte, molto criticate per la sua presunta vicinanza al fascismo. Milka Gozzer ha una scrittura estremamente avvincente e coinvolgente. Se iniziate un suo romanzo, mettete subito in conto che non riuscirete tanto facilmente ad interromperlo per fare altro. Sa coinvolgere a tal punto che tutto il resto passa in secondo piano. "Può sembrare strano, ma quando sei morto non nutri rancore. I fatti belli e brutti ti appaiono come sulle pagine di un romanzo. Spesso mi sorprendo di aver vissuto quello che ho vissuto senza che io lo avessi cercato, a differenza di Fortunato che invece si dannava come un ossesso. Un fuoco aveva dentro, avrebbe potuto incendiare la mia bottega e tutto il legname ammonticchiato, se solo avesse voluto. Adesso che sono morto vedo chiaramente la natura di quel fuoco e penso ancora a quel dannato gatto. Sì, un gatto di legno. Rifletto spesso su quante possibilità ci fossero. Passo il mio tempo a formulare ipotesi, così, per non annoiarmi. Con il senno di poi è pieno il cimitero, diceva mio padre. Appunto." Qui potete leggere l'intervista a Milka Gozzer. ★★★★☆ scopri come valuto i libri 🍞 pane È in corso al Mart di Rovereto la mostra "Depero New Depero", una grande esposizione dedicata a Fortunato Depero che esplora la modernità delle sue sperimentazioni e l'influenza delle sue ricerche negli ambiti dell'arte, della moda, del design e del fumetto dagli anni Settanta ad oggi. Esposti circa 500 lavori tra opere, disegni, mobili, oggetti, manifesti, fotografie, libri e riviste; una decina di video e film realizzati negli ultimi venti anni; fumetti e oggetti di design, oltre ai famosi bozzetti pubblicitari Campari.
La pista di ghiaccio di Roberto Bolano è un romanzo giallo molto avvincente. La storia è originale e interessante. Tutto ruota attorno alle vicende di tre innamorati e un cadavere ritrovato. Tre voci si alternano nella narrazione dei fatti: quella di un messicano in esilio, innamorato di Caridad, clandestina che vive in un campeggio a "Zeta" (non sarà mai svelato il nome vero della città) e che circola sempre con un coltello nascosto sotto la maglia; quella del gestore del campeggio che ha una storia con la campionessa di pattinaggio Nuria e quella di un grasso funzionario socialista, innamorato della bellissima pattinatrice, che utilizzando fondi pubblici, farà costruire una pista di ghiaccio dentro una grande villa abbandonata di proprietà comunale. Ascoltatelo o leggetelo! Ne vale veramente la pena. Ore di lavoro davanti al computer negli ultimi giorni mi hanno affaticato gli occhi e fatto passare la voglia di leggere la sera, ma non quella di immergermi in un racconto. Quindi, prendendo spunto dai suggerimenti ascoltati al festival letterario "Intermittenze" di Riva del Garda da parte di due redattrici storiche del programma "Ad alta voce", ho "letto con le orecchie" ascoltando il romanzo di Roberto Bolano.

"Ad alta voce" è un programma di Radio3, nato nel 2002 per dare voce e suono ai romanzi. Un format che ha anticipato quello degli audiolibri. Tutte le puntate sono ascoltabili sul sito RaiPlay. Ve lo consiglio! ★★★★☆ 🍾 spumante scopri come valuto i libri
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Mi chiamo Cristiana Bresciani, sono una mamma lavoratrice, sportiva e mangiatrice di libri. Vivo in Trentino, sul Lago di Garda. Amo viaggiare con la testa tra nuvole di libri e nel mondo con i piedi agganciati ai pedali di una bicicletta.

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Al termine di ogni mia recensione troverete un numero di stelline che corrispondono ad un mio giudizio complessivo sul libro e uno o più simboli di cibo che evocano le emozioni suscitatemi.

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