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Antonia Dalpiaz è trentina, scrittrice di poesie, di commedie dialettali e di romanzi. Ha pubblicato una trilogia dedicata alle donne e un e-book per ragazzi sul bullismo e infine "L'impronta dei giorni smarriti" con protagonista un uomo, Giulio. Le sue storie nascono mentre cammina, le elabora passeggiando, poi le riporta sulla carta. Ho assistito alla presentazione di questo romanzo presso la biblioteca di Arco. Il direttore Alessandro Demartin ha introdotto il libro e l'autrice. Demartin ha trovato nelle fasi iniziali del romanzo il protagonista respingente e la casa in cui ha vissuto da bambino quasi una casa da film horror. Per me nulla di tutto questo. Io come Anita (un'amica del protagonista che avrà un ruolo importantissimo nel romanzo) ho trovato Giulio indifeso, fragile e spaventato. Ho compreso il suo stato d'animo fin da subito e sono entrata in empatia con lui. Questo dimostra quanto possono essere diverse le impressioni che un romanzo può suscitare. Giulio è un quarantenne che piace alle donne. Ragioniere. Lavora in banca. Serio, appare affidabile agli altri, tanto che molti si rivolgono a lui per risolvere problemi e chiedere consiglio. Lui non vede l'ora di isolarsi dal mondo e passare il tempo dopo il lavoro davanti alla tv con una birra in mano e non pensare a nulla per dimenticare il suo passato, la sua infanzia dolorosa. Molti sono i personaggi secondari: i clienti della banca, i colleghi, le donne che frequenta, i fratelli e Anita (una donna conosciuta da poco, più vecchia di lui, con cui si trova subito a suo agio e inizia ad aprirsi, perchè forse è più facile farlo con una sconosciuta). La madre è morta da molti anni. Giulio l'ha amata molto e la sua presenza si avverte in tutto il romanzo. Lei è al centro della storia, tutto ruota intorno a lei. Quando alla fine del romanzo emergerà tutta la verità e l'alone di mistero che avvolgeva l'infanzia di Giulio svanirà, tutti i tasselli della vicenda andranno al loro posto. Il racconto si sviluppa in modo originale, attraverso i punti di vista diversi dei vari personaggi. Un capitolo ciascuno. Ciò dà modo al lettore di farsi un'idea di quello che accade in modo più completo. Consente di ascoltare "più campane" La copertina è molto bella, il titolo azzeccatissimo e la storia avvincente. Peccato per i molti refusi, davvero fastidiosi, presenti nel romanzo e che non dipendono certo dall'autrice. Spero che nelle successive ristampe ci si ponga rimedio. Il cellulare manda il suo segnale di chiamata ma non risponde. Non gli interessa nemmeno sapere chi lo sta cercando. Sa che fuori da quelle stanze non c'è nessuno e niente che gli importi veramente. ★★★☆☆ 🥃 amaro digestivo scopri come valuto i libri
Pubblicato circa un anno fa in Italia, "Cattivi presagi" è il primo libro di una quadrilogia fantasy scritta da L.A. Di Paolo - autore americano con ascendenti italiani - e tradotta in italiano da Paolo Pilati. "Cattivi presagi", a cui ha fatto seguito "Prima eruzione", è stato preceduto dalla pubblicazione di "Ronin", un breve racconto che narra l'antefatto della vicenda. I racconti sono ambientati nell'universo dei Conquistatori di K'tara e narrano la storia di un popolo che vive in un tempo futuro su un pianeta distante nella galassia circa tremila anni. Le condizioni uniche di K'Tara hanno permesso lo sviluppo di una società umanoide superiore e altamente civilizzata. Si tratta di un fantasy quindi, ma con un pizzico di fantascienza. Protagonisti delle vicende sono il Gran Principe Aithen e il Principe Toras che si ritrovano a combattere contro una terribile Serpe dagli intenti distruttivi. Battaglie, colpi di scena e un numero infinito di personaggi secondari  caratterizzano il racconto. La trama è avvincente e complessa a tal punto da richiedere numerose appendici da consultare nel caso ci si dimentichi del ruolo di un personaggio o del significato di un termine. Si possono consultare anche le mappe del Regno per orientarsi meglio. Peccato che, per ora, non sia possibile leggere l'intera quadrilogia. In Italia risultano pubblicati i primi due libri, più un breve racconto che consiste nell'antefatto. Chi è abituato a leggere romanzi fantasý, conosce bene le dinamiche di lettura di questi romanzi lunghissimi, suddivisi in numerosi libri. Io, prima d'ora, escluso l'urban fantasy 1Q84 di Murakami - che però ho letto tutto d'un fiato dopo la pubblicazione del terzo libro - non ho mai dovuto attendere con impazienza di poter leggere il seguito di una storia. Non mi resta che aspettare che Di Paolo completi la stesura della saga e che Paolo Pilati termini la traduzione. Il traduttore è originario di Arco di Trento. Appassionato di letteratura, poesia e musica, suona nella band Electric Circus. Attualmente vive a Torino. Qui potete leggere la mia intervista al traduttore trentino. Curiosità: presso la biblioteca di Arco è disponibile per il prestito una copia di "Cattivi presagi" autografata dall'autore. "Le improvvise urla di Toras spezzarono la calma piatta del mezzogiorno. La sua pelle stava venendo straziata e ustionata dai raggi spietati dei Soli Gemelli , ai quali non importava né dell'identità della loro vittima, né del motivo per cui Toras giacesse disteso, mentre si apprestavano a raggiungere lo zenit del loro viaggio quotidiano attraverso il cielo di K'Tara. Eppure, non era quello il giorno in cui il giovane umano avrebbe permesso ai soli di consumare la sua carne. Nonostante urlasse di dolore, con il cuore a mille per il panico, la mente offuscata dal caldo e le gambe ancora vacillanti, Toras si alzò e corse verso il bosco più veloce che poteva. Provò un immediato senso di sollievo quando la boscaglia lo avvolse con un'aria fresca e umida." ★★★☆☆ 🍾 spumante scopri come valuto i libri
"La figlia oscura" è un brevissimo romanzo di Elena Ferrante caratterizzato da un profondo scavo psicologico. Leda è un’insegnante, divorziata, madre di due ragazze grandi. Rimasta sola a casa, in un'estate in cui le figlie hanno deciso di trascorrere del tempo col padre in America, la protagonista parte per una vacanza al mare in un paesino del sud. Dopo i primi giorni tranquilli, l’incontro con una chiassosa famiglia scatena una serie di spiacevoli eventi. Il romanzo prende il ritmo di un thriller. L'atteggiamento della protagonista diventa inquietante. I ricordi del suo passato difficile emergono. Leda, la protagonista, è una mamma che ha avvertito come schiacciante il peso della responsabilità di essere madre. Ed ora che le figlie sono grandi e lontane si sente sollevata. Si sente però in colpa di provare questo sentimento di sollievo. Leda amava le sue figlie, ma ha vissuto male la condizione di madre. Si sentiva non più libera, limitata nella possibilità di fare carriera. Si tratta di una protagonista respingente. Caratteristiche solitamente presenti negli antagonisti. Ho trovato un personaggio simile in "Questo giorno che incombe" di Antonella Lattanzi. E' il primo romanzo che leggo di Elena Ferrante. L'ho trovato interessante e molto ben scritto. La volontà dell'autrice di mantenere la sua identità sconosciuta, usando uno pseudonimo e non rivelandosi mai, nemmeno dopo l'enorme successo ottenuto, mi avevano reso antipatica la scrittrice (o scrittore?) e non avevo mai letto, prima d'ora, nulla di scritto da lei. L'occasione si è presentata con un gruppo di lettura. Mi dispiace molto non conoscere la biografia dell'autrice, perchè solitamente io mi documento sulla vita dello scrittore e spesso ciò mi aiuta a comprendere meglio le sue opere. Parlando con una mia amica psicologa di questa opera, di cui lei ha visto la trasposizione cinematografica, abbiamo concluso che molto debba esserci di autobiografico in questo romanzo, per il modo in cui è scritto, per la particolarità di alcuni dettagli che difficilmente possono essere descritti se non vissuti. La nostra idea è che Leda sia stata ispirata dalla madre della scrittrice. Chissà, forse un giorno scopriremo se la nostra tesi è corretta. "All'origine c'era un mio gesto privo di senso del quale, proprio perchè insensato, decisi subito di non parlare con nessuno. Le cose più difficili da raccontare sono quelle che noi stessi non riusciamo a capire." ★★★☆☆ scopri come valuto i libri 🥃 amaro digestivo
L'autore del romanzo fantascientifico "La finale olimpica" è Marco Giacomantonio, docente universitario di Economia Aziendale e atleta agonista (vanta sui 100m il primato di 10"7). La prefazione è di Andrea Benatti e la postfazione di Salvino Tortu, entrambi amici dell'autore e conosciutissimi nel mondo dell'atletica. Il primo, atleta master agonista e co-fondatore del notissimo sito web "Queen Atletica" e il secondo, allenatore e padre del fortissimo sprinter azzurro Filippo Tortu. Grande amante della letteratura fantascientifica, Marco Giacomantonio, prima di "La finale olimpica", ha pubblicato altri due romanzi dello stesso genere: "Più veloce della luce" e "Fantasia - Improvviso". "La finale olimpica" è stato scritto e pubblicato prima della vittoria di Marcell Jacobs alle Olimpiadi di Tokyo nei 100 metri piani (primo italiano nella storia a riuscirci), quindi si può dire che questo romanzo sia stato di buon auspicio per Marcell. I personaggi sono quasi tutti realmente esistenti e gli eventi narrati si svolgono durante le Olimpiadi di Las Vegas del 2092. Alessandro, il protagonista del romanzo,  durante la semifinale olimpica dei 100m si infortuna ed è costretto a disertare la finale. Dopo anni di sacrifici e duro allenamento,  il sogno di una vita sembra svanire. Forse però c'è un'altra possibilità: attraversare il tempo e lottare per la medaglia. In verità il viaggio nella quarta dimensione non è ritenuto possibile nemmeno nel XXI secolo e anche se lo fosse, Alessandro si interroga sulla correttezza nei confronti degli altri concorrenti. Correrà Alessandro la finale olimpica? Un romanzo fantascientifico ambientato nel mondo dell'atletica leggera, in cui le nuove tecnologie non hanno intaccato quelli che sono sempre stati i valori fondanti di questo sport: passione, sano agonismo e una continua sfida con sé stessi. Dopo un primo momento di spaesamento dovuto al fatto di non avere mai letto nulla di fantascientifico e non essere quindi abituata a fare i conti con multiverso, nanotecnologie e connessioni mentali, mi sono divertita un sacco. Il romanzo è avvincente e simpatico. Da ex atleta sono stata totalmente catturata dalla finale olimpica. Conosco molto bene quelle che sono le sensazioni, i riti e i pensieri pre e post gara. Un mondo, quello delle gare, che mi manca molto. Non mi dispiacerebbe poter fare un salto temporaneo in un mondo parallelo in cui poter di nuovo gareggiare. "L'atletica, come tutti sappiamo, è uno sport individuale: in gara sei da solo contro tutti e, anche in occasioni come le staffette o i campionati a squadre, è comunque la prestazione del singolo ad essere sotto i riflettori. Tuttavia, qui come nella vita, il lavoro in team è fondamentale: fare parte di un gruppo affiatato aiuta a crescere, a migliorare, a imparare gli uni dagli altri. Motiva e sprona a perseguire gli obiettivi con tenacia e determinazione." ★★★☆☆ scopri come valuto i libri 🍨 mousse alla fragola
Ho intervistato Marco Giacomantonio in occasione di un meeting di atletica svoltosi ad Arco (TN).
È uscito il mese scorso "Correre in aria" di Larissa Iapichino, Mondadori editore. Larissa, primatista mondiale under 20 indoor di salto in lungo,  è la figlia quasi ventenne (classe 2002, generazione Z, nativa digitale) di Fiona May e Gianni Iapichino. La madre conosciutissima sia nel mondo dell'atletica (due titoli mondiali e due medaglie d'argento alle olimpiadi e primatista italiana di salto in lungo) che dello spettacolo come attrice e ballerina. Il padre, ex astista (tre titoli italiani vinti in carriera), ex golfista professionista, musicista per passione e ora allenatore di Larissa. Nonostante io appartenga alla generazione X come i suoi genitori e solitamente non mi piaccia leggere le biografie di chi ha ancora tutta una vita davanti da vivere, questo libro mi ha incuriosita proprio perché mi chiedevo che tipo di romanzo fosse. Al termine della lettura ho concluso che si tratta di un libro molto indicato per le ragazzine. Il mondo raccontato è quello della scuola, delle amicizie nate sui campi di atletica, degli amori nati sui social, dei vestiti da indossare la mattina e il colore dello smalto da scegliere e abbinare all'outfit. Larissa tiene a sottolineare che lei è anche una "ragazza normale". Se siete amanti dell'atletica e adulti, scordatevi di trovare dettagli tecnici nel libro. Nemmeno una parola sull'allenatore. Sembra quasi che Larissa si alleni da sola. Ma non è una biografia, Larissa è troppo giovane per scriverla e davanti ha ancora tanta vita. Si tratta più di un racconto a metà strada tra la favola e il diario romanzato di alcuni mesi della vita di Larissa, quelli trascorsi tra il record del mondo e l'infortunio ai campionati italiani di Rovereto, passando per la maturità, una serie di pensieri "in libertà" alla ricerca di se stessa in cui affronta il tema della sua "autodeterminazione". Non ci sta Larissa a sentirsi definire "predestinata". Sì certo, i suoi geni sono buoni, ma il resto (scelte, determinazione, rinunce, fatica) è opera sua. Chi ha scritto veramente il romanzo? Se è tutta farina del suo sacco, Larissa ha talento anche per la scrittura. La narrazione è molto scorrevole e utilizza un linguaggio semplice e simpatico. Se l'editor le ha dato una mano a mettere ordine tra i suoi pensieri - che per come si descrive lei è facile siano usciti fuori dalla sua penna come un fiume in piena -  ha fatto un ottimo lavoro. "Ero predestinata a diventare quel che sono, a fare quel che faccio? Ho letto questa parola così tante volte, dopo quell'incredibile record di Ancona con cui ho eguagliato il record di mia madre a Valencia, nel 1986. Eguagliato: capito? Significa uguale fino all'ultimo dei 691 centimetri di salto." "A me piace pensare che tutto ciò che faccio dipenda da me, che non devo e non ho bisogno di accettare a priori una posizione, un'etichetta, un destino, ma che posso sempre guardarmi intorno, cercare ciò che è meglio e più giusto e andare a prendermelo saltando sempre un po' più in là." "Certe volte vorrei dimenticare tutto anche solo per un giorno e spegnermi senza dormire, lasciare spazio alle cose che non chiedono impegni e scadenze, rigore e determinazione. Alle cose che semplicemente accadono e non importa sapere precisamente quando e dove. Basterebbe quello." ★★★☆☆ 🍨 mousse alla fragola scopri come valuto i libri
"Il nome scomparso" di Fiorella Malchiodi Albedi è un originale romanzo che trae spunto da un bellissimo racconto di Dino Buzzati: "Inviti superflui", pubblicato per la prima volta sulla rivista "I libri del giorno" nel 1946 e successivamente incluso nella raccolta "Paura alla scala", una dichiarazione d'amore a una donna con la consapevolezza che il suo carattere e le sue passioni sono agli antipodi rispetto a quelle del narratore. Lui sentimentale e sognatore, lei attratta dai beni materiali. La prima cosa che ho fatto quando l'autrice mi ha inviato il romanzo, dopo aver letto la trama, è stato leggere il racconto di Buzzati, attorno al quale si snoda l'intreccio. E consiglio di farlo anche voi a questo link Alberto viene invitato ad una mostra di fotografi dilettanti. Rimane colpito da un solo scatto che ritrae le mani di una persona anziana, incrociate su un libro aperto. Le colleghe Michela e Ada a cui Alberto mostra la foto dell'opera che lo ha colpito riconoscono che le frasi del libro appartengono ad un racconto di Dino Buzzati, "Inviti superflui", ma che la versione del racconto ritratta nella foto non coincide con quella della edizione corrente. Nella foto appare il nome della donna a cui gli inviti sono rivolti, nella versione corrente non c'è. Il nome è scomparso. Incuriositi, i tre amici iniziano ad indagare. Questo breve romanzo mi è piaciuto molto. L'ho letto velocemente, in quanto avvincente. E' scritto bene, è scorrevole e a tratti divertente, ma per nulla banale. Molto moderna e attuale è la narrazione, in cui internet, le mail e i social sono presenti tanto quanto lo sono nelle nostre vite. La descrizione dei personaggi e lo scavo psicologico degli stessi sono molto efficaci. Si tratta di un romanzo breve che mescola un po' i generi. Non è un giallo, ma un romanzo che mischia vicende sentimentali con un mistero da risolvere. L'autrice di professione è anatomopatologa (quanti medici hanno la passione per la scrittura!) e ha scoperto questo amore non in giovanissima età. Una collega l'ha convinta a scrivere un racconto, risultato poi vincitore di un concorso letterario. Una raccolta di suoi racconti è stata pubblicata nel 2019, "Caldo cosmico e altri racconti" (Eretica edizioni). "Il nome scomparso" è il suo primo romanzo. Curiosità: il romanzo è stato pubblicato da Bookabook. Bookabook nasce nel 2014 da un’idea semplice: trasformare il lettore da consumatore a parte attiva della vita del libro. La selezione qualitativa è fatta dagli editor e prescinde da qualsiasi giudizio di commerciabilità. Il pubblico dichiarerà interesse o meno per il manoscritto, preordinandolo sulla base della lettura della sinossi e dell'anteprima. Se lo scritto riscuote un certo successo di interesse, valutato in base al numero di preordini, il libro sarà pubblicato. "Tu pensi mai alla morte?" "No, non direi." "Neanch'io, eppure è strano, è sempre lì con noi, dal nostro primo giorno. Me la immagino guardarci da dietro lo stipite di una porta, paziente, mentre noi viviamo ogni giorno la nostra vita, come se non esistesse. Sappiamo che è lì, ma facciamo finta di niente. Poi, a un certo punto, diventa reale." ★★★☆☆ 🍨 mousse alla fragola scopri come valuto i libri
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Chi sono

Mi chiamo Cristiana Bresciani, sono una mamma lavoratrice, sportiva e mangiatrice di libri. Vivo in Trentino, sul Lago di Garda. Amo viaggiare con la testa tra nuvole di libri e nel mondo con i piedi agganciati ai pedali di una bicicletta.

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