Voi avete guardato la prima puntata di Vanina? Io sì, ovviamente, come credo quasi tutti i lettori della Cassar Scalia. Per curiosità, se non altro. A me è piaciuta, anche se le differenze con i romanzi a cui si ispira la serie tv sono parecchie.
La prima puntata, andata in onda mercoledì scorso, era tratta da "Il re del gelato".
Le prossime tre puntate andranno in onda mercoledì 3, 10 e 17 aprile su Canale 5 e le trame si rifanno ai primi tre gialli con protagonista la vicequestore Giovanna Guarrasi, detta Vanina: Sabbia nera", "La logica della lampara" e "La salita dei saponari".
"Giallo Rivano" è il libro giusto per trascorrere una domenica di marzo che, come oggi, alterna il sole alla pioggia. Quando il sole "va in nuvola" e l'Ora del Garda soffia furiosa e gelida, è meglio chiudersi in casa al calduccio a leggere un libro.
Il medico altogardesano Vinicio Zuccali, già autore di tre interessanti libri con protagonista la montagna, si reinventa giallista e ambienta il suo ultimo romanzo in Trentino, tra Riva del Garda, San Michele all'Adige e la Valle di Ledro.
Un genere totalmente diverso dai tre precedenti: "La via dimenticata", "Il volo della farfalla" e "Everest", molto introspettivi.
Il romanzo, leggero e divertente, lascia comunque trasparire la cultura classica e le conoscenze scientifiche dell'autore, la sua passione per l'ambiente e il suo attento spirito di osservazione.
Il suo stile caratterizzato dalla ricerca del vocabolo perfetto, dai pensieri complessi e dai periodi ricchi di metafore, è lo stesso dei precedenti romanzi e, come dice l'autore, è il "mio ritmo, la mia musica". Un ritmo che si impara presto a conoscere ed amare.
Nel romanzo molti sono i riferimenti locali: il Brolio, il Bastione, la Rocchetta, cima d'Enzima, la vicina Arco e tanti altri.
Tornando al giallo in senso stretto - di cui vorrei non svelarvi troppo per non rischiare di rovinarvi un finale davvero inaspettato - questo inizia ai primi di marzo con il ritrovamento del cadavere di una bella e giovane donna nel parco del Brolio di Riva del Garda. E' stata uccisa con un colpo alla nuca calibro sette e sessantacinque. Si scoprirà poi essere nubile, residente a Campi e insegnante all'istituto agrario di San Michele all'Adige. Ad occuparsi dell'indagine il vicequestore Sarti, non troppo avvezzo a quel genere di delitti. Saprà comunque cavarsela più che bene nel risolvere un caso davvero complesso che lo porterà ad indagare in lungo e in largo per tutto il Trentino, sfrecciando in auto giù per il "Bus de Vela", andando a vivere in quel di Campi, frequentando le lezione dell'istituto agrario e giungendo ad una soluzione, per nulla scontata, grazie al suo spirito di osservazione e all'indagine condotta a trecentosessanta gradi.
Non mancano le non tanto velate critiche dell'autore all'urbanizzazione selvaggia della "Busa", le perplessità nei confronti della reintroduzione dell'orso in Trentino e un'analisi psicologica sulla vita frenetica che purtroppo conduciamo oggi un po' tutti. Traspare l'orgoglio per questa terra trentina che nonostante "gli attacchi" da parte dell'uomo, conserva luoghi paesaggisticamente incontaminati e affascinanti. E non dimentichiamo l'Ora del Garda, co-protagonista dell'intero romanzo!
"Una sottile intuizione come una fievole lampadina, accesa all'inizio solo a intermittenza, dalle profondità della subliminarietà iniziò a guadagnare il flusso del pensiero del vicequestore sino a divenire luce accecante: all'improvviso c'era nella scena del delitto qualcosa di meno indefinito che andava suggerendo che all'altro capo di quell'atto ci fosse una mano omologa. "
★★★★☆
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Quella di oggi è una recensione molto particolare che mette a confronto le protagoniste di due serie di gialli: Penelope Spada di Gianrico Carofiglio e Selma Falck di Anne Holt.
Le due protagoniste sono molto simili: entrambe sono accomunate da un evento che ne ha determinato il passaggio da una carriera di grande successo e da una posizione di potere ad una vita professionale e personale di povertà e solitudine.
Entrambe sono state costrette a reinventarsi una vita e hanno saputo risollevarsi dal baratro in cui erano cadute.
Nelle loro vite ci sono uomini occasionali, vizi e incarichi di investigazione non regolari.
Entrambe sono state delle atlete di alto livello (Penelope ex campionessa di salto con l'asta e Selma nella pallamano) e sono, nonostante tutto, delle cinquantenni in perfetta forma fisica.
Selma Falck è un ex avvocato di grido, ha perso tutto: il marito, i figli, il lavoro e il suo vecchio giro d'affari a causa del vizio del gioco. Vive ad Oslo e saprà riscattarsi e raggiungerà nuovamente il successo grazie alla soluzione di casi complicatissimi e ad un uso molto efficace dei social.
Incontriamo Selma in "La pista", "La tormenta" e "Lo sparo".
Penelope Spada è un ex pubblico ministero milanese che ha dovuto lasciare la professione a seguito di un'indagine in cui ha tenuto un comportamento non adatto al suo ruolo. Da allora vive una vita sull'orlo della depressione, quasi alcolizzata e con numerose e sregolate avventure sessuali.
In "Rancore" si chiariranno molti aspetti che in "La disciplina di Penelope" erano stati volutamente non svelati.
Io ho amato moltissimo entrambe le protagoniste di questi due romanzi.
Ho apprezzato di piu la scrittura di Carofiglio rispetto a quella della Holt. L'ex magistrato riesce a trattare e far comprendere cavilli giuridici spiegandoli con chiarezza e semplicità e mai in modo banale.
È curioso che Carofiglio sia un ex magistrato che racconta di una ex magistrata, mentre Anne Holt nella vita sia un'avvocatessa, oltre che politica e giornalista, e la sua Selma sia una ex avvocatessa.
In "Rancore", Penelope Spada indaga sulla morte di un professore universitario ricco e potente morto all'improvviso. Il medico certifica per cause naturali. La figlia però non ci crede, sospetta della giovane e bellissima seconda moglie e si rivolge a Penelope per scoprire la verità.
Nel romanzo "La tormenta" Selma Falck si risveglia nuda, intrappolata in una capanna in fiamme su una montagna ricoperta di neve. Non ha idea di dove si trovi né ricorda come ci sia arrivata. Deve trovare il modo di sopravvivere e poi capire cosa sia successo. Quando Selma inizia a ricordare scopre che quello che sembrava un incidente è invece il primo di una serie di crimini contro il futuro dell'intero paese.
"La solitudine è la peggiore scusa del mondo per non affrontare la vita." ★★★☆☆scopri come valuto i libri
🍞 pane
Il vice questore Rocco Schiavone e l'amico Brizio intraprendono un viaggio in Sud America alla ricerca di Furio, a sua volta alla ricerca di Sebastiano, l'amico "traditore".
Si tratta di un racconto breve che serve all'autore per spiegare che fine ha fatto Sebastiano, fuggito dopo aver tradito Rocco e gli inseparabili amici di sempre.
Sconsigliatissimo a chi non ha letto tutto, ma proprio tutto, di Rocco Schiavone.
Io avrei preferito che l'autore svelasse il mistero inserendolo in un romanzo giallo. Fino ad ora Manzini ci aveva raccontato l'evoluzione del personaggio di Rocco, la sua vita, i suoi amori, le sue debolezze parallelamente al racconto di inchieste investigative.
Il libro non è stato molto apprezzato dagli appassionati lettori. Manzini in una recente intervista ha risposto così alle critiche ricevute: "Non so da cosa dipenda l’amaro che rimane in bocca al lettore. Dal finale? Dalla nouvelle intera? È un libro sull’amicizia, sul valore assoluto di un rapporto che si instaura fra esseri umani senza secondi fini o interessi. È quindi un argomento delicato, non sempre si riesce a perdonare o a vendicare un torto. La chiusura di un rapporto così profondo è soggettiva, insindacabile, a mio parere, ed io ho cercato di far comprendere al lettore un pezzo dell’anima di un un uomo come Rocco: che reagisce come sa e come può. Se questo non è piaciuto, mi dispiace ma il libro per me è concluso come meglio non avrei potuto".
Mi consola sapere che altro leggeremo ancora di Rocco Schiavone e probabilmente questa "parentesi esplicativa" serviva all'autore per chiudere definitivamente un capitolo della vita del vice questore.
Sono anni che scherzosamente nelle interviste Manzini afferma che nel "prossimo episodio Schiavone morirà". Nella realtà l'autore ama questo personaggio quanto noi e molte vicende personali di Rocco sono ancora aperte, confuse e da chiarire. Altri episodi arriveranno e noi restiamo in attesa.
Curiosità: il titolo del libro è chiaramente ispirato al film commedia degli anni Sessanta "Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l'amico misteriosamente scomparso in Africa?" diretto da Ettore Scola e interpretato da Nino Manfredi e Alberto Sordi.
"Sebastiano l'aveva tradito, un'amicizia lunga quarant'anni e che amicizia non era, dopo la morte di Marina era stato il dolore più profondo della sua vita. Non voleva saperne più nulla di Sebastiano, dimenticare la voce, il viso e il colore degli occhi: anche le storie vissute insieme. Sebastiano doveva trasformarsi in un'ombra, una velatura nel mondo dei ricordi per dissolversi con gli anni fino a trasformarsi in fumo, un filo grigio e sottile che si sarebbe confuso con l'aria e col cielo."
★★☆☆☆
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Senza dirci addio. Titolo bellissimo per il terzo e probabilmente penultimo romanzo con protagonista Dario Corbo. Molto belli i primi due gialli della serie scritti da Giampaolo Simi, non all'altezza dei precedenti il terzo. Ho faticato a leggerlo, ho impiegato mesi. Non mi prendeva. E per di più il finale è volutamente aperto. Simi sta scrivendo l'ultimo episodio.
Chi ha letto "La ragazza sbagliata" e "Come una famiglia" conosce già Dario Corbo.
Dario che, come me, ha impiantato nel petto un registratorino che monitora il suo cuore, è un ex giornalista di nera e ora dipendente della Fondazione Beckford, guidata dalla figlia del celebre scultore.
Nora Beckford ha scontato 15 anni in carcere per omicidio e la vicenda è narrata ne "La ragazza sbagliata". Dario ne è follemente innamorato. Cosa provi Nora per lui è un mistero.
In "Senza dirci addio" Dario si trova ad indagare sull'omicidio della sua ex moglie. Apparentemente si tratta di un investimento da parte di un pirata della strada, ma al giornalista i conti non tornano fin da subito.
Consigliato solo a chi ha letto i primi due romanzi e vuole completare la serie.
"L'odore pastoso di grassi saturi e sfrigolanti mi riporta a quando niente poteva farmi male. È l'unico luogo dove vorrei stare, adesso, ma il tempo ci rapisce e non chiede neppure riscatti."
"Era quella la felicità, ma quando la vivi non la riconosci perché la felicità non è come nei film, non senti salire una musica sognante."
★★☆☆☆
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🍕 pizza
Fango rosso è il terzo volume della serie “I delitti di Capriata” di Milka Gozzer che segue "Torna a casa, Viola" e "Occhio per occhio".
Si tratta di una serie di gialli "leggeri", avvincenti e divertenti, ma allo stesso tempo non banali. C'è sempre un tema importante che Milka affronta.
Non so francamente se questo terzo episodio dei delitti di Capriata sia il più bello, sono tutti bellissimi e su di me hanno l'effetto di "rapirmi". So però che, come mi è successo con Rocco Schiavone, più episodi leggo, più mi affeziono ai personaggi.
In questo terzo giallo tanto spazio è dato al Sergente Garcia, alias il "quasi" maresciallo Luigi Bortolotti.
Questa volta le sue intuizioni sono fondamentali per trovare il colpevole dell'omicidio di una dipendente delle terme di Capriata, avvenuto nei sotterranei dello stabilimento termale. Molte vicende della sua storia personale e della moglie Clara emergeranno in seguito all'omicidio.
Restano invece molti misteri ancora da scoprire sul passato del barista Stefano e della figlia Betty che sicuramente Milka ci svelerà nei prossimi romanzi.
Viola, la pecora del Camerun di Stefano, protagonista indiscussa dei primi due romanzi, questa volta non c'è. È in "vacanza" all'alpeggio da Roberto, il pastore amico del barista che si ritrova attaccato sui social dagli animalisti per presunti maltrattamenti agli animali.
Non manca invece la giornalista Pamela Gigli, instancabile cronista alla ricerca più della verità che dello scandalo per vendere copie. Grazie alla sua esperienza di giornalista professionista, l'autrice, attraverso Pamela, ci rende partecipi della dura vita del cronista che vive costantemente nel terrore di "prendere il buco" dalla concorrenza e combattuto tra una notizia "verificata" e il sensazionalismo.
Ogni episodio è autoconclusivo quindi potete fare come vi pare: leggerne solo uno o seguire la sequenza. Io vi consiglio di partire dal primo.
In realtà io sono un po' in ritardo nella lettura della serie. Un quarto episodio, "Gelosia canaglia" è già uscito e rimedierò prestissimo.
Se vi divertono le storie dei "vecchietti del Barlume", se vi piacciono i detective improvvisati, se amate immergervi con la mente nella cultura, nel dialetto, nelle tradizioni, anche culinarie, dei luoghi in cui sono ambientati i gialli, i delitti di Capriata fanno per voi!
Nel blog potete leggere l'intervista all'autrice e la recensione di Torna a casa, Viola!, Occhio per occhio, Racconti di viaggio Racconti di vita, Il gatto di Depero.
★★★★☆
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🍨 mousse alla fragola
Finalmente sono riuscita a prendermi il tempo per leggere e l'ho fatto con ELP, ultimo romanzo con protagonista il vicequestore Rocco Schiavone, pubblicato da pochissimo da Sellerio.
Oramai Rocco è diventato uno di famiglia. Noi che abbiamo letto le sue avventure fin dall'inizio ed abbiamo imparato a comprenderlo ed amarlo, aspettiamo sempre con trepidazione che Antonio Manzini ci racconti nuovamente di lui.
Rispetto ai primi romanzi con Schiavone protagonista, questi ultimi episodi sono molto più "narrativi" e molto meno "gialli".
I delitti e le indagini ci sono, ovviamente, ma c'è tanta introspezione.
Rocco è stanco, depresso, forse innamorato, ma non ne è consapevole. Sandra e Caterina gli ronzano ancora intorno. Io faccio il tifo (da sempre) per Caterina. Sandra secondo me non fa per lui. Troppo radical chic, eppure Rocco pensa a lei. E Caterina? Va bene solo per andarci a letto? Non credo proprio... Rocco sembra refrattario ad impegnarsi sentimentalmente. La presenza di Marina nei suoi pensieri è costante, segno che Rocco è molto in crisi.
Furio e Brizio sono vicini a lui. Sono saliti ad Aosta da Roma.
La squadra di collaboratori sta diventando per Rocco molto importante dal punto di vista affettivo. Schiavone non chiede aiuto, nonostante ne abbia bisogno. I suoi collaboratori invece si affidano a lui. Piano piano si stanno creando tra loro legami e solide amicizie.
Chissà cosa avrà in mente Manzini per Rocco. Evolverà ulteriormente il suo personaggio? Troverà mai pace?
ELP è molto più lungo dei precedenti romanzi. Due sono le indagini in corso: due omicidi, uno dei quali attribuito ad un movimento ambientalista.
Manzini ci fa riflettere sulla necessità di una svolta nei nostri comportamenti per arginare i danni all'ambiente. Ci fa riflettere anche su molte altre questioni, ma non vi svelerò altro, vi rovinerei la lettura. Io odio gli spoiler...
"Il futuro non esiste perchè appena lo vivi diventa passato" gli aveva detto una volta qualcuno, o forse lo aveva letto su un muro o magari l'aveva pensato lui durante una notte insonne.
L'autoanalisi era una novità. Non che provasse rimorso e sensi di colpa per quello che era successo. Cercava solo di analizzare con freddezza, come guardandosi dal di fuori, il suo comportamento e le sue reazioni. Riflessi, cioè, del suo vivere quotidiano.
Ripenso alle parole di Alberto sulla vita che è meravigliosa, troppo bella per trascorrerla da soli. Forse poi la differenza sta tutta lì. Chi è riuscito a lasciarsi andare e chi invece no, è rimasto fermo, al palo, e la vita s'è limitato a guardarla.
★★★★☆
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🍷 vino rosso
Ho faticato un po' all'inizio ad entrare nella trama del romanzo giallo "La pista" di Anne Holt. Alla fine però l'ho apprezzato e in particolare mi è piaciuta molto la protagonista, che ho trovato per molti aspetti un personaggio simile alla Penelope di Carofiglio.
Una sciatrice viene accusata di doping a pochi mesi dalle Olimpiadi. Uno sciatore viene ritrovato morto in circostanze poco chiare. Selma Falck, ex atleta di fama mondiale ed ex avvocatessa di successo, ha perso lavoro, marito e figli a causa di un vizio che l'ha rovinata finanziariamente. La sua vita precipita nel baratro della solitudine e della disperazione, fino a quando il padre della campionessa accusata di doping, convinto si tratti di un sabotaggio, chiede a Selma di trovare le prove per scagionare la figlia. Selma è obbligata dalla sua situazione personale ad accettare l'incarico e inizia a investigare.
Questo romanzo giallo è il primo con protagonista Selma Falck, a cui hanno fatto seguito "La tormenta" e "Lo sparo".
"Le persone parlavano. Con i coniugi. Con gli amici più intimi. A letto. Da ubriache. Ovunque. Come mezzo di ingraziarsi qualcuno. Rendersi interessanti. "Non dirlo a nessuno" era probabilmente la richiesta che era stata e continuava a essere infranta con più frequenza nella storia dell'umanità."
★★★☆☆
🍞 pane
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Uscirà il 5 maggio il nuovo romanzo giallo di Milka Gozzer, "Occhio per occhio". È il secondo della serie "I delitti di Capriata", dopo "Torna a casa, Viola!"
È inutile che cerchiate il paese di Capriata su google, è un posto inventato dall'autrice, ma collocato tra luoghi reali della Valsugana e ispirato (forse) a Vetriolo Terme.
In "Occhio per occhio" ritroviamo i protagonisti di "Torna a casa, Viola!": il barista Stefano, Viola (la pecora del Camerun), la figlia Betty, il Sergente Garcia, gli amici Roberto e Terry e i frequentatori del bar di Capriata che mi ricordano un po' i simpatici vecchietti del BarLume di Marco Malvaldi.
Non è però necessario aver letto il primo volume per leggere il secondo. Ogni episodio è autoconclusivo.
"A Capriata pare tornato finalmente il sereno, ma all’improvviso un nuovo atroce delitto arriva a turbare la quiete della montagna: la vittima in questo caso è una studentessa poco più che ventenne, Rosa Paladino, trovata morta nei boschi.
Nulla è come sembra.
E, mentre Stefano, il proprietario del bar del paesino, e i suoi amici sono impegnati a sbrogliare l’intricata matassa del mistero che avvolge il misero destino della ragazza, nuovi personaggi e colpi di scena finiscono per complicare non poco le indagini e le vite degli abitanti della zona.
Anche a casa Mattivi non mancano i segreti: Betty, la figlia di Stefano, sembra afflitta da mille preoccupazioni, ma non ne vuole fare parola con il padre. Intanto il pastore Roberto, amico d’infanzia del barista di Capriata, pare scomparso nel nulla.
Grazie all’insostituibile aiuto di Viola, la pecora del Camerun ormai divenuta la mascotte del gruppo, Stefano e il suo fidato Sergente Garcia riusciranno infine a giungere alla terribile verità che si cela dietro l’omicidio della giovane Rosa.
Ma la potranno davvero considerare una vittoria, questa volta?"
Molto belle le descrizioni dei luoghi e dei personaggi. Traspare l'amore dell'autrice per la sua terra, per le tradizioni popolari e la cucina tipica.Milka è sempre attenta ai particolari. L'uso frequente delle espressioni dialettali tradisce la sua passione per i luoghi, le tradizioni, il passato, la vita di montagna dove il progresso è rallentato rispetto alla città. Anche l'esperienza professionale giornalistica acquisita in passato dall'autrice caratterizza le trame dei suoi romanzi.
Il finale è aperto e questo ci lascia pensare e sperare che Milka abbia già in mente un seguito.
La copertina è artistica anche per questo secondo episodio dei "Delitti di Capriata". Si tratta di una rielaborazione grafica di un'opera dello scultore e pittore trentino Gianni Anderle intitolata "Trame". Molto bella.
Voi cosa fate il prossimo fine settimana? Io una gita tra Vetriolo Terme, Castel Selva, Panarotta e Monte Fravort... Mi è venuta voglia di visitare i luoghi in cui sono ambientati gli eventi del romanzo.
Nel blog potete leggere l'intervista all'autrice e la recensione di Torna a casa, Viola!, Racconti di viaggio Racconti di vita, Il gatto di Depero.
"Il barista osservava con un certo scetticismo il forestiero che aveva davanti.
Questi credono che salire una montagna sia come andare a fare la passeggiata sul lungomare!
★★★★☆
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🍾 spumante
I gialli di Cristina Cassar Scalia sono sempre piacevoli. L'autrice siciliana scrive bene, sa tenere alta l'attenzione e con la vicequestore Vanina Guarrasi ha creato un personaggio molto interessante.
Negli ultimi anni sono state molto apprezzate "le serie gialle" come il commissario Montalbano, Rocco Schiavone, Saverio Lamanna, i vecchietti del Barlume, Carlo Monterossi, tutte trasformate in serie tv. Presto dovrebbe diventarlo anche la storia di Vanina.
Pagina dopo pagina, episodio dopo episodio, il personaggio principale si fa conoscere meglio, evolve ed i lettori si affezionano a lui.
È così anche per Vanina. Noi lettori amiamo il suo intuito e il suo decisionismo sul lavoro e comprendiamo la sua indecisione in campo amoroso. E molti di noi invidiano a Vanina la fortuna, vivendo in Sicilia, di poter gustare squisiti piatti siciliani che l'autrice cita in abbondanza con dovizia di succulenti particolari.
Nell'ultimo romanzo "Il talento del cappellano", il quinto della serie, Vanina si trova, in periodo natalizio, ad indagare su un duplice delitto: due assassinati, a distanza di poche ore, ritrovati insieme. Apparentemente tra loro scollegati: una dottoressa e un religioso.
Nelle indagini Vanina è aiutata dal commissario in pensione Patanè, presente ormai in tutte le indagini della vicequestore e da una squadra sempre più affiatata.
False piste, colpi di scena e infine la soluzione del caso.
Nel frattempo la storia d'amore tra Vanina e il magistrato Paolo Malfitano procede con un passo avanti e due indietro.
Cristina Cassar Scalia ha da poco annunciato che sta scrivendo la prossima avventura. Speriamo che nel prossimo romanzo Vanina faccia due passi avanti, si chiarisca un po' le idee. Lo spasimante pediatra, rivale del magistrato, saprebbe forse dare a Vanina un po' di serenità.
Nel blog potete leggere, della stessa autrice, anche le recensioni di: La salita dei saponari, L'uomo del porto e Tre passi per un delitto.
"Aveva smesso di nevicare da un paio d'ore e il cielo s'era riempito di tutte le stelle che l'occhio umano è in grado di distinguere. Ai bordi della strada che si inerpicava su per la muntagna, cumuli di neve seppellivano i muretti di pietra lavica. Così imbiancato, il paesaggio intorno, invisibile nel buio della notte, doveva essere uno spettacolo."
★★★☆☆
🍨 mousse alla fragola
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La pista di ghiaccio di Roberto Bolano è un romanzo giallo molto avvincente. La storia è originale e interessante. Tutto ruota attorno alle vicende di tre innamorati e un cadavere ritrovato.
Tre voci si alternano nella narrazione dei fatti: quella di un messicano in esilio, innamorato di Caridad, clandestina che vive in un campeggio a "Zeta" (non sarà mai svelato il nome vero della città) e che circola sempre con un coltello nascosto sotto la maglia; quella del gestore del campeggio che ha una storia con la campionessa di pattinaggio Nuria e quella di un grasso funzionario socialista, innamorato della bellissima pattinatrice, che utilizzando fondi pubblici, farà costruire una pista di ghiaccio dentro una grande villa abbandonata di proprietà comunale.
Ascoltatelo o leggetelo! Ne vale veramente la pena.
Ore di lavoro davanti al computer negli ultimi giorni mi hanno affaticato gli occhi e fatto passare la voglia di leggere la sera, ma non quella di immergermi in un racconto. Quindi, prendendo spunto dai suggerimenti ascoltati al festival letterario "Intermittenze" di Riva del Garda da parte di due redattrici storiche del programma "Ad alta voce", ho "letto con le orecchie" ascoltando il romanzo di Roberto Bolano.
"Ad alta voce" è un programma di Radio3, nato nel 2002 per dare voce e suono ai romanzi. Un format che ha anticipato quello degli audiolibri.
Tutte le puntate sono ascoltabili sul sito RaiPlay.
Ve lo consiglio!
★★★★☆
🍾 spumante
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Ringrazio Milka Gozzer per avermi dato l'opportunità di leggere il suo romanzo in anteprima (uscirà il 28 ottobre).
Quando l'ho ricevuto, senza nessuna intenzione di leggerlo in quel momento, ho iniziato a scorrere, per curiosità, le pagine sul mio e-reader.
Ora vi racconto come è andata.
La citazione iniziale di Alda Merini mi predispone bene. Non amo particolarmente la poesia, ma adoro la poetessa dei navigli.
Tre ore dopo sono ancora lì, incollata alle pagine.
Stefano gestisce l'unico bar di Capriata, paese di montanari che l'amministrazione locale cerca di trasformare in località turistica, sfruttando le terme (già meta asburgica di vacanza) e inventandosi una leggenda sul destino dei figli del re Fravort.
Viola, la sua pecora del Camerun, è sparita. Stefano è in ansia.
(Mi sembra di rivedermi nel giorno in cui la mia gatta Frida sparì. Non era tornata a casa a dormire la notte e il mattino dopo non si trovava. La mia ansia cresceva ogni minuto di più, pensando ad un incidente o ad un rapimento. Alla fine tutto si risolse per il meglio. Era rimasta chiusa in un garage.)
Non c'è solo il mistero della pecora scomparsa da risolvere. Bruno Corni, il taxista del paese, viene ucciso con un colpo sparato a bruciapelo. Sembra un'esecuzione. Eppure Bruno è una brava persona, limpido, un gran lavoratore. La sparizione di Viola e l'omicidio sono eventi legati?
Non solo giallo, però, in questo romanzo di Milka Gozzer che, come spiega l'autrice nella nota finale, è nato come racconto, per poi evolvere in romanzo breve e infine in un romanzo giallo.
L'idea di scriverlo le è venuta durante una escursione in montagna.
Mi piace molto la sua scrittura.
Evoca suoni, odori, colori attraverso l'uso di similitudini e metafore.
Le descrizioni dei luoghi e degli eventi sono accurate. Viene voglia di visitare i posti in cui accadono i fatti.
Al contrario i personaggi sono (volutamente?) sfumati. Resta la curiosità di saperne di più di loro.
Il sottotitolo "I delitti di Capriata" lascia intendere che ci sarà un seguito. I personaggi avranno modo di delinearsi meglio ed evolvere.
Anche cultura, tradizioni, antichi pregiudizi trapelano tra le righe del romanzo.
Molti i riferimenti a luoghi e fatti realmente accaduti: l'ospedale psichiatrico di Pergine chiuso nel 2002, le difficoltà attuali che incontrano i pastori nella transumanza, la tempesta Vaia che nel 2018 distrusse 42 milioni di alberi, la banda dei mocheni che alcuni anni fa terrorizzò l'omonima valle, le bellezze naturali della stessa "valle incantata", della zona della Panarotta, del monte Fravort con splendide malghe, sentieri e boschi.
Milka Gozzer, romanziera trentina, giornalista professionista, è autrice di numerosi reportage di viaggi e ha pubblicato quattro libri: "Le radici del muschio", "MeL", "Racconti di viaggio Racconti di vita", "Il gatto di Depero".
Qui potete leggere l'intervista all'autrice.
★★★★☆
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Tre autori e tre protagonisti.
A Roma, in un lussuoso appartamento, viene ritrovata morta la giovane e bellissima esperta d'arte Giada Colonna.
I tre personaggi coinvolti forniscono versioni diverse.
Giancarlo De Cataldo è la voce narrante di Davide Brandi, capace e ambizioso commissario che conduce le indagini; Maurizio de Giovanni di Marco Valerio Guerra, uomo d'affari ricco e spregiudicato, l'amante della vittima; Cristina Cassar Scalia di Anna Carla Santucci, moglie di Marco Valerio Guerra,
Le tre versioni messe insieme costituiranno tre piccoli passi per arrivare alla soluzione del caso.
Classico giallo da leggere in viaggio o al calduccio davanti ad un caminetto acceso. Lettura piacevole e non troppo impegnativa.
Le voci di Cristina Cassar Scalia e Giancarlo De Cataldo mi sono piaciute, meno Maurizio de Giovanni.
"Si deve diffidare delle intuizioni: possono creare suggestioni alle quali si resta avvinti a rischio del fallimento dell'indagine. Le intuizioni sono fuorvianti. Il mio mestiere richiede freddezza, distacco, professionalità. Eppure, nello stesso istante in cui qualcuno decide di sopprimere un essere umano, nel perimetro territoriale che delinea la competenza dell'ufficio a me assegnato, la comunità esige che io dia un volto e un nome all'assassino."
★★★☆☆
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Avevo voglia di leggere qualcosa di giallo, di tipicamente estivo, da "sotto l'ombrellone".
Ho dato una sbirciatina alle novità proposte da MLOL (media library on line). Io leggo molti ebook che scarico gratuitamente dalla biblioteca - d'altronde non so più dove mettere i libri e quindi in formato cartaceo acquisto solo i miei autori preferiti o libri particolarmente importanti, capolavori, che può capitare di avere voglia di rileggere. I gialli, per belli che siano, difficilmente si rileggono.
Per farla breve, sul sito di MLOL c'era in vetrina una novità (che tanto novità non è dato che la pubblicazione risale al 2019): "Il sanguinaccio dell'Immacolata" di Giuseppina Torregrossa, romanzo giallo, ambientato in Sicilia (Palermo), protagonista una vicequestora in crisi sentimentale (è stata da poco lasciata dal fidanzato, il sostituto commissario Rosario, detto Sasà), un mistero da risolvere . Perfetto per me! Un mix che adoro.
Il giorno dell’Immacolata, nella pasticceria di sua proprietà, viene trovato il cadavere di Saveria, giovane pasticciera figlia del boss Fofò Russo.
Nonostante sembri trattarsi di una rapina, il questore ordina a Maria Teresa Pajno, detta Marò, a capo del nucleo antifemminicidi di Palermo, di indagare.
La vicequestora si accorge subito che i conti non tornano: una rapina prima dell’apertura quando la cassa è vuota, la figlia di un potente boss di Palermo... tutto fa pensare che si tratti di ben altro.
Con la determinazione e l'intuito che la caratterizzano, Marò risolverà il caso.
Quanti sapori, profumi, piatti tipici e tradizioni siciliani vengono evocati tra le pagine di questo romanzo!
Mi dispiace davvero tanto di aver iniziato a leggere le indagini di Maria Teresa Pajno solo dal terzo episodio. Infatti Marò compare per la prima volta nel 2012 in "Panza e prisenza", seguito nel 2018 da "Il basilico di Palazzo Galletti" . Provvederò a colmare la lacuna...
Curiosità
A Giuseppina Torregrossa, nata nel '56, laureata in medicina con specializzazione in ostetricia, arrivata alla scrittura all'età di 51 anni, è stata recentemente conferita la laurea magistrale honoris causa in "Italianistica" . A conferirle il titolo è stato il rettore dell’Università di Palermo per aver "saputo raccontare i casi minimi della storia della Sicilia e soprattutto della città di Palermo che nella sua opera si fa specchio delle vicende tormentate di tutta una società, quella italiana, rappresentata nei suoi snodi cruciali".
★★★☆☆
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Mauro Zanetti è nato a Trento nel 1977. Dopo gli studi scientifici, si è laureato in Storia del Trentino presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Trento. Attualmente è insegnante di materie umanistiche in un centro di formazione professionale a Rovereto.
Dopo aver pubblicato il romanzo “Vellutum di seta e altri intrecci” per Ibuc, nel 2021 pubblica "Tracce Parallele", Nulla Die Edizioni, un giallo avvincente, scritto bene e scorrevole.
Un mistero da risolvere, colpi di scena e un'indagine poliziesca sono i protagonisti, insieme a quelli in "carne e ossa": Alessandro di Trento, investigatore privato, Antonio di Roma, insegnante e il vicequestore Fabrizio Gerola.
Un racconto leggero, molto piacevole, con una trama ben strutturata.
Molto belle le descrizioni di Trento.
Per chi non conosce la città può essere un bel modo di avvicinarsi per poi venirla a visitare.
"Cerca di alleggerire la coscienza, il notaio, ma non funziona così, non é possibile svuotare i carichi di responsabilità come si buttano le zavorre da una mongolfiera per non precipitare, se poi i sacchi da liberare sono pieni di colpe pesanti e poco dignitose, beh allora diventa proprio una rogna."
★★★☆☆
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🍨 mousse alla fragola
Leggi qui l'intervista all'autore
"Vecchie conoscenze" di Antonio Manzini é il decimo romanzo con protagonista il vicequestore Rocco Schiavone.
Manzini ha creato un personaggio che è quasi impossibile non amare.
In questo episodio le indagini restano quasi in sottofondo. Sofia Martinet, professoressa in pensione, viene ritrovata morta nel suo appartamento, colpita alla testa con un oggetto pesante.
A mano a mano che l'indagine procede, anche le vicende umane di Schiavone e degli altri personaggi evolvono e scopriamo sempre di più di loro. Questa volta l'autore ha affrontato, tra le altre cose, anche il problema dell'emarginazione dei gay.
La presenza di Marina torna a farsi sentire frequentemente, segno che Rocco é infelice e non sta bene. Rocco é acciaccato, stanco, stufo di avere a che fare con la parte peggiore dell'umanità.
Gabriele, il ragazzo ex vicino di casa di Rocco che il vicequestore aveva ospitato in casa sua, con la madre, per un breve periodo, é partito per Milano. Rocco si sente solo. Gabriele è entrato nel suo cuore e ormai è quasi un figlio per lui.
"Non siamo amici, non lo siamo mai stati, e forse non lo saremo mai. Lavoriamo insieme. A volte ci avviciniamo, poi ci allontaniamo, come branchi di pesci in mezzo all'oceano. Ma la sapete la cosa strana? Mi siete rimasti solo voi. Per quanto sia dura e difficile ammetterlo, non ho altri che voi..."
Il finale è davvero sorprendente, inaspettato.
Molte vecchie conoscenze si faranno vive. Gran parte del passato di Rocco si chiarirà.
Manzini questa volta non mi ha delusa nemmeno un po'. "Vecchie conoscenze" non ha nulla a che vedere con la virata verso il genere "rosa" che si avvertiva in "Ah l'amore l'amore" e che io avevo un po' criticato.
"Lui lo sapeva, ci sono dei giorni in cui si percepisce che un pezzo della nostra vita se n'è andato, e seppelliamo la nostra faccia di una volta perchè non ci appartiene più."
★★★★☆
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🐣 uovo di Pasqua
Se cercate nei siti on line che vendono libri, "Figlia della cenere" di Ilaria Tuti viene inserito tra i gialli/thriller.
In realtà in questo quarto romanzo con protagonista Teresa Battaglia, il mistero sembra essere un pretesto per svelare di più sul passato della commissaria.
Teresa, più acciaccata che mai, si trova alle prese con un serial killer che già conosce.
Il racconto si svolge su tre piani temporali: oggi, 27 anni prima e nel IV secolo.
"Giacomo Mainardi è un assassino ed è anche un artista, non possiamo prescindere da questo, perchè lui è questo: l'immaginazione ha un ruolo centrale. Lasciamo che le sue fantasie vengano canalizzate in modi espressivi innocui. Credetemi se vi dico che è stato dimostrato che le fasi dell'omicidio seriale sono le stesse della creazione artistica. Aurorale, eccitamento, di seduzione, fase creativa, totemica...E infine 'depressiva', Albert. Significa che se gli togliamo le tessere e gli attrezzi, a Giacomo tornerà una gran voglia di uccidere, strappare un osso dal corpo,trasformarlo in sette piccoli pezzettini e ficcarli da qualche parte che non sia un mosaico. E troverà il modo di farlo, con o senza isolamento. Ci proverà ogni istante della sua vita, com'è vero che deve respirare per sopravvivere."
Aquileia ha un ruolo di rilievo nella vicenda.
Anche questa volta Ilaria Tuti ha ambientato il suo racconto nella sua terra, facendoci conoscere storie, aneddoti e cultura di quei luoghi.
Piano piano, grazie anche ai continui flashback, viene svelato il dolorosissimo passato della commissaria.
Teresa Battaglia è una profiler di altissimo livello, non solo per gli studi fatti, ma soprattutto per l’empatia che prova per gli autori dei delitti su cui indaga.
"Teresa Battaglia, invece, accettava la loro natura e così facendo la strappava al senso di repulsione. Lei riusciva a prendere tutto delle persone che aveva davanti, anche l'orrore più grande, come un dato di fatto. Ecco perchè era così brava nel suo lavoro. Non giudicava, non si scandalizzava. Cercava sempre di comprendere. Ma questo aveva un prezzo. Soffriva, con loro."
Ho faticato nella prima parte ad entrare nella storia, a causa della scrittura dell'autrice ancora più ricercata del solito che rende non troppo scorrevole la lettura.
A volte è necessario soffermarsi a riflettere sulle descrizioni. E i tre piani temporali non ammettono distrazioni. Perdere il filo è un attimo.
Ho faticato anche a digerire i particolari più macabri della vicenda.
Tuttavia il romanzo è scritto indubbiamente benissimo. Ilaria Tuti è una garanzia da questo punto di vista. La sua è una scrittura estremamente colta. E la trama è avvincente.
Questo romanzo ha lo stesso valore di "7/7/2007" di Antonio Manzini, in cui l'autore svela molto del passato di Rocco Schiavone.
Imperdibile quindi per chi ha letto i romanzi precedenti con la commissaria Battaglia. Forse un po' difficile comprendere e amare Teresa per i nuovi lettori che nulla conoscono della protagonista.
Chissà quali saranno le intenzioni di Ilaria Tuti! Se scrivere altri romanzi con Teresa ancora attiva, magari quale spalla dell'ispettore Massimo Marini o se farla uscire di scena definitivamente.
Ilaria Tuti nel 2018 ha raggiunto il successo con il thriller "Fiori sopra l'inferno" con protagonista la commissaria e profiler sessantenne Teresa Battaglia che torna ad indagare anche in "Ninfa dormiente", uscito l'anno successivo, e "Luce della notte" del 2021.
Nel 2020 ha pubblicato "Fiore di roccia", romanzo storico ambientato nella prima guerra mondiale con protagoniste le portatrici carniche. Un romanzo stupendo.
"La mia è una storia antica, scritta nelle ossa. Sono antiche le ceneri di cui sono figlia, ceneri da cui, troppe volte, sono rinata. E a tratti è un sollievo sapere che prima o poi la mia mente mi tradirà, che i ricordi sembreranno illusioni, racconti appartenenti a qualcun altro e non a me. È quasi un sollievo sapere che è giunto il momento di darmi una risposta, e darla soprattutto a chi ne ha più bisogno. Perché i miei giorni da commissario stanno per terminare. Eppure, nessun sollievo mi è concesso. Oggi il presente torna a scivolare verso il passato, come un piano inclinato che mi costringe a rotolare dentro un buco nero. Oggi capirò di dovere a me stessa, alla mia squadra, un ultimo atto, un ultimo scontro con la ferocia della verità. Perché oggi ascolterò un assassino, e l'assassino parlerà di me."
★★★★☆
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🍷 vino rosso
L'ultimo romanzo giallo di Cristina Cassar Scalia con protagonista Giovanna Guarrasi, detta Vanina, non ha deluso le mie aspettative. Questa volta la vicequestore che opera a Catania si è trovata alle prese con un omicidio avvenuto nel sotterraneo di un locale pubblico. A rendere le indagini più complicate due fattori: la vittima è una brava persona e risulta pertanto difficile trovare un movente per il delitto; Vanina da qualche settimana è sotto scorta.
Catania, Palermo e l'Etna sono i co-protagonisti del romanzo, uscito poche settimane fa.
Sapori, colori e profumi della Sicilia affiorano dalle pagine.
Ambientato nel 2016, pre pandemia, a pochi mesi di distanza dalla precedente indagine.
Oltre alle vicende sentimentali di Vanina e ai legami di amicizia, tratta
i rapporti dei ragazzi di oggi con la droga e il problema dell'eroina negli anni '80.
Metterla sotto scorta è servito all'autrice per indagare più intimamente gli affetti familiari, le amicizie e l'amore di Paolo Malfitano, l'ex fidanzato magistrato che Vanina ha salvato da un agguato mafioso e che vive sotto scorta da anni.
Il commissario in pensione Patanè ha anche in questa indagine un ruolo di primissimo piano.
E' un personaggio comprimario di Vanina: stesso intuito, stessa capacità tecnica.
Ha nei confronti della vicequestore un atteggiamento paterno.
L'autrice, come Vanina, ama i vecchi film e paragona spesso i personaggi del romanzo ad attori.
Sicuramente ama anche l'ottima cucina siciliana. Il romanzo è zeppo di riferimenti culinari che fanno venire l'acquolina in bocca. Bettina, la vicina di casa di Vanina, cucina molti piatti che amava preparare la nonna dell'autrice.
Curiosità: in un'intervista l'autrice ha dichiarato che il paese di
Aci Bonaccorsi ha ispirato la frazione "inventata" di Santo Stefano. Il bar di Bella è il vero bar Alfio.
Cristina Cassar Scalia è originaria di Noto. Medico, vive e lavora a Catania. Ha raggiunto il successo con i romanzi Sabbia nera, La logica della lampara, La Salita dei Saponari, tutti con protagonista il vicequestore Vanina Guarrasi.
E' in progetto la realizzazione di una serie tv tratta dai romanzi con protagonista Vanina.
Sicuramente a questo romanzo ne seguiranno altri. Giovanna Guarrasi è una sorta di versione femminile di Salvo Montalbano.
"Disse che la coscienza umana ha una soglia, che varia in maniera inversamente proporzionale all'entità dei pesi che contiene. Se uno ci vuole convivere serenamente, deve sgombrarla da quelli più grossi. A costo di scavare nella polvere e di smuoverne tanta da andare a disturbare le coscienze altrui."
★★★★☆
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🍾 spumante
Mi capita spesso di leggere libri che vengono assegnati ai miei figli come compito per scuola e devo dire che condivido le scelte dei loro insegnanti, a differenza di ciò che accadeva quando erano i miei professori a scegliere le letture per me. Nel tempo mi sono trovata a leggere D'Avenia, Balzano, Carofiglio, Genovesi e questa volta è toccato a Malvaldi. Tutti autori famosi che conoscevo già e di cui avevo letto molto.
"Vento in scatola" però mi mancava. Di Malvaldi ho letto l'intera serie del "Barlume" e qualche altro romanzo.
"Vento in scatola" è un romanzo giallo scritto a quattro mani da Marco Malvaldi e Glay Ghammouri, tunisino, ex militare, attualmente detenuto in Italia.
Gli autori si sono conosciuti in carcere, a Pisa, dove Malvaldi teneva un corso di scrittura creativa per carcerati. Glay Ghammouri si è subito fatto notare per le sue notevoli capacità letterarie.
Protagonista di questo romanzo è Salim, tunisino, laureato, fuggito dal suo paese con una considerevole somma di denaro ottenuta truffando e arrestato in Italia per un fatto non commesso. In carcere Salim, detenuto modello, conosce Gaetano Quarello, un boss che, saputo delle sue abilità in ambito finanziario, decide di affidare a Salim la gestione dei suoi risparmi.
Salim si troverà di fronte ad una scelta: guadagnare la libertà come collaboratore di giustizia e perdere tutti i suoi soldi o rimanere in galera e recuperarli una volta scontata la pena.
Il romanzo descrive l'ambiente carcerario con leggerezza, in modo divertente, pur affrontando un tema molto serio.
Il suo senso è che "così come non si può tenere il vento in scatola, non si può imprigionare l'umanità che è in ciascuno di noi."
"Allora, aveva avuto due proposte. Aiutare un camorrista a investire i suoi soldi, oppure aiutare la polizia a tracciare i conti del camorrista. In cambio, uno sconto di pena e una nuova identità.
Delle due cose, quella che gli piaceva di più era la nuova identità. Carcerato è una condizione transitoria. Lunga, a volte senza fine, ma di natura transitoria. Prima o poi passa, e ti ritrovi ex detenuto. Ed ex detenuto lo rimani a vita, la realtà delle cose è quella. Non passa mai, non se ne va mai. Un marchio a fuoco, un tatuaggio che non ti puoi togliere e che difficilmente fa una buona impressione. A meno che tu non voglia rimanere nel giro."
★★★☆☆
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🍷 vino rosso
"Il metodo Catalanotti", pubblicato nel 2018, è un romanzo giallo di Andrea Camilleri con protagonista il Commissario Salvo Montalbano. Non l'ultimo scritto dall'autore siciliano. L'ultimo episodio infatti prima di "Riccardino" che chiude definitivamente la serie con il commissario, è "Il cuoco dell'Alcyon". Tuttavia l'impressione è che questo sia in realtà il vero finale di Montalbano. E se leggerete il romanzo o guarderete l'ultimo episodio in tv (che ha creato molto dibattito tra gli spettatori) capirete ciò che intendo. Io voglio considerarlo il vero finale di questa serie. Riccardino non mi è piaciuto, non chiude degnamente la serie e "Il cuoco dell'Alcyon" potrebbe essere riferito ad un'indagine precedente, ma raccontato successivamente dall'autore.
Penso che Camilleri in questo romanzo abbia descritto Montalbano in modo molto intimo, come mai fatto prima. Il Commissario appare dibattuto e per la prima volta nella sua vita guarda al futuro senza anteporre la professione ai sentimenti. Nell'episodio televisivo è molto più difficile cogliere queste sfumature.
Il "giallo" da risolvere riguarda due cadaveri ritrovati a poca distanza e quasi in contemporanea. Il primo rinvenuto casualmente da Mimì Augello in un appartamento disabitato e l'altro, quello di Carmelo Catalanotti, usuraio, regista teatrale, ideatore di un metodo di selezione degli attori molto particolare, ritrovato dalla cameriera, assassinato nel suo letto.
Salvo Montalbano sarà aiutato nell'indagine dalla giovane e bella capo della scientifica, appena giunta in Sicilia. Il Commissario si innamorerà di lei con una passione e un desiderio che non provava da anni e che credeva non sarebbe più accaduto.
Per la prima volta Camilleri colloca il caso da risolvere nel mondo del teatro che tanto amava. In un'intervista rilasciata al momento della pubblicazione, Camilleri ha dichiarato trattarsi di un omaggio a questa sua passione, suggerito dalla moglie.
Stilisticamente ho trovato questo episodio diverso dai precedenti. Ricco di citazioni poetiche e letterarie. Un Camilleri molto più sentimentale.
Un suggerimento per chi ha guardato l'episodio in tv senza aver letto il romanzo: leggetelo! Ne vale veramente la pena.
"Commissario, cerco di spiegarle. Carmelo aveva la straordinaria capacità di tirare fuori da ognuno di noi tutto, dico tutto, quello che avevamo dentro. E adoperarlo in funzione teatrale. Mi creda, era come una cura, dopo ogni spettacolo io e il mio compagno avevamo voglia di correre, tanto ci sentivamo... come dire, liberati, sciolti. Il prezzo pagato era altissimo e sconvolgente, certo alcuni dei miei colleghi non si sono sentiti di affrontarlo. Non tutti hanno questa voglia di confrontarsi con le loro verità più nascoste."
★★★★☆
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