Il vice questore Rocco Schiavone e l'amico Brizio intraprendono un viaggio in Sud America alla ricerca di Furio, a sua volta alla ricerca di Sebastiano, l'amico "traditore".
Si tratta di un racconto breve che serve all'autore per spiegare che fine ha fatto Sebastiano, fuggito dopo aver tradito Rocco e gli inseparabili amici di sempre.
Sconsigliatissimo a chi non ha letto tutto, ma proprio tutto, di Rocco Schiavone.
Io avrei preferito che l'autore svelasse il mistero inserendolo in un romanzo giallo. Fino ad ora Manzini ci aveva raccontato l'evoluzione del personaggio di Rocco, la sua vita, i suoi amori, le sue debolezze parallelamente al racconto di inchieste investigative.
Il libro non è stato molto apprezzato dagli appassionati lettori. Manzini in una recente intervista ha risposto così alle critiche ricevute: "Non so da cosa dipenda l’amaro che rimane in bocca al lettore. Dal finale? Dalla nouvelle intera? È un libro sull’amicizia, sul valore assoluto di un rapporto che si instaura fra esseri umani senza secondi fini o interessi. È quindi un argomento delicato, non sempre si riesce a perdonare o a vendicare un torto. La chiusura di un rapporto così profondo è soggettiva, insindacabile, a mio parere, ed io ho cercato di far comprendere al lettore un pezzo dell’anima di un un uomo come Rocco: che reagisce come sa e come può. Se questo non è piaciuto, mi dispiace ma il libro per me è concluso come meglio non avrei potuto".
Mi consola sapere che altro leggeremo ancora di Rocco Schiavone e probabilmente questa "parentesi esplicativa" serviva all'autore per chiudere definitivamente un capitolo della vita del vice questore.
Sono anni che scherzosamente nelle interviste Manzini afferma che nel "prossimo episodio Schiavone morirà". Nella realtà l'autore ama questo personaggio quanto noi e molte vicende personali di Rocco sono ancora aperte, confuse e da chiarire. Altri episodi arriveranno e noi restiamo in attesa.
Curiosità: il titolo del libro è chiaramente ispirato al film commedia degli anni Sessanta "Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l'amico misteriosamente scomparso in Africa?" diretto da Ettore Scola e interpretato da Nino Manfredi e Alberto Sordi.
"Sebastiano l'aveva tradito, un'amicizia lunga quarant'anni e che amicizia non era, dopo la morte di Marina era stato il dolore più profondo della sua vita. Non voleva saperne più nulla di Sebastiano, dimenticare la voce, il viso e il colore degli occhi: anche le storie vissute insieme. Sebastiano doveva trasformarsi in un'ombra, una velatura nel mondo dei ricordi per dissolversi con gli anni fino a trasformarsi in fumo, un filo grigio e sottile che si sarebbe confuso con l'aria e col cielo."
★★☆☆☆
🍨 mousse alla fragola
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Mi dispiace davvero di dover dare un giudizio negativo all'ultimo romanzo di Isabel Allende. Ho letto tutto quello che in Italia ha pubblicato, libri per ragazzi compresi, e prima d'ora non mi aveva mai delusa. Alcune opere non erano all'altezza de "La casa degli spiriti", ma nessun romanzo mi era costato fatica per arrivare a finirlo. Questa volta purtroppo mi tocca bocciarla.
"Il vento conosce il mio nome" tratta temi importanti. Si intrecciano due storie lontane nel tempo: quella, ambientata in Austria in epoca nazista, di un bambino ebreo allontanato dai genitori con l'intento di salvarlo dai lager e quella di una bambina separata dalla madre, in quanto immigrate clandestine negli Stati Uniti. La Allende scrive bene, come sempre. Tuttavia entrambe le storie non sono riuscite ad appassionarmi e l'intreccio tra le due mi è parso forzato. Forse la Allende aveva abbozzato due romanzi che poi ha unito facendone uno solo.
L'autrice ci aveva abituati a grandi romanzi d'amore in cui le vicende storiche avevano un peso notevole nell'intreccio. Romanzi che richiedevano anni di ricerche e che, dopo averli letti, arricchivano il lettore di conoscenze (pensiamo al colpo di stato in Cile ne "La casa degli spiriti" o alla guerra civile spagnola in "Lungo petalo di mare"). In questo romanzo tutto ciò non c'è.
Troppi personaggi, alcuni inutili, altri che compaiono incredibilmente al momento giusto nel posto giusto (senza però sortire l'effetto della sospensione dell'incredulitá che avviene nei racconti ben riusciti). Non voglio e non posso entrare troppo nei particolari per evitare spoiler, poiché non escludo che qualcuno di voi lo legga e non escludo nemmeno lo trovi, al contrario di me, interessante.
Ciliegina sulla torta: la pandemia del 2020!
Sì, l'autrice è riuscita ad infilarci pure il covid. A me è parso davvero un libro "minestrone"!
Lui si rese conto che non sarebbe mai riuscito ad afferrarla, gli scivolava tra le dita come sabbia, e cercò quanto meno di stare al suo passo, ma anche questo si rivelò impossibile. Alla fine rinunciò e si limitò a osservare ammirato il volo ellittico di quella vita, cosi diversa dalla sua. Lei era molto più rapida di lui, imprevedibile, esplosiva, appassionata, dotata di un'intelligenza intuitiva e precisa che le permetteva di arrivare a una conclusione in pochi secondi, cosa che invece a Samuel richiedeva settimane di riflessione e pianificazione.
★★☆☆☆
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🍕 pizza
Senza dirci addio. Titolo bellissimo per il terzo e probabilmente penultimo romanzo con protagonista Dario Corbo. Molto belli i primi due gialli della serie scritti da Giampaolo Simi, non all'altezza dei precedenti il terzo. Ho faticato a leggerlo, ho impiegato mesi. Non mi prendeva. E per di più il finale è volutamente aperto. Simi sta scrivendo l'ultimo episodio.
Chi ha letto "La ragazza sbagliata" e "Come una famiglia" conosce già Dario Corbo.
Dario che, come me, ha impiantato nel petto un registratorino che monitora il suo cuore, è un ex giornalista di nera e ora dipendente della Fondazione Beckford, guidata dalla figlia del celebre scultore.
Nora Beckford ha scontato 15 anni in carcere per omicidio e la vicenda è narrata ne "La ragazza sbagliata". Dario ne è follemente innamorato. Cosa provi Nora per lui è un mistero.
In "Senza dirci addio" Dario si trova ad indagare sull'omicidio della sua ex moglie. Apparentemente si tratta di un investimento da parte di un pirata della strada, ma al giornalista i conti non tornano fin da subito.
Consigliato solo a chi ha letto i primi due romanzi e vuole completare la serie.
"L'odore pastoso di grassi saturi e sfrigolanti mi riporta a quando niente poteva farmi male. È l'unico luogo dove vorrei stare, adesso, ma il tempo ci rapisce e non chiede neppure riscatti."
"Era quella la felicità, ma quando la vivi non la riconosci perché la felicità non è come nei film, non senti salire una musica sognante."
★★☆☆☆
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🍕 pizza
Scritto molto bene, ma di una noia mortale. Non mi ha coinvolta per nulla la "questione dei cavalli" e del western da girare a Venezia. Mi è piaciuto Momo, il ragazzino forse autistico, che aspettavo di incontrare nelle pagine scritte da Arianna Ulian.
Mi sarebbe piaciuto conoscere meglio questo ragazzino. Tutti i particolari sulla fallita registrazione del western a Venezia invece mi hanno annoiata.
Ho letto questo romanzo per il torneo letterario di Robinson.
★★☆☆☆
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La stessa storia raccontata da tre punti di vista, quello di Modesto, quello di Viviana e quello del terapista a cui si rivolgono Modesto e Viviana per intraprendere un percorso di coppia.
La cosa strana è che Modesto e Viviana non sono una coppia "tradizionale" in crisi, sono due amanti.
La realtà è che stanno insieme da tre anni e quindi i problemi che affrontano sono gli stessi di una coppia sposata. Non sono "amanti" nel senso comune del termine. Lo sono in quanto sposati con altre persone, ma le vere coppie in crisi sono quelle con i loro rispettivi coniugi.
Romanzo di successo da cui è stato tratto un film con Ambra Angiolini nei panni di Viviana.
Non mi ha entusiasmato.
"Penso che tra amiche ci siano cose che non si possono dire. Di più: all'amicizia rivendico il privilegio di tacere le cose importanti, contando sulla reticenza dell'altro. Confidarsi costa poco; infatti è una pratica che si svolge normalmente fra conoscenti, addirittura fra estranei. Capire e tacere, questo è difficile. Una vera amica, per me, è quella che sa tenere un segreto che non le hai rivelato."
★★☆☆☆
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🍨 mousse alla fragola
Se non avete letto ancora nulla di Murakami, non iniziate da "Abbandonare un gatto". Vi fareste un'idea sbagliata.
Io adoro Murakami, mi piace perdermi nei suoi romanzi infinitamente lunghi, ma mai noiosi, scoprire i suoi mondi inventati, affezionarmi ai sui personaggi.
Con questo racconto, brevissimo, Murakami ha voluto ricordare il padre morto alcuni anni fa, raccontandone la vita e fatti accaduti quando l'autore era un bambino.
Si tratta di uno scritto molto semplice. Si legge in un paio d'ore.
Di questo racconto si é detto che é molto importante, perché mai Murakami aveva scritto della propria vita. É vero che in "Abbandonare un gatto" Murakami parla per la prima volta del padre, ma ne "L'arte di correre" aveva scritto molto di sé.
Il memoir è illustrato da Emiliano Ponzi.
Lo consiglio solo a chi già conosce Murakami e non vuole perdersi nulla di ciò che ha scritto. Qualche pillola di saggezza c'è e interessanti sono anche gli aiku citati, scritti dal padre.
Leggere "Abbandonare un gatto" senza aver mai letto nulla dell'autore, potrebbe avere l'effetto di non invogliare alla lettura dei suoi romanzi. Niente di più sbagliato. In questo racconto non c'è nulla del realismo magico che lo caratterizza.
Credo che "Abbandonare un gatto" sia stato sopravvalutato dalla critica oppure io non sono riuscita ad entrare in sintonia con questo suo diverso stile di scrittura.
"Da tanto tempo avevo in mente di scrivere qualcosa di adeguato su mio padre, ormai scomparso, ma ho lasciato passare gli anni senza nemmeno provarci. Non è facile parlare di qualcuno della propria famiglia, scegliere da dove e in che modo iniziare (io per lo meno non riesco a farlo a cuor leggero). Così mi sono tenuto dentro questa intenzione per molto tempo, come una spina rimasta in gola. Finché, per caso, mi sono ricordato che una volta, da bambino, ero andato con mio padre ad abbandonare un gatto su una spiaggia; ho cominciato a scrivere da lì, e il racconto è venuto fuori da solo, molto più facilmente di quanto avessi pensato."
★★☆☆☆
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🍷 vino rosso