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Ho faticato un po' all'inizio ad entrare nella trama del romanzo giallo "La pista" di Anne Holt. Alla fine però l'ho apprezzato e in particolare mi è piaciuta molto la protagonista, che ho trovato per molti aspetti un personaggio simile alla Penelope di Carofiglio. Una sciatrice viene accusata di doping a pochi mesi dalle Olimpiadi. Uno sciatore viene ritrovato morto in circostanze poco chiare. Selma Falck, ex atleta di fama mondiale ed ex avvocatessa di successo, ha perso lavoro, marito e figli a causa di un vizio che l'ha rovinata finanziariamente. La sua vita precipita nel baratro della solitudine e della disperazione, fino a quando il padre della campionessa accusata di doping, convinto si tratti di un sabotaggio, chiede a Selma di trovare le prove per scagionare la figlia. Selma è obbligata dalla sua situazione personale ad accettare l'incarico e inizia a investigare. Questo romanzo giallo è il primo con protagonista Selma Falck, a cui hanno fatto seguito "La tormenta" e "Lo sparo". "Le persone parlavano. Con i coniugi. Con gli amici più intimi. A letto. Da ubriache. Ovunque. Come mezzo di ingraziarsi qualcuno. Rendersi interessanti. "Non dirlo a nessuno" era probabilmente la richiesta che era stata e continuava a essere infranta con più frequenza nella storia dell'umanità." ★★★☆☆ 🍞 pane scopri come valuto i libri
L'idea di scrivere "Elogio del gregario" è venuta a Marco Pastonesi un giorno in cui, a causa di una foratura, si è imbattuto per caso nella bottega da ciclista dei fratelli Renzo, Valeriano e Mario Zanazzi, ex gregari professionisti ai tempi di Coppi e Bartali. Mentre riparava la gomma bucata, Valeriano raccontava a Marco episodi della passata vita da gregario. Ex ciclista ed ex giocatore di rugby di serie A, l'autore è stato giornalista della «Gazzetta dello Sport» per moltissimi anni e da cronista ha seguito dodici Giri d’Italia, nove Tour de France e un’Olimpiade, ma anche due Giri del Ruanda e uno del Burkina Faso. Ai suoi sport preferiti ha dedicato numerosissimi libri. L'ultimo è "Elogio del gregario". Il titolo è eloquente. Si tratta di un chiaro riconoscimento al gregario. In realtà gli elogi sono molti, come anche i gregari, a cui Marco Pastonesi dedica racconti e aneddoti con lo scopo di riconoscere l'importanza del ruolo del gregario che, quasi sempre, sgobba per il capitano tutta la gara e appena dopo il traguardo nessuno ricorda più. Il primo racconto è dedicato proprio ai fratelli Zanazzi, a cui ne fanno seguito molti altri. Una raccolta molto interessante, imperdibile per gli amanti del ciclismo, soprattutto del passato. Curiosità: Marco Pastonesi fa parte del Comitato scientifico della Biblioteca della bicicletta Lucos Cozza. La Biblioteca della bicicletta è nata nel 2012 da un’idea di Fernanda Pessolano e un progetto dell’associazione Ti con Zero, è un luogo di raccolta di quello che riguarda la bicicletta in tutte le sue forme e i suoi modi, ma è anche un luogo di lettura e studio aperto a tutti. La Biblioteca della bicicletta Lucos Cozza possiede circa 2300 titoli, tra testi, riviste, cd e dvd, mappe e itinerari. "Il mio gregario ideale è un centauro, metà uomo (o donna) e metà bici, e deve avere una carriera pulita, linda, immacolata da vittorie. In due parole: vittorie zero. Perché la vittoria è una sirena al cui canto bisogna saper resistere con lentezza, se non fermezza. Perché la vittoria è una cattiva consigliera, ingannevole ed effimera. [...] La sconfitta, nel ciclismo, non esiste, al massimo la si sfiora quando si abbandona la gara. Il mio gregario ideale dà tutto prima. Così quell’undici novembre 2018 ci rimasi da bestia. Giuda, pensai, non avrebbe potuto fare di peggio. Un colpo sotto la cintura, una pugnalata alle spalle. Un tradimento bello e buono, uno strappo alle regole. Un salto mortale, un peccato capitale. Dopo dieci anni di esemplare professionismo – zero vittorie in carriera –, proprio nell’ultima corsa da stipendiato, in piena zona Cesarini, ormai a tempo scaduto, Alan Marangoni cedette alla tentazione e fece quello che non aveva mai fatto e che non avrebbe mai dovuto fare. Vincere. [...] Nel 2018, l’anno dell’addio alle corse da immacolato (Nippo-Vini Fantini-Europa Ovini), 8761,06 km in settantuno giorni di corsa, Marangoni perse la testa. Dopo aver messo in crisi mistica chi credeva in lui con due settimi posti (seconda tappa e classifica finale) nella Hammer Stavanger, peccò con un quarto posto nella nona e ultima tappa del Tour of Hainan, finché l’ultimo giorno con il dorsale cedette anche al comune senso del pudore e osò vincere il Tour – ma si tratta della corsa di un giorno, anche se stavolta nefasto – de Okinawa. Perdipiù aggravando la tragica situazione festeggiandosi, osannandosi, celebrandosi, felicitandosi, battendosi ripetutamente il pugno destro sul cuore. Non mi rimase altro che processarlo per direttissima ed emettere il duro verdetto: espulso. Espulso e squalificato a vita dalla mia squadra. Di cui lui, Alan Marangoni, romagnolo di Cotignola, era – ma tu pensa – il capitano morale, il leader naturale, il comandante esemplare. E per rispetto verso chi era rimasto ai patti, a nulla sarebbero mai valsi inevitabili ripensamenti e tardivi pentimenti. Amen. Ognuno ha la sua squadra. La Bianchi o la Legnano, la Salvarani o la Molteni, la Mercatone o la Mapei, la Tenax o la Flaminia, la Zalf o la Colpack. La mia squadra è trasversale e universale, indipendente e rivoluzionaria, composta esclusivamente da corridori senza vittorie. Ogni anno si arricchisce di nuove illusioni e si valorizza di nuove delusioni, si fortifica di eterni secondi e terzi mondi, si moltiplica di maglie nere e lanterne rosse, puntando e lanciando gli atleti regolari e completi, cioè quelli che – come si recita nel mondo del ciclismo – vanno piano dappertutto." ★★★☆☆ 🍞 pane scopri come valuto i libri
Nel romanzo "Il sentiero dei nidi di ragno", pubblicato nel 1947 da Einaudi, Italo Calvino affronta il tema della lotta partigiana. Lo fa utilizzando un approccio molto originale. Il punto di vista è quello di un ragazzino, Pin, un orfano, povero, rozzo che vive con la sorella prostituta. Pin, dopo alcune peripezie, trova rifugio in un accampamento partigiano. E Calvino inizia a narrare le vicende della "scalcagnata" banda attraverso gli occhi del ragazzino. La storia può essere letta su più piani: quello del bambino solo che non si trova a suo agio nè con i coetanei nè con gli adulti ed è alla disperata ricerca di un amico e quello della vicenda storica della lotta partigiana. Tra le righe emergono le contraddizioni di entrambe le parti in lotta. Chi ha scelto di combattere? È perché proprio da quella parte? Il linguaggio è scorrevole e semplice, tranne l'uso di termini dialettali che inizialmente può mettere in difficoltà rallentando un po' la lettura. "Pin sale per il carrugio, già quasi buio; e si sente solo e sperduto in quella storia di sangue e corpi nudi che è la vita degli uomini" ★★★☆☆ 🍞 pane scopri come valuto i libri
Moltissimi trentini non conoscono la protagonista, tranne forse gli appassionati di tennis ai tempi di Lea Pericoli o gli alpinisti che hanno frequentato il Gran Sasso o le Dolomiti negli anni '60. Tuttavia "LA LIBERTÀ È TUTTO - Chiaretta Ramorino, tante vite in una" è un libro che vale la pena di leggere. Autrice è Francesca Colesanti, nata a Firenze, vive a Roma, giornalista, traduttrice, ex istruttrice del CAI, amica della Ramorino. Nella prefazione di Carlo Alberto Pinelli (regista, alpinista, ambientalista) scopriamo che Maria Chiara Ramorino - che ha novant'anni, è nata a Torino e vive a Roma - è stata una campionessa di tennis di livello nazionale, primatista regionale nel mezzofondo, stella del basket, alpinista, istruttrice di arrampicata, sciatrice da competizione, campionessa di orienteering e scienziata. Laureata in fisica, ha lavorato per molti anni al Comitato nazionale per l'energia Nucleare (ora Enea) ed è stata per 14 anni nel team di ricerca italiano in Antartide. Un ghiacciaio porta il suo nome in suo onore. Andata in pensione a 67 anni, per 20 anni ha continuato a collaborare recandosi due volte a settimana al Centro ricerche Casaccia. "La libertà è tutto" è una sorta di biografia ricostruita attraverso interviste alla protagonista, lettura degli appunti delle sue vecchie agendine e testimonianze di colleghi, amici e avversari sportivi (Lea Pericoli, Reinhold Messner ... ). Partendo da questo collage di informazioni, la giornalista, nel suo racconto, ci trasmette perfettamente l'idea di chi era e chi è la Ramorino: una donna forte e determinata, che ha inseguito e raggiunto i suoi sogni. Ha avuto anche dolori e affrontato difficoltà, ma il bilancio della sua vita è nettamente in positivo. Maria Chiara ha messo la libertà davanti a tutto. Una storia interessante,  una vita da prendere ad esempio. Il suo amore per lo sport all'aria aperta non può che essere da me condiviso. E i suoi successi un po' invidiati (in senso buono). Un unico difetto: non ama leggere. "L'unica cosa che ho sempre desiderato è stato poter fare quello che volevo: in una parola libertà. Con mia grande fortuna, l'ho realizzata." ★★★☆☆ 🍞 pane scopri come valuto i libri
"LA LIBERTÀ È TUTTO - Chiaretta Ramorino, tante vite in una" di Francesca Colesanti, Edizioni del Gran Sasso, ha vinto il Premio Speciale Dolomiti UNESCO 2021 di Pordenonelegge.
"Bartleby lo scrivano: una storia di Wall Street" è un racconto di Herman Melville scritto nel 1853. L'ho ascoltato su "Ad alta voce". Ho apprezzato molto la maestria dell'autore nel saper tenere alta la curiosità. Voce narrante è l'avvocato presso cui Bartleby lavora come scrivano. Si tratta di un breve racconto. Si ascolta in due ore. Molteplici sono le interpretazioni che la critica ha dato di quest'opera. Italo Calvino avrebbe dovuto dedicare a Bartleby l’ultima delle "Lezioni Americane di Italo Calvino", ma la morte dello scrittore ha impedito la stesura del capitolo. Quasi tutta la critica concorda si tratti di un esempio di resistenza passiva e di denuncia dell'alienazione da lavoro. Volete che vi racconti qualcosa di Bartleby lo scrivano? "Preferirei di no" (“I would prefer not to).... leggetelo! o, come ho fatto io, ascoltatelo e scoprirete il motivo di questa risposta. ★★★☆☆ 🍞 pane scopri come valuto i libri

Qui sotto una rivisitazione moderna del racconto
Ogni libro di Carmine Abate parte sempre da una immagine. In questo caso lo scrittore è rimasto colpito dalla visione del Trittico di Segantini (La vita, La natura e La morte), in particolare da un dettaglio de " La Vita" che poi è diventato la copertina del romanzo Carlo Adami, 12 anni, trascorre l'estate in Scanuppia, sopra Besenello, in una baita circolare (come l'atelier di Segantini a Maloja), costruita da nonno Carlo e ristrutturata da suo padre. Qui c'è un quadro di Segantini che apparteneva al nonno, raffigurante una madre con un bambino in braccio seduta ai piedi di un grande albero. La Moma, la nonna di Carlo, svela al ragazzino come mai quel quadro è appeso nella loro baita in montagna e quando Carlo compie 14 anni regala al nipote l'autobiografia di Giovanni Segantini, dono di Bianca, la figlia del pittore, al nonno Carlo. I racconti della nonna e la lettura dell'autobiografia di Segantini contribuiscono a far nascere in Carlo una profonda ammirazione per il pittore arcense. E tra un racconto e l'altro Carmine Abate ci narra l'intera vita di Giovanni Segantini. Carlo Adami, il ragazzo protagonista, è l'alter ego dello scrittore. Il suo nome ha le stesse iniziali di Carmine Abate. Anche la Moma è un suo alter ego e rimarca l'importanza del racconto orale. Segantini è "il cercatore di luce". Lui che è nato in un luogo naturalmente luminoso, dove il lago di Garda riflette una enormità di luce, ha sempre cercato di imprimere nei suoi quadri lo stesso riflesso. La sua è una vera e propria ossessione per la luminosità. Lui stesso diceva che Arco era il suo "sole dentro". Segantini non ha mai dimenticato la sua città natale. Io me lo vedo Giovanni che si muove veloce per i vicoli di Arco, che corre sul Castello, che si bagna nel Sarca. A dire il vero mi immagino anche Carlo sulla Scanuppia, che corre libero e felice nei prati e nei boschi con gli amici, come facevo io da bambina a San Giovanni al Monte (nel Comune di Arco) dove da bambina ho trascorso tutte le estati nella casetta costruita da mio nonno. Mi fa sorridere pensare alla strada che porta da Besenello a Malga Palazzo (la Scanuppia) e alla paura della nonna di Carlo nel percorrerla sulla Jeep del figlio o l'enorme fatica di Carlo scalandola in mountain bike. È una delle salite più dure al mondo, raggiunge pendenze del 45%. Tempo fa mi ero messa in mente di provare a salire in bicicletta. Ho fatto anche un sopralluogo. Per fortuna il Sindaco ha vietato la salita alle bici, altrimenti ci avrei provato e, anche se allenata, probabilmente avrei spinto il mio mezzo per gran parte degli otto chilometri e mezzo della ripida strada. Ad Arco, durante la prima presentazione del romanzo, Carmine Abate ha dichiarato: "Spero di aver scritto un libro etico ed estetico." Nel romanzo, oltre al dettagliato racconto della vita e della morte del pittore, si trovano tanta natura, animali, fiumi,  montagne. Segantini fu un naturalista ante litteram, un personaggio attuale, moderno. Sono orgogliosa di essere arcense e grata a Carmine Abate (e dovrebbero esserlo tutti gli arcensi) che un narratore del suo calibro abbia raccontato la vita e la persona di Segantini. Abate, calabrese di nascita e trentino di adozione, ha lavorato quasi 3 anni per scrivere "Il cercatore di luce", documentandosi, leggendo le 900 lettere di Segantini e dei suoi parenti e amici, studiando tutti i testi in circolazione che parlano di lui e delle sue opere, visitando i luoghi in cui il pittore è stato, confrontandosi con i discendenti, immedesimandosi con lui per regalarci un ritratto il più possibile vero. Inventando, ma con la certezza della verosimiglianza. Carmine Abate ha la capacità di farti entrare nel romanzo, di farti provare empatia per i suoi personaggi, al punto di sentirti così coinvolto da considerarli tuoi familiari. "Lei è Luigia, ma la chiamano Bice. Lui è il pittore Giovanni Segantini, Segantini per noi amici. Uno bravo, molto bravo, che si è fatto da solo. Di Segante già si dice un gran bene qui a Milano. In futuro conquisterà il mondo intero. Ve lo garantisco io che di arte me ne intendo." ★★★★☆ 🍞 pane scopri come valuto i libri io e Carmine Abate ad Arco alla presentazione de "Il cercatore di luce"
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Chi sono

Mi chiamo Cristiana Bresciani, sono una mamma lavoratrice, sportiva e mangiatrice di libri. Vivo in Trentino, sul Lago di Garda. Amo viaggiare con la testa tra nuvole di libri e nel mondo con i piedi agganciati ai pedali di una bicicletta.

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