VENIRE AL MONDO E ALTRE FOLLIE Marco Depentori

Nella prefazione l'autore dichiara di essere nato ad Arco nel 1960, di scrivere fin da giovane poesie, fiabe per bambini e racconti, ma di non aver pubblicato nulla fino ad ora, se non in rete e usando degli pseudonomi. È di recentissima pubblicazione infatti  "Venire al mondo e altre follie", dedicato alla figlia Emma. Marco Depentori si definisce "bracciante autodidatta con zappa e penna". Bollato da bambino come "limitato" per via del suo carattere chiuso, timido e schivo, frequenta, su indicazione degli insegnanti,  una scuola professionale. In seguito  dimostra tutta la propria determinazione e le proprie capacità ottenendo la maturità agraria e la laurea in giurisprudenza. L'introduzione è di Paolo Leoni, scrittore trentino, che fa notare come Marco Depentori "ci trascini attraverso quattro racconti, intensi e ricchi di contenuti, in un viaggio autobiografico dell'autore." I quattro personaggi, inventati, delle quattro memorie hanno tutti attinenza alla biografia e alle esperienze dell'autore. Nella prima memoria Angelo Calmi, riflessivo e apparentemente persona semplice, lotta tra la voglia di distinguersi e quella di omologarsi. Scappare, scomparire sono due parole che ricorrono spesso nei titoletti di questo racconto. Scappare dall'omologazione, affermare il diritto alla diversità, senza per questo essere emarginati. "Certe persone fanno di tutto per essere visibili, per farsi notare, per essere sempre nei primi banchi in chiesa o a scuola. Fanno di tutto per arrivare al potere. Angelo Calmi invece ha sempre coltivato il grande desiderio di scomparire da tutta l'ipocrisia del mondo." Il Maestro è il protagonista del secondo racconto, ma sono numerosi i comprimari della vicenda che si interrogano sulla ragione per farla finita o continuare a vivere. La stessa storia viene narrata da più punti di vista. "Sulla tela dell'esistenza l'atto di nascita ha tracciato un disegno che deve essere colorato." Kaciniewscki è il protagonista della terza memoria. "Il mio nome è Kaciniewscki, non sono polacco, non faccio ginnastica artistica, non conosco Papa Woity. La storia è fatta di errori. La mia vita inizia con un grandissimo equivoco. Quel maledetto vizio di mio padre di bere whisky alle nove di mattina. Quei deficienti dell'ufficio anagrafe." Un caleidoscopio di personaggi caratterizza il quarto racconto "Cuore d'anatra". E voglio condividere una citazione di questa memoria che credo abbia molto di autobiografico: "Certo che avrei voluto giocare quelle maledette partite a pallone ma non mi volevano, ero troppo fragile, cadevo facilmente. Cosa mi rimaneva nel guscio della mia solitudine se non tentare almeno di scrivere? Scrivevo e correvo da mia madre a farle leggere quelle tristi parole, per sentirmi dire che erano belle, che erano dettate dal cuore." Certamente non è un libro leggero. I quattro racconti sono introspettivi,  vanno letti con attenzione, ma ne vale la pena. Pongono molti interrogativi sulla vita, la morte, la fede, la giustizia, l'empatia, la normalità (ma che cos'è  la normalità?) e la follia. Un libro dalla parte dei "diversi", contro l'omologazione. Ho avuto l'impressione che l'autore scriva più per il piacere di farlo, con un effetto terapeutico per se stesso, non per compiacere, divertire o sorprendere il lettore. Risultato che ottiene comunque. 🍷 vino rosso ★★★☆☆ scopri come valuto i libri Qui l'intervista rilasciata da Marco Depentori a LibriCitando.

1 commenti

  1. Umberto Eco era solito dire che "i libri sono i nostri vecchi, la nostra ricchezza, la nostra memoria sociale altrimenti senza esperienza" ed è proprio attraverso queste letture che conosciamo chi ci è prossimo come Marco appunto. Il suo aprirsi, nella scrittura, è anche il nostro infrangere muri.

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