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Molto intimo questo scritto di Chiara Gamberale, che ha la forma di un breve "diario" del periodo del lockdown. Di lei avevo letto alcuni romanzi.  Non conoscevo l'aspetto fragile della sua personalità, i problemi di depressione con cui è costretta a convivere. Che bella persona è! Ha saputo trasformare le sue debolezze in forza, facendo volontariato, aiutando i malati. Brava Chiara Gamberale! Come Chiara anch'io, per certi aspetti, ho apprezzato il lockdown . Mi mancavano alcune persone, affetti, ma ho gradito la riduzione dei contatti . Sono "un'orsetta " e a casa, a fare il pane, senza troppi obblighi sociali, ci stavo bene. Forse perché, comunque, la mia numerosa famiglia era tutta riunita. Ho letto questo romanzo per il torneo letterario di Robinson. ★★★☆☆ 🍷 vino rosso scopri come valuto i libri
Mario Calabresi racconta in modo molto coinvolgente, quasi fosse un romanzo, la vita di Carlo Saronio, giovane benestante rapito negli anni Settanta dal gruppo di estrema sinistra Potere operaio. Saronio stesso ne aveva fatto parte, ma fu tradito dagli amici con cui aveva condiviso idee politiche e battaglie. A voler far emergere il ricordo di Carlo è stata la figlia Marta, nata otto mesi e mezzo dopo la morte del padre, avvenuta il giorno stesso del rapimento a causa di un errato uso del narcotizzante da parte dei rapitori. Per quarantacinque anni Marta non ha chiesto nulla a nessuno di suo padre. Temeva che far affiorare i ricordi potesse essere troppo doloroso per la madre e la nonna. Un giorno parla con il cugino Piero, missionario, e insieme decidono che è arrivato il momento di capire chi era veramente Carlo Saronio, di scoprire "quello che non ti dicono". Piero e Marta hanno entrambi letto "La mattina dopo" di Mario Calabresi. Concordano che lui sia la persona in grado di aiutarli a fare luce sulla vita di Carlo. Piero scrive a Calabresi una mail, Marta si presenta a lui al termine di un evento letterario. Dopo una iniziale incertezza, Mario Calabresi comincia ad aprire armadi, sfogliare album di foto, visitare i luoghi in cui Carlo viveva, studiava, incontrava gli amici. Calabresi è costretto a tornare agli anni settanta, a fatti che lo toccano in prima persona. Anche lui, come Marta, ha perso il padre per mano di terroristi. Mario Calabresi, giornalista, è stato direttore di "La Stampa" e "La Repubblica". Oltre a "Quello che non ti dicono" ha scritto: "Spingendo la notte più in là", "La fortuna non esiste", "Cosa tiene accese le stelle", "Non temete per noi, la nostra vita sarà meravigliosa" e "La mattina dopo". “Quello che non ti dicono, alla fine te lo vai a cercare.” ★★★★☆ 🍷 vino rosso scopri come valuto i libri
Ho ascoltato il racconto "Cattedrale" (che dà il titolo all'omonima raccolta di Raymond Carver) su "Ad Alta voce", letto da Fausto Paravidino (voce molto particolare e adattissima al personaggio narrante). Tempo di ascolto: 45 minuti. C’era questo cieco, un vecchio amico di mia moglie, che doveva arrivare per passare la notte da noi. Gli era appena morta la moglie. E così era andato a trovare i parenti di lei in Connecticut. Aveva chiamato mia moglie da casa loro. Avevano preso accordi. Sarebbe arrivato in treno, un viaggio di cinque ore, e mia moglie sarebbe andata a prenderlo alla stazione. Non l’aveva più visto da quando aveva lavorato per lui un’estate a Seattle, dieci anni prima. Comunque, lei e il cieco si erano tenuti in contatto. Registravano dei nastri e se li spedivano per posta avanti e indietro. Non è che fossi entusiasta di questa visita. Era un tizio che non conoscevo affatto. E il fatto che fosse cieco mi dava un po’ di fastidio. L’idea che avevo della cecità me l’ero fatta al cinema. Nei film i ciechi si muovono lentamente e non ridono mai. A volte sono accompagnati dai cani-guida. Insomma, avere un cieco per casa non è che fosse proprio il primo dei miei pensieri." ★★★☆☆ scopri come valuto i libri 🍷 vino rosso scopri come valuto i libri
Il romanzo "L'acqua del lago non è mai dolce" di Giulia Caminito, vincitore del premio Campiello 2021, è una storia di mancato riscatto sociale. Un romanzo che per molti aspetti fa pensare alle storie raccontate da Ammaniti, Avallone, D'urbano. Mi vengono in mente  "Ti prendo e ti porto via", "Acciaio", "Acquanera". Nonostante l'immenso senso di tristezza che trasmette, questo romanzo mi è piaciuto molto. L'ho trovato molto introspettivo. I personaggi sono ben delineati e caratterizzati. La protagonista a momenti infastidisce per i comportamenti che tiene. Certo, la vita non l'ha aiutata. Nata in una famiglia povera, perseguitata dalla sfortuna e dalle disgrazie, ha provato a riscattarsi pensando che lo studio potesse cambiarle la vita. Purtroppo più che una vita propria, vive secondo le aspettative della madre Antonia, al contrario di lei, forte e decisionista,  con idee ben chiare. Vicende come quelle narrate purtroppo accadono. Il romanzo ci permette di venire a conoscere dinamiche familiari e sociali inimmaginabili a chi vive in famiglie, non dico benestanti, ma economicamente autosufficienti. Un romanzo di denuncia che  svela alcune verità sulla società attuale: non basta essere bravi a scuola, costruirsi una valida base culturale per garantirci un buon lavoro e stabilità economica. Ho apprezzato molto la scrittura originale di Chiara Caminito. Curiosità: il nome della protagonista si scopre solo al termine del libro ed è una vera sorpresa.  Sembra quasi l'ennesima presa in giro della vita nei suoi confronti. Ho scelto una scuola difficile dove insegnano le lingue morte che nessuno usa e mi dico che l'ho fatto per le mie amiche, ma la verità è che mi porto dentro una cosa piccola piccola, una ghianda, un insetto, che è la voce di mia madre, a cui devo dimostrare di non essere da poco. Quel noi, che sta là non visto, mi comanda, per me crea castelli in aria e paludi." ★★★★☆ scopri come valuto i libri 🍷 vino rosso
Insegnante di lettere e latino al liceo, Viola Ardone, classe 1974, si è documentata per tre anni prima di scrivere "Il treno dei bambini". Nel secondo dopoguerra 10.000 bambini meridionali provenienti da famiglie molto povere, di cui circa 3.000 di Napoli, furono inviati al Nord, prevalentemente in Emilia Romagna, dai genitori per essere inseriti in nuove famiglie (alcuni per brevi periodi, altri per sempre). Ad organizzare i viaggi ed accogliere i bambini, famiglie comuniste, per solidarietà. Viola Ardone romanza la storia di Amerigo Speranza dei "quartieri spagnoli", 7 anni, figlio unico di Antonietta, nubile e indigente che, dopo non poche titubanze, carica su uno di questi treni il figlio. I bambini che sono stati aiutati dalle nuove famiglie, chi rimanendo per sempre con loro, chi rientrando a casa, continuando a ricevere cibo e sostegni per studiare, sono cresciuti istruiti e molti di loro si sono fatti una posizione nella società. Di Amerigo non vi svelerò nulla, perché la sua é una storia che vale la pena di leggere. Un racconto molto commovente, riflessivo, narrato in prima persona da Amerigo, prima bambino e nell'ultima parte adulto. Curiosità: Viola Ardone presenterà al Salone del libro di Torino 2021 il suo ultimo romanzo "Oliva Denaro", la cui protagonista porta il nome anagrammato della scrittrice. "Tolgo lo spago, apro il pacco piano piano e resto a bocca aperta: è un violino. Un violino vero!" ★★★★☆ scopri come valuto i libri 🍷 vino rosso
Donatella di Pietrantonio, abruzzese e odontoiatria di professione, potrebbe scrivere qualunque storia, anche la più banale, e saprebbe renderla interessante, talmente è bella la sua scrittura. "Borgo Sud" rappresenta il sequel dell’"Arminuta", bellissimo romanzo in cui l’autrice racconta una storia di abbandono e di riscatto. Nel primo romanzo, vincitore del Premio Campiello 2017, l'autrice narra la storia di una ragazzina tredicenne che viene rimandata alla famiglia d'origine, dopo aver vissuto fin da piccolissima con persone che ha sempre creduto essere i suoi genitori. Si trova così ad affrontare una vita dura, in un ambiente povero, grezzo e molto diverso da quello in cui viveva. Al termine del romanzo si capirà il motivo del suo rientro nella famiglia d'origine.  Non è però necessario averlo letto per affrontare "Borgo Sud". Nel secondo romanzo, l'Arminuta, termine dialettale traducibile in «la ritornata», è cresciuta, ha studiato ed ora vive a Grenoble in Francia. Una telefonata dall'Italia la costringe a ritornare al paese natale. Durante il viaggio di ritorno affioreranno i ricordi e ci racconteranno quanto accaduto dopo aver lasciato l'Arminuta ragazza. Borgo Sud esiste. È un quartiere di Pescara,  un quartiere povero, di pescatori. Isolina esiste ed ha ispirato l'omonimo personaggio di "Borgo Sud". Il romanzo ha conquistato il secondo posto del premio Strega 2021. ★★★★☆ scopri come valuto i libri 🍷 vino rosso
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Chi sono

Mi chiamo Cristiana Bresciani, sono una mamma lavoratrice, sportiva e mangiatrice di libri. Vivo in Trentino, sul Lago di Garda. Amo viaggiare con la testa tra nuvole di libri e nel mondo con i piedi agganciati ai pedali di una bicicletta.

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