Siete mai stati in una libreria in cui i libri non si comprano, ma si regalano? È il sogno di ogni lettore, eppure è reale: si chiama “Libri Liberi” ed è un polmone di letteratura nel cuore di Bologna. L’idea, a cui ha dato forma la fondatrice Anna Hilbe, è semplice: chiunque può prendere uno o più libri senza pagare alcunché; chi lo vuole, poi, può contribuire portandone degli altri. Lì i libri vanno e vengono in continuazione, come se fosse un aeroporto, più che una libreria, o una stazione centrale dei libri. L’ispirazione - racconta Anna - venne dall’America: scoprì infatti l’esistenza di una realtà simile negli Stati Uniti — e decise di portarla a Bologna. Fu così che, una decina di anni fa, Libri Liberi aprì i battenti per la prima volta.
Per arrivarci è bastata una breve passeggiata attraverso i portici che conducono da Porta Maggiore, uno degli antichi portali della città vecchia, alla graziosa bottega di libri in Via S. Petronio Vecchio: qui tre grandi vetrate catturano l’attenzione dei passanti sulle librerie e sui tavoli pesanti di libri. E sopra ogni vetrata una insegna colorata riporta: “Libri Liberi”.
Non appena ho superato l’ingresso sono stato accolto dalle due caratteristiche della bella libreria: tanti libri e rara gentilezza.
Oltre ai volumi, infatti, abitano la bottega volontari, frequentatori e Anna, l’ideatrice di Libri Liberi. Sono bastati pochi istanti, quindi, perché mi venissero incontro Caterina e Marcello, volontari della libreria.
Abbiamo così iniziato a discorrere, tra citazioni letterarie e detti latini; ma il clima era tanto familiare che la discussione si è trasformata in un piccolo salotto, allargato anche alla fondatrice Anna Hilbe: siamo finiti per chiacchierare di storia, di libri e persino di sociologia! Prima che mi allontanassi, infine, mi hanno esortato a cercare un libro e a prenderlo. La scelta è caduta su un vero “classico”: a ricordare la mia visita alla libreria sarà infatti la bella edizione, con testo a fronte, del De Amicitia di Cicerone.
Come si può provare così tanta ammirazione per qualcuno che non si conosce e che è morto novant'anni fa? Non lo so, eppure posso dirvi che Emmy Noether merita la fama dei grandi artisti: chi conosce Picasso dovrebbe conoscere Noether; e così chi conosce Chagall, Modigliani o Duchamp. Se simili personalità meritano di essere nella memoria collettiva allora certamente anche Emmy Noether lo merita. "Noether, La creazione dell'algebra astratta", edito RBA, si propone di spiegare al grande pubblico perché questa incredibile donna del diciannovesimo secolo sia degna di tante buone parole. Di dimensioni modeste, il libro fa parte non a caso di una pubblicazione settimanale intitolata "I geni della matematica".
Il format è interessante: capitoli biografici si alternano a capitoli dedicati alla matematica. La narrazione è cronologica ed ha inizio ad Erlangen, la cittadina tedesca che diede i natali ad Emmy Noether. In parallelo, le brevi lezioni di matematica partono dalle basi. Il lettore è prima introdotto alla particolare simbologia matematica e poi iniziato a due delle più potenti armi del matematico: insiemi e applicazioni. Con questi strumenti viene spiegato come si "conta fino ad infinito" e in che senso esistono infiniti più grandi di altri.
Nel frattempo, Emmy Noether affronta l'ambiente universitario, quasi totalmente chiuso alle donne. Pagina dopo pagina si impara a conoscere la tenacia di questa mente brillante e, tra una spiegazione e l'altra, anche il valore delle innovazioni che ha portato nella matematica e nella fisica.
Il suo contributo maggiore alla fisica è certamente il teorema di Noether; capace di rivelare il legame nascosto tra tempo ed energia, spazio e quantità di moto. Queste connessioni nascoste saranno tra le poche caratteristiche della fisica classica a sopravvivere alla rivoluzione quantistica. L'eredità maggiore che Emmy Noether ha lasciato alla matematica è probabilmente il metodo assiomatico. Nel libro è spiegato con maggiore dettaglio, ma in poche parole è un approccio per il quale invece che lavorare con oggetti matematici specifici si manipolano oggetti dei quali si conoscono solo alcune proprietà. In questo modo si possono scoprire teoremi applicabili ad oggetti che neanche si avevano in mente ma che rispettano le proprietà fissate. Oggi, grandissima parte della matematica è fatta in questo modo. Si tratta di un livello di astrazione maggiore, solitamente trascurato alle scuole superiori ma utilizzato da tutti gli studenti universitari di matematica.
Forse è meglio che non dica altro sulla vita di questa donna che tanto ha dato e così poco ha ricevuto in cambio: il resto potrete leggerlo voi stessi.
«Non sarebbe stato male mandare la vecchia guardia di Gottinga a scuola da lei» —Albert Einstein
L'estatella di San Martino si riferisce a tre giorni autunnali, comprendenti il giorno di San Martino (11 novembre), nei quali solitamente si verificano giornate di bel tempo e miti.
L'origine della denominazione di questo periodo si fa risalire ad una leggenda, secondo la quale un giorno San Martino incontrò un mendicante poco vestito che soffriva il freddo e gli donò metà del suo mantello. Poco dopo incontrò un altro mendicante sotto la pioggia e gli regalò l'altra metà del mantello. Immediatamente il cielo si schiarì e la temperatura si alzò come se fosse improvvisamente tornata l'estate.
"L’Estatella di San Martino dura tre giorni e un pochino "
E' calato domenica 17 settembre il sipario della quinta edizione di intermittenze e a chiudere il programma è stata Benedetta Tobagi, freschissima vincitrice del premio Campiello 2023, con lo spettacolo di reading e musica "La resistenza delle donne", tratto dal suo omonimo libro.
Nelle magiche location di Palazzo Martini, della Rocca e della Spiaggia degli Olivi si sono svolti gli attesissimi incontri. Non sono solo io a pensare che i luoghi siano incantevoli. Basta aprire i social degli ospiti presenti per trovare decine di foto fatte e postate da loro. Selfie, ritratti o immagini paesaggistiche in cui la fanno da padroni il lago di Garda, il Monte Brione, le due gardesane e la centrale del Maroni. Io stessa ho immortalato Antonio Manzini nel parco della Rocca intento a fotografare il Garda.
Prima di raccontarvi minuziosamente curiosità ed aneddoti di quanto accaduto negli incontri a cui ho partecipato, vorrei condividere con voi alcune impressioni generali.
Età media dei partecipanti: 60 anni. Sebbene il pubblico fosse numeroso, colto ed entusiasta, l'equilibrio tra capelli bianchi e visetti acneici non c'era. Mi sento di escludere che si tratti di un errore nella scelta degli ospiti. Con grande tristezza purtroppo prendo atto che i giovani non escono di casa per andare ad ascoltare uno scrittore. Al contrario di me, a loro non pare interessare chi siano gli autori, quale percorso di vita abbiano fatto, che cosa abbia significato scrivere quel romanzo, quel saggio, quella poesia o quale sia stato il motivo. O forse interessati lo sono, ma si accontentano di un video su youtube o di un'intervista online.
Si dice - ed è confermato dalle vendite - che i giovani siano attirati dai manga e dai fumetti, che quello sia il loro genere preferito. In effetti al Salone del libro di Torino ho potuto vedere anche io folle di giovanissimi accalcati davanti allo stand di One Piece e file lunghissime davanti al firma copie di Zerocalcare in attesa di un disegnetto. Che sia questa la strada da percorrere per ampliare il già numerosissimo pubblico di intermittenze ed attirare qualche giovane in più? Ve lo immaginate Zerocalcare al parco della Rocca?
A parte la bassa affluenza del pubblico dei giovani che è un problema non tanto del festival di Riva del Garda, ma generale, quella di intermittenze sembra essere una formula magica. A ragionarci bene però tanto magica non è. E' piuttosto il frutto di un grande lavoro di programmazione del direttore artistico Emiliano Visconti e delle bravissime ed instancabili organizzatrici del festival Marina Tomasi e Isabelle Yrma Pace. Come ha detto Emiliano Visconti in chiusura del festival, "senza di loro intermittenze non esisterebbe".
A me piace arrivare in sordina agli eventi, confondermi tra la gente, raccogliere le loro impressioni ed è curioso come siano davvero diversi i pareri uno dall'altro. Capita di cogliere, per esempio, opinioni opposte sull'incontro con la poetessa Viviane Lamarque e sentire con l'orecchio destro commenti entusiastici: "bravissima, simpaticissima, capace con poche parole semplici di trasmettere tanto" e con il sinistro: "Questa non è poesia, quella di Proust lo è". Oppure: "Emanuele Trevi è strepitoso" e "mah...porto via poco..." E allora mi viene da pensare che non importa se le opinioni sono diverse. Anzi. Vai ad ascoltare gli autori, scambia la tua opinione con gli altri, rifletti su quanto ti dicono! Raccoglierai sicuramente di più che accontentandoti di ascoltare un video, assorbirne le idee, non ribattere, non interagire.
Fatte queste premesse, entro nel vivo degli incontri per raccontarvi che cosa "ho portato via" e sicuramente sarà diverso da quello di qualunque altro.
FRANCESCO ZANI e ROBERTO MERCADINI
L'incontro previsto in realtà avrebbe dovuto essere tra Daniele Mencarelli e Francesco Zani. Mencarelli a causa di un problema familiare non ha potuto però essere presente. Lo ha sostituito Roberto Mercadini, già a Riva del Garda poichè tre ore dopo si sarebbe svolto il suo monologo "Fuoco nero su fuoco bianco". Mercadini e Zani si conoscono. Mercadini ha già presentato il libro di Zani. Entrambi vivono o hanno vissuto a Cesenatico, dove è ambientato "Parlami" di Francesco Zani. Si tratta del primo romanzo del giovane autore e affronta il problema della disabilità, raccontando in seconda persona le vicende di un bambino affetto da mutismo selettivo. Zani dice di aver scelto questa modalità di scrittura non tradizionale dopo aver letto ed essere rimasto affascinato da "Resto qui" di Marco Balzano. Mi permetto di dire, senza nulla togliere alla bravura di Mercadini, che il dibattito ha sicuramente sofferto l'assenza di Mencarelli che avrebbe presentato il suo romanzo "Fame d'aria", in cui ha affrontato il tema dell'autismo. Quando Emiliano Visconti ha pensato a questa intermittenza, sicuramente aveva in mente non una semplice presentazione di due romanzi, ma un dialogo tra due autori che hanno raccontato storie di disabilità e sofferenza.
EMANUELE TREVI
Emanuele Trevi si autodefinisce uno "scrittore punk". Figlio di uno psicanalista e di una neurologa, Trevi sceglie fin da giovanissimo la scrittura. Dice di non essere stato un grande lettore da bambino e che la svolta è avvenuta a dodici anni dopo aver letto "Il signore degli anelli". "Ogni libro va letto al momento giusto" afferma, aggiungendo che questo può aiutare a trovare la propria voce narrativa. Autore di "Due vite", premio Strega 2021, a Riva del Garda ha presentato il suo ultimo romanzo, autobiografico, "La casa del mago", in cui parla di suo padre. Il "mago" è infatti il padre e la magia è quella di saper guarire le anime. Trevi non lo giudica mai nel suo romanzo. Lo descrive attraverso i suoi comportamenti. Nell'incipit, ad esempio, la madre di Emanuele bambino, riferendosi alla distrazione del padre gli ripete spesso: "Lo sai com’è fatto". Emanuele non dice mai che il padre è distratto, te lo fa capire. Trevi è un grande ritrattista letterario. Avete mai letto "Mr Gwyn" di Alessandro Baricco? Gwyn è un famoso scrittore che decide di smettere di scrivere romanzi, ma trova il modo di non smettere con la scrittura, inventandosi una nuova professione: fare i ritratti delle persone attraverso le parole scritte, senza dipingere. Emanuele Trevi è il nostro Mr Gwyn.
PAOLO DI PAOLO, INGO SCHULZE e STEFANO ZANGRANDO
Il dialogo tra Paolo di Paolo, scrittore italiano, autore del recentissimo "Romanzo senza umani" e Ingo Schulze, uno dei più importanti scrittori contemporanei tedeschi, è stato davvero interessante e profondo, merito sicuramente delle acute domande e riflessioni di Di Paolo. Quanto pesano le abilità di un moderatore in un incontro? Molto. Paolo di Paolo lo ha saputo fare molto bene. Tradotto in Italia da Stefano Zangrando, presente all'incontro, Schulze è un autore che frettolosamente si potrebbe classificare tra gli scrittori che si occupano del passaggio dal socialismo della Germania dell'est al capitalismo della Germania unita. In realtà lo stesso autore precisa di essere autore di molti romanzi che nulla hanno a che fare con quel tema e quel periodo. Resta il fatto che Schulze è molto conosciuto per il suo romanzo "Vite nuove", ambientato nella ex Ddr nel gennaio 1990. Ed anche nel suo ultimo romanzo "La rettitudine degli assassini", Schulze narra una storia ambientata in quegli anni. Protagonista il proprietario di una libreria antiquaria di Dresda. Gli amanti dei libri di tutta la Germania dell'Est sanno di poter trovare fra i suoi scaffali sempre nuovi tesori, ma dall'autunno del 1989, tutto cambia. I clienti diminuiscono, poi arriva la concorrenza di internet e Norbert Paulini, il libraio, cerca di resistere. Schulze lo definisce un romanzo sull'amore per il libro stampato e quell'amore lo ribadisce anche ad intermittenze affermando che "I libri di carta non spariranno!". Tre sono le voci narranti: il libraio, l'autore e l'editore. Tra le molte affermazioni stimolanti di Schulze, una in particolare è stata: "Io non voglio restare solo con le mie esperienze." Schulze scrive per questo.
ANDREA TARABBIA e LORENZO BORRONI
Andrea Tarabbia scrive benissimo e legge anche molto bene al ritmo della batteria, però io mi sono persa...Poco vi so dire di questo incontro, perchè il suono della batteria di Lorenzo Borroni mi catturava e distraeva dalle letture di Tarabbia. Intermittenza interessante, ma io non sono sufficientemente multitasking da riuscire a seguire il racconto senza perdermi tra i suoni.
FABIO GENOVESI
E poi arriva il simpaticissimo Fabio Genovesi con la presentazione alla Spiaggia degli olivi del suo "Oro puro", storia della scoperta dell'America raccontata da un giovane mozzo inesperto. Genovesi ha iniziato a lavorare a questo romanzo quindici anni fa leggendo i diari di Cristoforo Colombo. L'autore ha fatto anche il viaggio in nave dall'Europa all'America su un mercantile per immergersi totalmente in un mondo in cui si vedono e si confondono tra loro solo acqua e cielo.
Lo scrittore vive solo, ama la solitudine, scherza su sé stesso e racconta di come nascono i suoi scritti. Dettati dal nonno morto o inventati? Diciamo che Fabio Genovesi ha un modo tutto suo di interrogare il nonno e di interpretarne le risposte. Ad ogni modo la scrittura dice sia la sua salvezza.
Di Fabio Genovesi io ho letto "Il mare dove non si tocca" e solo ad intermittenze ho capito che quel romanzo che narra la storia di un ragazzino con 9 nonni, in realtà zii, è la sua storia. Unico erede di dieci fratelli maschi, uno solo sposato e con famiglia, gli altri solitari, impetuosi ed eccentrici. Fabio cresce senza frequentare i suoi coetanei e il primo giorno di scuola scoprirà che i suoi compagni hanno molti giocattoli e pochissimi nonni.
TERZA PAGINA CON NADIA TERRANOVA, STEFANIA AUCI, STEFANO ZANGRANDO, CARLO LUCARELLI, ANNA VOLLMER.
Terza pagina" è l'imperdibile incontro in cui si leggono gli inserti culturali dei giornali con alcuni ospiti del festival, mentre si beve il caffè e si mangia una brioche nel parco della Rocca.
Quest'anno l'incontro è stato animato, a sorpresa, da Nadia Terranova, Stefania Auci, Stefano Zangrando, Carlo Lucarelli e Anna Vollmer. Io la rassegna stampa di intermittenze non me la perdo mai. E' come passare la domenica mattina al bar con degli amici letterati a parlare di letteratura.
PATRIZIA LAQUIDARA, NADIA TERRANOVA e STEFANIA AUCI
Spettacolare incontro "oltre lo stretto" con spot antiponte annesso. Le tre artiste siciliane hanno incantato il pubblico con racconti personali, ricordi e le originalissime letture cantate di Patrizia Laquidara, cantautrice e scrittrice di origine siciliana, tratte dal suo romanzo biografico "Ti ho vista ieri".
Tutti conosciamo Stefania Auci, autrice del romanzo storico che narra la saga dei Florio e Nadia Terranova che con il suo "Trema la notte" racconta la tragedia del terribile terremoto che colpì Messina nel 1908. Io non conoscevo invece Patrizia Laquidara, cantautrice dalla voce limpidissima e autrice quest'anno del suo primo romanzo.
Terranova, Auci e Laquidara hanno trascinato i presenti nelle atmosfere isolane, rievocando suoni e profumi dei mercati di Messina, Palermo e Catania. Pesce, granite e arancinə - "tollerando lo schwa solo in questo caso" hanno affermato, alludendo alla disputa tra "arancino" e "arancina".
VINCENZO LATRONICO e MADDALENA FINGERLE
Sinceramente mi aspettavo qualcosina in più da questo incontro. In particolare da Latronico. Ammetto di non aver mai letto nulla di suo, nemmeno "Le perfezioni" ed ero intenzionata a rimediare con il suo ultimo lavoro "La chiave di Berlino". Sono andata via poco convinta. Forse ci proverò comunque a leggere qualcosa di suo, perchè anch'io concordo con quanto detto da Schulze il giorno prima: "Sono disponibile a cambiare idea grazie ai libri". Latronico non ha saputo conquistarmi? Forse lo farà la sua scrittura.
Quanto a Maddalena Fingerle, troppe poche domande, troppo poco spazio a lei che, al contrario di Latronico, si pone in modo semplice e solare. Speriamo torni a trovarci per raccontarci un po' di più del suo "Lingua madre", premio Italo Calvino 2020. Ricordo perfettamente quando il radio giornale regionale diede l'annuncio della vittoria della bolzanina. Ero a Bressanone in vacanza. Subito cercai di saperne di più sull'autrice e trovai sul suo sito alcuni racconti che mi piacquero molto.
ANTONIO MANZINI e CARLO LUCARELLI
Quante volte ho assistito agli incontri con Manzini e Lucarelli? Non lo so. Non le conto nemmeno più. E sapete perchè mi piace andarci? Perchè si parla di tutto, fuorchè dei libri che stanno promuovendo. Quelli si leggono, punto. Il bello è conoscere Manzini, conoscere Lucarelli, scoprire come e perchè nascono i loro personaggi, i loro racconti. Perchè, diciamocelo chiaramente, i gialli e i noir di Manzini e Lucarelli sono solo dei pretesti per affrontare problemi importanti che stanno a cuore agli autori. Tra ricordi ed aneddoti, Manzini svela di non amare più Roma, di essere fuggito dalla sua città e che forse nemmeno Rocco Schiavone la ama più. Lucarelli invece parla bene della sua Bologna. Non è vero che è pericolosa, Bologna è una città ricca di opportunità. Parlano anche dei loro personaggi seriali, non perfetti. Solo Maigret è perfetto. Schiavone, Coliandro e gli altri creati dalle loro penne sono personaggi problematici. Ricordano anche l'interessantissimo lavoro svolto dagli studenti della facoltà di scienze cognitive di Rovereto circa un anno fa con il quale i futuri psicologi li hanno analizzati, tracciandone dei profili psicologici. Io avevo partecipato alla restituzione finale ed era stato davvero interessante.
A Riva del Garda, sul palco nel parco della Rocca abbiamo assistito ad un dialogo quasi teatrale tra due esperti intrattenitori. Non scordiamoci che Manzini è anche attore e Lucarelli conduttore televisivo.
Ho già letto "Elp" di Manzini, non ancora "Bell'Abissinia" di Lucarelli.
BENEDETTA TOBAGI, GIULIA BERTASI e ANNA BONAIUTO
Le tre artiste hanno messo in scena nel cortile della Rocca il reading teatrale "La Resistenza delle donne", tratto dall’omonimo libro di Benedetta Tobagi, dando voce alle donne che furono protagoniste della Resistenza attraverso letture di diari, lettere e testimonianze. La voce dell'attrice Anna Bonaiuto, la fisarmonica di Giulia Bertasi e la proiezione di foto storiche hanno accompagnato la narrazione della Tobagi, vincitrice la sera precedente del Premio Campiello 2023.
Lo spettacolo, rigoroso storicamente, crudo, ma al tempo stesso poetico, è stato molto apprezzato dal pubblico rivano che ha costretto le autrici a tornare sul palco più volte al termine.
Ho aperto e chiuso questo resoconto con Benedetta Tobagi che ritengo sia stata l'intermittenza 2023 per antonomasia (l'incontro tra musica e parole) e resto in curiosa attesa della prossima edizione, certa che Emiliano Visconti e la Biblioteca di Riva del Garda sapranno stupirci ancora.
Quanti giorni mancano ad intermittenze 2023? Non so voi, ma io sono impaziente ed ho fatto il conto. Mancano esattamente dieci giorni all'inizio dei prologhi e due settimane alle intermittenze vere e proprie.
Se avete già partecipato ad una precedente edizione, ricorderete che era possibile compilare un questionario di gradimento del Festival e tra le domande c'era: "Che ospite vi piacerebbe incontrare nella prossima edizione?" Io il questionario l'ho compilato più volte dato che ho assistito a numerosi eventi di tutte le edizioni e ho espresso sempre il desiderio che Antonio Manzini omaggiasse la rassegna con la sua presenza. In realtà io ho incontrato più volte il "creatore" di Rocco Schiavone: a Torino, a Bergamo e a Rovereto. Manzini mi piace molto come autore e non solo per la serie di Rocco Schiavone. E' di una simpatia straripante. Finalmente a Riva del Garda lo potremo incontrare domenica 17 settembre alle ore 16.30 nella splendida location della Rocca. Con Carlo Lucarelli, amatissimo giornalista, scrittore, sceneggiatore, conduttore televisivo e ideatore delle serie Ispettore Coliandro, Ispettore Grazia Negro e Commissario De Luca, ci parlerà di Noir senza delitto e altre varianti. Manzini e Lucarelli sono solo due dei dolci finali che ci attenderanno domenica.
Nella stessa giornata, dopo la consueta rassegna stampa mattutina (con brioches e cappuccino anche quest'anno?), potremo incontrare Nadia Terranova (autrice di Addio fantasmi e Trema la notte) e Stefania Auci (conosciutissima per i best seller I Leoni di Sicilia e L'inverno dei Leoni) che con la cantautrice Patrizia Laquidara ci intratterranno con Parole oltre lo stretto.
Nel primo pomeriggio Maddalena Fingerle (Premio Italo Calvino 2021 con Lingua Madre) e Vincenzo Latronico (ricordate Le perfezioni?) dialogheranno a proposito di Lingue madri. La Fingerle, bolzanina di madre lingua italiana, ha un legame molto stretto con l'Alto Garda. Il nonno è originario proprio di qui. Chissà se ce ne parlerà.
Altro appuntamento pomeridiano sarà il reading e dialogo L'amore da vecchia con Viviane Lamarque, poetessa di origine trentina.
Dopo cena invece sarà la volta di Benedetta Tobagi, autrice di La resistenza delle donne che con Giulia Bertasi e Anna Bonaiuto metterà in scena l'omonimo spettacolo (reading e musicale).
E nei giorni precedenti chi potremo incontrare? Il menù è ricchissimo: antipasti, primi piatti e seconde portate davvero invitanti.
Giovedì 14 settembre Daniele Mencarelli, autore di Tutto chiede salvezza (Premio Strega Giovani 2020) e Francesco Zani ci presenteranno i loro recentissimi romanzi: Fame d'aria e Parlami.
Torna ad intermittenze l'amatissimo dai giovani, youtuber e scrittore, Roberto Mercadini.
Venerdì 15 settembre Emanuele Trevi, Premio Strega 2021 con Due Vite, ci parlerà di Ritratti in letteratura.
Sabato 16 settembre Emiliano Visconti, direttore artistico della rassegna, aprirà la giornata di intermittenze tra musica e letteratura raccontandoci Simon e Garfunkel. Non me ne vorrà il bravissimo direttore se in questo post non ho dato il giusto spazio alle intermittenze musicali. Non ne ho le competenze. Altri, più bravi di me, ve ne parleranno.
Nel pomeriggio Paolo di Paolo, autore di Il giorno in cui la letteratura morì e Ingo Schulze, autore di La rettitudine degli assassini, tradotto da Stefano Zangrando, dialogheranno tra loro e con noi a proposito di Parole oniriche oltre la cortina di ferro.
Torna a Riva del Garda anche Andrea Tarabbia che tutti conosciamo per il suo Madrigale senza suono, premio Campiello 2019 e che presenterà Il continente bianco nello spettacolo di reading e batteria (con Lorenzo Borroni).
Fabio Genovesi, autore di Il mare dove non si tocca, presenterà a Riva del Garda il nuovo romanzo Oro puro con cui torna a raccontare il mare.
Sperando di avervi incuriositi e non annoiati con questa carrellata di eventi letterari, musicali e teatrali che ci attendono a Riva del Garda dal 10 al 17 settembre, vi invito a curiosare anche nel mio blog dove troverete numerose recensioni di romanzi scritti dagli autori citati. E ovviamente stay tuned perchè seguiranno le mie cronache da intermittenze.
Ferragosto è un termine di origine latina e deriva da Feriae Augusti (riposo di Augusto) che indicava una festività che l'imperatore Augusto aveva istituito nel 18 a.C. Era un giorno di riposo e di festeggiamenti che celebravano la fine dei lavori agricoli.
La festa originariamente cadeva il 1º agosto. Lo spostamento al 15 è dovuto alla volontà di far coincidere la ricorrenza laica con la festa religiosa dell'Assunzione di Maria.
Al Casinò di Arco nel salone delle feste, strapieno di insegnanti, genitori ed educatori, Mattia Mascher ieri sera ha fatto gli onori di casa a Enrico Galiano con una "non intervista" sul suo ultimo libro "Scuola di felicità per eterni ripetenti".
Del libro non posso anticiparvi nulla perchè non l'ho ancora letto.
Di Galiano ho letto e recensito solo "Eppure cadiamo felici".
Posso però raccontarvi della serata e della mia impressione che Galiano preferisca parlare a ruota libera e non farsi "imprigionare" i pensieri da domande concordate. Mascher di domande puntuali e precise ne ha poste parecchie, ma Galiano - un po' come fanno i suoi ragazzi nelle interrogazioni - è stato abilissimo nel portare pubblico e intervistatore dove voleva lui. Ha risposto alle domande di Mascher? Forse sì, forse no.
Indubbiamente molto simpatico. Sa stare su un palco come un attore, sa convincere come un influencer. Galiano, oltre che scrittore, è un vero oratore e lo ha dimostrato con i suoi video seguitissimi.
Con lo stesso stile che usa su YouTube, in sala ha posto la domanda: "La felicità è un rumore o un suono?".
Per me è un suono, per lui è un rumore ed ha motivato questa scelta raccontando di essere stato convinto di ciò da una sua alunna che gli ha descritto la felicità "impattante" come un rumore e non "conciliante" come un suono (più appropriato per descrivere la serenità), ammettendo però che quel rumore inizialmente fastidioso diventa poi più simile ad un suono. Ma allora ho ragione io che la felicità è un suono!?
Questo per dire che Galiano vi rigira la frittata come e quando vuole.
Nella polemica Gramellini-Galiano, classico sì-classico no, mi schiero a favore di Gramellini. Classico sì. Non è elitario, apre la mente, la fatica non è mai sprecata. Ho tanta "sana invidia" nei confronti di chi lo ha frequentato.
La scuola fa davvero "schifo" come afferma Galiano? In sala c'era una ragazzina delle scuole medie ed ha detto che lei è felice. Io alle scuole medie ero felice, anche alle superiori a dire il vero. Tutta quella competizione malsana di cui parla Galiano io l'ho trovata solo all'università. Ma come dice mio figlio, se non ti fai il mazzo nello studio a vent'anni per costruirti un futuro, quando lo fai?
E Galiano il mazzo per diventare quello che è se lo è fatto pure lui.
Concludo dicendo che il libro lo leggerò, perchè le ventun lezioni che i suoi ragazzi danno agli eterni ripetenti (genitori, insegnanti, educatori) nelle pagine del suo libro mi incuriosiscono. E poi vi dirò cosa ne penso.
L'idea di creare LibriCitando è nata per caso in un freddo giorno di gennaio di tre anni fa. Ero per strada, stavo andando al lavoro a piedi, quando ho incontrato un'amica che mi seguiva su Facebook e mi ha chiesto se avessi letto un libro di un autore locale. Lei aveva appena visto sul giornale di questa nuova pubblicazione e chiedeva a me se valesse la pena di leggerlo. Sui social già riportavo dei brevi pensieri sui libri che leggevo, ma non pensavo - in quel momento - di essere così "influencer". Ci riflettei qualche giorno e infine decisi di aprire il mio blog. LibriCitando è un gioco di parole per dire che in questo blog si parla di libri attraverso le citazioni, le recensioni, le interviste agli autori, le cronache di incontri ed eventi letterari, i film tratti dai romanzi, ... e di tutto ciò che con i miei libri preferiti ha a che fare.
Se volessi fare un bilancio di questi tre anni, potrei dire che LibriCitando mi ha occupato molto tempo, ma mi ha dato tanto in cambio e soprattutto mi ha fatto capire che non mi piace solo leggere, ma anche scrivere.
Per me il regalo più bello da trovare sotto l'albero di Natale (e non solo) è un libro. Ho talmente tanti libri che non riuscirò mai a leggerli tutti, nemmeno avessi più vite a disposizione, però quando ricevo un libro per me è sempre un'emozione. Un libro è una nuova storia (vera o di fantasia) da scoprire, un mondo da esplorare. Purtroppo sono costretta a leggere molto su e-book, perchè non ho spazio a sufficienza in casa per tenerli tutti. Cartacei compro solo quelli dei miei autori preferiti e conservo solo i più belli. Gli altri, soprattutto gialli e noir, che difficilmente si rileggono, li regalo, li presto, li faccio circolare, "spaccio" libri come direbbe la mia amica Francesca e quindi diffondo cultura.
Se volete risolvere il "problema" per un regalo dell'ultimo minuto, correte in libreria e acquistate un libro. A poche persone un libro sarà veramente sgradito. Forse resterà per mesi o anni su una libreria, ma arriverà un giorno in cui a quella persona verrà voglia di aprirlo e leggerlo oppure lo riciclerà regalandolo a qualcuno che ama leggere.
Io sotto l'albero ho preparato tanti libri. Ho scelto ogni libro pensando a chi lo riceverà, sperando di aver bene interpretato i desideri dell'altro. Vivo in una famiglia di grandi lettori e questo è un vantaggio e uno svantaggio allo stesso tempo, perchè per molti di loro, lettori accaniti, ho dovuto acquistare dei libri recentissimi che non ho ancora letto e quindi mi rimane il dubbio di non aver azzeccato la scelta.
A voi lascio qualche consiglio di libri da leggere o regalare per Natale, Capodanno o da infilare nella calza della Befana insieme ai dolcetti, scritti da autori trentini che conosco personalmente e che posso garantire vi piaceranno e saranno graditi a chi li riceverà.
LE AVVENTURE DI CHICCO & LEA - UN NATALE DA GATTI di Francesca Falcone
E' stato da pochissimo pubblicato il secondo episodio de "Le avventure di Chicco & Lea", un simpatico libricino scritto e disegnato da Francesca Falcone con l'aiuto della figlia Lea. I protagonisti sono il gatto Chicco e Lea.
Il libricino è pensato per bambini delle scuole elementari, ma può essere letto anche ai più piccini.
Una parte del ricavato della vendita viene devoluta a PAN-EPPAA - Ente Provinciale Protezione Animali e Ambiente e a ADA - Associazione Difesa Animali.
Chicco era un gatto del gattile di Riva del Garda, adottato da Francesca e Lea. Dall'anno scorso non c'é più. Questo libro, come il precedente, è un ricordo di Chicco e delle tante avventure vissute con Lea.
ASINI ED EMOZIONI di Manola Santorum e Viviana Parisi
Dieci simpatici asini e una cavalla. Sono loro i protagonisti delle avventure narrate nei racconti di Manola Santorum e Viviana Parisi, due psicologhe rivane.
Attraverso i pensieri, i sentimenti e le emozioni degli asini protagonisti che vivono a Ballino presso l'associazione "Le vie degli asini" vengono affrontate problematiche che possono verificarsi, in realtà, soprattutto nel mondo umano e in particolare in quello di ragazze e ragazzi.
Dieci storie appassionanti e divertenti che hanno per protagonisti Lucy, Tina, Ester, Zimbro, Gonzalo, Nerone, Caterina, Cassia, Angiolina, Claudia e la cavalla Every.
La storia vera della fattoria in cui vivono i protagonisti è iniziata con l’arrivo dell'asinella Lucy. Fu accolta per il semplice desiderio di avere un asino da compagnia. Arrivarono poi altri asini, ciascuno con la propria storia alle spalle: chi veniva dalla solitudine, chi da un abbandono, chi aveva una ferita difficile da rimarginare. Ognuno di loro è stato scelto con cura e amore, pensando alla squadra che ne sarebbe nata.
Al termine del libro troverete il glossario delle parole «asinine».
Le bellissime illustrazioni sono opera di Fabiano Iori.
Questo libro fa parte della collana IAA – Ragazzi della casa editrice Erickson. Al termine dei racconti, genitori, insegnanti e professionisti che operano nel campo degli Interventi Assistiti con gli Animali possono trovare degli approfondimenti (glossari, schede operative e suggerimenti per proporre laboratori e momenti formativi incentrati su esperienze in fattoria e sulla relazione con gli animali).
Il libro è acquistabile on line sul sito della casa editrice Erickson o presso "Le vie degli asini" a Ballino.
LA MORTE FA IL SUO GIRO di Camillo Ischia
Camillo Ischia nasce nel 1953 ad Arco. Figlio di piccoli coltivatori. Amante della lettura. Nella sua vita ha viaggiato per lo più con i libri. Conosco molto bene Camillo e ho avuto già modo di parlarvi di lui recensendo il suo primo romanzo "Il mestiere del detective" due anni fa. "La morte fa il suo giro" è un romanzo che Camillo aveva già pronto nel 2020, tanto che mi aveva concesso l'onore di leggerlo in anteprima. Mi era piaciuto molto, più del primo, più "lineare" e molto più "noir". A Camillo non piace anticipare la storia dei suoi romanzi. Dei gialli e dei noir non si deve anticipare mai nulla. Uniche concessioni:
trentatré capitoli ambientati tra Trento, Arco e Verona. Un ispettore, uomini, donne e gatti.
EMMA PAGANI - BENACUM di Walter Bobicchio
Walter Bobicchio molti lo conoscono come agente di polizia locale a Riva del Garda o ex fortissimo giocatore di basket. Ora è anche scrittore. Il suo primo romanzo è acquistabile sulla piattaforma di crowdfunding bookabook. Sarà pubblicato se riceverà un certo numero di prenotazioni. Walter è a buon punto. Io sono certa che ci riuscirà. Il suo romanzo merita.
L'immagine di copertina è in realtà un'immagine provvisoria, disegnata dall'autore stesso in una notte insonne.
Il romanzo è ambientato a Riva del Garda. Gli altogardesani riconosceranno molti luoghi dalle descrizioni dell'autore.
La protagonista è una bellissima pubblico ministero, Emma Pagani, che insieme ad una squadra di ispettori, tra i quali Christian Lombardi, dovrà risolvere un vero e proprio enigma. Nel romanzo, che è un misto tra thriller psicologico, spy story, romanzo d'avventura e sentimentale, c'è molto delle esperienze vere dell'autore.
FANGO ROSSO di MILKA GOZZER
Terzo romanzo per Milka Gozzer della serie "I delitti di Capriata", con protagonista la simpaticissima pecora Viola. Di Milka e di Viola ho già scritto. Ora è uscito il terzo episodio.
"Nel pieno della stagione turistica, la pace di Capriata è scossa dal ritrovamento del corpo di una donna nei sotterranei del palazzo delle terme. Il cadavere riaffiora una mattina d’estate: immerso in una vasca dove viene prodotto il fango per le terapie termali.
Una morte che fin dall’inizio delle indagini appare inspiegabile, ma che presto si rivelerà scomoda per molta gente. Con quel corpo emerge infatti un passato che il Sergente Garcia vorrebbe a tutti i costi dimenticare. Stefano sarà al suo fianco in questa doppia indagine in cui ci mette lo zampino anche la sgangherata combriccola di frequentatori del suo bar.
E Viola? La preziosa pecora del Camerun stavolta è inviata sull’alpe, partecipe del destino crudele capitato a un povero agnellino: un altro giallo da sbrogliare per riportare la tranquillità nella piccola comunità montana.
Ma non sarà facile!"
I FILI DEL MONDO di Mauro Zanetti
Dopo i due gialli "Tracce parallele" e "La belva di Garait", Mauro Zanetti è tornato al suo primo amore: quello per il romanzo storico.
"I fili del mondo è un romanzo storico ricco di intrighi e misteri, ma è anche una grande storia di amicizia e riscatto. Nell'Anno del Signore 1657 due tessitori genovesi in fuga dalla ondata di peste che si è abbattuta sulla loro città giungono nel borgo di Ala, nei pressi di Trento, dove ottengono ospitalità dall'illuminato parroco don Alfonso Bonacquisto che pensa di sfruttare l'occasione per proporre loro l'inizio di un'attività tessile. Per recuperare gli utensili necessari i tessitori devono tornare a casa affrontando un viaggio pericolosissimo: la Repubblica di Genova prevede pene severissime, sino alla condanna a morte, per chi esporta i segreti dell'arte tessile. Il viaggio procede tra imprevisti e colpi di scena e mostra il momento storico e i tratti salienti di una civiltà del nord Italia in uno dei secoli più travagliati e complicati dell'epoca moderna."
Le mie cronache letterarie hanno sempre una componente tragicomica, perché nonostante io cerchi di programmare le mie trasferte in modo maniacale con l'obiettivo di ottimizzare i tempi e fare un milione e mezzo di cose in ventiquattro ore, succede sempre qualcosa a sparigliare le carte in tavola.
La trasferta a Bergamo era in programma fin da agosto e precisamente da quando la mia candidatura a giurato del premio letteratura d'impresa è stata accettata. Da quel momento, oltre alla lettura dei cinque libri finalisti, è iniziata la programmazione degli eventi da seguire nelle 24h che avevo a disposizione.
Tra il pomeriggio di venerdì 18 e la mattina del 19, all'interno del Festival Città Impresa, erano previste le presentazioni dei libri finalisti. Ma vuoi andare a Bergamo e rinchiuderti al Centro Congressi senza mettere più fuori il naso? Certo che no! Anche perché di letteratura sono appassionata, ma di imprese ed economia proprio no. Quindi tra un incontro con Romano Prodi e una visitina a Bergamo alta cosa fai? Bergamo alta! A costo di rientrare in hotel a piedi di notte perché i mezzi pubblici hanno smesso di circolare. Tanto più se scopri che proprio in quella zona Antonio Manzini presenta il suo ultimo romanzo.
E così è successo che questo fine settimana l'ho passato su e giù da Bergamo Bassa a Bergamo Alta e viceversa.
La partenza è stata ritardata dallo scoppio di un raffreddore. Giovedì pomeriggio, inspiegabilmente, è arrivato. Non lo avevo programmato ovviamente e mi ha mandato nel pallone, perché al giorno d'oggi se ti arrischi ad uscire di casa con il naso che cola il linciaggio è assicurato. Quindi l'unico modo per partire in sicurezza era fare un tampone e iniziare il più presto possibile a mettere in pratica il maggior numero di rimedi della nonna anti raffreddore. Ventiquattro ore dopo ero negativa e quasi guarita, quindi pronti , attenti, via! Si parte! Direzione Bergamo.
La partenza ritardata ha comportato la perdita di due presentazioni letterarie, fortunatamente quelle relative ai due libri che mi erano piaciuti meno, ottimamente rimpiazzate dall'incontro con Antonio Manzini, brillante e affascinante come sempre. Un evento al di fuori del festival, organizzato al Circolino nello splendido centro storico.
Ma veniamo ora alla cronaca seria dell'evento.
Il premio letteratura d'impresa che si è concluso ieri a Bergamo con la proclamazione del vincitore (Nina sull'argine) è stato organizzato da ItalyPost, in collaborazione con l'università di Bergamo, all'interno del Festival Città Impresa con lo scopo di favorire una crescita culturale e promuovere una moderna cultura d'impresa.
Io ero uno dei circa duecento giurati chiamati a scegliere il migliore tra i cinque, divenuti poi quattro, finalisti.
Per me è stata una scelta difficilissima tra i primi due classificati. I due che mi sono piaciuti meno (Cosa vuoi di più dalla vita? e Partecipare all’impresa globale) sono gli stessi due che sono piaciuti meno anche al resto dei giurati. Nina sull'argine e L'album dei sogni li ho trovati entrambi molto belli. Il primo è un romanzo autobiografico ambientato nel settore del pubblico impiego. Il secondo è una interessante saga familiare (quella della famiglia Panini), dove c'è moltissimo di reale e pochissimo di inventato.
Purtroppo non era possibile sceglierne due. Per me, pur essendo molto diversi per stile, lunghezza, ambientazione, il giudizio sarebbe stato lo stesso: quattro stelle!
Alla fine ho scelto L'album dei sogni con la giustificazione che mi è parso fosse più attinente con lo scopo del premio di promuovere una moderna cultura d'impresa.
Ha vinto Nina sull'argine con 4 punti di vantaggio e io non posso che esserne felice. Scegliere tra i due non era facile. E' stato un po' come tirare la monetina.
Seguono le descrizioni "ufficiali" dei quattro libri finalisti.
Pubblicherò presto le mie recensioni complete.
Nina sull’argine, di Veronica Galletta, edito da Minimum Fax
Caterina è al suo primo incarico importante: ingegnere responsabile dei lavori per la costruzione dell'argine di Spina, piccolo insediamento dell'alta pianura padana. Giovane, in un ambiente di soli uomini, si confronta con difficoltà di ogni sorta: ostacoli tecnici, proteste degli ambientalisti, responsabilità per la sicurezza degli operai. Giorno dopo giorno, tutto diventa cantiere: la sua vita sentimentale, il rapporto con la Sicilia terra d'origine, il suo ruolo all'interno dell'ufficio. A volte si sente svanire nella nebbia, come se anche il tempo diventasse scivoloso e non si potesse opporre nulla alla forza del fiume in piena. Alla ricerca di un posto dove stare, la prima ad avere bisogno di un argine è lei stessa. È tentata di abbandonare, dorme poco e male. Ma, piano piano, l'anonima umanità che la circonda – geometri, assessori, gruisti, vedove di operai – acquista un volto. Così l'argine viene realizzato, in un movimento continuo di stagioni e paesaggi, fino al giorno del collaudo, quando Caterina, dopo una notte in cui fa i conti con tutti i suoi fantasmi, si congeda da quel mondo.
L’album dei sogni, di Luigi Garlando, edito da Mondadori
C'è un momento cruciale, in questa storia. E c'è un "prima", e c'è un "dopo". Il momento cruciale è verso la fine della Seconda guerra mondiale, quando Olga, vedova di Antonio Panini, decide, insieme ai suoi otto figli, di acquistare l'edicola di corso Duomo, nel centro di Modena. Il "prima" è la storia di Antonio Panini, scampato miracolosamente alla Grande Guerra, combattuta in trincea; del suo amore infinito per Olga, detta "la Caserèina", perché figlia del casaro; e di come nel durissimo momento tra le due guerre i due abbiano costruito una famiglia tanto numerosa quanto movimentata. Fino alla sua morte prematura, a quarantaquattro anni, nel 1941. Il "dopo" è una grande saga famigliare, la storia di una delle più affascinanti avventure imprenditoriali italiane, fatta di spirito d'iniziativa, fiuto per gli affari, passione, lavoro, inventiva. Una storia che poteva avvenire solo nell'Italia che rinasce dopo la guerra, e nell'Emilia Romagna del boom economico, della Ferrari e della Maserati e delle prime lotte operaie, delle donne "di zigomo forte" e del calcio che diventa fenomeno popolare, e che poteva avere come protagonista solo una famiglia come quella dei Panini. Dal più vecchio, Giuseppe, al "piccolo" Franco Cosimo, passando per tutti gli altri fratelli e sorelle, in quegli anni crescono, imparano, si innamorano, fanno figli, si ammalano, guariscono, e soprattutto lavorano, e l'edicola di corso Duomo si ingrandisce, le nuove idee si susseguono, fino a quando non arriva "l'idea" che cambierà tutto, le figurine che hanno fatto sognare milioni di italiani.
Cosa vuoi di più dalla vita? Amaro Lucano: storia di un’Italia dal bicchiere mezzo pieno, di Francesco Vena e Emiliano Maria Capuccitti, edito da Rubbettino
È la domanda delle domande. Lo slogan pubblicitario entrato "a gamba tesa" nelle case (e nella testa) degli italiani, fino a diventare un'espressione comune, un modo di dire che sopravvive negli anni e tra le generazioni. Con risposte sempre diverse.
Perché tutti coltiviamo dei sogni, le nostre ambizioni, e poi ci confrontiamo con la realtà. Cosa vogliamo di più dalla vita? Questo libro racconta una storia, tessendone la trama attraverso una serie di altre storie, piccole e grandi. Storie di una Lucania di fine Ottocento, di un popolo e di un'invenzione, tramandata anch'essa tra generazioni di "amarocentrici". Un viaggio tra passato e presente, tra antiche tradizioni e tecnologie moderne, che è anche la storia di un bicchiere mezzo pieno in un Paese che non resterà mai vuoto. E oggi, cosa vogliamo di più dalla vita? In epoca di pandemia, anche isolati come api nelle proprie celle, abbiamo l'opportunità, se vogliamo, di ricostruire, mattone dopo mattone (proprio come 80 anni fa), un futuro all'altezza di reggere le conseguenze di quanto ci è piovuto addosso. Partendo dalla nostra mentalità, e dal lavoro. Allora, questo libro non è solo storia, o ambizione. È un contributo per ripensare l'Italia, facendone non solo il Paese più bello del mondo, ma anche il più forte. Cosa vogliamo di più dalla vita?
Partecipare all’impresa globale. Una ricerca antropologica in Automobili Lamborghini, di Fulvia D’Aloisio, edito da Franco Angeli
Il volume colloca sotto la lente antropologica il famoso brand italiano di auto supersportive di lusso, Automobili Lamborghini, fondato da Ferruccio nel 1963 all'interno della motor valley emiliana. L'azienda, divenuta proprietà del Gruppo Volkswagen sotto la holding Audi nel 1998, ha conosciuto una crescita tale che, dalle poche centinaia di lavoratori della storica fabbrica, si contano oggi 1.400 dipendenti, con tre linee di produzione per due modelli di supersportcar e un nuovo super-SUV. Grazie a un accordo di ricerca triennale con Lamborghini, che ha autorizzato un'etnografia nei luoghi di lavoro, il progetto ha messo a fuoco taluni aspetti della strategia complessiva dell'azienda e dei suoi lavoratori. In particolare il sistema di relazioni industriali, ispirato al modello vigente nella casa madre Audi VW (mitbestimmung), costituisce un asse centrale dell'organizzazione complessiva del lavoro e, dal punto di vista della proprietà, un aspetto ineludibile della produzione. Il transito e il sincretismo di principi, competenze e valori partecipativi di matrice tedesca, la loro traduzione e applicazione nel contesto emiliano, disegnano uno scenario organizzativo originale, ma consentono anche di leggere il ruolo che il sito di Sant'Agata Bolognese ha assunto all'interno del network di produzione globale del colosso dell'auto, nonché il progressivo posizionamento nel quadro delle catene globali di valore del Gruppo VW. Lo studio etnografico svolto in azienda, poi esteso nella sede Audi di Ingolstadt e in quella di VW a Wolfsburg, il dialogo intessuto con lavoratori, sindacalisti e manager hanno concorso a realizzare, nel loro insieme, un percorso di ricerca peculiare, autonomo ma interagito con l'azienda, che si inserisce nel quadro dell'antropologia dell'impresa e del lavoro globalizzato.
Sia che a Barcellona abbiate intenzione di andarci per passare qualche giorno di vacanza o che il vostro desiderio sia di andarci a lavorare o stabilirvici per sempre - magari da pensionati - invogliati dal clima mediterraneo, dalla cucina catalana, dalla movida notturna sulla Rambla o attirati dalle opere di artisti e architetti come Gaudí, Picasso e Miro, non dimenticatevi della sua dimensione letteraria e arrivateci preparati!
Dal 2019 esiste a Barcellona una mappa letteraria - in forma cartacea o digitale - sulla quale sono segnati ben 300 punti in cui alcuni scrittori sono nati o morti, hanno vissuto o lavorato.
L'idea è quella di scoprire la città seguendo le tracce degli scrittori che l’hanno abitata e dei libri che l’hanno raccontata.
In attesa quindi di arrivare a Barcellona in veste di turisti o per viverci e di gustare paella, tapas, crema catalana, sangria e vermut, immergetevi nelle sue atmosfere leggendo un libro.
Tra i tanti da consigliare io ho scelto:
L'OMBRA DEL VENTO di Carlos Ruiz Zafon
"A Barcellona una mattina d'estate del 1945 il proprietario di un negozio di libri usati conduce il figlio undicenne, Daniel, al Cimitero dei Libri Dimenticati, un luogo segreto dove vengono sottratti all'oblio migliaia di volumi di cui il tempo ha cancellato il ricordo. Qui Daniel entra in possesso di un libro "maledetto" che cambierà il corso della sua vita. Daniel ne rimane folgorato, mentre dal passato iniziano a emergere storie di passioni illecite, di amori impossibili, di amicizie e lealtà assolute, di follia omicida e di un macabro segreto custodito in una villa abbandonata. Una storia in cui Daniel ritrova a poco a poco inquietanti paralleli con la propria vita..."
★★★★★
🍠 cipolla
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LA CATTEDRALE DEL MARE di Ildefonso Falcones
"Barcellona, XIV secolo. Nel cuore dell'umile quartiere della Ribera gli occhi curiosi del piccolo Arnau sono catturati dalle maestose mura di una grande chiesa in costruzione. Un incontro decisivo, poiché la storia di Santa Maria del Mar sarà il cardine delle tormentate vicende della sua esistenza. Figlio di un servo fuggiasco, nella capitale catalana Arnau trova rifugio e quella sospirata libertà che a tutt'oggi incarna lo spirito di Barcellona, all'epoca in pieno fermento: i vecchi istituti feudali sono al tramonto mentre mercanti e banchieri sono in ascesa, sempre più influenti nel determinare le sorti della città, impegnata in aspre battaglie per il controllo dei mari. Intanto l'azione dell'Inquisizione minaccia la non facile convivenza fra cristiani, musulmani ed ebrei… Personaggio di inusuale tempra e umanità, Arnau non esita a dedicarsi con entusiasmo al grande progetto della «cattedrale del popolo». E all'ombra di quelle torri gotiche dovrà lottare contro fame, ingiustizie e tradimenti, ataviche barriere religiose, guerre, peste, commerci ignobili e indomabili passioni, ma soprattutto per un amore che i pregiudizi del tempo vorrebbero condannare alle brume del sogno… Un'opera in cui avventura e sentimento si uniscono al romanzo di una città, protagonista anch'essa di una straordinaria vicenda corale, restituita nella drammaticità dei suoi momenti cruciali così come nella sua vivacissima quotidianità, in un'ambientazione capace di ricreare luci e ombre di un Medioevo di ineguagliabile fascino."
★★★★☆
🍾 spumante
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RITI DI MORTE di Alicia Gimenez Bartlett
"Quarto appuntamento con Petra Delicado, ispettore della policía nacional di Bercellona, e col suo vice Fermín Garzón. Ma in Spagna, dove i due investigatori sono nati e godono di un successo di lettori, e televisivo, di lunga durata che comincia a proseguire anche in Italia, Riti di morte è la prima avventura investigativa della coppia. E dato che siamo in effetti alla prima uscita, Giménez Bartlett presenta distesamente i suoi due personaggi. Petra è emersa da poco da una crisi esistenziale - il naufragio di due matrimoni, un lavoro di avvocato che non l'appagava -, è entrata in polizia dove, in quanto donna - sostiene lei - è stata parcheggiata negli archivi, fino a questo caso spinoso e scabroso: un violentatore seriale che lascia un tatuaggio sulle sue vittime («il fiore» lo denomina Garzón, con una delle sue frequenti metafore, immaginifiche e popolaresche insieme). Garzón, invece, viene dalla Spagna più interna e più pigra, Salamanca; e di lui, lento, grasso, leale, carico di esperienza e di pregiudizi, ma ricco di uno spirito sorprendentemente rapido nel superarli, Petra stenta a trovare la chiave interpretativa, la via d'accesso per superare le sue resistenze a dover ubbidire a una donna dotata per altro del carattere di un detective americano da hard boiled school. E l'investigazione si articola mentre i due animano la loro schermaglia che sembra quasi un gioco erotico sublimato: Petra disprezza provoca e tormenta, Fermín cede resiste e abbozza e poi trova una uscita che persuade e conquista il suo capo. Intanto, secondo un ritmo narrativo che è puro divertimento, intorno a questo duello si consolida la scorza dura che rende un'amicizia anche una macchina di investigazione formidabile. E chi legge ritrova e riconosce la materia che sostanzia il giudizio che della Giménez Bartlett ha dato Cesare Cases. Che siamo di fronte a un genio mediterraneo per il giallo, consistente nell'umorismo di un dialogo che rende l'intrigo poliziesco mosso, espressivo e ameno come una commedia di costume."
★★★★☆
🍨 mousse alla fragola
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Settembre se n'è andato portandosi via l'estate. Mi ha lasciato però la voglia di leggere molti dei libri presentati al "festival letterario di Riva del Garda".
Ammetto di essere un po' di parte nell'affermare che "Intermittenze" è un format affascinante, poiché vivo qui, nell'Altogarda, dove ogni anno (dal 2019) la Biblioteca di Riva del Garda organizza con Emiliano Visconti incontri in cui letteratura e musica si combinano magicamente.
Le location sono splendide e gli incontri davvero interessanti.
Ogni anno mi riprometto di seguirli tutti, poi non ci riesco. Sono talmente tanti e c'è sempre qualcosa o qualcuno che si mette di traverso e allora qualche incontro lo diserto. Ma il sabato e la domenica solitamente riesco ad assistere a quasi tutti gli incontri.
Quest'anno, oltre a qualche appuntamento prevalentemente musicale, ho partecipato all'incontro a Palazzo Martini con Claudia Zonghetti, la traduttrice in lingua italiana di "Stalingrado" di Vasilij Grossman. Con Pietro Tosco, massimo esperto di Grossman, ci ha parlato della storia editoriale del capolavoro russo e della sua traduzione integrale. Nel farlo, la traduttrice si è emozionata e ha emozionato.
Nella splendida Spiaggia degli Olivi Ben Pastor e Ritanna Armeni hanno raccontato i due protagonisti dei loro romanzi: Martin Bora, ne "La sinagoga degli zingari" e Mara, personaggio principale di "Mara, una donna del 900". Entrambi i romanzi sono ambientati a Roma nel 1944 e trattano il tema del fascismo dalla parte dei vinti.
Nel cortile della Rocca di Riva del Garda Claudio Fava ha presentato "Centoventisei", racconto scritto a quattro mani con Ezio Abbate. La fiat centoventisei del titolo è quella di via D'Amelio e la strage del '92 in cui morì il giudice Borsellino non viene mai espressamente citata, ma ricostruita attraverso il racconto di tre voci: un vecchio killer, una donna incinta e un mafioso.
"Terza pagina" è l'imperdibile incontro in cui si leggono gli inserti culturali dei giornali con alcuni ospiti del festival, mentre si beve il caffè è si mangia una brioche nel parco della Rocca.
Quest'anno l'incontro è stato animato da Simona Vinci, Ritanna Armeni, Andrea Pomella e coordinato da Emiliano Visconti.
Sempre nello spettacolare parco della Rocca ha avuto luogo l'incontro con Alessandro Barbaglia, autore di "La mossa del matto" e Ivano Porpora che ha presentato "Un re non muore". Entrambi I libri sono ambientati nel mondo degli scacchi.
Giampaolo Simi ha presentato nel cortile della Rocca il suo giallo "Senza dirci addio" con protagonista il giornalista Dario Corbo, già noto agli appassionati del genere.
L'ultimo interessantissimo incontro a cui ho partecipato è stato quello con Alessandro Bertante e Andrea Pomella, autori dei due romanzi "Mordi e fuggi" e "Il Dio Disarmato" che, seppure in modo molto diverso, affrontano il tema Brigate Rosse.
Ero molto piccola quando è avvenuto il sequestro Moro, ma ho un ricordo molto vivo di quando l'ho saputo. Non credo di aver conosciuto il significato esatto della parola "sequestro", ma ho capito la gravità dal tono di voce di chi me l'ha comunicato.
Questo il resoconto delle "mie intermittenze". Resto in attesa della prossima edizione.