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Pubblicato circa un anno fa in Italia, "Cattivi presagi" è il primo libro di una quadrilogia fantasy scritta da L.A. Di Paolo - autore americano con ascendenti italiani - e tradotta in italiano da Paolo Pilati. "Cattivi presagi", a cui ha fatto seguito "Prima eruzione", è stato preceduto dalla pubblicazione di "Ronin", un breve racconto che narra l'antefatto della vicenda. I racconti sono ambientati nell'universo dei Conquistatori di K'tara e narrano la storia di un popolo che vive in un tempo futuro su un pianeta distante nella galassia circa tremila anni. Le condizioni uniche di K'Tara hanno permesso lo sviluppo di una società umanoide superiore e altamente civilizzata. Si tratta di un fantasy quindi, ma con un pizzico di fantascienza. Protagonisti delle vicende sono il Gran Principe Aithen e il Principe Toras che si ritrovano a combattere contro una terribile Serpe dagli intenti distruttivi. Battaglie, colpi di scena e un numero infinito di personaggi secondari  caratterizzano il racconto. La trama è avvincente e complessa a tal punto da richiedere numerose appendici da consultare nel caso ci si dimentichi del ruolo di un personaggio o del significato di un termine. Si possono consultare anche le mappe del Regno per orientarsi meglio. Peccato che, per ora, non sia possibile leggere l'intera quadrilogia. In Italia risultano pubblicati i primi due libri, più un breve racconto che consiste nell'antefatto. Chi è abituato a leggere romanzi fantasý, conosce bene le dinamiche di lettura di questi romanzi lunghissimi, suddivisi in numerosi libri. Io, prima d'ora, escluso l'urban fantasy 1Q84 di Murakami - che però ho letto tutto d'un fiato dopo la pubblicazione del terzo libro - non ho mai dovuto attendere con impazienza di poter leggere il seguito di una storia. Non mi resta che aspettare che Di Paolo completi la stesura della saga e che Paolo Pilati termini la traduzione. Il traduttore è originario di Arco di Trento. Appassionato di letteratura, poesia e musica, suona nella band Electric Circus. Attualmente vive a Torino. Qui potete leggere la mia intervista al traduttore trentino. Curiosità: presso la biblioteca di Arco è disponibile per il prestito una copia di "Cattivi presagi" autografata dall'autore. "Le improvvise urla di Toras spezzarono la calma piatta del mezzogiorno. La sua pelle stava venendo straziata e ustionata dai raggi spietati dei Soli Gemelli , ai quali non importava né dell'identità della loro vittima, né del motivo per cui Toras giacesse disteso, mentre si apprestavano a raggiungere lo zenit del loro viaggio quotidiano attraverso il cielo di K'Tara. Eppure, non era quello il giorno in cui il giovane umano avrebbe permesso ai soli di consumare la sua carne. Nonostante urlasse di dolore, con il cuore a mille per il panico, la mente offuscata dal caldo e le gambe ancora vacillanti, Toras si alzò e corse verso il bosco più veloce che poteva. Provò un immediato senso di sollievo quando la boscaglia lo avvolse con un'aria fresca e umida." ★★★☆☆ 🍾 spumante scopri come valuto i libri
Vi ricordate "La verità sul caso Harry Quebert" di Joël Dicker? Io l'ho letto alcuni anni fa e la lettura mi ha letteralmente catturata. Il romanzo racconta la vicenda della quindicenne Nola Kellergan che scompare misteriosamente nel 1975. Le ricerche della polizia non danno alcun esito fino al 2008 quando il cadavere della ragazza viene ritrovato nel giardino della villa di uno scrittore, a Goose Cove. Marcus Goldman, giovane scrittore di successo ed ex allievo di Harry Quebert, lo scrittore accusato di avere ucciso la giovane, convinto dell’innocenza del professore, indaga sulla vicenda per scoprire chi ha ucciso Nola Kellergan. Recentemente ho avuto voglia di guardare la serie tv e non mi ha per nulla delusa. Quindi il mio consiglio è: leggete il libro, guardate la serie o fate entrambre le cose. Non ve ne pentirete. ★★★★★ 🍾 spumante scopri come valuto i libri
Ho assistito alla presentazione del libro autobiografico "Flash" di Marcell Jacobs, campione olimpico nel 2021 a Tokyo nei 100 metri, al Salone del libro di Torino 2022. Solitamente chi scrive un'autobiografia da giovane, nel pieno della carriera, mi infastidisce, perché tendo a catalogare la pubblicazione dell'opera come un puro sfruttamento commerciale di un'impresa. La presentazione di Marcell Jacobs mi è piaciuta. Mi è parso umile, simpatico, intelligente e maturo. Un bel personaggio con un passato da raccontare, seppure molto giovane. Una volta tornata a casa, ho messo da parte i miei pregiudizi verso le biografie degli atleti in attività ed ho letto "Flash". In realtà non è una biografia, è il racconto della finale olimpica e di ciò che ha permesso a Marcell di trionfare. Il suo passato, le sue sconfitte e la sua forza di volontà e la capacità di affrontare i dolori  e gli insuccessi sono alla base del risultato ottenuto.  Una vittoria che è il punto di partenza di una vita ancora tutta da vivere, nonostante 3 figli e una finale olimpica già vinta. Cresciuto con i miti di Carl Lewis, Andrew Howe e Usain Bolt, lancia un messaggio ai giovani: se avete un sogno cercate di realizzarlo, con impegno, sacrifici e senza perdere di vista la meta. Racconta di trascorrere lunghi periodi lontano da casa, di sottoporsi a molti sacrifici, ma di restare sempre concentrato sull'obiettivo. Mi è piaciuto molto il suo discorso a Torino circa la perfezione che va perseguita sempre, anche se è praticamente impossibile raggiungerla, ma ci si può avvicinare. Marcell attribuisce il merito del suo successo sportivo allo staff di allenatori, fisioterapisti, mental coach che lo seguono, mentre la colpa quando le cose vanno male è solo sua. Nel libro Marcell Jacobs si mette a nudo raccontando dei suoi blocchi psicologici e del timore reverenziale che nutriva verso Filippo Tortu e del peso delle aspettative altrui. Che brutta cosa i timori reverenziali e le aspettative altrui... Bloccavano anche me da giovane. Non ho avuto, come lui, un mental coach che mi ha aiutata, ci sono riuscita da sola a sbloccarmi, ma dopo anni in cui mi presentavo in pista da favorita e nelle gare più importanti c'era sempre qualcuna che mi batteva ...le altoatesine in particolare. Avevo timore reverenziale verso le altoatesine. Lo sapevo. Lo avevo capito. Riuscivano sempre a rovinarmi la festa. La svolta in un campionato regionale assoluto sugli 800m a Rovereto in una caldissima serata estiva. Ai 200m dalla fine ero seconda. La prima, altoatesina, cambia marcia e mette tra me e lei qualche bel metro di distacco. A bordo pista il mio amico Mariano mi urla di cambiare ritmo, che posso riprenderla. Scarica di adrenalina, inizio la progressione,  la avvicino sempre più,  mi convinco di potercela fare, la supero sull'arrivo.  La vittoria mi sarà assegnata al fotofinish. Ho vinto tante altre gare, ho fatto risultati cronometrici migliori , ma quella resta la mia gara più importante, quella che mi ha dato più fiducia nelle mie capacità. "Flash" mi è piaciuto, perché anche se non siamo campioni olimpici, possiamo identificarci nei pensieri e nelle difficoltà di Jacobs. Ai giovani atleti la lettura potrebbe addirittura essere utile per riconoscere, affrontare e superare problematiche loro. Complimenti a Marco Ventura che ha supportato Marcell Jacobs nella stesura dei testi. "Se non sai chi sei per davvero, se non capisci le sofferenze o le mancanze che hai avuto, se non conosci il tuo valore come essere umano, è matematicamente impossibile che tu riesca a mettere in pista tutto quello che serve per distruggere i tuoi muri." ★★★★☆ 🍾 spumante scopri come valuto i libri foto Salone del libro di Torino
Uscirà il 5 maggio il nuovo romanzo giallo di Milka Gozzer, "Occhio per occhio". È il secondo della serie "I delitti di Capriata", dopo "Torna a casa, Viola!" È inutile che cerchiate il paese di Capriata su google, è un posto inventato dall'autrice, ma collocato tra luoghi reali della Valsugana e ispirato (forse) a Vetriolo Terme. In "Occhio per occhio" ritroviamo i protagonisti di "Torna a casa, Viola!": il barista Stefano, Viola (la pecora del Camerun), la figlia Betty, il Sergente Garcia, gli amici Roberto e Terry e i frequentatori del bar di Capriata che mi ricordano un po' i simpatici vecchietti del BarLume di Marco Malvaldi. Non è però necessario aver letto il primo volume per leggere il secondo. Ogni episodio è autoconclusivo. "A Capriata pare tornato finalmente il sereno, ma all’improvviso un nuovo atroce delitto arriva a turbare la quiete della montagna: la vittima in questo caso è una studentessa poco più che ventenne, Rosa Paladino, trovata morta nei boschi. Nulla è come sembra. E, mentre Stefano, il proprietario del bar del paesino, e i suoi amici sono impegnati a sbrogliare l’intricata matassa del mistero che avvolge il misero destino della ragazza, nuovi personaggi e colpi di scena finiscono per complicare non poco le indagini e le vite degli abitanti della zona. Anche a casa Mattivi non mancano i segreti: Betty, la figlia di Stefano, sembra afflitta da mille preoccupazioni, ma non ne vuole fare parola con il padre. Intanto il pastore Roberto, amico d’infanzia del barista di Capriata, pare scomparso nel nulla. Grazie all’insostituibile aiuto di Viola, la pecora del Camerun ormai divenuta la mascotte del gruppo, Stefano e il suo fidato Sergente Garcia riusciranno infine a giungere alla terribile verità che si cela dietro l’omicidio della giovane Rosa. Ma la potranno davvero considerare una vittoria, questa volta?" Molto belle le descrizioni dei luoghi e dei personaggi. Traspare l'amore dell'autrice per la sua terra, per le tradizioni popolari e la cucina tipica.Milka è sempre attenta ai particolari. L'uso frequente delle espressioni dialettali tradisce la sua passione per i luoghi,  le tradizioni,  il passato, la vita di montagna dove il progresso è rallentato rispetto alla città. Anche l'esperienza professionale giornalistica acquisita in passato dall'autrice caratterizza le trame dei suoi romanzi. Il finale è aperto e questo ci lascia pensare e sperare che Milka abbia già in mente un seguito. La copertina è artistica anche per questo secondo episodio dei "Delitti di Capriata". Si tratta di una rielaborazione grafica di un'opera dello scultore e pittore trentino Gianni Anderle intitolata "Trame". Molto bella. Voi cosa fate il prossimo fine settimana? Io una gita tra Vetriolo Terme, Castel Selva, Panarotta e Monte Fravort... Mi è venuta voglia di visitare i luoghi in cui sono ambientati gli eventi del romanzo. Nel blog potete leggere l'intervista all'autrice e la recensione di Torna a casa, Viola!, Racconti di viaggio Racconti di vita, Il gatto di Depero. "Il barista osservava con un certo scetticismo il forestiero che aveva davanti. Questi credono che salire una montagna sia come andare a fare la passeggiata sul lungomare! ★★★★☆ scopri come valuto i libri 🍾 spumante
Adoro le protagoniste dei romanzi di Isabel Allende, forti, determinate, a volte sfrontate, coraggiose, anticonformiste, femministe e imperfette. Quante di noi vorrebbero essere una di loro, saper prendere coraggiosamente scelte difficili e controcorrente! Anche Violeta, la protagonista del suo ultimo romanzo, incarna perfettamente tutte queste caratteristiche. Vita non facile la sua, in un'alternanza di ricchezza e povertà, dolore e amore. L'amore è sempre protagonista nei romanzi di Isabel: amori sbagliati, amori passionali, amori "tranquilli" e l'amore della vita (che non è detto che sia quello in grado di garantire la felicità). Ritornano temi a lei cari: orfani abbandonati e accolti con amore in altre case, figli illegittimi, famiglie allargate e, se non ricordo male, per la prima volta affronta il tema dell'omosessualità. Di femminismo la Allende se ne è sempre occupata. In questo romanzo affronta anche la violenza domestica. Tantissimi personaggi secondari, ma molto importanti, sono presenti - nel suo tipico stile - e ne conosciamo le vite attraverso il racconto. Molto originale la narrazione: una lunghissima lettera di Violeta a Camilo, che scoprirete chi è verso la metà del romanzo. Il racconto della sua vita, lungo cento anni, dal 1920 al 2020, da una pandemia all'altra passando per guerre e colpi di stato, periodi di benessere ad altri di carestia, gioie e dolori. Un'altalena di alti e bassi, come è la vita. Dopo aver letto tutti i romanzi di Isabel Allende e conoscendo la biografia dell'autrice posso affermare che molto di autobiografico c'è nel romanzo. Gli amori di Violeta hanno molto in comune con quelli di Isabel, il dolore della morte di un figlio per una madre l'autrice lo conosce bene avendo perso una giovane figlia, il periodo della dittatura cilena e il forzato esilio hanno toccato di persona la Allende. Il tema della dipendenza da droga, già affrontato ne "Il quaderno di Maya", torna in "Violeta" e la Allende ha vissuto sulla propria pelle i problemi di tossicodipendenza della figlia del suo secondo marito. La Fondazione presente nella storia inventata è molto simile alla vera Fondazione Isabel Allende, costituita in memoria della figlia Paula, morta molto giovane a causa di una malattia rara. Elena Liverani, la traduttrice, ha dichiarato che "la cosa più bella di questo libro è che la protagonista non è collocata dalla parte giusta, politicamente. È una donna conservatrice, molto benestante, che quindi si lascia un po’ scivolare sulla pelle gli avvenimenti. All'inizio non sembra avere precisa contezza dei drammi che si stanno svolgendo e arriva a capire le cose quando gli eventi iniziano a toccarla personalmente." La Liverani, storica traduttrice di Isabel Allende, ha con lei un rapporto di amicizia. Come Ilide Carmignani, che ha dato la voce italiana a Luis Sepulveda e stretto con lui un rapporto intenso, Elena Liverani ritiene che la conoscenza personale con l'autore sia di grande aiuto nella traduzione. "C'è un tempo per vivere e un tempo per morire. E tra i due, c'è il tempo per ricordare. È quel che ho fatto nel silenzio di questi giorni in cui ho potuto scrivere i dettagli mancanti per completare le pagine che ti scrivo, un testamento sentimentale più che disposizioni di ordine materiale."
"Sono nata nel 1920, durante la pandemia della spagnola, e morirò nel 2020, durante la pandemia da coronavirus."
★★★★★ 🍾 spumante scopri come valuto i libri

Nel blog potete leggere anche la recensione di Lungo petalo di mare della stessa autrice.
La pista di ghiaccio di Roberto Bolano è un romanzo giallo molto avvincente. La storia è originale e interessante. Tutto ruota attorno alle vicende di tre innamorati e un cadavere ritrovato. Tre voci si alternano nella narrazione dei fatti: quella di un messicano in esilio, innamorato di Caridad, clandestina che vive in un campeggio a "Zeta" (non sarà mai svelato il nome vero della città) e che circola sempre con un coltello nascosto sotto la maglia; quella del gestore del campeggio che ha una storia con la campionessa di pattinaggio Nuria e quella di un grasso funzionario socialista, innamorato della bellissima pattinatrice, che utilizzando fondi pubblici, farà costruire una pista di ghiaccio dentro una grande villa abbandonata di proprietà comunale. Ascoltatelo o leggetelo! Ne vale veramente la pena. Ore di lavoro davanti al computer negli ultimi giorni mi hanno affaticato gli occhi e fatto passare la voglia di leggere la sera, ma non quella di immergermi in un racconto. Quindi, prendendo spunto dai suggerimenti ascoltati al festival letterario "Intermittenze" di Riva del Garda da parte di due redattrici storiche del programma "Ad alta voce", ho "letto con le orecchie" ascoltando il romanzo di Roberto Bolano.

"Ad alta voce" è un programma di Radio3, nato nel 2002 per dare voce e suono ai romanzi. Un format che ha anticipato quello degli audiolibri. Tutte le puntate sono ascoltabili sul sito RaiPlay. Ve lo consiglio! ★★★★☆ 🍾 spumante scopri come valuto i libri
Ringrazio Milka Gozzer per avermi dato l'opportunità di leggere il suo romanzo in anteprima (uscirà il 28 ottobre). Quando l'ho ricevuto, senza nessuna intenzione di leggerlo in quel momento, ho iniziato a scorrere, per curiosità, le pagine sul mio e-reader. Ora vi racconto come è andata. La citazione iniziale di Alda Merini mi predispone bene. Non amo particolarmente la poesia, ma adoro la poetessa dei navigli. Tre ore dopo sono ancora lì, incollata alle pagine. Stefano gestisce l'unico bar di Capriata, paese di montanari che l'amministrazione locale cerca di trasformare in località turistica, sfruttando le terme (già meta asburgica di vacanza) e inventandosi una leggenda sul destino dei figli del re Fravort. Viola, la sua pecora del Camerun, è sparita. Stefano è in ansia. (Mi sembra di rivedermi nel giorno in cui la mia gatta Frida sparì. Non era tornata a casa a dormire la notte e il mattino dopo non si trovava. La mia ansia cresceva ogni minuto di più, pensando ad un incidente o ad un rapimento. Alla fine tutto si risolse per il meglio. Era rimasta chiusa in un garage.) Non c'è solo il mistero della pecora scomparsa da risolvere. Bruno Corni, il taxista del paese, viene ucciso con un colpo sparato a bruciapelo. Sembra un'esecuzione. Eppure Bruno è una brava persona, limpido, un gran lavoratore. La sparizione di Viola e l'omicidio sono eventi legati? Non solo giallo, però, in questo romanzo di Milka Gozzer che, come spiega l'autrice nella nota finale, è nato come racconto, per poi evolvere in romanzo breve e infine in un romanzo giallo. L'idea di scriverlo le è venuta durante una escursione in montagna. Mi piace molto la sua scrittura. Evoca suoni, odori, colori attraverso l'uso di similitudini e metafore. Le descrizioni dei luoghi e degli eventi sono accurate. Viene voglia di visitare i posti in cui accadono i fatti. Al contrario i personaggi sono (volutamente?) sfumati. Resta la curiosità di saperne di più di loro. Il sottotitolo "I delitti di Capriata" lascia intendere che ci sarà un seguito. I personaggi avranno modo di delinearsi meglio ed evolvere. Anche cultura, tradizioni, antichi pregiudizi trapelano tra le righe del romanzo. Molti i riferimenti a luoghi e fatti realmente accaduti: l'ospedale psichiatrico di Pergine chiuso nel 2002, le difficoltà attuali che incontrano i pastori nella transumanza, la tempesta Vaia che nel 2018 distrusse 42 milioni di alberi, la banda dei mocheni che alcuni anni fa terrorizzò l'omonima valle, le bellezze naturali della stessa "valle incantata", della zona della Panarotta, del monte Fravort con splendide malghe, sentieri e boschi. Milka Gozzer, romanziera trentina, giornalista professionista, è autrice di numerosi reportage di viaggi e ha pubblicato quattro libri: "Le radici del muschio", "MeL", "Racconti di viaggio Racconti di vita", "Il gatto di Depero". Qui potete leggere l'intervista all'autrice. ★★★★☆ scopri come valuto i libri 🍾 spumante
Milka Gozzer è la dimostrazione che ci sono molti scrittori bravi di cui difficilmente parla la stampa nazionale, semplicemente  perché  i loro scritti non sono pubblicati da case editrici famose che attuano metodi pubblicitari talvolta invadenti. "Racconti di viaggio Racconti di vita" di Milka Gozzer, autopubblicato, nulla ha da invidiare al ben più pubblicizzato "Controvento" di Federico Pace. Davvero un bel viaggio quello che ci fa fare Milka con la sua raccolta di racconti di viaggi in bicicletta in giro per il mondo! Namibia, Kirghizistan, Bolivia, Parigi, Ghana, Giappone, Moldavia, Birmania, Taiwan sono solo alcuni dei luoghi di cui ci parla. Tre storie sono frutto della fantasia, perchè, spiega l'autrice, "si può - si deve! - viaggiare anche con quella." Il suo modo di raccontare posti, persone e fatti accaduti è sicuramente influenzato dalla professione giornalistica che ha svolto per tanti anni. "Raccontare un viaggio è un problema di memoria. Porto sempre con me il quaderno degli appunti.  Segno date, luoghi,  distanze percorse, qualche impressione,  notizie circa vitto e alloggio, scrivo con un taglio giornalistico e a tratti con una grafia incomprensibile - una pessima prosa che non si può  neppure definire diario. Eppure quelle righe esteticamente brutte, rilette anche a distanza di anni, riescono a riattivare le immagini di un viaggio: come mettere singole lettere una accanto all'altra e vedere nascere una parola dotata di significato. Poi ci sono dettagli che ti rimangono nella memoria anche se sono passati anni." Leggere questa raccolta, frutto di vent'anni di viaggi e di ricordi, vi strapperà più di un sorriso e vi farà anche riflettere molto. I viaggi di Milka sono viaggi "estremi", lunghi e faticosi, in luoghi spesso inospitali e pericolosi: dal deserto della Namibia al Sani Pass in Lesotho, tanto per citarne un paio. "Così trascorre la mia notte nel deserto, aspettando l'alba come non ho mai fatto, circondata da un branco di iene che ululano selvagge mentre continuano a rovistare tra le borse che abbiamo lasciato fuori dalla tenda. Conservo ancora, come un cimelio, la borsa da bici con il segno delle unghie di una iena. "Siamo gli unici bianchi sul tetto dell'Africa. Il pub è aperto, ma deserto. Non ci sono i gestori, ma c'è una donna gentile che ci cucina la cena e ci assegna una capanna a un centinaio di metri dal pub, dove riparare per la notte. Con il buio, la tormenta peggiora: il vento sibila in maniera assordante, piove ghiaccio e acqua. Nella capanna, gli spifferi sono così forti che spengono le candele." Io che amo la bicicletta (ho anche gareggiato  per qualche anno) non ho mai viaggiato in bici. Mi è venuta voglia di provarci. Potrei cominciare con qualcosa di semplice. Un breve viaggio di alcuni giorni in Italia con una comoda gravel. Milka afferma: "Ho la presunzione di credere che la bicicletta mi consenta di capire meglio un posto chiedendo in cambio un po' di fatica, che con l'esperienza diventa più sopportabile." ★★★★☆ scopri come valuto i libri 🍾 spumante

Leggi qui l'intervista a Milka Gozzer.
L'ultimo romanzo giallo di Cristina Cassar Scalia con protagonista Giovanna Guarrasi, detta Vanina, non ha deluso le mie aspettative. Questa volta la vicequestore che opera a Catania si è trovata alle prese con un omicidio avvenuto nel sotterraneo di un locale pubblico. A rendere le indagini più complicate due fattori: la vittima è una brava persona e risulta pertanto difficile trovare un movente per il delitto; Vanina da qualche settimana è sotto scorta. Catania, Palermo e l'Etna sono i co-protagonisti del romanzo, uscito poche settimane fa. Sapori, colori e profumi della Sicilia affiorano dalle pagine. Ambientato nel 2016, pre pandemia, a pochi mesi di distanza dalla precedente indagine. Oltre alle vicende sentimentali di Vanina e ai legami di amicizia, tratta i rapporti dei ragazzi di oggi con la droga e il problema dell'eroina negli anni '80. Metterla sotto scorta è servito all'autrice per indagare più intimamente gli affetti familiari, le amicizie e l'amore di Paolo Malfitano, l'ex fidanzato magistrato che Vanina ha salvato da un agguato mafioso e che vive sotto scorta da anni. Il commissario in pensione Patanè ha anche in questa indagine un ruolo di primissimo piano. E' un personaggio comprimario di Vanina: stesso intuito, stessa capacità tecnica. Ha nei confronti della vicequestore un atteggiamento paterno. L'autrice, come Vanina, ama i vecchi film e paragona spesso i personaggi del romanzo ad attori. Sicuramente ama anche l'ottima cucina siciliana. Il romanzo è zeppo di riferimenti culinari che fanno venire l'acquolina in bocca. Bettina, la vicina di casa di Vanina, cucina molti piatti che amava preparare la nonna dell'autrice. Curiosità: in un'intervista l'autrice ha dichiarato che il paese di Aci Bonaccorsi ha ispirato la frazione "inventata" di Santo Stefano. Il bar di Bella è il vero bar Alfio. Cristina Cassar Scalia è originaria di Noto. Medico, vive e lavora a Catania. Ha raggiunto il successo con i romanzi Sabbia nera, La logica della lampara, La Salita dei Saponari, tutti con protagonista il vicequestore Vanina Guarrasi. E' in progetto la realizzazione di una serie tv tratta dai romanzi con protagonista Vanina. Sicuramente a questo romanzo ne seguiranno altri. Giovanna Guarrasi è una sorta di versione femminile di Salvo Montalbano. "Disse che la coscienza umana ha una soglia, che varia in maniera inversamente proporzionale all'entità dei pesi che contiene. Se uno ci vuole convivere serenamente, deve sgombrarla da quelli più grossi. A costo di scavare nella polvere e di smuoverne tanta da andare a disturbare le coscienze altrui." ★★★★☆ scopri come valuto i libri 🍾 spumante
Chi ama percorrere in bicicletta i passi di montagna non potrà non rimanere affascinato dal titolo del memoir di Giacomo Pellizzari "Tornanti e altri incantesimi". Adoro le serpentine che portano ai passi alpini. Apprezzo la fatica che si fa per raggiungerli. I pensieri, mentre si sale, corrono liberi e la soddisfazione nel raggiungere la meta ripaga di ogni sforzo, cancella come per un incantesimo la stanchezza. Quello di Giacomo, scrittore e giornalista, è il racconto di due viaggi paralleli: uno in bici, l'altro di riflessione sulla vita. È il resoconto che Pellizzari fa dell'impresa compiuta l'anno scorso in bicicletta quando, in compagnia dell'amico Max, compie l'epica impresa di percorrere in soli due giorni un anello di 370 km e 12.000 metri di dislivello, Les 7 Majeurs, i sette principali passi delle Alpi Marittime tra Italia e Francia, tutti al di sopra dei 2.000 metri (Fauniera, Lombarda, Bonette, Vars, Izoard, Agnel, Sampeyre). Innumerevoli gli aneddoti, le citazioni letterarie e musicali, le curiosità storiche e culturali. Mentre scalerete con Giacomo e Max le sette grandi montagne del Tour de France e del Giro d'Italia vi sentirete personalmente coinvolti nell'impresa e seguirete i pensieri dell'autore che, con passione ed empatia, ricorderà altre epiche imprese, amicizie, episodi intimi della propria vita. Ho letto "Tornanti e altri incantesimi" di Giacomo Pellizzari, Enrico Damiani editore, con calma, per gustarmelo, una salita al giorno. Sono convinta che chi lo leggerà, quando arriverà all'ultima pagina, avrà voglia di provarci a salire Les 7 Majeurs, magari con tempi diversi, con più calma, oppure si porrà un obiettivo da raggiungere, un'impresa da compiere. "Il grande giorno monterai in sella, con le prime luci dell'alba, sentirai quello schiocc gentile delle tacchette che si infilano nei pedali e inizierai a fare quella cosa che tanto ami." Condivido in pieno l'amore di Pellizzari per la bicicletta, per le imprese faticose. Dissento invece sull'affermazione di Giacomo: "Se mi trasferissi qui definitivamente, forse cesserebbe l'incantesimo. Questo posto diventerebbe casa. Il luogo meno incantato per eccellenza. Se queste valli, queste salite, questi ruscelli diventassero il mio paesaggio quotidiano, ciò che vedo ogni giorno aprendo la finestra, se pedalassi su queste strade tutti i giorni, non sarei più felice. Perchè si trasformerebbero in un punto di arrivo e non di fuga." Io vivo in Trentino, terra di grandi salite e passi dolomitici. Vado in bici quasi ogni giorno e non fuggirei mai da qui, perchè l'incantesimo si rinnova ad ogni uscita. "Si sceglie di andare in bicicletta verso l'alto per cercare qualcosa che più in basso non si trova. O, almeno, io ho iniziato per questo motivo. Non ho mai potuto concepire la bicicletta senza le salite. Odio la pianura, mi sembra una sorta di spinning o cyclette all'aria aperta, una perdita di tempo bella e buona, propedeutica al massimo a raggiungere la località dove inizia la salita. Al contrario, quando la strada si inclina, provo subito un senso di piacere, di soddisfazione. La strada tortuosa che sale mi conferma il sospetto che pedalare non sia tanto una questione di attività fisica, quanto piuttosto un viaggio mentale, in cui si esplorano, spesso per la prima volta, territori sconosciuti." ★★★★☆ scopri come valuto i libri Avevo già apprezzato la scrittura poetica ed intima di Giacomo Pellizzari ne "Il ciclista curioso".
"Il metodo Catalanotti", pubblicato nel 2018, è un romanzo giallo di Andrea Camilleri con protagonista il Commissario Salvo Montalbano. Non l'ultimo scritto dall'autore siciliano. L'ultimo episodio infatti prima di "Riccardino" che chiude definitivamente la serie con il commissario, è "Il cuoco dell'Alcyon". Tuttavia l'impressione è che questo sia in realtà il vero finale di Montalbano. E se leggerete il romanzo o guarderete l'ultimo episodio in tv (che ha creato molto dibattito tra gli spettatori) capirete ciò che intendo. Io voglio considerarlo il vero finale di questa serie. Riccardino non mi è piaciuto, non chiude degnamente la serie e "Il cuoco dell'Alcyon" potrebbe essere riferito ad un'indagine precedente, ma raccontato successivamente dall'autore. Penso che Camilleri in questo romanzo abbia descritto Montalbano in modo molto intimo, come mai fatto prima. Il Commissario appare dibattuto e per la prima volta nella sua vita guarda al futuro senza anteporre la professione ai sentimenti. Nell'episodio televisivo è molto più difficile cogliere queste sfumature. Il "giallo" da risolvere riguarda due cadaveri ritrovati a poca distanza e quasi in contemporanea. Il primo rinvenuto casualmente da Mimì Augello in un appartamento disabitato e l'altro, quello di Carmelo Catalanotti, usuraio, regista teatrale, ideatore di un metodo di selezione degli attori molto particolare, ritrovato dalla cameriera, assassinato nel suo letto. Salvo Montalbano sarà aiutato nell'indagine dalla giovane e bella capo della scientifica, appena giunta in Sicilia. Il Commissario si innamorerà di lei con una passione e un desiderio che non provava da anni e che credeva non sarebbe più accaduto. Per la prima volta Camilleri colloca il caso da risolvere nel mondo del teatro che tanto amava. In un'intervista rilasciata al momento della pubblicazione, Camilleri ha dichiarato trattarsi di un omaggio a questa sua passione, suggerito dalla moglie. Stilisticamente ho trovato questo episodio diverso dai precedenti. Ricco di citazioni poetiche e letterarie. Un Camilleri molto più sentimentale. Un suggerimento per chi ha guardato l'episodio in tv senza aver letto il romanzo: leggetelo! Ne vale veramente la pena. "Commissario, cerco di spiegarle. Carmelo aveva la straordinaria capacità di tirare fuori da ognuno di noi tutto, dico tutto, quello che avevamo dentro. E adoperarlo in funzione teatrale. Mi creda, era come una cura, dopo ogni spettacolo io e il mio compagno avevamo voglia di correre, tanto ci sentivamo... come dire, liberati, sciolti. Il prezzo pagato era altissimo e sconvolgente, certo alcuni dei miei colleghi non si sono sentiti di affrontarlo. Non tutti hanno questa voglia di confrontarsi con le loro verità più nascoste." ★★★★☆ scopri come valuto i libri 🍾 spumante
"La disciplina" di Penelope di Gianrico Carofiglio si legge in un pomeriggio. Nel mio caso, piovoso. Scorre in modo veloce, avvincente e piacevole. Carofiglio crea personaggi a cui ci si affeziona subito. In questo caso Penelope, ex pubblico ministero, allontanata dalla magistratura per un grave "errore" commesso. Un giorno Penelope viene contattata da un uomo che è stato indagato per l’omicidio della moglie. Il procedimento si è concluso con l’archiviazione a causa della mancanza di elementi sufficienti per procedere contro di lui, ma non ha cancellato i sospetti. L’uomo le chiede di indagare per permettergli di recuperare l’onore perduto e per sapere cosa rispondere alla sua bambina quando, diventata grande, chiederà della madre. Inizia così un'avvincente indagine ambientata a Milano e raccontata da Carofiglio in modo semplice, dimostrando ancora una volta la notevole capacità nel saper rendere comprensibili concetti giuridici complessi. Piacerà molto ai lettori questa nuova eroina, fragile e forte al tempo stesso. Estremamente empatica, in buona forma grazie all'esercizio fisico e all'alimentazione salutista, abusa però di fumo, alcool e farmaci. Sono sicura che ritroveremo Penelope in altre indagini. "spesso cerchiamo di giustificare i nostri comportamenti attribuendo le colpe agli altri o alla nostra natura, o al modo in cui vanno - andrebbero - inevitabilmente le cose della vita; affermiamo l'ineluttabilità di certe scelte o di certi comportamenti. Ma spesso certi comportamenti, e i mille modi in cui li giustifichiamo, sono solo sintomo di mediocrità morale. ★★★★☆ scopri come valuto i libri 🍾 spumante
Rosario Russo, giovane scrittore siciliano, di Acireale, ci fa incontrare per la prima volta l'ispettore Traversa nel romanzo giallo "Quattordici spine". A dire il vero, io conoscevo già il personaggio per averlo conosciuto in alcuni racconti di "Effetti collaterali", di cui ho parlato in una precedente recensione. Tuttavia la prima vera apparizione letteraria avviene in questo romanzo che Rosario Russo ha iniziato a scrivere nella primavera del 2018 tra le montagne della Valtellina (in cui si trovava per lavoro) e completato nella sua Sicilia. Ad Acireale don Mario Spina, parroco della basilica di San Pietro, viene ritrovato senza vita all’interno della sacrestia. Da un’antica credenza sono state trafugate le spoglie del famoso artista locale Paolo Vasta. L’ispettore di polizia Luigi Traversa, da poco arrivato dal Veneto, si ritrova a indagare sul caso che risolverà in quattordici giorni. Bravo Rosario Russo. Un gran bel personaggio il suo ispettore Luigi Traversa: uomo tormentato, spedito in Sicilia per una brutta vicenda, odia il caldo, il pesce e il mare, ma finisce per innamorarsi di questa terra. E come non potrebbe essere così. Nonostante le contraddizioni, la Sicilia è bellissima. Spero arrivi presto un nuovo episodio con protagonista l'ispettore Traversa. "L'assassinio di Don Mario era il primo caso importante da quando si trovava in quella città, cioè da poco più di una settimana. Gli avevano descritto Acireale come un posto tranquillo, il luogo adatto in cui dimenticare e ripartire, ma intanto qualcuno aveva pensato bene di accoppare niente di meno che u parrinu" ★★★☆☆ 🍾 spumante scopri come valuto i libri

"Nessuna notizia dello scrittore scomparso" è un romanzo noir uscito nel 2017 e scritto da Daniele Bresciani, milanese, ex vicedirettore di Grazia e Vanity Fair e attualmente nella Direzione Comunicazione della Ferrari a Maranello. E' il suo primo thriller pubblicato dopo l'esordio nel 2013 con il romanzo "Ti volevo dire". Come ogni mattina Emma entra in redazione. La aspettano riunioni e articoli da scrivere. Non può immaginare che arriverà una notizia che la sconvolgerà: è scomparso in circostanze misteriose Pietro Severi, scrittore di thriller, con cui Emma ha avuto una relazione anni prima e che non sente da molto tempo. Lo stesso giorno riceve una busta contenente un racconto che parla di un padre assassino. Verità o invenzione? Emma non sa cosa fare, si sente in pericolo. Molti racconti nel racconto, tutti interessanti, ben scritti, alternati alla trama avvincente del thriller e alle vicende lavorative e sentimentali dei protagonisti. Vengono trattati temi di attualità, fatti di redazione e la crisi dei giornali. Sicuramente i molti anni di lavoro nelle redazioni di testate giornalistiche importanti hanno permesso all'autore di narrare le dinamiche di redazione in modo efficace e veritiero. "Erano trascorsi tre giorni dall'arrivo delle pagine di Pietro e ognuna di quelle tre notti aveva dormito sonni agitati. Troppe domande. Troppe. Dov'era Pietro? Perchè aveva scritto proprio a lei? E poi, chi era entrato nel suo appartamento? Che cosa cercava? Che cosa sapeva di lei e di Pietro?" ★★★☆☆ 🍾 spumante scopri come valuto i libri
"Il gambero di fiume" è il primo romanzo pubblicato nel 2000 da Enrico Gasperi, scrittore trentino, giunto alla terza edizione e ambientato alla fine del 1400 in Val Rendena. Il giovane Simone ritrova nel fiume Sarca il cadavere di un frate. Tra eresia, dolciniani, templari e intrighi c'é da scoprire se il frate ritrovato morto sia stato ucciso o deceduto per cause naturali. Per Simone iniziano i problemi. Un amuleto a forma di gambero di fiume sarà la chiave per risolvere il mistero. Si tratta di un giallo avvincente e misterioso, scritto molto bene, infarcito di nozioni storiche e culturali molto interessanti. Non mancano i riferimenti agli affreschi del Baschenis e ai luoghi della Val Rendena. "Le ombre della prima sera creavano disegni spettrali nell'intrico della foresta. Enormi braccia nere e dita lunghe e ossute attraversavano la mulattiera e si avvinghiavano alle figure in movimento." ★★★☆☆ 🍾 spumante scopri come valuto i libri
Lo scrittore Daniele Bresciani è stato giornalista per la Gazzetta dello Sport, vicedirettore di Vanity Fair e Grazia. Con il suo primo romanzo "Ti volevo dire" ha vinto numerosi premi. Nel 2017 ha pubblicato "Nessuna notizia dello scrittore scomparso" e nel 2020 "Anime trasparenti. Un'indagine dell'ispettore Miranda". Nel suo ultimo thriller l'ispettore Dario Miranda indaga sull'investimento di Gloria Taranto, una donna di origini sudamericane che gestisce in un edificio abbandonato alla periferia di Milano un asilo "clandestino" per figli di immigrati senza permesso di soggiorno: “La casa dei cento bambini”. Quando Gloria viene investita l’ispettore Miranda non crede all'incidente ed inizia ad indagare per conto proprio. Ciò che scopre è terrificante. Questo thriller avvincente, scritto benissimo, a parer mio migliore anche di "Nessuna notizia dello scrittore scomparso", tocca argomenti scabrosissimi che purtroppo capita di leggere sulle pagine dei giornali. Rende meno pesante il racconto la storia d'amore tra Anna, figlia "adottiva" di Gloria, e Luca, medico non più giovanissimo e dal passato tormentato. “In quel luogo non ci sarebbero stati vincoli di razza o religione: piccoli sudamericani avrebbero convissuto con bambini africani, asiatici o dell’Europa orientale. Sarebbe stata una zona franca, senza divisioni, muri e rivalità tra bande”. “A questi bambini viene inculcata prima di tutto la necessità di rendersi invisibili. Devono fare in modo che nessuno si accorga di loro. Sono anime trasparenti. Qui dentro potranno tornare a esistere e essere quello che sono: bambini.” ★★★★☆ 🍾 spumante scopri come valuto i libri
Guillaume Musso è autore di numerosi thriller di grande successo e "Central Park" è spettacolare, avvincente, si divora. Alice, giovane poliziotta di Parigi, e Gabriel, pianista jazz americano, si svegliano ammanettati tra loro su una panchina di Central Park. Non si conoscono, non ricordano nulla dalla sera prima e non comprendono come possano essere a New York dato che il loro ultimo ricordo risale alla sera precedente e Alice si trovava a Parigi e Gabriel a Dublino. Come sono arrivati a New York? Perchè sono ammanettati tra loro? Alice si ritrova in tasca una pistola a cui manca un proiettile e la sua camicetta è macchiata di sangue. L'unico modo per capire cosa sia accaduto è quello di unire le forze e agire insieme. Musso non delude con questo thriller, che é anche una storia d'amore, divertente, commovente e sorprendente. Si legge come guardare un film d'azione. "Chiudo gli occhi. Nella mia mente si staccano uno alla volta i frammenti di una storia di cui ho sempre conosciuto il finale. Nel fondo di me stessa, non ho forse sempre avuto la convinzione che la mia vita si sarebbe conclusa cosi? Sola, ma libera. Come ho sempre cercato di vivere." ★★★★☆ 🍾 spumante scopri come valuto i libri

600 pagine, continui colpi di scena e cambi temporali non impediscono all'ultimo romanzo di Joel Dicker di scorrere veloce e farsi divorare. "L'enigma della camera 622" mi è piaciuto molto. Sono consapevole delle numerose critiche. Joel Dicker o si ama o si odia. Di lui avevo letto "La verità sul caso Harry Quebert" e lo avevo molto apprezzato. Joel Dicker è un giovane scrittore, figlio di una bibliotecaria e di un insegnante di francese. Arriva al successo nel 2012 con "La verità sul caso Harry Quebert", romanzo tradotto in 33 lingue. Il racconto de "L'enigma della camera 622" ruota attorno ad un omicidio avvenuto molti anni prima in un lussuoso hotel in Svizzera. Un caso irrisolto su cui si mettono ad indagare uno scrittore in crisi d'ispirazione e una giovane ragazza che si offre di fargli da assistente nelle indagini. Molti i personaggi coinvolti nelle vicende: Macaire, il giovane banchiere, la moglie Anastasia e Lev, talentuoso impiegato di banca. E poi Cristina, l'assistente di Macaire, Arma, la domestica, Tarnogol, ricchissimo uomo d'affari russo dall'oscuro passato, e molti altri. Le loro vite si intrecciano tra amori, amicizie, invidie e tradimenti. Come succede con i libri che amiamo, non si vede l'ora di arrivare alla fine e allo stesso tempo quando si chiude il libro si è un po' dispiaciuti. Mi sono affezionata ai protagonisti e mi mancano. Il romanzo è dedicato a Bernard de Fallois, editore di Dicker, scomparso due anni fa e nel romanzo molti sono i momenti in cui lo ricorda Joel, intrecciando realtà e fantasia. "Spesso la gente pensa che per scrivere un romanzo si parta da un'idea. Invece una storia prende le mosse innanzitutto da una voglia: quella di scrivere. Una voglia che si impadronisce di te e che niente può ostacolare, una voglia che ti allontana da tutto." "La vita è un romanzo di cui già si conosce la fine: il protagonista muore. La cosa più importante, in fondo, non è come va a finire, ma in che modo ne riempiamo le pagine. Perché la vita, come un romanzo, deve essere un'avventura. E le avventure sono le vacanze della vita." ★★★★☆ 🍾 spumante scopri come valuto i libri



"La salita dei saponari" è il terzo episodio, freschissimo di stampa, con protagonista Giovanna Guarrasi, detta Vanina, vicequestore della squadra mobile di Catania. Dopo "Sabbia nera" e "La logica della lampara", l'autrice Cristina Cassar Scalia ci regala un altro splendido giallo ambientato nella sua Sicilia. Tra un pasto luculliano e l'altro procedono, seppur con difficoltà, le indagini sul delitto. È stato ritrovato ucciso all'aeroporto di Catania un cubano con cittadinanza statunitense e italiana, le cui attività lavorative non sono molto chiare. L'indagine si presenta ulteriormente complicata dalle implicazioni internazionali. Vanina si ritrova nuovamente coinvolta in un caso "rognoso" che però non riuscirà a distogliere totalmente la sua mente dai problemi sentimentali che la affliggono: la storia con il magistrato Paolo Malfitano da cui si è allontanata, dopo averlo salvato da un attentato, nel tentativo di scappare dai fantasmi del suo passato. Ad aiutarla nelle indagini una meravigliosa squadra e il commissario in pensione Biagio Patanè. Un mix perfetto di investigazione e sentimenti. Vanina è un Rocco Schiavone al femminile. Il finale lascia intendere che ci sarà un seguito. "Manco il tempo di arrivare e Vanina era già in movimento. Di corsa, per giunta, come piaceva a lei. Aveva ragione Adriano: per entusiasmarla veramente, per sentirselo suo, un caso doveva avere un indice di "rognosità" tale da occuparle la mente per giorni, fino alla totale risoluzione. L'omicidio di Esteban Torres, a occhio e croce, prometteva bene." ★★★★☆ 🍾 spumante scopri come valuto i libri


"L'istante presente" di Guillaume Musso è avvincente come i romanzi di Dan Brown, irreale e onirico come 1Q84 di Haruki Murakami.

Arthur riceve in eredità dal padre un faro in riva all’oceano nelle cui acque suo nonno scomparve molti anni prima. Il padre raccomanda ad Arthur di non aprire la porta metallica della cantina. Nonostante la promessa fatta, il ragazzo apre la porta e precipita in un "presente" da cui sembra impossibile poter tornare indietro.
Non voglio aggiungere altro, perché qualunque anticipazione vi rovinerebbe la lettura. Il finale è decisamente sorprendente.

"Non avere paura, Arthur. Salta! Ti prendo al volo."

"Sei...sei sicuro, papa?". Ho cinque anni. [...] con un largo sorriso, mi lancio nel vuoto, pronto ad aggrapparmi al collo dell'uomo che più amo al mondo. Solo che all'ultimo istante, mio padre, Frank Costello, si scansa, fa volontariamente un passo indietro e io mi trovo lungo disteso sul pavimento. [...] 

"Nella vita non devi fidarti di nessuno. Hai capito Arthur" [...] "Nemmeno di tuo padre!"

★★★★☆
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Chi sono

Mi chiamo Cristiana Bresciani, sono una mamma lavoratrice, sportiva e mangiatrice di libri. Vivo in Trentino, sul Lago di Garda. Amo viaggiare con la testa tra nuvole di libri e nel mondo con i piedi agganciati ai pedali di una bicicletta.

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