"Giallo Rivano" è il libro giusto per trascorrere una domenica di marzo che, come oggi, alterna il sole alla pioggia. Quando il sole "va in nuvola" e l'Ora del Garda soffia furiosa e gelida, è meglio chiudersi in casa al calduccio a leggere un libro.
Il medico altogardesano Vinicio Zuccali, già autore di tre interessanti libri con protagonista la montagna, si reinventa giallista e ambienta il suo ultimo romanzo in Trentino, tra Riva del Garda, San Michele all'Adige e la Valle di Ledro.
Un genere totalmente diverso dai tre precedenti: "La via dimenticata", "Il volo della farfalla" e "Everest", molto introspettivi.
Il romanzo, leggero e divertente, lascia comunque trasparire la cultura classica e le conoscenze scientifiche dell'autore, la sua passione per l'ambiente e il suo attento spirito di osservazione.
Il suo stile caratterizzato dalla ricerca del vocabolo perfetto, dai pensieri complessi e dai periodi ricchi di metafore, è lo stesso dei precedenti romanzi e, come dice l'autore, è il "mio ritmo, la mia musica". Un ritmo che si impara presto a conoscere ed amare.
Nel romanzo molti sono i riferimenti locali: il Brolio, il Bastione, la Rocchetta, cima d'Enzima, la vicina Arco e tanti altri.
Tornando al giallo in senso stretto - di cui vorrei non svelarvi troppo per non rischiare di rovinarvi un finale davvero inaspettato - questo inizia ai primi di marzo con il ritrovamento del cadavere di una bella e giovane donna nel parco del Brolio di Riva del Garda. E' stata uccisa con un colpo alla nuca calibro sette e sessantacinque. Si scoprirà poi essere nubile, residente a Campi e insegnante all'istituto agrario di San Michele all'Adige. Ad occuparsi dell'indagine il vicequestore Sarti, non troppo avvezzo a quel genere di delitti. Saprà comunque cavarsela più che bene nel risolvere un caso davvero complesso che lo porterà ad indagare in lungo e in largo per tutto il Trentino, sfrecciando in auto giù per il "Bus de Vela", andando a vivere in quel di Campi, frequentando le lezione dell'istituto agrario e giungendo ad una soluzione, per nulla scontata, grazie al suo spirito di osservazione e all'indagine condotta a trecentosessanta gradi.
Non mancano le non tanto velate critiche dell'autore all'urbanizzazione selvaggia della "Busa", le perplessità nei confronti della reintroduzione dell'orso in Trentino e un'analisi psicologica sulla vita frenetica che purtroppo conduciamo oggi un po' tutti. Traspare l'orgoglio per questa terra trentina che nonostante "gli attacchi" da parte dell'uomo, conserva luoghi paesaggisticamente incontaminati e affascinanti. E non dimentichiamo l'Ora del Garda, co-protagonista dell'intero romanzo!
"Una sottile intuizione come una fievole lampadina, accesa all'inizio solo a intermittenza, dalle profondità della subliminarietà iniziò a guadagnare il flusso del pensiero del vicequestore sino a divenire luce accecante: all'improvviso c'era nella scena del delitto qualcosa di meno indefinito che andava suggerendo che all'altro capo di quell'atto ci fosse una mano omologa. "
★★★★☆
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Il vice questore Rocco Schiavone e l'amico Brizio intraprendono un viaggio in Sud America alla ricerca di Furio, a sua volta alla ricerca di Sebastiano, l'amico "traditore".
Si tratta di un racconto breve che serve all'autore per spiegare che fine ha fatto Sebastiano, fuggito dopo aver tradito Rocco e gli inseparabili amici di sempre.
Sconsigliatissimo a chi non ha letto tutto, ma proprio tutto, di Rocco Schiavone.
Io avrei preferito che l'autore svelasse il mistero inserendolo in un romanzo giallo. Fino ad ora Manzini ci aveva raccontato l'evoluzione del personaggio di Rocco, la sua vita, i suoi amori, le sue debolezze parallelamente al racconto di inchieste investigative.
Il libro non è stato molto apprezzato dagli appassionati lettori. Manzini in una recente intervista ha risposto così alle critiche ricevute: "Non so da cosa dipenda l’amaro che rimane in bocca al lettore. Dal finale? Dalla nouvelle intera? È un libro sull’amicizia, sul valore assoluto di un rapporto che si instaura fra esseri umani senza secondi fini o interessi. È quindi un argomento delicato, non sempre si riesce a perdonare o a vendicare un torto. La chiusura di un rapporto così profondo è soggettiva, insindacabile, a mio parere, ed io ho cercato di far comprendere al lettore un pezzo dell’anima di un un uomo come Rocco: che reagisce come sa e come può. Se questo non è piaciuto, mi dispiace ma il libro per me è concluso come meglio non avrei potuto".
Mi consola sapere che altro leggeremo ancora di Rocco Schiavone e probabilmente questa "parentesi esplicativa" serviva all'autore per chiudere definitivamente un capitolo della vita del vice questore.
Sono anni che scherzosamente nelle interviste Manzini afferma che nel "prossimo episodio Schiavone morirà". Nella realtà l'autore ama questo personaggio quanto noi e molte vicende personali di Rocco sono ancora aperte, confuse e da chiarire. Altri episodi arriveranno e noi restiamo in attesa.
Curiosità: il titolo del libro è chiaramente ispirato al film commedia degli anni Sessanta "Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l'amico misteriosamente scomparso in Africa?" diretto da Ettore Scola e interpretato da Nino Manfredi e Alberto Sordi.
"Sebastiano l'aveva tradito, un'amicizia lunga quarant'anni e che amicizia non era, dopo la morte di Marina era stato il dolore più profondo della sua vita. Non voleva saperne più nulla di Sebastiano, dimenticare la voce, il viso e il colore degli occhi: anche le storie vissute insieme. Sebastiano doveva trasformarsi in un'ombra, una velatura nel mondo dei ricordi per dissolversi con gli anni fino a trasformarsi in fumo, un filo grigio e sottile che si sarebbe confuso con l'aria e col cielo."
★★☆☆☆
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Il 9 agosto 1883, in Italia, venne iscritta nell’Ordine degli avvocati la prima donna. Lidia Poet, laureatasi in giurisprudenza nel 1881, discutendo una tesi sulla condizione femminile nella società e sul diritto di voto per le donne, ottenne il 9 agosto di 140 anni fa a Torino l'ammissione all’esercizio della professione forense.
La Procura generale dell’allora Regno d’Italia impugnò la decisione dell’Ordine e ne ottenne la cancellazione.
Tra le motivazioni, quella che “nessuna legge ha mai pensato di distogliere la donna dalle ordinarie occupazioni domestiche che loro sono proprie”.
Lidia Poet fu riammessa solo nel 1920, nel frattempo esercitò in modo non ufficiale la professione, coadiuvando il fratello avvocato. Si battè tutta la vita per i diritti delle donne e dei soggetti più deboli.
Una serie Netflix ne ha narrato le vicende, traendo spunto "liberamente" dalla sua vera storia. Si tratta di una fiction molto amata e molto criticata allo stesso tempo. Amata dai giovani per il modo leggero e vivace in cui si intrecciano i fatti veri della vita di Lidia con la risoluzione da parte della protagonista di casi inventati di cronaca nera, che rendono il racconto particolarmente avvincente. Criticata da chi ritiene che ci sia troppa invenzione nella serie e che il personaggio di Lidia sia un po' troppo spregiudicato per quell'epoca.
A me è piaciuta molto. Trovo che Matilda De Angelis interpreti benissimo la parte della donna determinata ed emancipata quale era Lidia.
★★★★☆
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La vera Lidia Poet in un'immagine dell'epoca
Per chi volesse approfondire la conoscenza di Lidia Poet sono disponibili numerosi libri che narrano la sua storia
Fango rosso è il terzo volume della serie “I delitti di Capriata” di Milka Gozzer che segue "Torna a casa, Viola" e "Occhio per occhio".
Si tratta di una serie di gialli "leggeri", avvincenti e divertenti, ma allo stesso tempo non banali. C'è sempre un tema importante che Milka affronta.
Non so francamente se questo terzo episodio dei delitti di Capriata sia il più bello, sono tutti bellissimi e su di me hanno l'effetto di "rapirmi". So però che, come mi è successo con Rocco Schiavone, più episodi leggo, più mi affeziono ai personaggi.
In questo terzo giallo tanto spazio è dato al Sergente Garcia, alias il "quasi" maresciallo Luigi Bortolotti.
Questa volta le sue intuizioni sono fondamentali per trovare il colpevole dell'omicidio di una dipendente delle terme di Capriata, avvenuto nei sotterranei dello stabilimento termale. Molte vicende della sua storia personale e della moglie Clara emergeranno in seguito all'omicidio.
Restano invece molti misteri ancora da scoprire sul passato del barista Stefano e della figlia Betty che sicuramente Milka ci svelerà nei prossimi romanzi.
Viola, la pecora del Camerun di Stefano, protagonista indiscussa dei primi due romanzi, questa volta non c'è. È in "vacanza" all'alpeggio da Roberto, il pastore amico del barista che si ritrova attaccato sui social dagli animalisti per presunti maltrattamenti agli animali.
Non manca invece la giornalista Pamela Gigli, instancabile cronista alla ricerca più della verità che dello scandalo per vendere copie. Grazie alla sua esperienza di giornalista professionista, l'autrice, attraverso Pamela, ci rende partecipi della dura vita del cronista che vive costantemente nel terrore di "prendere il buco" dalla concorrenza e combattuto tra una notizia "verificata" e il sensazionalismo.
Ogni episodio è autoconclusivo quindi potete fare come vi pare: leggerne solo uno o seguire la sequenza. Io vi consiglio di partire dal primo.
In realtà io sono un po' in ritardo nella lettura della serie. Un quarto episodio, "Gelosia canaglia" è già uscito e rimedierò prestissimo.
Se vi divertono le storie dei "vecchietti del Barlume", se vi piacciono i detective improvvisati, se amate immergervi con la mente nella cultura, nel dialetto, nelle tradizioni, anche culinarie, dei luoghi in cui sono ambientati i gialli, i delitti di Capriata fanno per voi!
Nel blog potete leggere l'intervista all'autrice e la recensione di Torna a casa, Viola!, Occhio per occhio, Racconti di viaggio Racconti di vita, Il gatto di Depero.
★★★★☆
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«Mamma, mamma, tu lo conosci Enrico Galiano?»
«Lo Scrittore? Sì, di fama. Non ho mai letto niente di suo. Ha scritto quel romanzo famoso che parla di felicità e che ha il viso di una bellissima ragazza con le lentiggini e i capelli rossi in copertina ... Io ce l'ho, ma non l'ho ancora letto.»
«Sì, è lui! È stato qui a Berlino a Bocconcini di cultura a presentare quel libro ed anche un altro, per bambini. Glii ho parlato e l'ho anche intervistato! È simpaticissimo.»
«Wow».
«Quando torno a casa ti racconto! Non sai cosa ci ha detto di quella copertina...»
Chi è Enrico Galiano?
È un insegnante di italiano in una scuola media della periferia friulana. È nato nel 1977 a Pordenone. Alcuni anni fa ha creato la webserie "Cose da prof" che ha ottenuto un successo enorme su facebook totalizzando venti milioni di visualizzazioni e 130 mila follower. Ha creato il movimento dei #poeteppisti, flashmob di studenti che imbrattano le città di poesie.
Nel 2015 è stato inserito nella lista dei 100 migliori insegnanti d’Italia dal sito Masterprof.it.
Il suo romanzo di esordio è stato "Eppure cadiamo felici", pubblicato nel 2017, a cui hanno fatto seguito numerosi altri romanzi per ragazzi.
Trama di "Eppure cadiamo felici"
Gioia Spada ha diciassette anni, un'amica immaginaria e una passione speciale, quella per le parole intraducibili. Annota su un'agendina ogni parola nuova, di qualunque lingua, intraducibile negli altri idiomi se non attraverso frasi lunghe e complesse. Memorizza le parole nuove e le usa nei giusti contesti, però solamente quando parla con sé stessa o con la sua amica immaginaria Tonia. Lei è diversa dai compagni, si sente un'estranea nei loro confronti, e non solo perchè si è da poco trasferita in una nuova scuola, ma soprattutto perchè non le interessano le mode, l'appartenere a un gruppo, le feste. Ama fotografare la gente di spalle.
Una sera, dopo l'ennesima lite con i suoi problematici genitori, Gioia incontra un ragazzo che dice di chiamarsi Lo. Sta giocando a freccette in un bar chiuso. Indossa una felpa nera ed ha il viso nascosto dal cappuccio. Tra loro nasce subito una sintonia che in breve tempo si trasforma in amore. Gioia per la prima volta assapora il gusto della felicità. Ben presto però i dubbi la assalgono. Lo si comporta in modo strano e un giorno sparisce.
Curiosità
Al termine del libro, prima dei ringraziamenti, c'è il dizionario delle parole intraducibili di Gioia Spada (in ordine sparso assolutamente casuale).
La prima persona che Enrico Galiano ringrazia nel suo libro è una sua ex studentessa che alcuni anni fa gli è apparsa in sogno a salvarlo da un bulletto che lo picchiava da ragazzo. Una volta svegliatosi ha avuto l'illuminazione di creare la webserie che poi gli ha cambiato la vita.
In un recentissimo video pubblicato sui social, lo scrittore ha rivelato che il suo romanzo d'esordio è stato scritto dopo essere stato lasciato dalla sua fidanzata di allora. La scrittura gli è servita per superare il dolore. Il video lancia un messaggio a chi si sente fallito, senza possibilità. Potete vederlo qui.
La foto di copertina, bellissima ed ipnotizzante, è stata scelta ed acquistata dalla casa editrice presso un'agenzia. La ragazza in copertina ha posato per il servizio, è stata retribuita e poi non ha più saputo nulla delle sue foto. Quando Galiano l'ha cercata per raccontarle dell'enorme successo che aveva avuto la foto di lei, molto apprezzata, la modella si è scocciata pensando che lo scrittore avesse usato la sua immagine senza autorizzazione.
Aggiungo un'ultima nota interessantissima che riguarda il ruolo del poeta Rainer Maria Rilke nel romanzo.
Gioia ogni mattina si scrive sul braccio una frase in tedesco: Wenn ein Glückliches fällt.
È l’ultimo verso di una poesia di Rilke, che nel finale suona più o meno così:
E noi che pensiamo la felicità come un’ascesa,
ne sentiremo il tocco,
che quasi ci sgomenta,
quando una cosa felice cade.
Semplificando significa: quando una cosa felice cade o quando la felicità è qualcosa che cade e il titolo del romanzo vuole esprimere proprio questo concetto.
Per Gioia quel verso parla della bellezza delle cose che cadono, della bellezza delle cose che nessuno vuole, per questo da subito è stato il suo verso, perchè quelle quattro parole di Rilke raccontano il calore che sprigiona da ciò che non vediamo, da ciò che non consideriamo, da ciò che ci sembra inutile, mentre per Gioia la maggior parte della bellezza del mondo se ne sta lì, nascosta lì, nelle cose inutili: nelle cose che cadono, nelle cose che tutti buttano via.
Mi è piaciuto moltissimo questo riferimento a Rilke, poeta che amava molto anche i luoghi in cui vivo io. Ad Arco ha soggiornato a lungo. Per ricordare la sua presenza è stata creata qualche anno fa una passeggiata che percorre le strade in cui Rilke amava passeggiare - la Rilke Promenade. Per un attimo ho pensato che i versi potessero essere stati scritti durante un suo soggiorno ad Arco. Invece no. Si tratta di una poesia che fa parte delle Elegie duinesi, scritte durante il soggiorno del poeta a Duino.
La mia opinione
Il romanzo è indicato per i ragazzi, ma non solo. A me è piaciuto molto. Dalla metà in poi vira dal rosa verso il giallo, diventando molto avvincente, con continui colpi di scena che lasciano il lettore spaesato.
Il genere è lo stesso dei romanzi di Alessandro D'Avenia, ambientati nella scuola e con un'attenzione particolare al mondo degli adolescenti. È un romanzo di formazione. Per gli stessi motivi mi ha ricordato anche "L'acqua del lago non è mai dolce" di Giulia Caminito.
Ho adorato Tonia, l'amica immaginaria di Gioia, che - come l'Armadillo per Zero Calcare - è la coscienza della protagonista.
Nel romanzo è presente un insegnante di filosofia molto vicino a Gioia. Nonostante il professore insegni alle superiori e sia più anziano dello scrittore, l'autore ha dichiarato di essersi ispirato a sé stesso per creare il personaggio.
Credo che Enrico Galiano sia il professore che tutti noi vorremmo avere avuto.
★★★★☆
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Nel video di Bocconcini di cultura, Matteo intervista Enrico Galiano a Berlino.
L'autore del romanzo fantascientifico "La finale olimpica" è Marco Giacomantonio, docente universitario di Economia Aziendale e atleta agonista (vanta sui 100m il primato di 10"7).
La prefazione è di Andrea Benatti e la postfazione di Salvino Tortu, entrambi amici dell'autore e conosciutissimi nel mondo dell'atletica. Il primo, atleta master agonista e co-fondatore del notissimo sito web "Queen Atletica" e il secondo, allenatore e padre del fortissimo sprinter azzurro Filippo Tortu.
Grande amante della letteratura fantascientifica, Marco Giacomantonio, prima di "La finale olimpica", ha pubblicato altri due romanzi dello stesso genere: "Più veloce della luce" e "Fantasia - Improvviso".
"La finale olimpica" è stato scritto e pubblicato prima della vittoria di Marcell Jacobs alle Olimpiadi di Tokyo nei 100 metri piani (primo italiano nella storia a riuscirci), quindi si può dire che questo romanzo sia stato di buon auspicio per Marcell.
I personaggi sono quasi tutti realmente esistenti e gli eventi narrati si svolgono durante le Olimpiadi di Las Vegas del 2092.
Alessandro, il protagonista del romanzo, durante la semifinale olimpica dei 100m si infortuna ed è costretto a disertare la finale. Dopo anni di sacrifici e duro allenamento, il sogno di una vita sembra svanire.
Forse però c'è un'altra possibilità: attraversare il tempo e lottare per la medaglia.
In verità il viaggio nella quarta dimensione non è ritenuto possibile nemmeno nel XXI secolo e anche se lo fosse, Alessandro si interroga sulla correttezza nei confronti degli altri concorrenti.
Correrà Alessandro la finale olimpica?
Un romanzo fantascientifico ambientato nel mondo dell'atletica leggera, in cui le nuove tecnologie non hanno intaccato quelli che sono sempre stati i valori fondanti di questo sport: passione, sano agonismo e una continua sfida con sé stessi.
Dopo un primo momento di spaesamento dovuto al fatto di non avere mai letto nulla di fantascientifico e non essere quindi abituata a fare i conti con multiverso, nanotecnologie e connessioni mentali, mi sono divertita un sacco. Il romanzo è avvincente e simpatico.
Da ex atleta sono stata totalmente catturata dalla finale olimpica. Conosco molto bene quelle che sono le sensazioni, i riti e i pensieri pre e post gara. Un mondo, quello delle gare, che mi manca molto. Non mi dispiacerebbe poter fare un salto temporaneo in un mondo parallelo in cui poter di nuovo gareggiare.
"L'atletica, come tutti sappiamo, è uno sport individuale: in gara sei da solo contro tutti e, anche in occasioni come le staffette o i campionati a squadre, è comunque la prestazione del singolo ad essere sotto i riflettori. Tuttavia, qui come nella vita, il lavoro in team è fondamentale: fare parte di un gruppo affiatato aiuta a crescere, a migliorare, a imparare gli uni dagli altri. Motiva e sprona a perseguire gli obiettivi con tenacia e determinazione."
★★★☆☆
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Ho intervistato Marco Giacomantonio in occasione di un meeting di atletica svoltosi ad Arco (TN).
È uscito il mese scorso "Correre in aria" di Larissa Iapichino, Mondadori editore.
Larissa, primatista mondiale under 20 indoor di salto in lungo, è la figlia quasi ventenne (classe 2002, generazione Z, nativa digitale) di Fiona May e Gianni Iapichino.
La madre conosciutissima sia nel mondo dell'atletica (due titoli mondiali e due medaglie d'argento alle olimpiadi e primatista italiana di salto in lungo) che dello spettacolo come attrice e ballerina.
Il padre, ex astista (tre titoli italiani vinti in carriera), ex golfista professionista, musicista per passione e ora allenatore di Larissa.
Nonostante io appartenga alla generazione X come i suoi genitori e solitamente non mi piaccia leggere le biografie di chi ha ancora tutta una vita davanti da vivere, questo libro mi ha incuriosita proprio perché mi chiedevo che tipo di romanzo fosse.
Al termine della lettura ho concluso che si tratta di un libro molto indicato per le ragazzine. Il mondo raccontato è quello della scuola, delle amicizie nate sui campi di atletica, degli amori nati sui social, dei vestiti da indossare la mattina e il colore dello smalto da scegliere e abbinare all'outfit.
Larissa tiene a sottolineare che lei è anche una "ragazza normale".
Se siete amanti dell'atletica e adulti, scordatevi di trovare dettagli tecnici nel libro. Nemmeno una parola sull'allenatore. Sembra quasi che Larissa si alleni da sola.
Ma non è una biografia, Larissa è troppo giovane per scriverla e davanti ha ancora tanta vita.
Si tratta più di un racconto a metà strada tra la favola e il diario romanzato di alcuni mesi della vita di Larissa, quelli trascorsi tra il record del mondo e l'infortunio ai campionati italiani di Rovereto, passando per la maturità, una serie di pensieri "in libertà" alla ricerca di se stessa in cui affronta il tema della sua "autodeterminazione". Non ci sta Larissa a sentirsi definire "predestinata". Sì certo, i suoi geni sono buoni, ma il resto (scelte, determinazione, rinunce, fatica) è opera sua.
Chi ha scritto veramente il romanzo?
Se è tutta farina del suo sacco, Larissa ha talento anche per la scrittura.
La narrazione è molto scorrevole e utilizza un linguaggio semplice e simpatico.
Se l'editor le ha dato una mano a mettere ordine tra i suoi pensieri - che per come si descrive lei è facile siano usciti fuori dalla sua penna come un fiume in piena - ha fatto un ottimo lavoro.
"Ero predestinata a diventare quel che sono, a fare quel che faccio?
Ho letto questa parola così tante volte, dopo quell'incredibile record di Ancona con cui ho eguagliato il record di mia madre a Valencia, nel 1986.
Eguagliato: capito? Significa uguale fino all'ultimo dei 691 centimetri di salto."
"A me piace pensare che tutto ciò che faccio dipenda da me, che non devo e non ho bisogno di accettare a priori una posizione, un'etichetta, un destino, ma che posso sempre guardarmi intorno, cercare ciò che è meglio e più giusto e andare a prendermelo saltando sempre un po' più in là."
"Certe volte vorrei dimenticare tutto anche solo per un giorno e spegnermi senza dormire, lasciare spazio alle cose che non chiedono impegni e scadenze, rigore e determinazione.
Alle cose che semplicemente accadono e non importa sapere precisamente quando e dove. Basterebbe quello."
★★★☆☆
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"Il nome scomparso" di Fiorella Malchiodi Albedi è un originale romanzo che trae spunto da un bellissimo racconto di Dino Buzzati: "Inviti superflui", pubblicato per la prima volta sulla rivista "I libri del giorno" nel 1946 e successivamente incluso nella raccolta "Paura alla scala", una dichiarazione d'amore a una donna con la consapevolezza che il suo carattere e le sue passioni sono agli antipodi rispetto a quelle del narratore. Lui sentimentale e sognatore, lei attratta dai beni materiali.
La prima cosa che ho fatto quando l'autrice mi ha inviato il romanzo, dopo aver letto la trama, è stato leggere il racconto di Buzzati, attorno al quale si snoda l'intreccio. E consiglio di farlo anche voi a questo link
Alberto viene invitato ad una mostra di fotografi dilettanti. Rimane colpito da un solo scatto che ritrae le mani di una persona anziana, incrociate su un libro aperto. Le colleghe Michela e Ada a cui Alberto mostra la foto dell'opera che lo ha colpito riconoscono che le frasi del libro appartengono ad un racconto di Dino Buzzati, "Inviti superflui", ma che la versione del racconto ritratta nella foto non coincide con quella della edizione corrente. Nella foto appare il nome della donna a cui gli inviti sono rivolti, nella versione corrente non c'è. Il nome è scomparso. Incuriositi, i tre amici iniziano ad indagare.
Questo breve romanzo mi è piaciuto molto. L'ho letto velocemente, in quanto avvincente.
E' scritto bene, è scorrevole e a tratti divertente, ma per nulla banale. Molto moderna e attuale è la narrazione, in cui internet, le mail e i social sono presenti tanto quanto lo sono nelle nostre vite.
La descrizione dei personaggi e lo scavo psicologico degli stessi sono molto efficaci.
Si tratta di un romanzo breve che mescola un po' i generi. Non è un giallo, ma un romanzo che mischia vicende sentimentali con un mistero da risolvere.
L'autrice di professione è anatomopatologa (quanti medici hanno la passione per la scrittura!) e ha scoperto questo amore non in giovanissima età. Una collega l'ha convinta a scrivere un racconto, risultato poi vincitore di un concorso letterario.
Una raccolta di suoi racconti è stata pubblicata nel 2019, "Caldo cosmico e altri racconti" (Eretica edizioni).
"Il nome scomparso" è il suo primo romanzo.
Curiosità: il romanzo è stato pubblicato da Bookabook.
Bookabook nasce nel 2014 da un’idea semplice: trasformare il lettore da consumatore a parte attiva della vita del libro.
La selezione qualitativa è fatta dagli editor e prescinde da qualsiasi giudizio di commerciabilità. Il pubblico dichiarerà interesse o meno per il manoscritto, preordinandolo sulla base della lettura della sinossi e dell'anteprima. Se lo scritto riscuote un certo successo di interesse, valutato in base al numero di preordini, il libro sarà pubblicato.
"Tu pensi mai alla morte?"
"No, non direi."
"Neanch'io, eppure è strano, è sempre lì con noi, dal nostro primo giorno. Me la immagino guardarci da dietro lo stipite di una porta, paziente, mentre noi viviamo ogni giorno la nostra vita, come se non esistesse. Sappiamo che è lì, ma facciamo finta di niente. Poi, a un certo punto, diventa reale."
★★★☆☆
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I gialli di Cristina Cassar Scalia sono sempre piacevoli. L'autrice siciliana scrive bene, sa tenere alta l'attenzione e con la vicequestore Vanina Guarrasi ha creato un personaggio molto interessante.
Negli ultimi anni sono state molto apprezzate "le serie gialle" come il commissario Montalbano, Rocco Schiavone, Saverio Lamanna, i vecchietti del Barlume, Carlo Monterossi, tutte trasformate in serie tv. Presto dovrebbe diventarlo anche la storia di Vanina.
Pagina dopo pagina, episodio dopo episodio, il personaggio principale si fa conoscere meglio, evolve ed i lettori si affezionano a lui.
È così anche per Vanina. Noi lettori amiamo il suo intuito e il suo decisionismo sul lavoro e comprendiamo la sua indecisione in campo amoroso. E molti di noi invidiano a Vanina la fortuna, vivendo in Sicilia, di poter gustare squisiti piatti siciliani che l'autrice cita in abbondanza con dovizia di succulenti particolari.
Nell'ultimo romanzo "Il talento del cappellano", il quinto della serie, Vanina si trova, in periodo natalizio, ad indagare su un duplice delitto: due assassinati, a distanza di poche ore, ritrovati insieme. Apparentemente tra loro scollegati: una dottoressa e un religioso.
Nelle indagini Vanina è aiutata dal commissario in pensione Patanè, presente ormai in tutte le indagini della vicequestore e da una squadra sempre più affiatata.
False piste, colpi di scena e infine la soluzione del caso.
Nel frattempo la storia d'amore tra Vanina e il magistrato Paolo Malfitano procede con un passo avanti e due indietro.
Cristina Cassar Scalia ha da poco annunciato che sta scrivendo la prossima avventura. Speriamo che nel prossimo romanzo Vanina faccia due passi avanti, si chiarisca un po' le idee. Lo spasimante pediatra, rivale del magistrato, saprebbe forse dare a Vanina un po' di serenità.
Nel blog potete leggere, della stessa autrice, anche le recensioni di: La salita dei saponari, L'uomo del porto e Tre passi per un delitto.
"Aveva smesso di nevicare da un paio d'ore e il cielo s'era riempito di tutte le stelle che l'occhio umano è in grado di distinguere. Ai bordi della strada che si inerpicava su per la muntagna, cumuli di neve seppellivano i muretti di pietra lavica. Così imbiancato, il paesaggio intorno, invisibile nel buio della notte, doveva essere uno spettacolo."
★★★☆☆
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Tre autori e tre protagonisti.
A Roma, in un lussuoso appartamento, viene ritrovata morta la giovane e bellissima esperta d'arte Giada Colonna.
I tre personaggi coinvolti forniscono versioni diverse.
Giancarlo De Cataldo è la voce narrante di Davide Brandi, capace e ambizioso commissario che conduce le indagini; Maurizio de Giovanni di Marco Valerio Guerra, uomo d'affari ricco e spregiudicato, l'amante della vittima; Cristina Cassar Scalia di Anna Carla Santucci, moglie di Marco Valerio Guerra,
Le tre versioni messe insieme costituiranno tre piccoli passi per arrivare alla soluzione del caso.
Classico giallo da leggere in viaggio o al calduccio davanti ad un caminetto acceso. Lettura piacevole e non troppo impegnativa.
Le voci di Cristina Cassar Scalia e Giancarlo De Cataldo mi sono piaciute, meno Maurizio de Giovanni.
"Si deve diffidare delle intuizioni: possono creare suggestioni alle quali si resta avvinti a rischio del fallimento dell'indagine. Le intuizioni sono fuorvianti. Il mio mestiere richiede freddezza, distacco, professionalità. Eppure, nello stesso istante in cui qualcuno decide di sopprimere un essere umano, nel perimetro territoriale che delinea la competenza dell'ufficio a me assegnato, la comunità esige che io dia un volto e un nome all'assassino."
★★★☆☆
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La stessa storia raccontata da tre punti di vista, quello di Modesto, quello di Viviana e quello del terapista a cui si rivolgono Modesto e Viviana per intraprendere un percorso di coppia.
La cosa strana è che Modesto e Viviana non sono una coppia "tradizionale" in crisi, sono due amanti.
La realtà è che stanno insieme da tre anni e quindi i problemi che affrontano sono gli stessi di una coppia sposata. Non sono "amanti" nel senso comune del termine. Lo sono in quanto sposati con altre persone, ma le vere coppie in crisi sono quelle con i loro rispettivi coniugi.
Romanzo di successo da cui è stato tratto un film con Ambra Angiolini nei panni di Viviana.
Non mi ha entusiasmato.
"Penso che tra amiche ci siano cose che non si possono dire. Di più: all'amicizia rivendico il privilegio di tacere le cose importanti, contando sulla reticenza dell'altro. Confidarsi costa poco; infatti è una pratica che si svolge normalmente fra conoscenti, addirittura fra estranei. Capire e tacere, questo è difficile. Una vera amica, per me, è quella che sa tenere un segreto che non le hai rivelato."
★★☆☆☆
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Avevo voglia di leggere qualcosa di giallo, di tipicamente estivo, da "sotto l'ombrellone".
Ho dato una sbirciatina alle novità proposte da MLOL (media library on line). Io leggo molti ebook che scarico gratuitamente dalla biblioteca - d'altronde non so più dove mettere i libri e quindi in formato cartaceo acquisto solo i miei autori preferiti o libri particolarmente importanti, capolavori, che può capitare di avere voglia di rileggere. I gialli, per belli che siano, difficilmente si rileggono.
Per farla breve, sul sito di MLOL c'era in vetrina una novità (che tanto novità non è dato che la pubblicazione risale al 2019): "Il sanguinaccio dell'Immacolata" di Giuseppina Torregrossa, romanzo giallo, ambientato in Sicilia (Palermo), protagonista una vicequestora in crisi sentimentale (è stata da poco lasciata dal fidanzato, il sostituto commissario Rosario, detto Sasà), un mistero da risolvere . Perfetto per me! Un mix che adoro.
Il giorno dell’Immacolata, nella pasticceria di sua proprietà, viene trovato il cadavere di Saveria, giovane pasticciera figlia del boss Fofò Russo.
Nonostante sembri trattarsi di una rapina, il questore ordina a Maria Teresa Pajno, detta Marò, a capo del nucleo antifemminicidi di Palermo, di indagare.
La vicequestora si accorge subito che i conti non tornano: una rapina prima dell’apertura quando la cassa è vuota, la figlia di un potente boss di Palermo... tutto fa pensare che si tratti di ben altro.
Con la determinazione e l'intuito che la caratterizzano, Marò risolverà il caso.
Quanti sapori, profumi, piatti tipici e tradizioni siciliani vengono evocati tra le pagine di questo romanzo!
Mi dispiace davvero tanto di aver iniziato a leggere le indagini di Maria Teresa Pajno solo dal terzo episodio. Infatti Marò compare per la prima volta nel 2012 in "Panza e prisenza", seguito nel 2018 da "Il basilico di Palazzo Galletti" . Provvederò a colmare la lacuna...
Curiosità
A Giuseppina Torregrossa, nata nel '56, laureata in medicina con specializzazione in ostetricia, arrivata alla scrittura all'età di 51 anni, è stata recentemente conferita la laurea magistrale honoris causa in "Italianistica" . A conferirle il titolo è stato il rettore dell’Università di Palermo per aver "saputo raccontare i casi minimi della storia della Sicilia e soprattutto della città di Palermo che nella sua opera si fa specchio delle vicende tormentate di tutta una società, quella italiana, rappresentata nei suoi snodi cruciali".
★★★☆☆
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Mauro Zanetti è nato a Trento nel 1977. Dopo gli studi scientifici, si è laureato in Storia del Trentino presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Trento. Attualmente è insegnante di materie umanistiche in un centro di formazione professionale a Rovereto.
Dopo aver pubblicato il romanzo “Vellutum di seta e altri intrecci” per Ibuc, nel 2021 pubblica "Tracce Parallele", Nulla Die Edizioni, un giallo avvincente, scritto bene e scorrevole.
Un mistero da risolvere, colpi di scena e un'indagine poliziesca sono i protagonisti, insieme a quelli in "carne e ossa": Alessandro di Trento, investigatore privato, Antonio di Roma, insegnante e il vicequestore Fabrizio Gerola.
Un racconto leggero, molto piacevole, con una trama ben strutturata.
Molto belle le descrizioni di Trento.
Per chi non conosce la città può essere un bel modo di avvicinarsi per poi venirla a visitare.
"Cerca di alleggerire la coscienza, il notaio, ma non funziona così, non é possibile svuotare i carichi di responsabilità come si buttano le zavorre da una mongolfiera per non precipitare, se poi i sacchi da liberare sono pieni di colpe pesanti e poco dignitose, beh allora diventa proprio una rogna."
★★★☆☆
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Gelsomina Settembre detta Mina è un personaggio di Maurizio de Giovanni, protagonista di numerosi racconti e dei romanzi "Dodici rose a settembre" e "Troppo freddo per Settembre".
Ho letto durante il periodo natalizio il racconto "Un giorno di Settembre a Natale".
Assistente sociale nei Quartieri Spagnoli, quarantenne, alta, bella, prosperosa, divorziata e single, Mina piace a molti. E anch'io apprezzo molto il personaggio che de Giovanni ha creato. Mi piace molto di più di Sara (protagonista di un'altra serie di romanzi dello stesso autore).
Questo racconto è ambientato a Napoli, dove Mina vive e lavora.
Una ragazza che Mina ha conosciuto anni prima si trova coinvolta in un intrigo mafioso e le chiede aiuto. Mina non si tira indietro. Si fa aiutare dal bel ginecologo Domenico, "chiamami Mimmo", e un po' rocambolescamente e con un aiutino inaspettato, riesce a tirar fuori dai guai la ragazza.
Andrà presto in onda sulla Rai la serie tv tratta dai racconti e romanzi con protagonista Mina.
"Quella mattina, per esempio, Mina ebbe il primo sentore della qualità delle ventiquattr'ore che l'aspettavano già davanti allo specchio, appena alzata. I capelli bianchi erano passati da quattro a otto."
★★★☆☆
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Una forte amicizia, una storia d'amore tormentata, dubbi e insicurezze, lavoro precario, Roma città da amare e odiare per le sue contraddizioni, proverbi, citazioni di canzoni, spunti per luoghi da visitare e cibi da assaggiare. E un bel po' di erotismo. Questi gli ingredienti del primo e voluminoso romanzo di Isa Grassano, che si legge tutto d'un fiato.
Arabella, la protagonista di "Un giorno sì un altro no", romanzo pubblicato da pochissimi giorni, non ha nulla in comune con me. Lavoro precario, single, sedentaria, "fissata" con l'oroscopo. Una specie di "Bridget Jones" italiana. Eppure tutte noi donne possiamo riconoscerci un po' in lei. Chi di noi non si è sentita inadeguata ad un evento? Chi di noi non ha mai pensato di avere i capelli orrendi, di essere impresentabile e mal vestita o di avere un sedere troppo grosso e cadente? A parte qualche rara eccezione che conferma la regola, la maggior parte delle "anta" è insoddisfatta del proprio fisico e della propria immagine. E per quanto riguarda gli oroscopi, nessuna ci crede, eppure se ci capita di sentire la rubrica alla radio o di trovare il nostro segno zodiacale su una rivista, la nostra attenzione viene catturata nella speranza che le stelle ci riservino un futuro sorprendente.
Ho letto "Un giorno si un altro no" subito dopo "La città dei vivi" di Nicola Lagioia. Entrambi belli, scritti molto bene. Due generi però diversissimi. In comune hanno soltanto l'ambientazione a Roma e l'origine meridionale degli autori (pugliese Lagioia, lucana Isa Grassano). E per fortuna, perché dopo una lettura impegnativa come quella di Lagioia avevo bisogno della leggerezza, simpatia e ironia di Isa Grassano.
Un romanzo rosa, un genere che normalmente non scelgo. Me lo ha inviato Isa grazie ad un'amicizia in comune e sono doppiamente felice di averlo letto: ho conosciuto un genere diverso dalle mie solite letture e mi è pure piaciuto.
La storia, "perora" (come direbbe Arabella), si chiude con un finale per nulla prevedibile che lascia la porta aperta ad un seguito.
Scrittrice di saggi e guide con a tema viaggi e turismo, blogger, insegnante di giornalismo, impegnata in mille attività, chissà che Isa non ci racconti, tra un po', qualcos'altro di Arabella...
"Il primo appuntamento è come un'abitazione in vendita. Le dimensioni giuste, gli spazi ariosi eppure tu rimani sulla soglia a pensare: sarà questa? Andrà bene per me? Pensieri confusi, Un'altalena di euforia e paura."
"Ci sono uomini che si accendono e si spengono ad intermittenza. Ludo era così. Un giorno sapeva illuminare le mie giornate. Un altro le rendeva spente e buie."
★★★☆☆
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Maddalena Fingerle, giovanissima scrittrice bolzanina che vive e lavora a Monaco di Baviera, ha vinto due settimane fa il prestigioso premio letterario Italo Calvino con il romanzo (inedito) "Madre lingua".
In attesa di poterlo leggere, non appena sarà pubblicato, ho conosciuto la scrittura di Maddalena attraverso i suoi racconti, tra i quali "Le galline del signor Razzoli".
Si tratta di un simpatico e divertente testo in cui Maddalena gioca con le parole, raccontando le comiche vicende di uno studente "ossessionato" dal signor Razzoli che "va a letto con le galline" e che, nonostante i ripetuti tentativi, non riesce mai ad incontrare.
Mi è piaciuto il suo stile di scrittura divertente e giocoso, solo apparentemente leggero.
Trovate questo ed altri suoi racconti sul sito dell'autrice.
"Si dice che il signor Razzoli vada a letto con le galline. Mi sono sempre chiesto come faccia, ma non ho mai avuto il coraggio di chiederglielo. Però vorrei tanto saperlo, così decido di andare a trovarlo."
★★★☆☆
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"I panni degli altri" è un romanzo leggero leggero, una piacevole lettura per passare il tempo, seppure tratti argomenti impegnativi quali la scoperta della propria omosessualità e il peso delle aspettative altrui sulle proprie scelte. Un libro quasi autobiografico di Andrea Pinna, creatore della pagina facebook "Le perle di Pinna", in cui l'autore racconta le vicende di Eugenio, giovane ragazzo appena diplomato al liceo classico che sogna di lavorare nel mondo della moda. I genitori hanno previsto per lui una strada già tracciata, sulle orme della sorella, in campo giuridico.
"Quel ragazzo ha un'intelligenza fuori misura, ma è debole e dipendente.
Dipendente dagli affetti, principalmente, sempre affamato d'amore. E, come
qualcuno ha detto, se sei dipendente da una cosa, ben presto lo diventi anche
da molte altre. Freud? Elton John, caro"
★★☆☆☆
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L'editore etichetta "L'enigma del turco" come thriller. A me è sembrato un romanzo giallo/poliziesco adatto per una fiction televisiva del tipo "Un passo dal cielo".
Il libro è scritto bene, l'autore non oscurerà Camilleri, ma il libro è simpatico, scorrevole, avvincente e di veloce lettura.
Protagonista il Commissario Gabriele Poli, segnato da un passato doloroso, recentemente trasferito a Cavalese a capo della stradale. Amante della bicicletta, passa il suo tempo libero (come l'autore) in sella.
E nelle bellissime valli di Fiemme e Fassa, in cui il libro è ambientato, non mancano meravigliosi passi da scalare.
Il racconto e l'indagine partono da un cadavere rinvenuto nei pressi di una cascata.
A casa della fidanzata del morto viene ritrovato un misterioso biglietto che recita: "Ai piedi di chi fu accolto in passato e ora offre da bere a tutti" . Malavita russa e traffico di droga sono gli ambienti in cui è maturato il delitto, ma che cosa significa quel messaggio?
Leggetelo e scoprirete qual è l'enigma del turco.
Bello anche l'uso in alcuni dialoghi del dialetto locale.
All'"enigma del turco" fa seguito "Un cesto di mirtilli rossi" pubblicato l'anno scorso.
Solo un dubbio: ma anche il lago di Braies si tinge di rosso?
"Che semo che son stà a lagarme scampar sta roba, de segurades la se enrabia e la me para"
★★★☆☆
Con "L'allieva" Alessia Gazzola esordisce come scrittrice ed il romanzo, pubblicato nel 2011, è il primo della apprezzatissima serie con protagonista la specializzanda in medicina legale Alice Allevi. La RAI ne ha tratto l'omonima serie televisiva.
Alice è ingenua, romantica, insicura, pasticciona, facile alle lacrime, amante della lettura (adora Murakami) e si ritrova a vestire i panni di "investigatrice per caso". Un romanzo simpatico, leggero. Se vi piace il genere di Alice Basso, vi piacerà anche il modo di scrivere di Alessia Gazzola e il contrario. Stesso stile giallo/rosa. Curiosità: Alice Gimenez Bartlett ha dichiarato: "L'allieva mi è piaciuto tantissimo! La trama coinvolge, lo stile è vivo, si sorride e si ride, e poi si legge d'un fiato". "...esiste sempre qualcuno migliore di noi. A volte è proprio la competizione con chi è superiore a migliorarci." "Tutto cambia e bisogna adattarsi per non morire." "Il rischio fa parte della vita. Per andare fino in fondo bisogna avere il coraggio di affrontarlo."
La lettrice della stanza 128 di Cathy Bonidan è un romanzo rosa, epistolare e corale.
Breve, simpatico e leggero. Si legge facilmente, senza troppo impegno.
Narra, creando un po' di suspense, di un libro perso e ritrovato, un romanzo incompiuto o quasi, mai pubblicato e delle vicende che porteranno la lettrice della stanza 128 e gli altri lettori a scoprire l'autore del manoscritto.
"A tutti i romanzi che abbiamo letto.
A tutti quelli che leggeremo.
Perché, come l’Omino del sonno fa con i sogni felici,
cospargono la nostra vita di parole e frasi
che si fanno strada nel nostro subconscio.
E ci cambiano.
Con discrezione, ma irrimediabilmente."
★★☆☆☆
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