Novembre è il mese dell'anno che mi piace meno. Le giornate sono corte, spesso piovose e grigie. Per renderlo meno triste ho deciso di pubblicare ogni giorno una "dolce" citazione.
" Ho lottato invano. Non c’è rimedio. Non sono in grado di reprimere i miei sentimenti. Lasciate che vi dica con quanto ardore io vi ammiri e vi ami." Jane Austen - Orgoglio e pregiudizio
Novembre è il mese dell'anno che mi piace meno. Le giornate sono corte, spesso piovose e grigie. Per renderlo meno triste ho deciso di pubblicare ogni giorno una "dolce" citazione.
"L’amore è come un albero: spunta da sé, getta profondamente le radici in tutto il nostro essere, e continua a verdeggiare anche sopra un cuore in rovina." Victor Hugo, Notre-Dame de Paris)
Novembre è il mese dell'anno che mi piace meno. Le giornate sono corte, spesso piovose e grigie. Per renderlo meno triste ho deciso di pubblicare ogni giorno una "dolce" citazione.
"Siamo addormentati fino a quando ci innamoriamo. Lev Tolstoj - Guerra e pace
Novembre è il mese dell'anno che mi piace meno. Le giornate sono corte, spesso piovose e grigie. Per renderlo meno triste ho deciso di pubblicare ogni giorno una "dolce" citazione.
"C’è una strada che va dagli occhi al cuore senza passare per l’intelletto." Gilbert Keith Chesterton - L’imputato
Novembre è il mese dell'anno che mi piace meno. Le giornate sono corte, spesso piovose e grigie. Per renderlo meno triste ho deciso di pubblicare ogni giorno una "dolce" citazione.
"Ti darò io una definizione esatta. L’amore è quella condizione in cui la felicità di un’altra persona è essenziale alla tua felicità." Robert Heinlein - Straniero in terra straniera
Novembre è il mese dell'anno che mi piace meno. Le giornate sono corte, spesso piovose e grigie. Per renderlo meno triste ho deciso di pubblicare ogni giorno una "dolce" citazione.
"Credo che sia una cosa che ha a che vedere con l’aspettare. Se è in grado di aspettarti, ti ama." Alessandro Baricco - Questa Storia
Novembre è il mese dell'anno che mi piace meno. Le giornate sono corte, spesso piovose e grigie. Per renderlo meno triste ho deciso di pubblicare ogni giorno una "dolce" citazione.
"Contro i sentimenti siamo disarmati, poiché esistono e basta – e sfuggono a qualunque censura. Possiamo rimproverarci un gesto, una frase, ma non un sentimento: su di esso non abbiamo alcun potere." Milan Kundera - L'identità
Chi come me appartiene alla generazione X non ha memoria di festeggiamenti per Halloween durante l'infanzia.
Si tratta di una tradizione di origine celtica che da poco tempo viene celebrata anche in Italia.
Il termine Halloween deriva dall’espressione scozzese All Hallows’ Eve che significa vigilia di tutti gli spiriti sacri, cioè vigilia di Ognissanti.
Il simbolo principale di Halloween è la zucca intagliata che origina però dalla tradizione di incidere le rape per farne lanterne. Quando gli irlandesi e gli scozzesi emigrarono in Nord America iniziarono a sostituire la rapa con la zucca.
La zucca intagliata di Halloween è chiamata Jack-o’-Lantern a causa di una leggenda irlandese secondo la quale un fabbro di nome Jack una sera incontrò il diavolo in una taverna e riuscì a strappargli la promessa di risparmiarlo dalla dannazione eterna. Jack, però, durante la propria vita commise molti peccati e quando morì e si presentò alla porta del Paradiso fu rifiutato. Si diresse allora all'Inferno, ma venne scacciato dal diavolo che gli ricordò la promessa. Il diavolo gli lanciò un tizzone ardente e Jack lo pose all’interno di una rapa intagliata e iniziò a vagare senza sosta alla ricerca di un luogo in cui riposare.
La festività di Halloween si lega così ai racconti horror.
E quindi, quale occasione migliore della notte di Halloween per sdraiarci sul divano e immergerci nella lettura di una storia paurosa?
Io vi consiglio:
- "L'incubo di Hill House" di Shirley Jackson;
- "Dolores Claiborne" di Stephen King;
- Uno dei romanzi di Ilaria Tuti con protagonista Teresa Battaglia;
- "Anime trasparenti" e "Nessuna notizia dello scrittore scomparso" di Daniele Bresciani;
- Il racconto di Barbara Baraldi "La sconosciuta";
- "Questo giorno che incombe" di Antonella Lattanzi
oppure un racconto tratto da "Il centodelitti" di Giorgio Scerbanenco;
Ma se proprio il genere noir / thriller /horror non vi piace, potete correre in libreria a comprare l'ultimo episodio di Rocco Schiavone. Corro anch'io ad acquistarlo!
Mi dispiace davvero di dover dare un giudizio negativo all'ultimo romanzo di Isabel Allende. Ho letto tutto quello che in Italia ha pubblicato, libri per ragazzi compresi, e prima d'ora non mi aveva mai delusa. Alcune opere non erano all'altezza de "La casa degli spiriti", ma nessun romanzo mi era costato fatica per arrivare a finirlo. Questa volta purtroppo mi tocca bocciarla.
"Il vento conosce il mio nome" tratta temi importanti. Si intrecciano due storie lontane nel tempo: quella, ambientata in Austria in epoca nazista, di un bambino ebreo allontanato dai genitori con l'intento di salvarlo dai lager e quella di una bambina separata dalla madre, in quanto immigrate clandestine negli Stati Uniti. La Allende scrive bene, come sempre. Tuttavia entrambe le storie non sono riuscite ad appassionarmi e l'intreccio tra le due mi è parso forzato. Forse la Allende aveva abbozzato due romanzi che poi ha unito facendone uno solo.
L'autrice ci aveva abituati a grandi romanzi d'amore in cui le vicende storiche avevano un peso notevole nell'intreccio. Romanzi che richiedevano anni di ricerche e che, dopo averli letti, arricchivano il lettore di conoscenze (pensiamo al colpo di stato in Cile ne "La casa degli spiriti" o alla guerra civile spagnola in "Lungo petalo di mare"). In questo romanzo tutto ciò non c'è.
Troppi personaggi, alcuni inutili, altri che compaiono incredibilmente al momento giusto nel posto giusto (senza però sortire l'effetto della sospensione dell'incredulitá che avviene nei racconti ben riusciti). Non voglio e non posso entrare troppo nei particolari per evitare spoiler, poiché non escludo che qualcuno di voi lo legga e non escludo nemmeno lo trovi, al contrario di me, interessante.
Ciliegina sulla torta: la pandemia del 2020!
Sì, l'autrice è riuscita ad infilarci pure il covid. A me è parso davvero un libro "minestrone"!
Lui si rese conto che non sarebbe mai riuscito ad afferrarla, gli scivolava tra le dita come sabbia, e cercò quanto meno di stare al suo passo, ma anche questo si rivelò impossibile. Alla fine rinunciò e si limitò a osservare ammirato il volo ellittico di quella vita, cosi diversa dalla sua. Lei era molto più rapida di lui, imprevedibile, esplosiva, appassionata, dotata di un'intelligenza intuitiva e precisa che le permetteva di arrivare a una conclusione in pochi secondi, cosa che invece a Samuel richiedeva settimane di riflessione e pianificazione.
★★☆☆☆
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Vengo da un'estate impegnativa. Ho avuto zero tempo per leggere. Terminato questo periodo difficile, sabato scorso ho scelto sul mio e-reader un libro da leggere nel fine settimana. Sono stata attirata dal romanzo di Antonella Lattanzi "Cose che non si raccontano". Della Lattanzi avevo letto un anno fa "Questo giorno che incombe" e mi aveva tenuta incollata alle pagine. Pensavo a un romanzo di quel tipo. Anche in "Questo giorno che incombe" molte cose che non si raccontano ci sono. Due romanzi che parlano di maternità. Bambini voluti, altri non voluti o desiderati prima e non più dopo, sentimenti contrastanti.
Ricordo che nella premessa a "Questo giorno che incombe" l'autrice aveva dichiarato di essersi ispirata ad un fatto realmente accaduto ed a tratti si percepivano note autobiografiche, riferite non alla protagonista del romanzo, ma ad una delle figlie della stessa.
"Cose che non si raccontano" narra una dolorisissima storia di aborti indotti, naturali, tentativi di gravidanze e tutte le sofferenze e le emozioni che ne conseguono. Ma quanto romanzo c'è in queste pagine? Nulla o quasi nulla. E' la storia dell'autrice che ha avuto il coraggio di raccontare cose che non si raccontano e che sarebbe giusto poter raccontare senza paura di essere giudicati e per permettere a chi vive situazioni simili di sentirsi compreso e meno solo.
Così fece Oriana Fallaci in Lettera ad un bambino mai nato narrando una delle situazioni più difficili che la vita l’ha costretta ad affrontare: la perdita di un bambino. Il libro, pubblicato nel 1975, le era stato commissionato come un’inchiesta giornalistica. L’autrice si presentò al direttore del giornale con un racconto autobiografico che la giornalista aveva già scritto all'epoca dei fatti.
Altro romanzo a cui ho pensato leggendo l'opera della Lattanzi è La figlia oscura di Elena Ferrante che afferma nel suo scritto "Le cose più difficili da raccontare sono quelle che noi stessi non riusciamo a capire." Leda, la protagonista, è una mamma che ha avvertito come schiacciante il peso della responsabilità di essere madre. Ed ora che le figlie sono grandi e lontane si sente sollevata. Si sente però in colpa a provare questo sentimento di sollievo.
Consiglio la lettura di "Cose che non si raccontano" a chi ha figli e a chi non ne ha, a chi ne vuole e a chi non ne vuole. Ognuno di noi potrà trovare un pensiero, una frase che vorremmo aver raccontato, ma che non abbiamo avuto il coraggio di raccontare.
Respinge ed attrae.
Questi mesi mi hanno insegnato che per raccontare questa storia ho dovuto cambiare modo di scrivere e concedermi a parole come "cuore" e "amore", io che a loro non mi concedo mai. Come non mi concedo mai di parlare di cose mie che stanno dentro quella diga.
★★★★☆
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