Novembre è il mese dell'anno che mi piace meno. Le giornate sono corte, spesso piovose e grigie. Per renderlo meno triste ho deciso di pubblicare ogni giorno una "dolce" citazione.
"L’amore è come un albero: spunta da sé, getta profondamente le radici in tutto il nostro essere, e continua a verdeggiare anche sopra un cuore in rovina." Victor Hugo, Notre-Dame de Paris)
Novembre è il mese dell'anno che mi piace meno. Le giornate sono corte, spesso piovose e grigie. Per renderlo meno triste ho deciso di pubblicare ogni giorno una "dolce" citazione.
"Siamo addormentati fino a quando ci innamoriamo. Lev Tolstoj - Guerra e pace
Novembre è il mese dell'anno che mi piace meno. Le giornate sono corte, spesso piovose e grigie. Per renderlo meno triste ho deciso di pubblicare ogni giorno una "dolce" citazione.
"C’è una strada che va dagli occhi al cuore senza passare per l’intelletto." Gilbert Keith Chesterton - L’imputato
Novembre è il mese dell'anno che mi piace meno. Le giornate sono corte, spesso piovose e grigie. Per renderlo meno triste ho deciso di pubblicare ogni giorno una "dolce" citazione.
"Ti darò io una definizione esatta. L’amore è quella condizione in cui la felicità di un’altra persona è essenziale alla tua felicità." Robert Heinlein - Straniero in terra straniera
Novembre è il mese dell'anno che mi piace meno. Le giornate sono corte, spesso piovose e grigie. Per renderlo meno triste ho deciso di pubblicare ogni giorno una "dolce" citazione.
"Credo che sia una cosa che ha a che vedere con l’aspettare. Se è in grado di aspettarti, ti ama." Alessandro Baricco - Questa Storia
Novembre è il mese dell'anno che mi piace meno. Le giornate sono corte, spesso piovose e grigie. Per renderlo meno triste ho deciso di pubblicare ogni giorno una "dolce" citazione.
"Contro i sentimenti siamo disarmati, poiché esistono e basta – e sfuggono a qualunque censura. Possiamo rimproverarci un gesto, una frase, ma non un sentimento: su di esso non abbiamo alcun potere." Milan Kundera - L'identità
Chi come me appartiene alla generazione X non ha memoria di festeggiamenti per Halloween durante l'infanzia.
Si tratta di una tradizione di origine celtica che da poco tempo viene celebrata anche in Italia.
Il termine Halloween deriva dall’espressione scozzese All Hallows’ Eve che significa vigilia di tutti gli spiriti sacri, cioè vigilia di Ognissanti.
Il simbolo principale di Halloween è la zucca intagliata che origina però dalla tradizione di incidere le rape per farne lanterne. Quando gli irlandesi e gli scozzesi emigrarono in Nord America iniziarono a sostituire la rapa con la zucca.
La zucca intagliata di Halloween è chiamata Jack-o’-Lantern a causa di una leggenda irlandese secondo la quale un fabbro di nome Jack una sera incontrò il diavolo in una taverna e riuscì a strappargli la promessa di risparmiarlo dalla dannazione eterna. Jack, però, durante la propria vita commise molti peccati e quando morì e si presentò alla porta del Paradiso fu rifiutato. Si diresse allora all'Inferno, ma venne scacciato dal diavolo che gli ricordò la promessa. Il diavolo gli lanciò un tizzone ardente e Jack lo pose all’interno di una rapa intagliata e iniziò a vagare senza sosta alla ricerca di un luogo in cui riposare.
La festività di Halloween si lega così ai racconti horror.
E quindi, quale occasione migliore della notte di Halloween per sdraiarci sul divano e immergerci nella lettura di una storia paurosa?
Io vi consiglio:
- "L'incubo di Hill House" di Shirley Jackson;
- "Dolores Claiborne" di Stephen King;
- Uno dei romanzi di Ilaria Tuti con protagonista Teresa Battaglia;
- "Anime trasparenti" e "Nessuna notizia dello scrittore scomparso" di Daniele Bresciani;
- Il racconto di Barbara Baraldi "La sconosciuta";
- "Questo giorno che incombe" di Antonella Lattanzi
oppure un racconto tratto da "Il centodelitti" di Giorgio Scerbanenco;
Ma se proprio il genere noir / thriller /horror non vi piace, potete correre in libreria a comprare l'ultimo episodio di Rocco Schiavone. Corro anch'io ad acquistarlo!
Mi dispiace davvero di dover dare un giudizio negativo all'ultimo romanzo di Isabel Allende. Ho letto tutto quello che in Italia ha pubblicato, libri per ragazzi compresi, e prima d'ora non mi aveva mai delusa. Alcune opere non erano all'altezza de "La casa degli spiriti", ma nessun romanzo mi era costato fatica per arrivare a finirlo. Questa volta purtroppo mi tocca bocciarla.
"Il vento conosce il mio nome" tratta temi importanti. Si intrecciano due storie lontane nel tempo: quella, ambientata in Austria in epoca nazista, di un bambino ebreo allontanato dai genitori con l'intento di salvarlo dai lager e quella di una bambina separata dalla madre, in quanto immigrate clandestine negli Stati Uniti. La Allende scrive bene, come sempre. Tuttavia entrambe le storie non sono riuscite ad appassionarmi e l'intreccio tra le due mi è parso forzato. Forse la Allende aveva abbozzato due romanzi che poi ha unito facendone uno solo.
L'autrice ci aveva abituati a grandi romanzi d'amore in cui le vicende storiche avevano un peso notevole nell'intreccio. Romanzi che richiedevano anni di ricerche e che, dopo averli letti, arricchivano il lettore di conoscenze (pensiamo al colpo di stato in Cile ne "La casa degli spiriti" o alla guerra civile spagnola in "Lungo petalo di mare"). In questo romanzo tutto ciò non c'è.
Troppi personaggi, alcuni inutili, altri che compaiono incredibilmente al momento giusto nel posto giusto (senza però sortire l'effetto della sospensione dell'incredulitá che avviene nei racconti ben riusciti). Non voglio e non posso entrare troppo nei particolari per evitare spoiler, poiché non escludo che qualcuno di voi lo legga e non escludo nemmeno lo trovi, al contrario di me, interessante.
Ciliegina sulla torta: la pandemia del 2020!
Sì, l'autrice è riuscita ad infilarci pure il covid. A me è parso davvero un libro "minestrone"!
Lui si rese conto che non sarebbe mai riuscito ad afferrarla, gli scivolava tra le dita come sabbia, e cercò quanto meno di stare al suo passo, ma anche questo si rivelò impossibile. Alla fine rinunciò e si limitò a osservare ammirato il volo ellittico di quella vita, cosi diversa dalla sua. Lei era molto più rapida di lui, imprevedibile, esplosiva, appassionata, dotata di un'intelligenza intuitiva e precisa che le permetteva di arrivare a una conclusione in pochi secondi, cosa che invece a Samuel richiedeva settimane di riflessione e pianificazione.
★★☆☆☆
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🍕 pizza
Vengo da un'estate impegnativa. Ho avuto zero tempo per leggere. Terminato questo periodo difficile, sabato scorso ho scelto sul mio e-reader un libro da leggere nel fine settimana. Sono stata attirata dal romanzo di Antonella Lattanzi "Cose che non si raccontano". Della Lattanzi avevo letto un anno fa "Questo giorno che incombe" e mi aveva tenuta incollata alle pagine. Pensavo a un romanzo di quel tipo. Anche in "Questo giorno che incombe" molte cose che non si raccontano ci sono. Due romanzi che parlano di maternità. Bambini voluti, altri non voluti o desiderati prima e non più dopo, sentimenti contrastanti.
Ricordo che nella premessa a "Questo giorno che incombe" l'autrice aveva dichiarato di essersi ispirata ad un fatto realmente accaduto ed a tratti si percepivano note autobiografiche, riferite non alla protagonista del romanzo, ma ad una delle figlie della stessa.
"Cose che non si raccontano" narra una dolorisissima storia di aborti indotti, naturali, tentativi di gravidanze e tutte le sofferenze e le emozioni che ne conseguono. Ma quanto romanzo c'è in queste pagine? Nulla o quasi nulla. E' la storia dell'autrice che ha avuto il coraggio di raccontare cose che non si raccontano e che sarebbe giusto poter raccontare senza paura di essere giudicati e per permettere a chi vive situazioni simili di sentirsi compreso e meno solo.
Così fece Oriana Fallaci in Lettera ad un bambino mai nato narrando una delle situazioni più difficili che la vita l’ha costretta ad affrontare: la perdita di un bambino. Il libro, pubblicato nel 1975, le era stato commissionato come un’inchiesta giornalistica. L’autrice si presentò al direttore del giornale con un racconto autobiografico che la giornalista aveva già scritto all'epoca dei fatti.
Altro romanzo a cui ho pensato leggendo l'opera della Lattanzi è La figlia oscura di Elena Ferrante che afferma nel suo scritto "Le cose più difficili da raccontare sono quelle che noi stessi non riusciamo a capire." Leda, la protagonista, è una mamma che ha avvertito come schiacciante il peso della responsabilità di essere madre. Ed ora che le figlie sono grandi e lontane si sente sollevata. Si sente però in colpa a provare questo sentimento di sollievo.
Consiglio la lettura di "Cose che non si raccontano" a chi ha figli e a chi non ne ha, a chi ne vuole e a chi non ne vuole. Ognuno di noi potrà trovare un pensiero, una frase che vorremmo aver raccontato, ma che non abbiamo avuto il coraggio di raccontare.
Respinge ed attrae.
Questi mesi mi hanno insegnato che per raccontare questa storia ho dovuto cambiare modo di scrivere e concedermi a parole come "cuore" e "amore", io che a loro non mi concedo mai. Come non mi concedo mai di parlare di cose mie che stanno dentro quella diga.
★★★★☆
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🍋 limone
E' calato domenica 17 settembre il sipario della quinta edizione di intermittenze e a chiudere il programma è stata Benedetta Tobagi, freschissima vincitrice del premio Campiello 2023, con lo spettacolo di reading e musica "La resistenza delle donne", tratto dal suo omonimo libro.
Nelle magiche location di Palazzo Martini, della Rocca e della Spiaggia degli Olivi si sono svolti gli attesissimi incontri. Non sono solo io a pensare che i luoghi siano incantevoli. Basta aprire i social degli ospiti presenti per trovare decine di foto fatte e postate da loro. Selfie, ritratti o immagini paesaggistiche in cui la fanno da padroni il lago di Garda, il Monte Brione, le due gardesane e la centrale del Maroni. Io stessa ho immortalato Antonio Manzini nel parco della Rocca intento a fotografare il Garda.
Prima di raccontarvi minuziosamente curiosità ed aneddoti di quanto accaduto negli incontri a cui ho partecipato, vorrei condividere con voi alcune impressioni generali.
Età media dei partecipanti: 60 anni. Sebbene il pubblico fosse numeroso, colto ed entusiasta, l'equilibrio tra capelli bianchi e visetti acneici non c'era. Mi sento di escludere che si tratti di un errore nella scelta degli ospiti. Con grande tristezza purtroppo prendo atto che i giovani non escono di casa per andare ad ascoltare uno scrittore. Al contrario di me, a loro non pare interessare chi siano gli autori, quale percorso di vita abbiano fatto, che cosa abbia significato scrivere quel romanzo, quel saggio, quella poesia o quale sia stato il motivo. O forse interessati lo sono, ma si accontentano di un video su youtube o di un'intervista online.
Si dice - ed è confermato dalle vendite - che i giovani siano attirati dai manga e dai fumetti, che quello sia il loro genere preferito. In effetti al Salone del libro di Torino ho potuto vedere anche io folle di giovanissimi accalcati davanti allo stand di One Piece e file lunghissime davanti al firma copie di Zerocalcare in attesa di un disegnetto. Che sia questa la strada da percorrere per ampliare il già numerosissimo pubblico di intermittenze ed attirare qualche giovane in più? Ve lo immaginate Zerocalcare al parco della Rocca?
A parte la bassa affluenza del pubblico dei giovani che è un problema non tanto del festival di Riva del Garda, ma generale, quella di intermittenze sembra essere una formula magica. A ragionarci bene però tanto magica non è. E' piuttosto il frutto di un grande lavoro di programmazione del direttore artistico Emiliano Visconti e delle bravissime ed instancabili organizzatrici del festival Marina Tomasi e Isabelle Yrma Pace. Come ha detto Emiliano Visconti in chiusura del festival, "senza di loro intermittenze non esisterebbe".
A me piace arrivare in sordina agli eventi, confondermi tra la gente, raccogliere le loro impressioni ed è curioso come siano davvero diversi i pareri uno dall'altro. Capita di cogliere, per esempio, opinioni opposte sull'incontro con la poetessa Viviane Lamarque e sentire con l'orecchio destro commenti entusiastici: "bravissima, simpaticissima, capace con poche parole semplici di trasmettere tanto" e con il sinistro: "Questa non è poesia, quella di Proust lo è". Oppure: "Emanuele Trevi è strepitoso" e "mah...porto via poco..." E allora mi viene da pensare che non importa se le opinioni sono diverse. Anzi. Vai ad ascoltare gli autori, scambia la tua opinione con gli altri, rifletti su quanto ti dicono! Raccoglierai sicuramente di più che accontentandoti di ascoltare un video, assorbirne le idee, non ribattere, non interagire.
Fatte queste premesse, entro nel vivo degli incontri per raccontarvi che cosa "ho portato via" e sicuramente sarà diverso da quello di qualunque altro.
FRANCESCO ZANI e ROBERTO MERCADINI
L'incontro previsto in realtà avrebbe dovuto essere tra Daniele Mencarelli e Francesco Zani. Mencarelli a causa di un problema familiare non ha potuto però essere presente. Lo ha sostituito Roberto Mercadini, già a Riva del Garda poichè tre ore dopo si sarebbe svolto il suo monologo "Fuoco nero su fuoco bianco". Mercadini e Zani si conoscono. Mercadini ha già presentato il libro di Zani. Entrambi vivono o hanno vissuto a Cesenatico, dove è ambientato "Parlami" di Francesco Zani. Si tratta del primo romanzo del giovane autore e affronta il problema della disabilità, raccontando in seconda persona le vicende di un bambino affetto da mutismo selettivo. Zani dice di aver scelto questa modalità di scrittura non tradizionale dopo aver letto ed essere rimasto affascinato da "Resto qui" di Marco Balzano. Mi permetto di dire, senza nulla togliere alla bravura di Mercadini, che il dibattito ha sicuramente sofferto l'assenza di Mencarelli che avrebbe presentato il suo romanzo "Fame d'aria", in cui ha affrontato il tema dell'autismo. Quando Emiliano Visconti ha pensato a questa intermittenza, sicuramente aveva in mente non una semplice presentazione di due romanzi, ma un dialogo tra due autori che hanno raccontato storie di disabilità e sofferenza.
EMANUELE TREVI
Emanuele Trevi si autodefinisce uno "scrittore punk". Figlio di uno psicanalista e di una neurologa, Trevi sceglie fin da giovanissimo la scrittura. Dice di non essere stato un grande lettore da bambino e che la svolta è avvenuta a dodici anni dopo aver letto "Il signore degli anelli". "Ogni libro va letto al momento giusto" afferma, aggiungendo che questo può aiutare a trovare la propria voce narrativa. Autore di "Due vite", premio Strega 2021, a Riva del Garda ha presentato il suo ultimo romanzo, autobiografico, "La casa del mago", in cui parla di suo padre. Il "mago" è infatti il padre e la magia è quella di saper guarire le anime. Trevi non lo giudica mai nel suo romanzo. Lo descrive attraverso i suoi comportamenti. Nell'incipit, ad esempio, la madre di Emanuele bambino, riferendosi alla distrazione del padre gli ripete spesso: "Lo sai com’è fatto". Emanuele non dice mai che il padre è distratto, te lo fa capire. Trevi è un grande ritrattista letterario. Avete mai letto "Mr Gwyn" di Alessandro Baricco? Gwyn è un famoso scrittore che decide di smettere di scrivere romanzi, ma trova il modo di non smettere con la scrittura, inventandosi una nuova professione: fare i ritratti delle persone attraverso le parole scritte, senza dipingere. Emanuele Trevi è il nostro Mr Gwyn.
PAOLO DI PAOLO, INGO SCHULZE e STEFANO ZANGRANDO
Il dialogo tra Paolo di Paolo, scrittore italiano, autore del recentissimo "Romanzo senza umani" e Ingo Schulze, uno dei più importanti scrittori contemporanei tedeschi, è stato davvero interessante e profondo, merito sicuramente delle acute domande e riflessioni di Di Paolo. Quanto pesano le abilità di un moderatore in un incontro? Molto. Paolo di Paolo lo ha saputo fare molto bene. Tradotto in Italia da Stefano Zangrando, presente all'incontro, Schulze è un autore che frettolosamente si potrebbe classificare tra gli scrittori che si occupano del passaggio dal socialismo della Germania dell'est al capitalismo della Germania unita. In realtà lo stesso autore precisa di essere autore di molti romanzi che nulla hanno a che fare con quel tema e quel periodo. Resta il fatto che Schulze è molto conosciuto per il suo romanzo "Vite nuove", ambientato nella ex Ddr nel gennaio 1990. Ed anche nel suo ultimo romanzo "La rettitudine degli assassini", Schulze narra una storia ambientata in quegli anni. Protagonista il proprietario di una libreria antiquaria di Dresda. Gli amanti dei libri di tutta la Germania dell'Est sanno di poter trovare fra i suoi scaffali sempre nuovi tesori, ma dall'autunno del 1989, tutto cambia. I clienti diminuiscono, poi arriva la concorrenza di internet e Norbert Paulini, il libraio, cerca di resistere. Schulze lo definisce un romanzo sull'amore per il libro stampato e quell'amore lo ribadisce anche ad intermittenze affermando che "I libri di carta non spariranno!". Tre sono le voci narranti: il libraio, l'autore e l'editore. Tra le molte affermazioni stimolanti di Schulze, una in particolare è stata: "Io non voglio restare solo con le mie esperienze." Schulze scrive per questo.
ANDREA TARABBIA e LORENZO BORRONI
Andrea Tarabbia scrive benissimo e legge anche molto bene al ritmo della batteria, però io mi sono persa...Poco vi so dire di questo incontro, perchè il suono della batteria di Lorenzo Borroni mi catturava e distraeva dalle letture di Tarabbia. Intermittenza interessante, ma io non sono sufficientemente multitasking da riuscire a seguire il racconto senza perdermi tra i suoni.
FABIO GENOVESI
E poi arriva il simpaticissimo Fabio Genovesi con la presentazione alla Spiaggia degli olivi del suo "Oro puro", storia della scoperta dell'America raccontata da un giovane mozzo inesperto. Genovesi ha iniziato a lavorare a questo romanzo quindici anni fa leggendo i diari di Cristoforo Colombo. L'autore ha fatto anche il viaggio in nave dall'Europa all'America su un mercantile per immergersi totalmente in un mondo in cui si vedono e si confondono tra loro solo acqua e cielo.
Lo scrittore vive solo, ama la solitudine, scherza su sé stesso e racconta di come nascono i suoi scritti. Dettati dal nonno morto o inventati? Diciamo che Fabio Genovesi ha un modo tutto suo di interrogare il nonno e di interpretarne le risposte. Ad ogni modo la scrittura dice sia la sua salvezza.
Di Fabio Genovesi io ho letto "Il mare dove non si tocca" e solo ad intermittenze ho capito che quel romanzo che narra la storia di un ragazzino con 9 nonni, in realtà zii, è la sua storia. Unico erede di dieci fratelli maschi, uno solo sposato e con famiglia, gli altri solitari, impetuosi ed eccentrici. Fabio cresce senza frequentare i suoi coetanei e il primo giorno di scuola scoprirà che i suoi compagni hanno molti giocattoli e pochissimi nonni.
TERZA PAGINA CON NADIA TERRANOVA, STEFANIA AUCI, STEFANO ZANGRANDO, CARLO LUCARELLI, ANNA VOLLMER.
Terza pagina" è l'imperdibile incontro in cui si leggono gli inserti culturali dei giornali con alcuni ospiti del festival, mentre si beve il caffè e si mangia una brioche nel parco della Rocca.
Quest'anno l'incontro è stato animato, a sorpresa, da Nadia Terranova, Stefania Auci, Stefano Zangrando, Carlo Lucarelli e Anna Vollmer. Io la rassegna stampa di intermittenze non me la perdo mai. E' come passare la domenica mattina al bar con degli amici letterati a parlare di letteratura.
PATRIZIA LAQUIDARA, NADIA TERRANOVA e STEFANIA AUCI
Spettacolare incontro "oltre lo stretto" con spot antiponte annesso. Le tre artiste siciliane hanno incantato il pubblico con racconti personali, ricordi e le originalissime letture cantate di Patrizia Laquidara, cantautrice e scrittrice di origine siciliana, tratte dal suo romanzo biografico "Ti ho vista ieri".
Tutti conosciamo Stefania Auci, autrice del romanzo storico che narra la saga dei Florio e Nadia Terranova che con il suo "Trema la notte" racconta la tragedia del terribile terremoto che colpì Messina nel 1908. Io non conoscevo invece Patrizia Laquidara, cantautrice dalla voce limpidissima e autrice quest'anno del suo primo romanzo.
Terranova, Auci e Laquidara hanno trascinato i presenti nelle atmosfere isolane, rievocando suoni e profumi dei mercati di Messina, Palermo e Catania. Pesce, granite e arancinə - "tollerando lo schwa solo in questo caso" hanno affermato, alludendo alla disputa tra "arancino" e "arancina".
VINCENZO LATRONICO e MADDALENA FINGERLE
Sinceramente mi aspettavo qualcosina in più da questo incontro. In particolare da Latronico. Ammetto di non aver mai letto nulla di suo, nemmeno "Le perfezioni" ed ero intenzionata a rimediare con il suo ultimo lavoro "La chiave di Berlino". Sono andata via poco convinta. Forse ci proverò comunque a leggere qualcosa di suo, perchè anch'io concordo con quanto detto da Schulze il giorno prima: "Sono disponibile a cambiare idea grazie ai libri". Latronico non ha saputo conquistarmi? Forse lo farà la sua scrittura.
Quanto a Maddalena Fingerle, troppe poche domande, troppo poco spazio a lei che, al contrario di Latronico, si pone in modo semplice e solare. Speriamo torni a trovarci per raccontarci un po' di più del suo "Lingua madre", premio Italo Calvino 2020. Ricordo perfettamente quando il radio giornale regionale diede l'annuncio della vittoria della bolzanina. Ero a Bressanone in vacanza. Subito cercai di saperne di più sull'autrice e trovai sul suo sito alcuni racconti che mi piacquero molto.
ANTONIO MANZINI e CARLO LUCARELLI
Quante volte ho assistito agli incontri con Manzini e Lucarelli? Non lo so. Non le conto nemmeno più. E sapete perchè mi piace andarci? Perchè si parla di tutto, fuorchè dei libri che stanno promuovendo. Quelli si leggono, punto. Il bello è conoscere Manzini, conoscere Lucarelli, scoprire come e perchè nascono i loro personaggi, i loro racconti. Perchè, diciamocelo chiaramente, i gialli e i noir di Manzini e Lucarelli sono solo dei pretesti per affrontare problemi importanti che stanno a cuore agli autori. Tra ricordi ed aneddoti, Manzini svela di non amare più Roma, di essere fuggito dalla sua città e che forse nemmeno Rocco Schiavone la ama più. Lucarelli invece parla bene della sua Bologna. Non è vero che è pericolosa, Bologna è una città ricca di opportunità. Parlano anche dei loro personaggi seriali, non perfetti. Solo Maigret è perfetto. Schiavone, Coliandro e gli altri creati dalle loro penne sono personaggi problematici. Ricordano anche l'interessantissimo lavoro svolto dagli studenti della facoltà di scienze cognitive di Rovereto circa un anno fa con il quale i futuri psicologi li hanno analizzati, tracciandone dei profili psicologici. Io avevo partecipato alla restituzione finale ed era stato davvero interessante.
A Riva del Garda, sul palco nel parco della Rocca abbiamo assistito ad un dialogo quasi teatrale tra due esperti intrattenitori. Non scordiamoci che Manzini è anche attore e Lucarelli conduttore televisivo.
Ho già letto "Elp" di Manzini, non ancora "Bell'Abissinia" di Lucarelli.
BENEDETTA TOBAGI, GIULIA BERTASI e ANNA BONAIUTO
Le tre artiste hanno messo in scena nel cortile della Rocca il reading teatrale "La Resistenza delle donne", tratto dall’omonimo libro di Benedetta Tobagi, dando voce alle donne che furono protagoniste della Resistenza attraverso letture di diari, lettere e testimonianze. La voce dell'attrice Anna Bonaiuto, la fisarmonica di Giulia Bertasi e la proiezione di foto storiche hanno accompagnato la narrazione della Tobagi, vincitrice la sera precedente del Premio Campiello 2023.
Lo spettacolo, rigoroso storicamente, crudo, ma al tempo stesso poetico, è stato molto apprezzato dal pubblico rivano che ha costretto le autrici a tornare sul palco più volte al termine.
Ho aperto e chiuso questo resoconto con Benedetta Tobagi che ritengo sia stata l'intermittenza 2023 per antonomasia (l'incontro tra musica e parole) e resto in curiosa attesa della prossima edizione, certa che Emiliano Visconti e la Biblioteca di Riva del Garda sapranno stupirci ancora.