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Si è svolta ieri nella gremitissima biblioteca dell'incantevole paesino di Lasino, nel Comune di Madruzzo, la prima presentazione pubblica del libro di racconti "Asini ed emozioni", scritto a quattro mani dalle psicologhe rivane Viviana Parisi e Manola Santorum. In biblioteca era presente Viviana che attraverso video e slide  ha illustrato al numeroso pubblico presente l'importanza degli animali e in particolare degli asini nella terapia psicologica e nella ricerca del benessere in generale. Dieci simpatici asini e una cavalla sono i protagonisti delle appassionanti e  divertenti avventure narrate. Dieci racconti psico-educativi che attraverso i pensieri, i sentimenti e le emozioni degli asini che vivono a Ballino presso l'associazione "Le vie degli asini" affrontano problematiche che possono verificarsi, in realtà, soprattutto nel mondo umano e in particolare in quello di ragazze e ragazzi. Questo libro fa parte della collana IAA – Ragazzi della casa editrice Erickson. Ringrazio Viviana Parisi per aver concesso a LibriCitando una simpatica intervista.
L'autore del romanzo fantascientifico "La finale olimpica" è Marco Giacomantonio, docente universitario di Economia Aziendale e atleta agonista (vanta sui 100m il primato di 10"7). La prefazione è di Andrea Benatti e la postfazione di Salvino Tortu, entrambi amici dell'autore e conosciutissimi nel mondo dell'atletica. Il primo, atleta master agonista e co-fondatore del notissimo sito web "Queen Atletica" e il secondo, allenatore e padre del fortissimo sprinter azzurro Filippo Tortu. Grande amante della letteratura fantascientifica, Marco Giacomantonio, prima di "La finale olimpica", ha pubblicato altri due romanzi dello stesso genere: "Più veloce della luce" e "Fantasia - Improvviso". "La finale olimpica" è stato scritto e pubblicato prima della vittoria di Marcell Jacobs alle Olimpiadi di Tokyo nei 100 metri piani (primo italiano nella storia a riuscirci), quindi si può dire che questo romanzo sia stato di buon auspicio per Marcell. I personaggi sono quasi tutti realmente esistenti e gli eventi narrati si svolgono durante le Olimpiadi di Las Vegas del 2092. Alessandro, il protagonista del romanzo,  durante la semifinale olimpica dei 100m si infortuna ed è costretto a disertare la finale. Dopo anni di sacrifici e duro allenamento,  il sogno di una vita sembra svanire. Forse però c'è un'altra possibilità: attraversare il tempo e lottare per la medaglia. In verità il viaggio nella quarta dimensione non è ritenuto possibile nemmeno nel XXI secolo e anche se lo fosse, Alessandro si interroga sulla correttezza nei confronti degli altri concorrenti. Correrà Alessandro la finale olimpica? Un romanzo fantascientifico ambientato nel mondo dell'atletica leggera, in cui le nuove tecnologie non hanno intaccato quelli che sono sempre stati i valori fondanti di questo sport: passione, sano agonismo e una continua sfida con sé stessi. Dopo un primo momento di spaesamento dovuto al fatto di non avere mai letto nulla di fantascientifico e non essere quindi abituata a fare i conti con multiverso, nanotecnologie e connessioni mentali, mi sono divertita un sacco. Il romanzo è avvincente e simpatico. Da ex atleta sono stata totalmente catturata dalla finale olimpica. Conosco molto bene quelle che sono le sensazioni, i riti e i pensieri pre e post gara. Un mondo, quello delle gare, che mi manca molto. Non mi dispiacerebbe poter fare un salto temporaneo in un mondo parallelo in cui poter di nuovo gareggiare. "L'atletica, come tutti sappiamo, è uno sport individuale: in gara sei da solo contro tutti e, anche in occasioni come le staffette o i campionati a squadre, è comunque la prestazione del singolo ad essere sotto i riflettori. Tuttavia, qui come nella vita, il lavoro in team è fondamentale: fare parte di un gruppo affiatato aiuta a crescere, a migliorare, a imparare gli uni dagli altri. Motiva e sprona a perseguire gli obiettivi con tenacia e determinazione." ★★★☆☆ scopri come valuto i libri 🍨 mousse alla fragola
Ho intervistato Marco Giacomantonio in occasione di un meeting di atletica svoltosi ad Arco (TN).
Pubblicato esattamente un anno fa in Italia, "Cattivi presagi" è il primo libro di una quadrilogia fantasy scritta (in inglese) da L.A. Di Paolo, italo americano,  e tradotta in italiano da Paolo PILATI. Il traduttore è originario di Arco di Trento. Appassionato di letteratura, poesia e musica, suona nella band Electric Circus. Attualmente vive a Torino. A Settembre 2021 è uscito in Italia il secondo volume della serie: "Prima eruzione", sempre tradotto da Paolo Pilati. Paolo, raccontaci come è avvenuta la scelta del traduttore da parte dell'autore. L’autore, Libero A. Di Paolo, aveva pubblicato un annuncio sulla piattaforma online dell’Università Sapienza di Roma, JobSoul. Io ero in cerca di lavoro perché avevo da poco finito l’università e mi sono imbattuto in quell’annuncio. A quel punto, Libero mi ha contattato e mi ha sottoposto a un test, facendomi tradurre il primo capitolo del romanzo. All’autore è piaciuta la mia traduzione e così abbiamo iniziato a collaborare. Per prima cosa ho tradotto “Ronin” una mini-saga, che introduce personaggi che avranno un grande impatto sugli eventi che vivranno i personaggi del romanzo “Cattivi presagi”. Che percorsi di studio, ma anche di vita, ti hanno portato a svolgere ora la professione di traduttore letterario? Dopo aver fatto il liceo linguistico, ho continuato a studiare lingue all’università: Mediazione Linguistica in triennale e Traduzione come Laurea magistrale. La letteratura, in particolare quella straniera, è sempre stata una passione centrale nel mio percorso di studi (entrambe le mie tesi hanno trattato temi letterari), tuttavia non posso dire di essere un traduttore “letterario”. Questo perché il mio lavoro non è fatto di sola letteratura, o di cinema nel caso dei sottotitoli. Questi sono solo una piccola parte di quello che faccio e, sinceramente, sono contento così. Campare di sola letteratura è difficile e, purtroppo, non significa tradurre solo libri che piacciono. Per ora preferisco lavorare anche in ambiti diversi e tradurre libri e poesie quando e se mi va. Il fantasy è un genere che amavi già prima di assumerti l'incarico di tradurre la quadrilogia di Di Paolo? Parto dicendo che il Signore degli Anelli è un libro che avrò sempre nel cuore, grazie a mia madre che me lo leggeva quando ero bambino, e questa passione per Tolkien mi accompagnerà sempre. Detto questo, non posso dire di essere un amante del genere, ma d’altro canto non sono neanche un detrattore. Credo che, al di là dei pregiudizi, come ogni altro genere letterario il fantasy e la fantascienza (altro genere letterario manifesto nella saga di Di Paolo) hanno prodotto svariati capolavori e “mostri sacri”. Si tratta di filoni letterari che appassionano molto le rispettive nicchie, ma che possono essere considerati anche un vero e proprio fenomeno di massa: in un modo o nell’altro, tutti quanti abbiamo avuto a che fare con storie fantasy o di fantascienza. I traduttori svolgono un compito importantissimo e molto spesso per entrare meglio nella testa dell'autore studiano i suoi lavori precedenti, si confrontano con l'autore approfonditamente per interpretare bene le sue intenzioni e sovente accade che tra traduttore e autore nasca una vera e propria amicizia (Ilide Carmignani e Luis Sepulveda, per esempio). Com'è il tuo rapporto con l'autore? Io e l’autore abbiamo costruito un rapporto molto bello di amicizia. Lui ha origini italiane, quindi parla italiano e abbiamo avuto modo di conoscerci personalmente qui in Italia e di presentare pubblicamente il libro “Cattivi presagi” in spiaggia a Termoli, grazie ad Alta Marea Festival. In fase di traduzione abbiamo avuto un confronto costante e abbiamo revisionato insieme su un file condiviso tutto il lavoro svolto nel corso dei mesi. Il fatto che l’autore sapesse l’italiano ha permesso a me di beneficiare del suo parere e di dissipare ogni mio dubbio interpretativo quasi in tempo reale e, viceversa, ha permesso a lui di incidere sul risultato finale e in certi casi, di migliorare l’orginale, dice lui. Nella foto, da sinistra verso destra: Paolo Pilati, il traduttore, L.A. Di Paolo, l'autore, e Valentina Salierno che ha letto e riletto l'intero manoscritto per rimuovere errori e refusi.
Nel leggere "Cattivi presagi" mi sono chiesta se la versione originale in inglese abbia un linguaggio accurato come nella versione italiana. Ho sempre avuto l'impressione che la lingua inglese abbia una terminologia limitata rispetto all'italiano. E l'uso del latino è presente anche nella versione inglese? In realtà, anche se è difficile fare stime accurate, l’inglese parrebbe avere un lessico più esteso e flessibile rispetto all’italiano, in generale. Inoltre, l’autore in questo caso è piuttosto specifico nel differenziare ogni aspetto, usa spesso un linguaggio tecnico. Credo faccia parte del suo animo scientifico da biologo. Quindi, la mia risposta alla prima domanda è che non penso sia così. Tuttavia, potrei aver utilizzato più parafrasi e sinonimi per evitare le ripetizioni e i periodi più lunghi, che in italiano pesano molto di più. Questo perché nella nostra lingua in media le parole sono più lunghe e di conseguenza lo è il numero di accenti all’interno di una frase e anche il “tempo di lettura”. Perciò, in un certo senso, potresti avere ragione: è probabile che in italiano abbia usato più soluzioni a livello di lessico e struttura della frase. Ma se così anche fosse, l’ho fatto più che altro per necessità. Il latino era presente anche nella versione originale del romanzo ed è un elemento interessante della storia e un collegamento, di cui però non posso rivelare molto. Mi limito a dire che le lingue hanno un ruolo importante all’interno della saga e che i libri della saga di Ronin potrebbero dare al lettore qualche risposta in più. Parlaci dei tuoi prossimi lavori (se non sono progetti da tenere segreti) e delle tue passioni extra letterarie. A livello letterario mi piacerebbe innanzitutto realizzare un articolo accademico sulla mia tesi magistrale, in cui era centrale un poeta anglo-indiano, Henry L.V. Derozio e la letteratura post-coloniale. Poi, vorrei finire di tradurre la saga di Di Paolo non appena sarà ultimata la versione inglese. In secondo luogo, avevo iniziato a pubblicare alcune poesie da me tradotte nel blog sul mio sito professionale. Era anche una sorta di esercizio, che mi teneva vicino alla letteratura e mi permetteva di sperimentare (ad esempio, quando ho iniziato a studiare russo ho pubblicato una mia traduzione di Anna Akhmatova). Mi piacerebbe rianimare questo progetto, anche se forse dovrei trovare uno spazio più appropriato in cui dargli forma. Infine, la musica è una delle mie passioni e con il mio gruppo (Electric Circus), stiamo lavorando a diversi progetti, tra cui l’uscita di brani nuovi, colonne sonore e concerti, e stiamo anche lavorando a una collaborazione con due musicisti del Mali. Insomma, probabilmente ne ho per qualche anno! Nella foto gli Electric Circus
Animali domestici: No. Hobby e passioni: Musica e calcio. Autori preferiti: Hermann Hesse, J.D. Salinger, Umberto Eco. Libro del cuore: Il Maestro e Margherita. Film visto e rivisto: Il buono, il brutto e il cattivo. Cantante, gruppo o genere musicale preferito: Daft Punk (difficile sceglierne uno solo, ascolto un po’ di tutto). Cibo a cui non sai dire di no: Carbonara e tiramisù. Sport praticato: Calcio. Pregi: Gentile, onesto, riflessivo. Difetti: Impaziente, distratto, riflessivo.
I traduttori svolgono un ruolo importantissimo, eppure sono considerati davvero poco dai lettori, che molto spesso leggono romanzi famosissimi, tradotti da lingue straniere, e nemmeno badano a chi ha dato la "voce italiana" allo scrittore. A me è capitato, per caso, di scoprire che una ex insegnante di fisica di mio figlio ha tradotto, quasi 20 anni fa, la biografia "Climbing free" di Lynn Hill. Lei è Giulia Baciocco, professoressa al liceo Maffei di Riva del Garda, originaria di Roma e residente da parecchi anni ad Arco, capitale mondiale dell'arrampicata. Oltre ad essere una docente preparata ed esigente, è una persona molto disponibile, cordiale e spontanea, con tante passioni. Nell'arrampicata, sport che pratica da molti anni, ha raggiunto il grado 8a "lead" e 7b+ "a vista". Ti ho conosciuta come insegnante di fisica presso il liceo Maffei di Riva del Garda e casualmente ho scoperto l'importante ruolo che hai avuto nella pubblicazione nel 2002 di "Climbing free" di Lynn Hill, traducendo l'edizione italiana della biografia della fortissima climber americana. Come è nata questa collaborazione? Ho conosciuto Lynn Hill più di venti anni fa. Lei ha vissuto per alcuni mesi a Cortina e avevamo degli amici in comune. Quando lei si è trasferita, noi abbiamo continuato a frequentarci. E' venuta molte volte ad Arco a trovarmi. Ha assistito a tutte le fasi della ristrutturazione della mia casa. Quando mi ha parlato della sua intenzione di scrivere un libro, mi è venuto spontaneo di offrirmi per la traduzione in italiano, anche se non avevo alcuna esperienza in merito.

Giulia e Lynn qualche anno fa
Secondo una metafora molto conosciuta il traduttore, per svolgere bene il proprio compito, deve cercare di "mettere i piedi nelle orme dello scrittore". Ti ha facilitato il compito l'amicizia che ti lega a Lynn Hill? Sicuramente sì. Conoscevo molto bene Lynn e questo mi ha certamente aiutata a entrare nella sua testa e capire che cosa volesse trasmettere. Quanto tempo hai impiegato a tradurre "Climbing Free" (336 pagine) e quale è stata la tecnica che hai utilizzato? Una prima stesura complessiva a cui è seguita una revisione generale o un capitolo alla volta? O hai seguito altre modalità? A tradurre "Climbing free" ho impiegato circa sei/sette mesi. Per farlo ho rinunciato all'insegnamento a tempo pieno in favore del part time. Non ci sarei riuscita altrimenti. Seppure io sia stata facilitata dall'amicizia con Lynn e dalla conoscenza dell'ambiente, il lavoro era comunque molto impegnativo. Ogni capitolo lo rileggevo e revisionavo più volte, prima di archiviarlo come concluso. Al termine ho fatto un'ultima revisione totale del testo. Il testo è molto scorrevole e avvincente. Seppure non risulti di difficile comprensione, molti sono però i tecnicismi utilizzati (talvolta spiegati con delle note). Oltre all'ottima conoscenza delle lingue italiana e inglese, nella scelta del traduttore hanno giocato un ruolo importante anche la tua dimestichezza con l'ambiente dell'arrampicata e il praticare il climbing? Io e Lynn eravamo (e siamo) molto amiche. Come ho già detto prima, mi sono offerta io di tradurre la biografia di Lynn e lei ne è stata subito entusiasta. Conoscevo la lingua inglese, perchè da giovane avevo seguito dei corsi pomeridiani al British Institute a Roma e dopo la laurea avevo ottenuto una borsa di studio ad Oxford, dove sono rimasta quasi un anno. La casa editrice mi ha "testata", facendomi tradurre i primi due capitoli e poi ha accettato. Sono nel mondo dell'arrampicata da moltissimi anni e sicuramente ciò mi ha facilitato il compito. Ho iniziato ad arrampicare quando frequentavo l'università. Io sono originaria di Roma ed è curioso come questa mia passione sia nata. Eravamo cinque studenti di fisica in vacanza sulle Dolomiti. La prima mattina uscendo dal rifugio abbiamo visto degli alpinisti che scalavano sulla Moiazza, erano già a metà di una parete che a noi sembrava assolutamente liscia. Uno di noi aveva uno zio che aveva salito la ferrata della Tofana di Rozes. Un po' per sfida, un po' per divertirci, abbiamo acquistato delle corde e dei moschettoni in una ferramenta, ci siamo costruiti degli imbraghi artigianali e siamo saliti al rifugio Giussani dalla via ferrata Lipella. Tornata a Roma, ho visto all'università una locandina che pubblicizzava un corso di roccia, mi sono iscritta e già dalla prima uscita ho capito che quello sarebbe stato il mio sport. Da allora non ho più smesso e ancora adesso lo pratico almeno tre volte a settimana.

Giulia in arrampicata a Padaro
Ne "La montagna dentro" di Hervé Barmasse, l'autore ti ringrazia per l'aiuto nella revisione. E fanno due! Hai contribuito alla pubblicazioni di altri libri? Prima di tradurre il libro di Lynn avevo solamente pubblicato degli articoli per riviste di montagna. Non avevo mai svolto lavori di traduzione o revisione. Come per Lynn, anche con Hervé la collaborazione è nata per amicizia. Aveva bisogno di qualcuno che leggesse e revisionasse i suoi testi. Io sono molto amica della sua compagna, la forte arrampicatrice sarda Grazia Fenu. L'ho conosciuta, come Lynn, grazie agli stessi amici in comune ed ha vissuto qualche anno ad Arco, prima di trasferirsi in Valle d'Aosta con Hervé. Recentemente ho revisionato anche l'ultimo lavoro di Barmasse, un libro fotografico, interamente dedicato al Cervino e che uscirà nei prossimi mesi.

io ed Hervé alla presentazione in Trentino di "La montagna dentro"
Attualmente il libro di Lynn Hill, nella versione italiana, è introvabile. Esaurito nelle librerie e sull'e-commerce. Io per leggerlo ho dovuto ricorrere al prestito interbibliotecario. Non si è pensato ad una ristampa? La casa editrice che lo aveva pubblicato (la Vivalda editori) non esiste più, pertanto è molto difficile pensare ad una ristampa. Sono invece ancora in commercio la versione in inglese e quella francese, ricchissima di foto e molto bella.

Animali domestici: un cane di nome Frida. Hobby e passioni: falegnameria e coltivazione dell'orto. Scrittori o generi letterari preferiti: ho letto moltissimo fin da bambina: i classici, tanta letteratura sudamericana, in particolare Jorge Amado e Isabel Allende, i romanzi storici (che mi piacciono molto perchè mi aiutano a conoscere epoche ed avvenimenti che non ho studiato, facendomi amare anche una materia che a scuola non mi appassionava). Seppure io non sia particolarmente attirata dai gialli, ho letto tutti i romanzi di genere di Agatha Christie in lingua inglese. Libro del cuore: cito due romanzi in particolare che ho amato molto: "Manhattan beach" di Jennifer Egan e "Any Human heart" di William Boyd. Film visto e rivisto: "Il diritto di contare". L'ho visto più volte, anche con i miei alunni. Tratta temi quali il razzismo, il lavoro femminile, la guerra fredda. Cantante, gruppo o genere musicale preferito: David Byrne. Cibo a cui non sai dire di no: la pizza. Sport praticato: arrampicata; in passato vie alpinistiche, ora quasi solamente arrampicata su falesie. Pregi: la razionalità. Difetti: sono una ritardataria cronica.

Giulia nell'orto con Frida


Giulia nella veste di falegname


Dopo la prima pubblicazione "Venire al Mondo e altre follie" dal valore liberatorio e terapeutico, Marco Depentori ora è in un periodo di scrittura più ironica e leggera e, come Aldo Palazzeschi, ci dice: "E lasciatemi divertire!" Diploma in agraria, laurea in giurisprudenza… quando hai scoperto la passione per la scrittura? È vero che gli esami non finiscono mai...E qui mi fermo perché dovrei narrare tutta la mia biografia. Scrivere è sempre stato il mio modo preferito per comunicare. Per un ragazzino timido carta e penna erano gli strumenti ideali per dar vita ai tanti pensieri che riempivano la mia testa. Ho ancora i quaderni dove segnavo qualsiasi cosa. Piccole poesie, frasi da baci perugina, le mie prime teorie sulla vita. Avevo solo 12 anni. Poi arrivarono le prime fiabe e i racconti. Mi veniva tutto in modo spontaneo, senza fatica. La tua prima pubblicazione "Venire al mondo e altre follie" - nonostante l'impronta tragicomica - non é una lettura facile, nel senso che i significati profondi e le tematiche che affronti non sono espliciti, si comprendono riflettendo su quanto letto, lasciando decantare i racconti. Come mai hai scelto una scrittura così criptica? Quando mia figlia mi chiese di pubblicare qualcosa della mia corposa produzione ero indeciso sulla scelta da fare. A dire il vero lei voleva che pubblicassi tutto! Cosa pubblico? Poesie? Fiabe? Io non sono solo quello… Poi c'erano quei quattro racconti maledetti, così vivi e veri. Scritti anni fa, in una fase faticosa della mia vita. Vedi Cristiana hai usato la parola tragicomica non a caso. Commedia e tragedia quando si fondono insieme nascondono l'una nell'altra la loro vera natura. Il disvelamento è un processo complicato, che va meditato con fatica. Ho scelto quelli per capire oggi il peso reale di certe inquietudini e perché, modestamente, credo ci sia dentro uno stile che forse alcuni hanno colto. Credo che il libro andrebbe letto almeno due volte. Qualcuno si è fermato a metà e lo capisco! Ammetto che è stata una scelta azzardata. Potevo giocarmela in altri modi. Con l'ironia e la leggerezza. Ma dovevo liberarmi di un peso. Sui social scrivi racconti esilaranti. Quando la pubblicazione in una raccolta? Eccolo qui il tempo ritrovato! L'ironia, la semplicità, le piccole cose della vita quotidiana con tutte le sue contraddizioni. Racconti scritti di getto in 5 minuti. Non me ne frega niente dello stile, ora mi diverto e se riesco a regalare un sorriso è una soddisfazione enorme. È iniziato tutto durante il lockdown. In diversi gruppi su Facebook. Fantastico il riscontro immediato di 4-500 persone. Pubblicare? Si vedrà. Ti definisci "bracciante autodidatta con zappa e penna". Quanto è importante per te il contatto con la natura? Ho vissuto con la mia famiglia per molti anni in mezzo alla campagna, lontano dal paese. Gli alberi sono stati i miei compagni di gioco. Con mio fratello costruivamo delle ottime "capanne" sugli olivi. E poi i nostri cani sono stato dei veri amici. Non ci hanno mai traditi loro. Pensa quanto folle è la vita! Quando lavoravo nei campi la mia testa era altrove. Mi vedevo in giacca e cravatta in qualche ufficio. Anni dopo guardavo fuori dalla finestra di quegli uffici per cercare le tracce di quella autentica, faticosa libertà. Frase o citazione che ti piace o ti rappresenta maggiormente? O conosci o subisci. Prima però cerca di conoscere te stesso. Come ti vedi tra vent'anni ? Grazie ai vari percorsi di ricerca interiore che ho intrapreso, mi sono reso conto che il tempo lineare non conta molto. Quella che conta è l'essenza, la pienezza di senso. Mi capita spesso di passare del tempo libero con mio padre novantenne. Lui mi trasmette questo amore per la vita fatta di piccole cose. Se gli chiedo dove andiamo, lui mi risponde vai dove vuoi. L'importante è stare insieme, essere sempre aperti alla vita con la giusta dose di ironia e sete d'incanto. Famiglia, animali domestici: Attualmente nessun animale. Ma ho avuto dei meravigliosi cani. E una gatta pittrice!!! Hobby e passioni, oltre alla scrittura: Ho fatto qualche decina di quadri astratti senza criterio. Allora c'era la mia gatta che mia aiutava. Con le zampette colorate lasciava il suo importante tocco. Capolavori quasi tutti regalati! Autori preferiti: Tanti classici. Shakespeare. Ma anche James Hillman, Fritjof Capra. Ma anche John kennedy Toole. Libro del cuore: Le storie di Arturo Bandini di John Fante. Film visto e rivisto: Anche il vento fa il suo giro. Di Giorgio Diritti. Un film che ti fa capire l'intolleranza e l'ipocrisia. Cantante, gruppo o genere musicale preferito: Molti. Ma irresistibili U2 e Vasco. Cibo a cui non sai dire di no: piatto di pasta con il sugo di pomodoro e aglio che faceva mia madre e che mio padre quando vuole riesce benissimo a fare. Sport praticato: Tanti. Ho provato diversi sport. Per alcuni anni ho praticato le arti marziali. Ma uno solo mi farebbe alzare anche alle 3 di notte, il ping pong. Pregi: Non uso maschere Difetti: Ogni tanto dovrei indossare una maschera.

Qui potete leggere la recensione di "Venire al mondo e altre follie"
SEI DOMANDE IN CERCA D'AUTORE a Milka Gozzer, romanziera trentina, giornalista professionista, autrice di numerosi reportage di viaggi in bicicletta e di quattro libri: "Le radici del muschio", "MeL", "Racconti di viaggio Racconti di vita", "Il gatto di Depero". Ami definirti una romanziera e il mezzo che prediligi per viaggiare è la bicicletta. Inevitabile credo, data la tua professione, la voglia di "riportare" su carta ricordi ed emozioni al ritorno. Quando e come mai hai deciso di iniziare a viaggiare ed esplorare il mondo in bici? Non mi piaceva viaggiare, almeno non tanto quanto ascoltare o leggere le storie degli altri viaggiatori, poi un bel giorno di ventisette anni fa, era luglio come ora, ho fatto il mio primo viaggio in bicicletta. Ho cominciato da una terra “facile”, l’Olanda. E mi si è aperto un mondo. Potevo vedere tutto, esplorare ogni angolo, potevo respirare ogni metro, potevo fermarmi quando volevo, annusare l’aria, meravigliarmi, conoscere luoghi che non c’erano in nessuna guida turistica, casuali, la vita di tutti i giorni. Allora ho capito che quel modo di viaggiare per me aveva senso. E non ho più smesso. Giornalista professionista, autrice di numerosi reportage, hai pubblicato quattro libri fino ad ora e, se non sbaglio, stai esplorando un po' tutti i generi letterari: racconti di viaggio, romanzo storico, thriller e fantasy. Stai cercando il tuo genere preferito o ti stai semplicemente divertendo a praticare i vari generi letterari? La forma che amo per raccontare storie è quella del romanzo. Credo davvero che il romanzo non possa avere barriere di sorta. Purtroppo in Italia siamo condizionati dal genere, dal fatto di dover inserire un romanzo in una casella: rosa, giallo, thriller, distopico, storico, biografico, ecc. A me piace scrivere senza mettere paletti alla mia immaginazione. Ogni storia deve avere uno spazio in cui possono convivere la lacrima, la risata, lo stupore, il brivido, l’amore, la morte… Quando ho scritto MeL qualcuno mi ha chiesto come classificarlo: giallo, distopico, noir, di fantascienza? Caspita, ho pensato, è un romanzo! e in un romanzo ci può stare di tutto. A cosa stai lavorando attualmente? Sto lavorando a un nuovo romanzo che uscirà in autunno, probabilmente il primo di una serie ambientata in Trentino che ha tra i protagonisti una… pecora. Ma si tratta di una pecora davvero speciale! Ho voglia di raccontare le storie del posto stupendo in cui ho la fortuna di vivere, storie di montagna, di pastori, ma anche di sfrenata fantasia. Frase o citazione che ti piace o ti rappresenta maggiormente? Lascio i sogni alle tenebre, di giorno coltivo passioni. Nella prefazione di "Racconti di viaggio Racconti di vita" dici che da bambina non ti interessava viaggiare, ti piaceva leggere e ascoltare le avventure delle persone che tornavano a casa. Cosa sognavi di diventare  da grande? Nella mia famiglia non si leggevano tanti libri. Poi i miei genitori hanno acquistato una casetta che era stata di proprietà di un bibliotecario di Milano il quale ha lasciato l’immobile con una cantina colma di scatoloni di libri. Avevo nove, forse dieci anni, e ho cominciato a leggere, anzi a divorare tutti quei libri. C’erano volumi di ogni tipo. Ricordo di essere stata folgorata da “Poveri e semplici” di Anna Maria Ortese, e ricordo di aver passato una notte intera a leggere “La noia” di Moravia e dopo di non aver voluto più leggere nulla di quell’autore. Secondo me siamo predestinati. Il mio destino si è giocato tutto lì. Dentro quegli scatoloni c’era il desiderio di diventare quello che poi sono diventata, una romanziera. Come ti vedi fra vent'anni? Più brava a scrivere. Famiglia, animali domestici: Sì. Hobby e passioni, oltre alla scrittura: Ciclismo, escursioni in montagna, giardinaggio. Autori preferiti: Jane Austen, José Saramago, John Fante Libro del cuore: Difficile citarne uno solo… Forse “Panino al prosciutto” di Charles Bukowski perché mi ha fatto conoscere John Fante uno scrittore che ho amato tantissimo e che purtroppo ha scritto pochissimo. Film visto e rivisto: Blade Runner, American Beauty Cantante, gruppo o genere musicale preferito: Freddie Mercury Cibo a cui non sai dire di no: Pastasciutta Sport praticato: Ciclismo Pregi: Generosità Difetti: Sono permalosa

Qui potete leggere la recensione di "Racconti di viaggio Racconti di vita".
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Mi chiamo Cristiana Bresciani, sono una mamma lavoratrice, sportiva e mangiatrice di libri. Vivo in Trentino, sul Lago di Garda. Amo viaggiare con la testa tra nuvole di libri e nel mondo con i piedi agganciati ai pedali di una bicicletta.

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