Scritto molto bene, ma di una noia mortale. Non mi ha coinvolta per nulla la "questione dei cavalli" e del western da girare a Venezia. Mi è piaciuto Momo, il ragazzino forse autistico, che aspettavo di incontrare nelle pagine scritte da Arianna Ulian.
Mi sarebbe piaciuto conoscere meglio questo ragazzino. Tutti i particolari sulla fallita registrazione del western a Venezia invece mi hanno annoiata.
Ho letto questo romanzo per il torneo letterario di Robinson.
★★☆☆☆
🍕 pizza
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"La bambina e il nazista" è un romanzo storico dietro al quale c'è un grande lavoro di documentazione a cura della co-autrice Scilla Bonfiglioli.
I fatti narrati sono realmente accaduti seppure siano stati romanzati nel racconto.
La storia della bambina è inventata, ma trae spunto da una vicenda vera, di cui c'è traccia nel processo di Norimberga. Un nazista viene scagionato da una bambina che dichiara di essere stata prigioniera nei campi di Sobibor e Majdanek e di essere stata salvata da un nazista. Il come e il perché sono frutto della fantasia dei due autori.
Tuttavia i fatti narrati di quanto accadeva nei campi di concentramento sono reali. Purtroppo la realtà supera la fantasia.
Il romanzo è scritto come un thriller, con ritmo incalzante, fluido, scorrevole, avvincente, nonostante l' orrore dei fatti narrati.
È ambientato in due campi di concentramento, Sobibor e Majdanek, tra i più feroci e spietati, in cui si attuava l'operazione Reinhard, il progetto di sterminio degli ebrei polacchi.
Ho trovato molto originale che la vicenda sia stata raccontata dal punto di vista del nazista. Ciò ha permesso un'indagine psicologica profonda del protagonista.
Un romanzo che mi ha lasciato molto. Vale davvero la pena di leggerlo. Scritto molto bene. Non si avvertono minimamente le "quattro mani".
Ho letto "La bambina e il nazista" per il Grande torneo letterario di Robinson.
Vedendola partire,Hans strinse i pugni. Avrebbe voluto che esistesse una giustizia, al di là degli uomini e degli eserciti, qualcosa di superiore che mandasse un fulmine ad abbattersi su di lei. Ma se c'era una cosa che aveva imparato a Majdanek e a Sobibor era che la giustizia non esisteva: chi aveva il braccio più forte poteva annientare creature innocenti senza che gli venisse chiesto di pagare alcun prezzo."
★★★★☆
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🥃 amaro digestivo
“Il mistero di Evita” di Giovanni De Plato è un libro molto interessante.
La storia di Evita Peron, seconda moglie del Presidente argentino Peron, viene raccontata da tre punti di vista: il suo, quello del marito Juan Domingo Peron e quello dell'amico sindacalista Carlos Maiorino, leader con Evita del movimento degli "scamiciati".
Il racconto scorre fluido, veloce, ben scritto. Ripercorre le vicende politiche dell'Argentina.
Evita Peron è amata dal popolo, infiamma le folle, acclamata più del marito, un mito. Sta dalla parte dei poveri, ne migliora le condizioni di vita , ottiene il suffragio universale. Muore a soli 33 anni di tumore.
Al termine del romanzo c'è una riflessione del medico che la ebbe in cura e svela il mistero dell'operazione a cui Evita fu sottoposta.
Quello che non si capisce e non viene specificato è quanto c'è di documentato e quanto di romanzato nel racconto.
Ho letto questo romanzo per il Grande torneo letterario di Robinson
"Finché il mio cuore palpiterà sarò a fianco di voi umili con tutte le mie forze e con ogni mezzo. Sarò al vostro fianco fino alla fine, per il bene vostro e della nazione."
★★★☆☆
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🍞 pane
"Furore" di John Steinbeck è un romanzo che non può lasciare indifferenti.
La famiglia Joad, come molte altre famiglie altrettanto disperate, nei primi anni '30, in piena "depressione americana", lascia l'Oklahoma per dirigersi verso la California, una specie di "terra promessa", alla ricerca di lavoro. Troverà emarginazione, miseria e morte. I temi trattati purtroppo sono tuttora attuali, in tutto il mondo.
La famiglia Joad ha ispirato un album di Bruce Springsteen: “The Ghost of Tom Joad" in cui il cantautore denuncia il divario tra ricchi e poveri e i problemi degli immigrati negli Stati Uniti. Un consiglio: leggete "Furore" con la musica di Springsteen di sottofondo. Vi sembrerà di entrare ancor di più nelle atmosfere del romanzo.
Ho letto “Furore” la prima volta molti anni fa nella versione ridotta e ho riletto il romanzo ora nella versione integrale. Il giudizio che avevo dato all'epoca era stato molto positivo. Quando ho iniziato a leggerlo nella nuova versione per il Torneo "Americani" di Robinson, mi sono sentita un po' spaesata. Trovavo il romanzo molto bello, ma non lo riconoscevo. Mi sembrava diverso. Mi sono presa la briga di cercare nella mia libreria la versione precedente e ho confrontato capitoli interi. Non mi sento di criticare il primo traduttore. A differenza di molte opinioni che ho letto, a parer mio, anche la prima traduzione era ottima. La prosa era un po' più poetica. Certo, il traduttore dovrebbe cercare di rendere la traduzione il più attinente alla versione originale e probabilmente quella più recente è la migliore.
Furore è indiscutibilmente il capolavoro di Steinbeck.
Nel 1936 la fotografa americana Dorothea Lange ritrasse nei pressi di un campo di piselli una donna migrante giunta in California dopo aver viaggiato su un camion con il marito e sette figli. “Migrant Mother” è una delle immagini più significative dell’epoca. Per chi ha letto "Furore" impossibile non pensare alla madre della famiglia Joad.
"Le donne guardavano gli uomini, li guardavano per capire se stavolta sarebbero crollati. Le donne guardavano e non dicevano niente. E quando gli uomini erano in gruppo, la paura spariva dai loro volti e la rabbia prendeva il suo posto. E le donne sospiravano di sollievo, perché capivano che andava tutto bene: il crollo non c'era stato; e non ci sarebbe mai stato nessun crollo finché la paura fosse riuscita a trasformarsi in furore."
★★★★★
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🍰 torta Saint Honoré
Ho letto "Il grande Gatsby" per il Torneo "Americani" di Robinson un po' prevenuta. Lo avevo già letto moltissimi anni fa nella versione in inglese per studenti e non lo avevo molto apprezzato, forse a causa del mio inglese non eccellente o forse a causa della versione scolastica "ridotta e adattata".
Il film con Di Caprio ha contribuito a pormi degli interrogativi sulle qualità del romanzo.
In realtà la lettura si è rivelata una sorpresa.
Gatsby è un personaggio misterioso. Poco si sa di lui, all'inizio. Ricchissimo e terribilmente solo. Un unico desiderio lo muove. Morirà solo, illuso di poter raggiungere il suo obbiettivo.
Lo ho molto apprezzato. Tuttavia nulla ha potuto nello scontro con "Furore".
"Quando stai per metterti a criticare qualcuno - mi disse - ricordati che nessuno al mondo ha avuto i vantaggi che hai avuto tu."
★★★☆☆
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🐣 uovo di Pasqua
Questo romanzo mi ha incantata. Il suo andamento lento mi ha catturata. Solitamente non amo questo genere di prosa. "Canto della pianura" però non è assolutamente noioso. E il ritmo lento e le descrizioni dettagliate trasportano il lettore nei paesaggi rasserenanti di Holt.
Nonostante nelle vite dei protagonisti ci sia tanta solitudine e tristezza, prevale il senso di speranza e solidarietà e nella narrazione si alternano le vicende di molti personaggi a cui affezionarsi.
Infatti mi mancano gli anziani fratelli McPheron, i piccoli Ike e Bobby e Victoria e mi manca l'immaginaria cittadina di Holt.
Questo è il primo romanzo che leggo di Kent Haruf.
L'ho apprezzato ben oltre le aspettative che mi ero fatta, nonostante ne avessi sentito parlare molto bene.
"Due uomini anziani con una ragazza di diciassette anni seduti al tavolo sparecchiato di una sala da pranzo di campagna, dopo cena, mentre fuori, oltre le pareti di casa, oltre le finestre senza tende, un gelido vento del nord scatenava l'ennesima tempesta invernale sugli altopiani."
★★★☆☆
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🍞 pane
"Sera in Paradiso" di Lucia Berlin è una raccolta di racconti, apparentemente scollegati tra loro, che lasciano intuire una forte componente autobiografica.
Prosa asciutta, dialoghi a volte accennati, troncati. Emozioni mai svelate. Lasciate intuire.
Non di facile lettura.
Alcuni racconti sembrano troncati come i dialoghi, altri appaiono poco logici, sconclusionati come i protagonisti, le cui scelte di vita non sono scontate.
Non amo molto i racconti e avrei preferito una più tradizionale lunga autobiografia dell'autrice.
"A volte a distanza di anni ti guardi indietro e dici quello è stato l'inizio di...o eravamo così felici all'epoca... prima... dopo... Oppure pensi sarò felice quando... non appena avrò,,, se noi.."
★★☆☆☆
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🍷 vino rosso
Hilda Doolittle ne "Il dono" gioca con le parole, le lingue (inglese, tedesco, francese, greco...), con i significati di una stessa parola in lingue diverse.
I racconti sono confusi, un misto tra sogni e ricordi suoi e delle sue antenate, scritti apparentemente di getto durante i bombardamenti su Londra, narrano vicende dell'autrice da bambina, ma anche eventi che riguardano altre persone, sentiti raccontare dalla mamma e dalla nonna.
Per comprendere questa opera fortemente autobiografica bisogna conoscere la vita dell'autrice (l'infanzia, l'emigrazione all'estero, la sua vita sentimentale movimentata, le amicizie e il suo rapporto con Freud) altrimenti risulta difficile, quasi incomprensibile.
Per questo è fondamentale leggere la prefazione.
Scritto tra il 1941 e il 1945, "il dono" fu pubblicato nel 1982 in forma breve e nel 1998 nella versione integrale.
Ho letto, con molta fatica, questo romanzo, per il torneo "Americani" di Robinson de La Repubblica. Se non mi fossi presa l'impegno di giudicarlo per la competizione letteraria, lo avrei abbandonato.
"Il dono c'era, ma l'espressione del dono era altrove."
★☆☆☆☆
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🍋 limone
L'inizio del romanzo "Il rispettabile signor H.M. Pulham" di John P. Marquand è noioso, lento, poi, dopo le prime 30/40 pagine, diventa interessante e la prosa scorre fluida, quasi avvincente, nonostante la vita del protagonista sia quella di una persona "rispettabile" che conduce una vita "normale", senza sorprese particolari, quasi banale, prevedibile.
Tuttavia questa vita banale induce profonde riflessioni sulle nostre scelte nella vita, sui cambiamenti che siamo disposti a fare, su quanto influisce nelle nostre vite quello che gli altri si aspettano da noi.
Per certi aspetti, mi viene da paragonarlo a "Stoner", anche se non raggiunge il livello qualitativo del romanzo di John Edward Williams.
Ho letto questo romanzo per il torneo "Americani" di Robinson de La Repubblica.
"Avevo troncato ogni rapporto con Marvin da quando avevo sposato Kay; l'avevo cancellata dalla mia mente come si cancella un problema di geometria dalla lavagna a scuola."
★★★☆☆
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🍷 vino rosso
I lettori di LibriCitando che hanno partecipato, in qualità di giurati, al Torneo letterario di Robinson - classici americani, chiamati a scegliere uno dei due romanzi finalisti che si contenderanno la vittoria del torneo questa settimana, a furore di popolo hanno votato... "FURORE" di John Steinbeck.
In gara, in partenza, 128 titoli che si sono scontrati con il sistema tennistico dell'eliminazione diretta.
Giudici i circoli di lettura o gruppi di lettori.
Su Robinson di questa settimana trovate citate le recensioni dei giurati di LibriCitando.
Coordino il gruppo di lettori da circa un anno. Insieme abbiamo partecipato al "torneone" che ha decretato il miglior libro italiano pubblicato nel 2019, il torneo "classici americani" e ora saremo giurati per il "torneone italiani 2020".
Qualcuno dei giurati ha lasciato il gruppo quasi subito, altri si sono aggiunti, una decina ha partecipato, insieme a me, a tutti i tornei disputati.
Non è stato sempre facile per me coordinare. Mi è capitato di dover sostituire un giurato a pochi giorni dalla scadenza del termine per la lettura dei libri assegnati. Qualche volta ho dovuto spronare i lettori a terminare qualche romanzo "difficile". Tuttavia ho trovato questa esperienza molto arricchente e sono molto orgogliosa del mio gruppo di lettori.
"Le parole di Sara" di De Giovanni è un noir nella cui trama si mescolano giochi di potere, investigazioni e politica. È il secondo romanzo con protagonista Sara Morozzi, detta la Mora, ex dipendente dei servizi segreti addetta alle intercettazioni che, dopo essersi innamorata del capo, lascia marito e figlio. In seguito Sara abbandona prematuramente anche il lavoro per assistere il compagno malato. Dopo aver perso lui per malattia e il figlio in un incidente, Sara resta legata alla vita grazie al nipotino e a qualche indagine informale.
Ne "Le parole di Sara", la protagonista si trova ad indagare sulla sparizione di un giovane stagista che lavorava per l'unità di indagine di cui faceva parte.
Il libro è scritto bene, ma non l'ho trovato particolarmente avvincente, forse perché l'autore descrive più gli aspetti psicologici dei protagonisti che non i fatti e le indagini.
Sara è un personaggio originale, una "giustiziera". Per lei io non sono riuscita a provare simpatia. Ho amato di più Davide Pardo, ispettore che segue le indagini con Sara, e Viola, fotoreporter e compagna del figlio di Sara da cui ha avuto un bambino. Li ho trovati più credibili. Sara vive in un suo mondo fatto di dolore e ricordi.
Questa recensione è stata pubblicata sul blog letterario di Robinson della Repubblica.
"Vedi, Viola? A volte bisogna decidere se fidarsi della mente o dell'istinto. I ragionamenti non indicano sempre la strada giusta da prendere. Il cuore, invece, sì. Le parole più sagge, alla fine, le dice proprio il cuore."
★★☆☆☆
🍋 limone
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Un racconto come un fiume in piena di pensieri, aneddoti, emozioni. La biografia di una bambina (l'autrice), figlia di due sordi passionali e litigiosi, nata in America e immigrata in Italia, paese d'origine della sua famiglia e poi nuovamente emigrata. Lei poi diventa una ragazza giramondo, fino a quando si stabilisce a Londra. Ovunque è straniera.
In realtà tutto ruota attorno alla figura della madre. Lei è la vera protagonista. Il libro narra di rapporti di amicizia e parentela tra disabili e normodotati, di emigrazione e immigrazione, di disagio e normalità, soprattutto analizza il particolare rapporto madre-figlia, l'equilibrio che si è creato.
Scritto bene, in uno stile molto particolare, anche se non coinvolgente, a volte noioso. Mi sono sentita sempre in attesa di qualcosa di sensazionale che doveva accadere e alla fine non è accaduto.
Non sono entrata in empatia con la protagonista. Tuttavia mi ha trasmesso molte sensazioni che piano piano sono affiorate, anche a distanza di giorni dalla fine della lettura.
Questa recensione è stata pubblicata sul blog letterario di Robinson della Repubblica.
"La storia di una famiglia somiglia più a una cartina topografica che a un romanzo, e una biografia è la somma di tutte le ere geologiche che hai attraversato."
"Quando mi chiedono chi mi ha insegnato a esprimermi, tra nonni immigrati che usavano una lingua tutta rotta e genitori che non sapevano correggere i miei errori di pronuncia, mi rendo conto che la prima lingua che ho parlato è stata quella della prima persona che ho amato: l'italiano di un ragazzino di sei anni più grande di me, melodico e privo di intoppi, difeso con ostinazione quando nessuno attorno a noi lo parlava senza un'inflessione pesante, in una regione in cui l'uso del dialetto coincideva con la cittadinanza. La lingua di un adolescente mutuata dai film doppiati in italiano, ancora fresca, ingenua e dolce, la voce di mio fratello che a tratti è ancora la mia."
★★★☆☆
🍞 pane
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"Il guaritore" di Brollo è un libro ansiogeno quanto un thriller, una storia forte, quasi horror, seppur raccontata in modo lieve. Impossibile non provare empatia per Carlo, evirato da bambino per mantenere la sua splendida voce bianca e sottoposto a vere e proprie torture fisiche e psicologiche per cancellare la sua memoria e modificarne il fisico.
Il romanzo è scritto bene, è avvincente, tuttavia l'ho trovato respingente. Mi ha suscitato gli stessi sentimenti di "Non mi lasciare" di Kazuo Ishiguro: pena per il protagonista e orrore per la storia narrata (liberamente ispirata alla vita del cantore settecentesco Farinelli, seppur ambientata ai giorni nostri).
Questa recensione è stata pubblicata sul blog del torneo letterario di Robinson della Repubblica.
"Aveva imparato una cosa molto importante e che il suo Maestro non gli aveva mai insegnato. Che non c'è solo la musica a questo mondo che può salvare e aiutare a guarire. Ma ci sono anche le parole che, senza altri suoni se non la loro stessa pronuncia, sanno trasportarci in alto e lontano."
★★★☆☆
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🍋 limone
Santo Profani, penalista, è il protagonista del romanzo "Storia di un avvocato" di Fabio D'Anna, legale siciliano.
Non è un romanzo autobiografico, ma sicuramente le esperienze e il vissuto dell'autore emergono.
Dopo aver assistito il suo cliente nel corso di una ventina di udienze, Santo non si presenta in Tribunale per l'ultima arringa. Sparisce nel nulla senza avvertire nessuno. La figura dell'avvocato si delinea nel racconto di chi lo cerca e nelle lunghissime analessi che, alternandosi ai sette giorni che impiega la moglie a leggere le sette lettere trovate in un cassetto della scrivania dello studio, svelano il passato di Santo, i suoi rapporti con i genitori, la moglie, le numerose amanti e i colleghi.
La scrittura è molto buona e avvincente, tanto che risulta difficile trovare il momento giusto per sospendere la lettura.
Lo scavo psicologico è profondo.
Il racconto ci fa riflettere su come viviamo la nostra vita, quali scelte sono propriamente nostre, quanto ci adattiamo a ciò che gli altri si aspettano da noi.
Il racconto si chiude soddisfacendo la curiosità del lettore e conducendolo ad approvare la scelta fatta dal protagonista.
Questa recensione è stata pubblicata sul blog del torneo letterario di Robinson della Repubblica.
"Aveva bisogno di amare, e non solo di avventure erotiche, di riprendere a ridere e non limitarsi a sorridere, di incontrare nuovi sguardi e occhi che gli dessero fiducia, restituendogli il desiderio di andare avanti con la voglia di scoprire e non con la minaccia della desolante consuetudine."
"Forse anche per lui non era troppo tardi, forse avrebbe potuto ancora smettere di vivere la vita di un uomo che gli sembrava estraneo e riprendere ad ascoltare i ritmi del vento e degli alberi, i percorsi colorati delle stagioni e le morbide alternanze tra il giorno e la notte."
"E anche se pensavo di non essermi mai piegato alle ipocrisie sociali, quando ho smesso di lottare per affermare il mio diritto a svolgere il mio ruolo, ho compreso che non tutta la vita che avevo vissuto corrispondeva ai miei desideri."
★★★☆☆
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🍷 vino rosso
"Non Stop" di Vasco Rossi e Michele Monina è una specie di diario, in più puntate, da dopo il grande concerto di Modena Park, alle fasi della preparazione del Vasco Non Stop Live. Un concentrato fedele del pensiero di Vasco, quasi la sbobinatura di un'intervista: i suoi pensieri liberi, l'analisi del suo passato, i momenti bui, la depressione, l'evoluzione come persona, il modo di lavorare e preparare i tour.
Si alternano i racconti di Vasco dal linguaggio semplice e diretto alle considerazioni e ragionamenti del co-autore che cerca di tirare le fila del discorso.
Un instant book che potrà essere apprezzato dai tanti fan.
Un genere di scrittura che personalmente non amo. Preferisco le biografie scorrevoli, quasi romanzate. Un libro che non avrei mai letto fino in fondo se non mi fossi presa l'impegno di recensirlo per Robinson.
Vasco avrebbe potuto trovarsi un ghostwriter migliore.
Recentemente ho letto un commento su questo libro con cui concordo pienamente: "Ma gli editori li leggono i libri prima di pubblicarli?"
Bocciato.
"Negli ultimi tempi mi guardo intorno e vedo la disperazione della gente. Ecco, io voglio fare qualcosa contro questa disperazione, e la sola cosa che posso fare, che possiamo fare insieme, è cantare, suonare, stare bene."
☆☆☆☆☆
🍕 pizza
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"Me" è una biografia lunga, molto dettagliata e intima, narrata in prima persona. Un buon libro scritto molto bene da Elton John con l'aiuto del giornalista Alexis Petridis.
Elton non si nasconde, mette a nudo le sue debolezze e insicurezze, gli errori commessi e con uno scavo psicologico ne ricerca le cause.
Racconta, senza reticenze, i problemi di dipendenza da droga e alcool, lo shopping compulsivo, la bulimia, l'omosessualità, le difficoltà a mantenere una relazione stabile, l'impegno nella lotta contro l'AIDS e i lutti subiti.
La narrazione parte dall'infanzia tra i litigi dei genitori, le lezioni di musica, il talento prodigioso.
Prosegue con l'esposizione dettagliata dei tentativi di affermarsi in campo musicale, le difficoltà, i rifiuti, la scoperta dell'omosessualità e infine il successo e l'infelicità, gli abiti eccentrici, gli spettacoli bizzarri, la cocaina, i tentativi di suicidio, l'impegno nella lotta contro l' AIDS, l'acquisto del Watford calcio, l'amicizia con Freddie Mercury e John Lennon, le vacanze con Rod Stewart, il matrimonio etero con Renate, le dipendenze e la disintossicazione, le sfuriate.
E finalmente l'accettazione di sé, un nuovo amore, una vita più "normale" nonostante il successo.
I dolori tuttavia non cessano: viene assassinato l'amico Gianni Versace, muore la principessa Diana, si ammala di cancro, il suo cuore cede.
Elton decide di ridurre gli impegni per dedicarsi ai due figli piccoli e alla famiglia e organizza il tour mondiale di addio partito nel 2018 e destinato a concludersi (pandemia permettendo) quest'anno.
Una vita solo apparentemente da sogno la sua. Come accade spesso, ricchezza e successo non sempre sono sinonimi di felicità, ma Elton ci dice che "vivo e ho vissuto una vita straordinaria, e onestamente non la cambierei, nemmeno le parti di cui mi pento, perché sono felicissimo di com'è oggi."
La biografia è lunghissima e dettagliatissima, voluta da Elton a coronamento della sua carriera. Ne saranno felici i numerosissimi fan.
Dal libro è tratto il musical Rocketman, più leggero e divertente del libro, adatto anche a chi, per questioni anagrafiche, non conosce Elton John.
"Se vi piace vivere in un mondo di sconforto, deliri e stronzate ininterrotte, la cocaina è quello che fa per voi".
"Il Watford mi regalava una felicità che coi soldi non avrei mai potuto comprarmi."
Ho partecipato al torneo letterario di Robinson - la Repubblica nella veste di giurato.
Mi è stato assegnato il compito di leggere e recensire due biografie: "Non stop" di Vasco Rossi e "Me" di Elton John e, dopo averle messe a confronto, scegliere la vincitrice della "partita".
Ed ecco il mio pensiero, pubblicato oggi nel blog Torneo Letterario di Robinson - la Repubblica di Giorgio dell'Atri:
"ME" di Elton John è il libro che vince per me la sfida.
Si tratta di una biografia lunga, molto dettagliata e intima, narrata in prima persona. Un buon libro scritto molto bene da Elton John con l'aiuto del giornalista Alexis Petridis.
Elton non si nasconde, mette a nudo le sue debolezze e insicurezze, gli errori commessi e con uno scavo psicologico ne ricerca le cause.
Racconta, senza reticenze, i problemi di dipendenza da droga e alcool avuti, lo shopping compulsivo, la bulimia, l'omosessualità, le difficoltà a mantenere una relazione stabile, l'impegno nella lotta contro l'AIDS e i lutti subiti.
Una vita solo apparentemente da sogno la sua. Come accade spesso, ricchezza e successo significano frequentemente infelicità, ma Elton ci dice che "vivo e ho vissuto una vita straordinaria, e onestamente non la cambierei, nemmeno le parti di cui mi pento, perché sono felicissimo di com'è oggi."
"Non Stop" di Vasco Rossi e Michele Monina mi è piaciuto meno: un genere di scrittura che personalmente non amo, quasi la sbobinatura di un'intervista, una specie di diario, in più puntate, da dopo il grande concerto di Modena fino alla serie di concerti del Vasco Non Stop Live. Ho apprezzato i pensieri liberi di Vasco, ma l'analisi del suo passato, dei momenti bui e della depressione sono solo accennati.
Si alternano i racconti di Vasco dal linguaggio semplice e diretto alle considerazioni e ragionamenti del co-autore che cerca di tirare le fila del discorso.
Un libro sicuramente apprezzato dai tanti fan per la dettagliata descrizione della preparazione dei concerti. Io l'ho trovato poco coinvolgente e spesso ripetitivo.