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Vengo da un'estate impegnativa. Ho avuto zero tempo per leggere. Terminato questo periodo difficile, sabato scorso ho scelto sul mio e-reader un libro da leggere nel fine settimana. Sono stata attirata dal romanzo di Antonella Lattanzi "Cose che non si raccontano". Della Lattanzi avevo letto un anno fa "Questo giorno che incombe" e mi aveva tenuta incollata alle pagine. Pensavo a un romanzo di quel tipo. Anche in "Questo giorno che incombe" molte cose che non si raccontano ci sono. Due romanzi che parlano di maternità. Bambini voluti, altri non voluti o desiderati prima e non più dopo, sentimenti contrastanti. Ricordo che nella premessa a "Questo giorno che incombe" l'autrice aveva dichiarato di essersi ispirata ad un fatto realmente accaduto ed a tratti si percepivano note autobiografiche, riferite non alla protagonista del romanzo, ma ad una delle figlie della stessa. "Cose che non si raccontano" narra una dolorisissima storia di aborti indotti, naturali, tentativi di gravidanze e tutte le sofferenze e le emozioni che ne conseguono. Ma quanto romanzo c'è in queste pagine? Nulla o quasi nulla. E' la storia dell'autrice che ha avuto il coraggio di raccontare cose che non si raccontano e che sarebbe giusto poter raccontare senza paura di essere giudicati e per permettere a chi vive situazioni simili di sentirsi compreso e meno solo. Così fece Oriana Fallaci in Lettera ad un bambino mai nato narrando una delle situazioni più difficili che la vita l’ha costretta ad affrontare: la perdita di un bambino. Il libro, pubblicato nel 1975, le era stato commissionato come un’inchiesta giornalistica. L’autrice si presentò al direttore del giornale con un racconto autobiografico che la giornalista aveva già scritto all'epoca dei fatti. Altro romanzo a cui ho pensato leggendo l'opera della Lattanzi è La figlia oscura di Elena Ferrante che afferma nel suo scritto "Le cose più difficili da raccontare sono quelle che noi stessi non riusciamo a capire." Leda, la protagonista, è una mamma che ha avvertito come schiacciante il peso della responsabilità di essere madre. Ed ora che le figlie sono grandi e lontane si sente sollevata. Si sente però in colpa a provare questo sentimento di sollievo. Consiglio la lettura di "Cose che non si raccontano" a chi ha figli e a chi non ne ha, a chi ne vuole e a chi non ne vuole. Ognuno di noi potrà trovare un pensiero, una frase che vorremmo aver raccontato, ma che non abbiamo avuto il coraggio di raccontare. Respinge ed attrae. Questi mesi mi hanno insegnato che per raccontare questa storia ho dovuto cambiare modo di scrivere e concedermi a parole come "cuore" e "amore", io che a loro non mi concedo mai. Come non mi concedo mai di parlare di cose mie che stanno dentro quella diga. ★★★★☆ scopri come valuto i libri 🍋 limone
Il 9 agosto 1883, in Italia, venne iscritta nell’Ordine degli avvocati la prima donna. Lidia Poet, laureatasi in giurisprudenza nel 1881, discutendo una tesi sulla condizione femminile nella società e sul diritto di voto per le donne, ottenne il 9 agosto di 140 anni fa a Torino l'ammissione all’esercizio della professione forense. La Procura generale dell’allora Regno d’Italia impugnò la decisione dell’Ordine e ne ottenne la cancellazione. Tra le motivazioni, quella che “nessuna legge ha mai pensato di distogliere la donna dalle ordinarie occupazioni domestiche che loro sono proprie”. Lidia Poet fu riammessa solo nel 1920, nel frattempo esercitò in modo non ufficiale la professione, coadiuvando il fratello avvocato. Si battè tutta la vita per i diritti delle donne e dei soggetti più deboli. Una serie Netflix ne ha narrato le vicende, traendo spunto "liberamente" dalla sua vera storia. Si tratta di una fiction molto amata e molto criticata allo stesso tempo. Amata dai giovani per il modo leggero e vivace in cui si intrecciano i fatti veri della vita di Lidia con la risoluzione da parte della protagonista di casi inventati di cronaca nera, che rendono il racconto particolarmente avvincente. Criticata da chi ritiene che ci sia troppa invenzione nella serie e che il personaggio di Lidia sia un po' troppo spregiudicato per quell'epoca. A me è piaciuta molto. Trovo che Matilda De Angelis interpreti benissimo la parte della donna determinata ed emancipata quale era Lidia. ★★★★☆ 🍨 mousse alla fragola scopri le mie valutazioni guarda il trailer della serie tv


La vera Lidia Poet in un'immagine dell'epoca



Per chi volesse approfondire la conoscenza di Lidia Poet sono disponibili numerosi libri che narrano la sua storia
Fango rosso è il terzo volume della serie “I delitti di Capriata” di Milka Gozzer che segue "Torna a casa, Viola" e "Occhio per occhio". Si tratta di una serie di gialli "leggeri", avvincenti e divertenti, ma allo stesso tempo non banali. C'è sempre un tema importante che Milka affronta. Non so francamente se questo terzo episodio dei delitti di Capriata sia il più bello, sono tutti bellissimi e su di me hanno l'effetto di "rapirmi". So però che, come mi è successo con Rocco Schiavone, più episodi leggo, più mi affeziono ai personaggi. In questo terzo giallo tanto spazio è dato al Sergente Garcia, alias il "quasi" maresciallo Luigi Bortolotti. Questa volta le sue intuizioni sono fondamentali per trovare il colpevole dell'omicidio di una dipendente delle terme di Capriata, avvenuto nei sotterranei dello stabilimento termale. Molte vicende della sua storia personale e della moglie Clara emergeranno in seguito all'omicidio. Restano invece molti misteri ancora da scoprire sul passato del barista Stefano e della figlia Betty che sicuramente Milka ci svelerà nei prossimi romanzi. Viola, la pecora del Camerun di Stefano, protagonista indiscussa dei primi due romanzi, questa volta non c'è. È in "vacanza" all'alpeggio da Roberto, il pastore amico del barista che si ritrova attaccato sui social dagli animalisti per presunti maltrattamenti agli animali. Non manca invece la giornalista Pamela Gigli, instancabile cronista alla ricerca più della verità che dello scandalo per vendere copie. Grazie alla sua esperienza di giornalista professionista, l'autrice, attraverso Pamela, ci rende partecipi della dura vita del cronista che vive costantemente nel terrore di "prendere il buco" dalla concorrenza e combattuto tra una notizia "verificata" e il sensazionalismo. Ogni episodio è autoconclusivo quindi potete fare come vi pare: leggerne solo uno o seguire la sequenza. Io vi consiglio di partire dal primo. In realtà io sono un po' in ritardo nella lettura della serie. Un quarto episodio, "Gelosia canaglia" è già uscito e rimedierò prestissimo. Se vi divertono le storie dei "vecchietti del Barlume", se vi piacciono i detective improvvisati, se amate immergervi con la mente nella cultura, nel dialetto, nelle tradizioni, anche culinarie, dei luoghi in cui sono ambientati i gialli, i delitti di Capriata fanno per voi! Nel blog potete leggere l'intervista all'autrice e la recensione di Torna a casa, Viola!, Occhio per occhio, Racconti di viaggio Racconti di vita, Il gatto di Depero. ★★★★☆ scopri come valuto i libri 🍨 mousse alla fragola
Finalmente sono riuscita a prendermi il tempo per leggere e l'ho fatto con ELP, ultimo romanzo con protagonista il vicequestore Rocco Schiavone, pubblicato da pochissimo da Sellerio. Oramai Rocco è diventato uno di famiglia. Noi che abbiamo letto le sue avventure fin dall'inizio ed abbiamo imparato a comprenderlo ed amarlo, aspettiamo sempre con trepidazione che Antonio Manzini ci racconti nuovamente di lui. Rispetto ai primi romanzi con Schiavone protagonista, questi ultimi episodi sono molto più "narrativi" e molto meno "gialli". I delitti e le indagini ci sono, ovviamente, ma c'è tanta introspezione. Rocco è stanco, depresso, forse innamorato, ma non ne è consapevole. Sandra e Caterina gli ronzano ancora intorno. Io faccio il tifo (da sempre) per Caterina. Sandra secondo me non fa per lui. Troppo radical chic, eppure Rocco pensa a lei. E Caterina? Va bene solo per andarci a letto? Non credo proprio... Rocco sembra refrattario ad impegnarsi sentimentalmente. La presenza di Marina nei suoi pensieri è costante, segno che Rocco è molto in crisi. Furio e Brizio sono vicini a lui. Sono saliti ad Aosta da Roma. La squadra di collaboratori sta diventando per Rocco molto importante dal punto di vista affettivo. Schiavone non chiede aiuto, nonostante ne abbia bisogno. I suoi collaboratori invece si affidano a lui. Piano piano si stanno creando tra loro legami e solide amicizie. Chissà cosa avrà in mente Manzini per Rocco. Evolverà ulteriormente il suo personaggio? Troverà mai pace? ELP è molto più lungo dei precedenti romanzi. Due sono le indagini in corso: due omicidi, uno dei quali attribuito ad un movimento ambientalista. Manzini ci fa riflettere sulla necessità di una svolta nei nostri comportamenti per arginare i danni all'ambiente. Ci fa riflettere anche su molte altre questioni, ma non vi svelerò altro, vi rovinerei la lettura. Io odio gli spoiler... "Il futuro non esiste perchè appena lo vivi diventa passato" gli aveva detto una volta qualcuno, o forse lo aveva letto su un muro o magari l'aveva pensato lui durante una notte insonne. L'autoanalisi era una novità. Non che provasse rimorso e sensi di colpa per quello che era successo. Cercava solo di analizzare con freddezza, come guardandosi dal di fuori, il suo comportamento e le sue reazioni. Riflessi, cioè, del suo vivere quotidiano. Ripenso alle parole di Alberto sulla vita che è meravigliosa, troppo bella per trascorrerla da soli. Forse poi la differenza sta tutta lì. Chi è riuscito a lasciarsi andare e chi invece no, è rimasto fermo, al palo, e la vita s'è limitato a guardarla. ★★★★☆ scopri come valuto i libri 🍷 vino rosso
"Soltanto mia" è un romanzo che affronta il tema dello stalking, percepito dall'opinione pubblica come un problema marginale e che invece, purtroppo, è frequentissimo. Lo stalking è un atteggiamento ossessivo nei confronti di un'altra persona che fortunatamente solo in pochi casi sfocia in violenza fisica, ma che comporta disagi pesantissimi per chi lo subisce anche "solo" nella forma psicologica: messaggi insistenti, regali, pedinamenti che portano la vittima a cambiare le proprie abitudini di vita. "Soltanto mia" mi è capitato tra le mani nei giorni in cui si celebrava la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza sulle donne. L'ho letto e ne ho apprezzato moltissimo il fine, quello di far conoscere il pensiero di entrambe le parti, quello della vittima e quello del persecutore. Si tratta della storia di due giovani adulti, entrambi separati e con figli piccoli. Si conoscono da tempo, ma dopo la separazione iniziano a frequentarsi. Dopo alcuni incontri le reciproche aspettative iniziano a divergere sempre di più: Federica vuole un rapporto leggero, senza coinvolgere parenti e amici nella loro relazione; Gabriele invece avanza pretese diverse e lo fa in modo pressante e violento, non accetta i "no" di Federica. Il romanzo è scritto a quattro mani e a due voci. Gli autori sono: Lorenzo Puglisi, avvocato esperto di diritto di famiglia ed Elena Giulia Montorsi, psicoterapeuta che spesso assiste donne vittime di stalking. Le due voci sono quelle dei protagonisti che, a capitoli alternati, raccontano la loro versione dei fatti, i loro pensieri e le loro emozioni. ★★★★☆ 🍋 limone scopri come valuto i libri
«Mamma, mamma, tu lo conosci Enrico Galiano?» «Lo Scrittore? Sì, di fama. Non ho mai letto niente di suo. Ha scritto quel romanzo famoso che parla di felicità e che ha il viso di una bellissima ragazza con le lentiggini e i capelli rossi in copertina ... Io ce l'ho, ma non l'ho ancora letto.» «Sì, è lui! È stato qui a Berlino a Bocconcini di cultura a presentare quel libro ed anche un altro, per bambini. Glii ho parlato e l'ho anche intervistato! È simpaticissimo.» «Wow». «Quando torno a casa ti racconto! Non sai cosa ci ha detto di quella copertina...» Chi è Enrico Galiano? È un insegnante di italiano in una scuola media della periferia friulana. È nato nel 1977 a Pordenone. Alcuni anni fa ha creato la webserie "Cose da prof" che ha ottenuto un successo enorme su facebook totalizzando venti milioni di visualizzazioni e 130 mila follower. Ha creato il movimento dei #poeteppisti, flashmob di studenti che imbrattano le città di poesie. Nel 2015 è stato inserito nella lista dei 100 migliori insegnanti d’Italia dal sito Masterprof.it. Il suo romanzo di esordio è stato "Eppure cadiamo felici", pubblicato nel 2017, a cui hanno fatto seguito numerosi altri romanzi per ragazzi. Trama di "Eppure cadiamo felici" Gioia Spada ha diciassette anni, un'amica immaginaria e una passione speciale, quella per le parole intraducibili. Annota su un'agendina ogni parola nuova, di qualunque lingua, intraducibile negli altri idiomi se non attraverso frasi lunghe e complesse. Memorizza le parole nuove e le usa nei giusti contesti, però solamente quando parla con sé stessa o con la sua amica immaginaria Tonia. Lei è diversa dai compagni, si sente un'estranea nei loro confronti, e non solo perchè si è da poco trasferita in una nuova scuola, ma soprattutto perchè non le interessano le mode, l'appartenere a un gruppo, le feste. Ama fotografare la gente di spalle. Una sera, dopo l'ennesima lite con i suoi problematici genitori, Gioia incontra un ragazzo che dice di chiamarsi Lo. Sta giocando a freccette in un bar chiuso. Indossa una felpa nera ed ha il viso nascosto dal cappuccio. Tra loro nasce subito una sintonia che in breve tempo si trasforma in amore. Gioia per la prima volta assapora il gusto della felicità. Ben presto però i dubbi la assalgono. Lo si comporta in modo strano e un giorno sparisce. Curiosità Al termine del libro, prima dei ringraziamenti, c'è il dizionario delle parole intraducibili di Gioia Spada (in ordine sparso assolutamente casuale). La prima persona che Enrico Galiano ringrazia nel suo libro è una sua ex studentessa che alcuni anni fa gli è apparsa in sogno a salvarlo da un bulletto che lo picchiava da ragazzo. Una volta svegliatosi ha avuto l'illuminazione di creare la webserie che poi gli ha cambiato la vita. In un recentissimo video pubblicato sui social, lo scrittore ha rivelato che il suo romanzo d'esordio è stato scritto dopo essere stato lasciato dalla sua fidanzata di allora. La scrittura gli è servita per superare il dolore. Il video lancia un messaggio a chi si sente fallito, senza possibilità. Potete vederlo qui. La foto di copertina, bellissima ed ipnotizzante, è stata scelta ed acquistata dalla casa editrice presso un'agenzia. La ragazza in copertina ha posato per il servizio, è stata retribuita e poi non ha più saputo nulla delle sue foto. Quando Galiano l'ha cercata per raccontarle dell'enorme successo che aveva avuto la foto di lei, molto apprezzata, la modella si è scocciata pensando che lo scrittore avesse usato la sua immagine senza autorizzazione. Aggiungo un'ultima nota interessantissima che riguarda il ruolo del poeta Rainer Maria Rilke nel romanzo. Gioia ogni mattina si scrive sul braccio una frase in tedesco: Wenn ein Glückliches fällt. È l’ultimo verso di una poesia di Rilke, che nel finale suona più o meno così: E noi che pensiamo la felicità come un’ascesa, ne sentiremo il tocco, che quasi ci sgomenta, quando una cosa felice cade. Semplificando significa: quando una cosa felice cade o quando la felicità è qualcosa che cade e il titolo del romanzo vuole esprimere proprio questo concetto. Per Gioia quel verso parla della bellezza delle cose che cadono, della bellezza delle cose che nessuno vuole, per questo da subito è stato il suo verso, perchè quelle quattro parole di Rilke raccontano il calore che sprigiona da ciò che non vediamo, da ciò che non consideriamo, da ciò che ci sembra inutile, mentre per Gioia la maggior parte della bellezza del mondo se ne sta lì, nascosta lì, nelle cose inutili: nelle cose che cadono, nelle cose che tutti buttano via. Mi è piaciuto moltissimo questo riferimento a Rilke, poeta che amava molto anche i luoghi in cui vivo io. Ad Arco ha soggiornato a lungo. Per ricordare la sua presenza è stata creata qualche anno fa una passeggiata che percorre le strade in cui Rilke amava passeggiare - la Rilke Promenade. Per un attimo ho pensato che i versi potessero essere stati scritti durante un suo soggiorno ad Arco. Invece no. Si tratta di una poesia che fa parte delle Elegie duinesi, scritte durante il soggiorno del poeta a Duino. La mia opinione Il romanzo è indicato per i ragazzi, ma non solo. A me è piaciuto molto. Dalla metà in poi vira dal rosa verso il giallo, diventando molto avvincente, con continui colpi di scena che lasciano il lettore spaesato. Il genere è lo stesso dei romanzi di Alessandro D'Avenia, ambientati nella scuola e con un'attenzione particolare al mondo degli adolescenti. È un romanzo di formazione. Per gli stessi motivi mi ha ricordato anche "L'acqua del lago non è mai dolce" di Giulia Caminito. Ho adorato Tonia, l'amica immaginaria di Gioia, che - come l'Armadillo per Zero Calcare - è la coscienza della protagonista. Nel romanzo è presente un insegnante di filosofia molto vicino a Gioia. Nonostante il professore insegni alle superiori e sia più anziano dello scrittore, l'autore ha dichiarato di essersi ispirato a sé stesso per creare il personaggio. Credo che Enrico Galiano sia il professore che tutti noi vorremmo avere avuto. ★★★★☆ 🍨 mousse alla fragola scopri come valuto i libri

Nel video di Bocconcini di cultura, Matteo intervista Enrico Galiano a Berlino.
Sara Fruner è una poetessa, scrittrice e traduttrice trentina. Nata a Riva del Garda. Ha frequentato il liceo Maffei nella sua cittadina natale e l'università Ca' Foscari a Venezia. Dal 2017 vive e lavora a New York. Ha esordito con la narrativa due anni fa pubblicando "L'istante largo". Quest'anno il suo secondo romanzo: "La notte del bene". Due romanzi bellissimi. André Aciman l'ha definita una maga della parola. Concordo. Sara sa scegliere con cura ogni vocabolo. Merito forse della sua professione di traduttrice e/o del talento che esprime anche nella poesia. Nei suoi romanzi si "respira" molta arte. Non solo per le sue capacità letterarie, ma anche per gli ambienti in cui si sviluppano le sue storie. Quello della pittura ne "L'istante largo", quello dell'architettura ne "La notte del bene", quello della fotografia (ha dichiarato Sara in un'intervista) nel suo prossimo romanzo. Sara è empatica e solare, trasmette passione. L'ho incontrata il mese scorso a Riva del Garda, "dove tutto, letteralmente, principiò" - ha detto lei. Ho assistito ad un'appassionata presentazione de "La notte del bene". A dialogare con lei c'era Giuseppina Coali. Il suo secondo romanzo non lo avevo ancora letto, l'ho fatto in questi giorni. Sara non mi ha delusa. Ancora una volta mi sento di paragonare la sua scrittura a quella di Isabel Allende. Per la sua capacità di scegliere con cura le parole, per le mille storie che si intrecciano nella storia principale - una sorta di romanzo nel romanzo - per la presenza nei suoi racconti di donne che hanno avuto grandi dolori, ma che hanno vissuto anche grandi passioni. Protagonisti de "La notte del bene" sono Ettore, Elena, Enea e Matilde, personaggio secondario che acquista sempre più importanza nella storia a mano a mano che il romanzo procede. Matilde è il personaggio che ho amato di più. Un giorno Ettore e Elena si incontrano in treno e subito si innamorano. Ettore è stato abbandonato neonato dalla madre e adottato a cinque anni. Elena, molto piccola, è sparita per tre giorni e poi ritornata a casa (ma senza che nessuno scoprisse mai dove e con chi era stata). Enea, il figlio, arriva troppo presto, non programmato, a sconvolgere il loro equilibro e i loro progetti. Elena rinuncia al dottorato. Ettore a tentare una carriera appagante in un importante studio di architettura. Accetta invece un impiego in un pubblico ufficio e lì incontra Matilde. A Sara piace usare una prosa originale. Se ne "L'istante largo" il racconto ruotava attorno ai messaggi scritti dalla nonna di Macondo, ne "La notte del bene" Matilde ci narra la sua vita scrivendo una sorta di diario del suo passato. Due capitoli costituiscono il romanzo. Il primo lunghissimo ("dal fondo") e il secondo cortissimo ("al principio"). Non fate l'errore di leggere il secondo per primo, vi rovinereste davvero una storia molto bella. Il finale ti lascia senza parole. Il titolo lo comprenderete solo in quel momento e, ancora una volta, come è stato per "L'istante largo", è azzeccatissimo. Non vi dirò che Sara Fruner affronta il tema della maternità "non cercata" e della depressione post partum. Sarebbe riduttivo. Sara ci parla di rapporti di sangue e non, di come si può vivere la maternità e la paternità, del peso delle aspettative degli altri su di noi. "Stavo tentando l'impossibile per condurre una vita tradizionale. Ma non si possono costruire piccole palizzate bianche per tenere lontani gli incubi." ANNE SEXTON ★★★★☆ 🥃 amaro digestivo scopri come valuto i libri

Sara Fruner a Riva del Garda "dove tutto, letteralmente, principiò"
Ho assistito alla presentazione del libro autobiografico "Flash" di Marcell Jacobs, campione olimpico nel 2021 a Tokyo nei 100 metri, al Salone del libro di Torino 2022. Solitamente chi scrive un'autobiografia da giovane, nel pieno della carriera, mi infastidisce, perché tendo a catalogare la pubblicazione dell'opera come un puro sfruttamento commerciale di un'impresa. La presentazione di Marcell Jacobs mi è piaciuta. Mi è parso umile, simpatico, intelligente e maturo. Un bel personaggio con un passato da raccontare, seppure molto giovane. Una volta tornata a casa, ho messo da parte i miei pregiudizi verso le biografie degli atleti in attività ed ho letto "Flash". In realtà non è una biografia, è il racconto della finale olimpica e di ciò che ha permesso a Marcell di trionfare. Il suo passato, le sue sconfitte e la sua forza di volontà e la capacità di affrontare i dolori  e gli insuccessi sono alla base del risultato ottenuto.  Una vittoria che è il punto di partenza di una vita ancora tutta da vivere, nonostante 3 figli e una finale olimpica già vinta. Cresciuto con i miti di Carl Lewis, Andrew Howe e Usain Bolt, lancia un messaggio ai giovani: se avete un sogno cercate di realizzarlo, con impegno, sacrifici e senza perdere di vista la meta. Racconta di trascorrere lunghi periodi lontano da casa, di sottoporsi a molti sacrifici, ma di restare sempre concentrato sull'obiettivo. Mi è piaciuto molto il suo discorso a Torino circa la perfezione che va perseguita sempre, anche se è praticamente impossibile raggiungerla, ma ci si può avvicinare. Marcell attribuisce il merito del suo successo sportivo allo staff di allenatori, fisioterapisti, mental coach che lo seguono, mentre la colpa quando le cose vanno male è solo sua. Nel libro Marcell Jacobs si mette a nudo raccontando dei suoi blocchi psicologici e del timore reverenziale che nutriva verso Filippo Tortu e del peso delle aspettative altrui. Che brutta cosa i timori reverenziali e le aspettative altrui... Bloccavano anche me da giovane. Non ho avuto, come lui, un mental coach che mi ha aiutata, ci sono riuscita da sola a sbloccarmi, ma dopo anni in cui mi presentavo in pista da favorita e nelle gare più importanti c'era sempre qualcuna che mi batteva ...le altoatesine in particolare. Avevo timore reverenziale verso le altoatesine. Lo sapevo. Lo avevo capito. Riuscivano sempre a rovinarmi la festa. La svolta in un campionato regionale assoluto sugli 800m a Rovereto in una caldissima serata estiva. Ai 200m dalla fine ero seconda. La prima, altoatesina, cambia marcia e mette tra me e lei qualche bel metro di distacco. A bordo pista il mio amico Mariano mi urla di cambiare ritmo, che posso riprenderla. Scarica di adrenalina, inizio la progressione,  la avvicino sempre più,  mi convinco di potercela fare, la supero sull'arrivo.  La vittoria mi sarà assegnata al fotofinish. Ho vinto tante altre gare, ho fatto risultati cronometrici migliori , ma quella resta la mia gara più importante, quella che mi ha dato più fiducia nelle mie capacità. "Flash" mi è piaciuto, perché anche se non siamo campioni olimpici, possiamo identificarci nei pensieri e nelle difficoltà di Jacobs. Ai giovani atleti la lettura potrebbe addirittura essere utile per riconoscere, affrontare e superare problematiche loro. Complimenti a Marco Ventura che ha supportato Marcell Jacobs nella stesura dei testi. "Se non sai chi sei per davvero, se non capisci le sofferenze o le mancanze che hai avuto, se non conosci il tuo valore come essere umano, è matematicamente impossibile che tu riesca a mettere in pista tutto quello che serve per distruggere i tuoi muri." ★★★★☆ 🍾 spumante scopri come valuto i libri foto Salone del libro di Torino
Uscirà il 5 maggio il nuovo romanzo giallo di Milka Gozzer, "Occhio per occhio". È il secondo della serie "I delitti di Capriata", dopo "Torna a casa, Viola!" È inutile che cerchiate il paese di Capriata su google, è un posto inventato dall'autrice, ma collocato tra luoghi reali della Valsugana e ispirato (forse) a Vetriolo Terme. In "Occhio per occhio" ritroviamo i protagonisti di "Torna a casa, Viola!": il barista Stefano, Viola (la pecora del Camerun), la figlia Betty, il Sergente Garcia, gli amici Roberto e Terry e i frequentatori del bar di Capriata che mi ricordano un po' i simpatici vecchietti del BarLume di Marco Malvaldi. Non è però necessario aver letto il primo volume per leggere il secondo. Ogni episodio è autoconclusivo. "A Capriata pare tornato finalmente il sereno, ma all’improvviso un nuovo atroce delitto arriva a turbare la quiete della montagna: la vittima in questo caso è una studentessa poco più che ventenne, Rosa Paladino, trovata morta nei boschi. Nulla è come sembra. E, mentre Stefano, il proprietario del bar del paesino, e i suoi amici sono impegnati a sbrogliare l’intricata matassa del mistero che avvolge il misero destino della ragazza, nuovi personaggi e colpi di scena finiscono per complicare non poco le indagini e le vite degli abitanti della zona. Anche a casa Mattivi non mancano i segreti: Betty, la figlia di Stefano, sembra afflitta da mille preoccupazioni, ma non ne vuole fare parola con il padre. Intanto il pastore Roberto, amico d’infanzia del barista di Capriata, pare scomparso nel nulla. Grazie all’insostituibile aiuto di Viola, la pecora del Camerun ormai divenuta la mascotte del gruppo, Stefano e il suo fidato Sergente Garcia riusciranno infine a giungere alla terribile verità che si cela dietro l’omicidio della giovane Rosa. Ma la potranno davvero considerare una vittoria, questa volta?" Molto belle le descrizioni dei luoghi e dei personaggi. Traspare l'amore dell'autrice per la sua terra, per le tradizioni popolari e la cucina tipica.Milka è sempre attenta ai particolari. L'uso frequente delle espressioni dialettali tradisce la sua passione per i luoghi,  le tradizioni,  il passato, la vita di montagna dove il progresso è rallentato rispetto alla città. Anche l'esperienza professionale giornalistica acquisita in passato dall'autrice caratterizza le trame dei suoi romanzi. Il finale è aperto e questo ci lascia pensare e sperare che Milka abbia già in mente un seguito. La copertina è artistica anche per questo secondo episodio dei "Delitti di Capriata". Si tratta di una rielaborazione grafica di un'opera dello scultore e pittore trentino Gianni Anderle intitolata "Trame". Molto bella. Voi cosa fate il prossimo fine settimana? Io una gita tra Vetriolo Terme, Castel Selva, Panarotta e Monte Fravort... Mi è venuta voglia di visitare i luoghi in cui sono ambientati gli eventi del romanzo. Nel blog potete leggere l'intervista all'autrice e la recensione di Torna a casa, Viola!, Racconti di viaggio Racconti di vita, Il gatto di Depero. "Il barista osservava con un certo scetticismo il forestiero che aveva davanti. Questi credono che salire una montagna sia come andare a fare la passeggiata sul lungomare! ★★★★☆ scopri come valuto i libri 🍾 spumante
E' uscito esattamente un mese fa l'undicesimo episodio di Rocco Schiavone "Le Ossa parlano", edito da Sellerio. Nonostante le indagini siano avvincenti e Antonio Manzini, in questo suo ultimo romanzo, abbia dato spazio quasi esclusivo al giallo, ciò che mi interessa maggiormente è l'evoluzione del personaggio, che episodio dopo episodio evolve e si fa amare sempre di più, con le sue debolezze, il lutto non completamente elaborato, le delusioni e la depressione. Rocco, con la vendita dell'appartamento romano, lascia per sempre la capitale. Si porta via un solo oggetto: lo specchio di Marina, dalla quale non riesce a distaccarsi. Al ritorno ad Aosta si ritrova ad indagare su delle ossa umane scoperte in un bosco. Sono i resti di un bambino scomparso sei anni prima. L'indagine è dolorosissima per tutta la squadra del vicequestore. Emerge una realtà tristissima, una storia di violenza, di infanzia negata, un mondo sommerso che una volta emerso si fatica a scrollarsi di dosso. Nonostante Manzini abbia riservato al caso la quasi totalità del racconto, la solitudine e la tristezza di Rocco si avvertono in ogni pagina. Sentimentalmente Rocco appare combattuto tra la giornalista Sandra e la collega Caterina, vuole una, l'altra o nessuna. E Marina è sempre nel suo cuore. Io vi confesso che faccio il tifo per Caterina. Mi è sempre piaciuta. Manzini lo sa già dove vuole arrivare. Ha più volte affermato che quello di Schiavone è un unico grande romanzo diviso in molte puntate. Io aspetto con ansia il prossimo episodio. E voi? L'indagine di questo romanzo mi ha ricordato Anime trasparenti di Daniele Bresciani, che ha come tema quello della pedofilia. Curiosità: si è svolto a dicembre presso la Facoltà di scienze cognitive a Rovereto un interessantissimo incontro tra lo scrittore Antonio Manzini e gli studenti del corso di Psicologia dinamica. Guidati dalla professoressa Paola Venuti, gli universitari hanno delineato il profilo psicologico di Rocco Schiavone: personaggio dai tratti schizoidi e borderline, introverso, ritirato e solitario, emozionalmente freddo e socialmente distante, con difficoltà a mostrare le emozioni, impulsivo, con scatti di rabbia immotivata ed intensa, affettivamente instabile. Tuttavia adattivo e funzionale, in progressivo miglioramento e in fase di eleborazione del lutto. Nel complesso non disturbato e mediamente sano. "Avrebbe voluto essere come Michela Gambino, con le sue folli certezze in un mondo lontano dalla realtà e dalle sue imperfezioni. Chissà, si domandò, ognuno si difende dalle botte della vita come può, magari costruendosi un universo parallelo a propria immagine e per la propria sicurezza, evitando le domande senza risposta e la paura della morte e della solitudine. Anche se Rocco non aveva paura della morte né della solitudine. L'abbandono, quello temeva da sempre. E più lo temeva, più la vita lo puniva. Amici, amori, famiglia, affetti sembravano allontanarsi da lui come calamite di segno opposto. Non sapeva come interrompere questa catena, si sentiva impotente e preda della crudeltà del destino. Forse, pensava, se riuscissi a superare il dolore del distacco, non soffrirei più, non succederà più che perda le persone a cui tengo." ★★★★☆ 🍋 limone scopri come valuto i libri
Mario Calabresi racconta in modo molto coinvolgente, quasi fosse un romanzo, la vita di Carlo Saronio, giovane benestante rapito negli anni Settanta dal gruppo di estrema sinistra Potere operaio. Saronio stesso ne aveva fatto parte, ma fu tradito dagli amici con cui aveva condiviso idee politiche e battaglie. A voler far emergere il ricordo di Carlo è stata la figlia Marta, nata otto mesi e mezzo dopo la morte del padre, avvenuta il giorno stesso del rapimento a causa di un errato uso del narcotizzante da parte dei rapitori. Per quarantacinque anni Marta non ha chiesto nulla a nessuno di suo padre. Temeva che far affiorare i ricordi potesse essere troppo doloroso per la madre e la nonna. Un giorno parla con il cugino Piero, missionario, e insieme decidono che è arrivato il momento di capire chi era veramente Carlo Saronio, di scoprire "quello che non ti dicono". Piero e Marta hanno entrambi letto "La mattina dopo" di Mario Calabresi. Concordano che lui sia la persona in grado di aiutarli a fare luce sulla vita di Carlo. Piero scrive a Calabresi una mail, Marta si presenta a lui al termine di un evento letterario. Dopo una iniziale incertezza, Mario Calabresi comincia ad aprire armadi, sfogliare album di foto, visitare i luoghi in cui Carlo viveva, studiava, incontrava gli amici. Calabresi è costretto a tornare agli anni settanta, a fatti che lo toccano in prima persona. Anche lui, come Marta, ha perso il padre per mano di terroristi. Mario Calabresi, giornalista, è stato direttore di "La Stampa" e "La Repubblica". Oltre a "Quello che non ti dicono" ha scritto: "Spingendo la notte più in là", "La fortuna non esiste", "Cosa tiene accese le stelle", "Non temete per noi, la nostra vita sarà meravigliosa" e "La mattina dopo". “Quello che non ti dicono, alla fine te lo vai a cercare.” ★★★★☆ 🍷 vino rosso scopri come valuto i libri
Chi di voi mi legge da un po' di tempo, sa che nei miei consigli di lettura non rivelo mai troppo della trama del romanzo. Anche in questa occasione non mi dilungherò. Ne "Il gatto di Depero" di Milka Gozzer la vita del pittore futurista trentino Fortunato Depero ci viene raccontata da un falegname morto: Mario Nicoluzzi, in vita esperto nella lavorazione del legno con il tornio, suonatore di basso, maratoneta, amante delle frasi palindrome. A Milka Gozzer non piace categorizzare i suoi romanzi e "Il gatto di Depero" infatti è un mix di generi: un po' storia vera, un po' invenzione e un "giallo" da risolvere. Fin da subito si intuisce che un malinteso legato "al gatto di Depero" ha rovinato il rapporto di amicizia tra il famoso pittore futurista e l'abile falegname roveretano. Nel raccontare l'origine e l'evoluzione di questo malinteso, l'autrice ripercorre la storia del Trentino dalla prima guerra mondiale agli anni Sessanta e l'intera vita dell'artista. Questo romanzo ha il grande pregio di farci conoscere Fortunato Depero e ci aiuta a comprendere le sue scelte, molto criticate per la sua presunta vicinanza al fascismo. Milka Gozzer ha una scrittura estremamente avvincente e coinvolgente. Se iniziate un suo romanzo, mettete subito in conto che non riuscirete tanto facilmente ad interromperlo per fare altro. Sa coinvolgere a tal punto che tutto il resto passa in secondo piano. "Può sembrare strano, ma quando sei morto non nutri rancore. I fatti belli e brutti ti appaiono come sulle pagine di un romanzo. Spesso mi sorprendo di aver vissuto quello che ho vissuto senza che io lo avessi cercato, a differenza di Fortunato che invece si dannava come un ossesso. Un fuoco aveva dentro, avrebbe potuto incendiare la mia bottega e tutto il legname ammonticchiato, se solo avesse voluto. Adesso che sono morto vedo chiaramente la natura di quel fuoco e penso ancora a quel dannato gatto. Sì, un gatto di legno. Rifletto spesso su quante possibilità ci fossero. Passo il mio tempo a formulare ipotesi, così, per non annoiarmi. Con il senno di poi è pieno il cimitero, diceva mio padre. Appunto." Qui potete leggere l'intervista a Milka Gozzer. ★★★★☆ scopri come valuto i libri 🍞 pane È in corso al Mart di Rovereto la mostra "Depero New Depero", una grande esposizione dedicata a Fortunato Depero che esplora la modernità delle sue sperimentazioni e l'influenza delle sue ricerche negli ambiti dell'arte, della moda, del design e del fumetto dagli anni Settanta ad oggi. Esposti circa 500 lavori tra opere, disegni, mobili, oggetti, manifesti, fotografie, libri e riviste; una decina di video e film realizzati negli ultimi venti anni; fumetti e oggetti di design, oltre ai famosi bozzetti pubblicitari Campari.
La pista di ghiaccio di Roberto Bolano è un romanzo giallo molto avvincente. La storia è originale e interessante. Tutto ruota attorno alle vicende di tre innamorati e un cadavere ritrovato. Tre voci si alternano nella narrazione dei fatti: quella di un messicano in esilio, innamorato di Caridad, clandestina che vive in un campeggio a "Zeta" (non sarà mai svelato il nome vero della città) e che circola sempre con un coltello nascosto sotto la maglia; quella del gestore del campeggio che ha una storia con la campionessa di pattinaggio Nuria e quella di un grasso funzionario socialista, innamorato della bellissima pattinatrice, che utilizzando fondi pubblici, farà costruire una pista di ghiaccio dentro una grande villa abbandonata di proprietà comunale. Ascoltatelo o leggetelo! Ne vale veramente la pena. Ore di lavoro davanti al computer negli ultimi giorni mi hanno affaticato gli occhi e fatto passare la voglia di leggere la sera, ma non quella di immergermi in un racconto. Quindi, prendendo spunto dai suggerimenti ascoltati al festival letterario "Intermittenze" di Riva del Garda da parte di due redattrici storiche del programma "Ad alta voce", ho "letto con le orecchie" ascoltando il romanzo di Roberto Bolano.

"Ad alta voce" è un programma di Radio3, nato nel 2002 per dare voce e suono ai romanzi. Un format che ha anticipato quello degli audiolibri. Tutte le puntate sono ascoltabili sul sito RaiPlay. Ve lo consiglio! ★★★★☆ 🍾 spumante scopri come valuto i libri
Ogni libro di Carmine Abate parte sempre da una immagine. In questo caso lo scrittore è rimasto colpito dalla visione del Trittico di Segantini (La vita, La natura e La morte), in particolare da un dettaglio de " La Vita" che poi è diventato la copertina del romanzo Carlo Adami, 12 anni, trascorre l'estate in Scanuppia, sopra Besenello, in una baita circolare (come l'atelier di Segantini a Maloja), costruita da nonno Carlo e ristrutturata da suo padre. Qui c'è un quadro di Segantini che apparteneva al nonno, raffigurante una madre con un bambino in braccio seduta ai piedi di un grande albero. La Moma, la nonna di Carlo, svela al ragazzino come mai quel quadro è appeso nella loro baita in montagna e quando Carlo compie 14 anni regala al nipote l'autobiografia di Giovanni Segantini, dono di Bianca, la figlia del pittore, al nonno Carlo. I racconti della nonna e la lettura dell'autobiografia di Segantini contribuiscono a far nascere in Carlo una profonda ammirazione per il pittore arcense. E tra un racconto e l'altro Carmine Abate ci narra l'intera vita di Giovanni Segantini. Carlo Adami, il ragazzo protagonista, è l'alter ego dello scrittore. Il suo nome ha le stesse iniziali di Carmine Abate. Anche la Moma è un suo alter ego e rimarca l'importanza del racconto orale. Segantini è "il cercatore di luce". Lui che è nato in un luogo naturalmente luminoso, dove il lago di Garda riflette una enormità di luce, ha sempre cercato di imprimere nei suoi quadri lo stesso riflesso. La sua è una vera e propria ossessione per la luminosità. Lui stesso diceva che Arco era il suo "sole dentro". Segantini non ha mai dimenticato la sua città natale. Io me lo vedo Giovanni che si muove veloce per i vicoli di Arco, che corre sul Castello, che si bagna nel Sarca. A dire il vero mi immagino anche Carlo sulla Scanuppia, che corre libero e felice nei prati e nei boschi con gli amici, come facevo io da bambina a San Giovanni al Monte (nel Comune di Arco) dove da bambina ho trascorso tutte le estati nella casetta costruita da mio nonno. Mi fa sorridere pensare alla strada che porta da Besenello a Malga Palazzo (la Scanuppia) e alla paura della nonna di Carlo nel percorrerla sulla Jeep del figlio o l'enorme fatica di Carlo scalandola in mountain bike. È una delle salite più dure al mondo, raggiunge pendenze del 45%. Tempo fa mi ero messa in mente di provare a salire in bicicletta. Ho fatto anche un sopralluogo. Per fortuna il Sindaco ha vietato la salita alle bici, altrimenti ci avrei provato e, anche se allenata, probabilmente avrei spinto il mio mezzo per gran parte degli otto chilometri e mezzo della ripida strada. Ad Arco, durante la prima presentazione del romanzo, Carmine Abate ha dichiarato: "Spero di aver scritto un libro etico ed estetico." Nel romanzo, oltre al dettagliato racconto della vita e della morte del pittore, si trovano tanta natura, animali, fiumi,  montagne. Segantini fu un naturalista ante litteram, un personaggio attuale, moderno. Sono orgogliosa di essere arcense e grata a Carmine Abate (e dovrebbero esserlo tutti gli arcensi) che un narratore del suo calibro abbia raccontato la vita e la persona di Segantini. Abate, calabrese di nascita e trentino di adozione, ha lavorato quasi 3 anni per scrivere "Il cercatore di luce", documentandosi, leggendo le 900 lettere di Segantini e dei suoi parenti e amici, studiando tutti i testi in circolazione che parlano di lui e delle sue opere, visitando i luoghi in cui il pittore è stato, confrontandosi con i discendenti, immedesimandosi con lui per regalarci un ritratto il più possibile vero. Inventando, ma con la certezza della verosimiglianza. Carmine Abate ha la capacità di farti entrare nel romanzo, di farti provare empatia per i suoi personaggi, al punto di sentirti così coinvolto da considerarli tuoi familiari. "Lei è Luigia, ma la chiamano Bice. Lui è il pittore Giovanni Segantini, Segantini per noi amici. Uno bravo, molto bravo, che si è fatto da solo. Di Segante già si dice un gran bene qui a Milano. In futuro conquisterà il mondo intero. Ve lo garantisco io che di arte me ne intendo." ★★★★☆ 🍞 pane scopri come valuto i libri io e Carmine Abate ad Arco alla presentazione de "Il cercatore di luce"
Ringrazio Milka Gozzer per avermi dato l'opportunità di leggere il suo romanzo in anteprima (uscirà il 28 ottobre). Quando l'ho ricevuto, senza nessuna intenzione di leggerlo in quel momento, ho iniziato a scorrere, per curiosità, le pagine sul mio e-reader. Ora vi racconto come è andata. La citazione iniziale di Alda Merini mi predispone bene. Non amo particolarmente la poesia, ma adoro la poetessa dei navigli. Tre ore dopo sono ancora lì, incollata alle pagine. Stefano gestisce l'unico bar di Capriata, paese di montanari che l'amministrazione locale cerca di trasformare in località turistica, sfruttando le terme (già meta asburgica di vacanza) e inventandosi una leggenda sul destino dei figli del re Fravort. Viola, la sua pecora del Camerun, è sparita. Stefano è in ansia. (Mi sembra di rivedermi nel giorno in cui la mia gatta Frida sparì. Non era tornata a casa a dormire la notte e il mattino dopo non si trovava. La mia ansia cresceva ogni minuto di più, pensando ad un incidente o ad un rapimento. Alla fine tutto si risolse per il meglio. Era rimasta chiusa in un garage.) Non c'è solo il mistero della pecora scomparsa da risolvere. Bruno Corni, il taxista del paese, viene ucciso con un colpo sparato a bruciapelo. Sembra un'esecuzione. Eppure Bruno è una brava persona, limpido, un gran lavoratore. La sparizione di Viola e l'omicidio sono eventi legati? Non solo giallo, però, in questo romanzo di Milka Gozzer che, come spiega l'autrice nella nota finale, è nato come racconto, per poi evolvere in romanzo breve e infine in un romanzo giallo. L'idea di scriverlo le è venuta durante una escursione in montagna. Mi piace molto la sua scrittura. Evoca suoni, odori, colori attraverso l'uso di similitudini e metafore. Le descrizioni dei luoghi e degli eventi sono accurate. Viene voglia di visitare i posti in cui accadono i fatti. Al contrario i personaggi sono (volutamente?) sfumati. Resta la curiosità di saperne di più di loro. Il sottotitolo "I delitti di Capriata" lascia intendere che ci sarà un seguito. I personaggi avranno modo di delinearsi meglio ed evolvere. Anche cultura, tradizioni, antichi pregiudizi trapelano tra le righe del romanzo. Molti i riferimenti a luoghi e fatti realmente accaduti: l'ospedale psichiatrico di Pergine chiuso nel 2002, le difficoltà attuali che incontrano i pastori nella transumanza, la tempesta Vaia che nel 2018 distrusse 42 milioni di alberi, la banda dei mocheni che alcuni anni fa terrorizzò l'omonima valle, le bellezze naturali della stessa "valle incantata", della zona della Panarotta, del monte Fravort con splendide malghe, sentieri e boschi. Milka Gozzer, romanziera trentina, giornalista professionista, è autrice di numerosi reportage di viaggi e ha pubblicato quattro libri: "Le radici del muschio", "MeL", "Racconti di viaggio Racconti di vita", "Il gatto di Depero". Qui potete leggere l'intervista all'autrice. ★★★★☆ scopri come valuto i libri 🍾 spumante
Il romanzo "L'acqua del lago non è mai dolce" di Giulia Caminito, vincitore del premio Campiello 2021, è una storia di mancato riscatto sociale. Un romanzo che per molti aspetti fa pensare alle storie raccontate da Ammaniti, Avallone, D'urbano. Mi vengono in mente  "Ti prendo e ti porto via", "Acciaio", "Acquanera". Nonostante l'immenso senso di tristezza che trasmette, questo romanzo mi è piaciuto molto. L'ho trovato molto introspettivo. I personaggi sono ben delineati e caratterizzati. La protagonista a momenti infastidisce per i comportamenti che tiene. Certo, la vita non l'ha aiutata. Nata in una famiglia povera, perseguitata dalla sfortuna e dalle disgrazie, ha provato a riscattarsi pensando che lo studio potesse cambiarle la vita. Purtroppo più che una vita propria, vive secondo le aspettative della madre Antonia, al contrario di lei, forte e decisionista,  con idee ben chiare. Vicende come quelle narrate purtroppo accadono. Il romanzo ci permette di venire a conoscere dinamiche familiari e sociali inimmaginabili a chi vive in famiglie, non dico benestanti, ma economicamente autosufficienti. Un romanzo di denuncia che  svela alcune verità sulla società attuale: non basta essere bravi a scuola, costruirsi una valida base culturale per garantirci un buon lavoro e stabilità economica. Ho apprezzato molto la scrittura originale di Chiara Caminito. Curiosità: il nome della protagonista si scopre solo al termine del libro ed è una vera sorpresa.  Sembra quasi l'ennesima presa in giro della vita nei suoi confronti. Ho scelto una scuola difficile dove insegnano le lingue morte che nessuno usa e mi dico che l'ho fatto per le mie amiche, ma la verità è che mi porto dentro una cosa piccola piccola, una ghianda, un insetto, che è la voce di mia madre, a cui devo dimostrare di non essere da poco. Quel noi, che sta là non visto, mi comanda, per me crea castelli in aria e paludi." ★★★★☆ scopri come valuto i libri 🍷 vino rosso
Insegnante di lettere e latino al liceo, Viola Ardone, classe 1974, si è documentata per tre anni prima di scrivere "Il treno dei bambini". Nel secondo dopoguerra 10.000 bambini meridionali provenienti da famiglie molto povere, di cui circa 3.000 di Napoli, furono inviati al Nord, prevalentemente in Emilia Romagna, dai genitori per essere inseriti in nuove famiglie (alcuni per brevi periodi, altri per sempre). Ad organizzare i viaggi ed accogliere i bambini, famiglie comuniste, per solidarietà. Viola Ardone romanza la storia di Amerigo Speranza dei "quartieri spagnoli", 7 anni, figlio unico di Antonietta, nubile e indigente che, dopo non poche titubanze, carica su uno di questi treni il figlio. I bambini che sono stati aiutati dalle nuove famiglie, chi rimanendo per sempre con loro, chi rientrando a casa, continuando a ricevere cibo e sostegni per studiare, sono cresciuti istruiti e molti di loro si sono fatti una posizione nella società. Di Amerigo non vi svelerò nulla, perché la sua é una storia che vale la pena di leggere. Un racconto molto commovente, riflessivo, narrato in prima persona da Amerigo, prima bambino e nell'ultima parte adulto. Curiosità: Viola Ardone presenterà al Salone del libro di Torino 2021 il suo ultimo romanzo "Oliva Denaro", la cui protagonista porta il nome anagrammato della scrittrice. "Tolgo lo spago, apro il pacco piano piano e resto a bocca aperta: è un violino. Un violino vero!" ★★★★☆ scopri come valuto i libri 🍷 vino rosso
Ilide Carmignani, traduttrice di tutti i romanzi e racconti pubblicati in Italia da Luis Sepulveda, legata all'autore da sincera amicizia, quando lo scrittore viene a mancare nel 2020 per Covid, non ci pensa due volte e contatta la moglie dell'autore cileno. Luis ha avuto una vita piena e coraggiosa, ma per modestia non ha mai voluto raccontarsi. Chiede alla moglie di poterlo fare per lui. La compagna ne è entusiasta, così Ilide Carmignani ne scrive la vita utilizzando uno stile a Sepulveda molto caro, quello del racconto in forma di favola. E così incontriamo Luis, detto Lucho, in una biblioteca di Amburgo molto particolare, di cui custode è il gatto Diderot, amico di quello di Sepulveda, Zorba. In quella magica biblioteca in cui si va per consultare libri, ma anche per scrivere il racconto del giorno più felice della propria vita e lasciarlo in un cassetto di un armadio speciale, Luis inizia a scrivere della propria vita, perché un solo giorno è troppo poco per metterlo in quel cassetto. Nelle pagine troverete il racconto della sua nascita, dell'incontro con la moglie, delle sue lotte in Sud America, dei 1000 giorni a fianco del presidente Salvador Allende, dell'esilio dal Cile, del suo ruolo nelle lotte a difesa dell'ambiente e tanto altro. Una biografia adatta a tutti, grandi e piccini, arricchita da una poesia e dalla post fazione della moglie di Sepulveda, la poetessa Carmen Yanez, detta Pelusa. Prosa molto particolare, con più piani di scrittura: la fiaba che si intreccia con il racconto "autobiografico" di Lucho. Ilide Carmignani è la traduttrice di Jorge Luis Borges, Luis Cernuda, Carlos Fuentes, Almudena Grandes, Gabriel García Márquez, Mayra Montero, Pablo Neruda, Octavio Paz, Arturo Pérez-Reverte, Luis Sepúlveda e Roberto Bolaño. "Attraverso il genere della favola, creando personaggi ispirati dalla grandissima intesa che aveva con la natura e gli animali, Lucho ha esaltato i valori di cui era fatto per passare all'umanità i concetti etici della diversità, dell'uguaglianza, del rispetto dell'altro e della solidarietà." ★★★★☆ scopri come valuto i libri 🍞 pane
Donatella di Pietrantonio, abruzzese e odontoiatria di professione, potrebbe scrivere qualunque storia, anche la più banale, e saprebbe renderla interessante, talmente è bella la sua scrittura. "Borgo Sud" rappresenta il sequel dell’"Arminuta", bellissimo romanzo in cui l’autrice racconta una storia di abbandono e di riscatto. Nel primo romanzo, vincitore del Premio Campiello 2017, l'autrice narra la storia di una ragazzina tredicenne che viene rimandata alla famiglia d'origine, dopo aver vissuto fin da piccolissima con persone che ha sempre creduto essere i suoi genitori. Si trova così ad affrontare una vita dura, in un ambiente povero, grezzo e molto diverso da quello in cui viveva. Al termine del romanzo si capirà il motivo del suo rientro nella famiglia d'origine.  Non è però necessario averlo letto per affrontare "Borgo Sud". Nel secondo romanzo, l'Arminuta, termine dialettale traducibile in «la ritornata», è cresciuta, ha studiato ed ora vive a Grenoble in Francia. Una telefonata dall'Italia la costringe a ritornare al paese natale. Durante il viaggio di ritorno affioreranno i ricordi e ci racconteranno quanto accaduto dopo aver lasciato l'Arminuta ragazza. Borgo Sud esiste. È un quartiere di Pescara,  un quartiere povero, di pescatori. Isolina esiste ed ha ispirato l'omonimo personaggio di "Borgo Sud". Il romanzo ha conquistato il secondo posto del premio Strega 2021. ★★★★☆ scopri come valuto i libri 🍷 vino rosso
"La bambina e il nazista" è un romanzo storico dietro al quale c'è un grande lavoro di documentazione a cura della co-autrice Scilla Bonfiglioli. I fatti narrati sono realmente accaduti seppure siano stati romanzati nel racconto. La storia della bambina è inventata, ma trae spunto da una vicenda vera, di cui c'è traccia nel processo di Norimberga. Un nazista viene scagionato da una bambina che dichiara di essere stata prigioniera nei campi di Sobibor e Majdanek e di essere stata salvata da un nazista. Il come e il perché sono frutto della fantasia dei due autori. Tuttavia i fatti narrati di quanto accadeva nei campi di concentramento sono reali. Purtroppo la realtà supera la fantasia. Il romanzo è scritto come un thriller, con ritmo incalzante, fluido, scorrevole, avvincente, nonostante l' orrore dei fatti narrati. È ambientato in due campi di concentramento, Sobibor e Majdanek, tra i più feroci e spietati, in cui si attuava l'operazione Reinhard, il progetto di sterminio degli ebrei polacchi. Ho trovato molto originale che la vicenda sia stata raccontata dal punto di vista del nazista. Ciò ha permesso un'indagine psicologica profonda del protagonista. Un romanzo che mi ha lasciato molto. Vale davvero la pena di leggerlo. Scritto molto bene. Non si avvertono minimamente le "quattro mani". Ho letto "La bambina e il nazista" per il Grande torneo letterario di Robinson. Vedendola partire,Hans strinse i pugni. Avrebbe voluto che esistesse una giustizia, al di là degli uomini e degli eserciti, qualcosa di superiore che mandasse un fulmine ad abbattersi su di lei. Ma se c'era una cosa che aveva imparato a Majdanek e a Sobibor era che la giustizia non esisteva: chi aveva il braccio più forte poteva annientare creature innocenti senza che gli venisse chiesto di pagare alcun prezzo." ★★★★☆ scopri come valuto i libri 🥃 amaro digestivo
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Mi chiamo Cristiana Bresciani, sono una mamma lavoratrice, sportiva e mangiatrice di libri. Vivo in Trentino, sul Lago di Garda. Amo viaggiare con la testa tra nuvole di libri e nel mondo con i piedi agganciati ai pedali di una bicicletta.

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