Tutto vero purtroppo nel docu-romanzo di Andrea Tomasi "Le insospettabili che rapirono Salvini" ispirato alla video-inchiesta "Pfas, quando le mamme si incazzano", tranne il rapimento di Matteo Salvini.
Grazie a questo espediente l'autore è riuscito a trovare un modo simpatico per tenere il lettore incollato al libro e trasmettergli una montagna di informazioni.
Sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) sono state scoperte molti anni fa in Veneto in una falda acquifera grande come il Lago di Garda. A causare l'inquinamento è stata un'azienda che produceva materiale impermeabilizzante.
Confesso che non conoscevo questa bruttissima vicenda di inquinamento ambientale.
Le protagoniste del romanzo sono quattro simpaticissime donne che attraverso un’azione eclatante vogliono imporre all’attenzione della politica e dell’opinione pubblica il dramma di chi vive in un territorio contaminato.
Salvini è l’ostaggio ideale per attirare l'attenzione sul tema. Viene tenuto prigioniero in un vecchio camper e portato in giro per l'Italia.
Comicità e tragedia convivono benissimo in questo romanzo. La comicità non infastidisce, anzi, permette al lettore di apprendere fatti e vicende da "film dell'orrore" senza deprimersi.
E non è facile non inorridire davanti all'indifferenza di chi sapeva e non ha fatto nulla.
Il libro è assolutamente da leggere. Complimenti all'autore! La lettura è svago, ma quando riesce a trasmettere informazioni importanti e a smuovere le coscienze è molto di più.
Ho letto "Le insospettabili che rapirono Salvini" mentre ero al mare, all'Isola d'Elba. Mi sono sentita "ostaggio" del libro. Ho saltato bagni per restare con gli occhi incollati al mio e-reader.
Consiglio anche la visione del documentario di Andrea Tomasi "Pfas, quando le mamme si incazzano"
Andrea Tomasi, giornalista e documentarista, si occupa di ambiente, salute e incazzature varie. È autore di libri e docufilm.
Il mio amore per la letteratura ultimamente è alimentato da nuove forme di "lettura".
Dopo aver scoperto gli audiolibri e avere quindi apprezzato le qualità di "leggere con le orecchie", mi sono avvicinata a tipologie ancora più nuove: i podcast letterari e le fiction sonore.
Ho adorato "La disciplina di Penelope", serie podcast ispirata all'omonimo romanzo di Carofiglio e prodotta da Chora Media per Rai Radio1.
Dopo aver letto il romanzo l'anno scorso ed averlo apprezzato molto - potete leggere qui la mia recensione - ho recentemente ascoltato la trasposizione del romanzo nel moderno "radiodramma". Un genere mai realizzato prima in Italia con numerosi attori, registrazioni on field con tecnologie di registrazione binaurali. La fiction va ascoltata con le cuffie per poter godere di un'esperienza di ascolto totalmente immersiva.
Il risultato è sorprendente.
★★★★★
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"Il primo luglio del 2015, l’American Ballet Theatre di New York promuove Misty Copeland nel ruolo di principal dancer: è la prima volta nei 75 anni di storia della più importante compagnia di balletto USA che
un’afroamericana arriva così in alto. Da quel giorno il mondo della danza classica americana cambia per sempre, diventando meno elitario e più inclusivo. Tutto grazie al talento, allo spirito di sacrificio e alla resilienza di Misty Copeland. Nel libro l’autrice ripercorre le tappe più importanti della vita della ballerina: i racconti sono
arricchiti da interviste esclusive ad amici e colleghi di Misty Copeland: l’étoile Roberto Bolle, il fotografo e regista Fabrizio Ferri, la promessa della danza Virginia Lensi e Lauren Anderson, una delle prime ballerine
nere di successo e grande mentore di Misty."
Grazie alla bravura dell'autrice, la giornalista Cristina Sarto, "Misty Copeland" è un libro che una volta aperto si fatica a chiudere. Avvincente come un thriller, ti tiene incollato alle pagine con la voglia di continuare a leggere e allo stesso tempo la speranza che duri il più possibile.
Quella narrata è la vita di una ragazzina afroamericana, Misty Copeland, di famiglia molto povera, che a tredici anni comincia a danzare, scoprendo di avere un talento eccezionale. All'inizio gli ostacoli alla realizzazione del suo sogno di diventare ballerina professionista sono determinati dalla famiglia povera da cui proviene e dalle conseguenti difficoltà ad allenarsi ed acquisire una adeguata cultura coreutica (attività molto costose). In seguito la progressione della sua carriera sarà rallentata dal colore della sua pelle e dalle caratteristiche del suo corpo (muscoloso e prosperoso) che non rispecchiava gli standard richiesti. Grazie alla sua tenacia e determinazione, Misty diventerà una ballerina di successo, molto conosciuta e attivista per far riconoscere nel mondo della danza il diritto al proprio corpo senza imposizioni di colore della pelle o di taglie predefinite.
"Sarò chi voglio essere" è il motto di Misty che tutti dovremmo cercare di fare nostro.
Ringrazio Lorenzo Battaglia, l'editore di "Misty Copeland", per avermi suggerito di leggere questa appassionante biografia e avermi inviato una copia del libro.
Suggerisco la lettura a tutti (maschi e femmine, adulti e ragazzi), ma in particolare a mia nipote Jasmine, bellissima "ballerina moderna" con un passato da "ballerina classica", che come Misty ha sangue misto (italiano e sudamericano), la pelle color caffelatte, un corpo muscoloso, un bosco di capelli ricci e tanto talento per la danza.
"Misty Copeland sa bene che se la sua carriera di ballerina è un impegno a termine, dettato dai limiti dell'età, quello di attivista per i diritti degli afroamericani sarà per sempre".
L'autrice, Cristina Sarto, è una giornalista italiana. Ha vissuto per 12 anni a New York e ha collaborato per Donna Moderna, Io Donna, Style Magazine, Grazia, Flair, Glamour.
Oggi si occupa anche di comunicazione e produzioni video.
★★★★★
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Clip della partecipazione di Misty Copeland nel film Disney "Lo schiaccianoci e i quattro regni"
Da un'idea di Misty Copelan nata durante il lockdown viene realizzato il video "Swans for Relief" con finalità di raccolta fondi a favore di chi è in difficoltà
Misty Copeland
Cristina Sarto
A Natale ho ricevuto in regalo "Alfonsina e la strada", la biografia romanzata della ciclista italiana Alfonsa Rosa Maria Morini, coniugata Strada, unica donna ad aver corso il Giro d'Italia nel 1924.
La vita di Alfonsina ci viene raccontata in modo molto coinvolgente da Simona Baldelli, scrittrice e appassionata di sport, che ha subìto il fascino della ciclista ed ha voluto scriverne un romanzo per omaggiarla.
Soprannominata la regina della pedivella, Alfonsina, negli anni della prima guerra mondiale, chiese ed ottenne di gareggiare con i maschi nel Giro di Lombardia. In quegli anni tutte le gare femminili erano state soppresse ed Alfonsina lo riteneva ingiusto. "Maschi e femmine sputavano sangue sui pedali tale e quale" diceva.
A sostenerla nelle sue sfide c'era il marito che le aveva costruito anche "un marchingegno con pedali e molle perché lei potesse allenarsi in casa anche nei giorni in cui nevicava o pioveva troppo per andare in strada."
Ammiro Alfonsina che ha saputo farsi valere, non rinunciare ai propri sogni per il solo fatto di essere una donna.
Ciò che ha sempre cercato è il proprio limite, per superarlo e spostarlo più in là.
Nata in un'epoca e in luoghi in cui, per una donna, era disonorevole praticare sport, Alfonsina ha contribuito tantissimo con la sua caparbietà a far sì che tutte noi oggi possiamo correre felici in bici per le strade, senza essere additate come delle puttane, delle matte o il diavolo in gonnella.
Quando, a quindici anni, io ho iniziato ad allenarmi per gareggiare nel mezzofondo, dove vivo non c'era una società di atletica leggera con un vivaio giovanile. Io mi allenavo con ragazzi (maschi) più grandi di me e mio padre, all'inizio, non era molto contento che corressi in pantaloncini corti per le strade. Poi se ne fece una ragione. Ma l'idea che lo sport fosse da riservare agli uomini, nelle periferie e nei ceti medio-bassi, è sopravvissuta a lungo.
Alle perplessità degli organizzatori di fronte alla sua richiesta di poter gareggiare con gli uomini, Alfonsina osservò: "La gente farebbe chiasso perché sono la prima. Ma io potrei dare l'esempio. In futuro non lo noteranno nemmeno."
Oggi Alfonsina è considerata una delle pioniere della parificazione di genere in campo sportivo. È stata una femminista inconsapevole.
Più di tutto ha sofferto per le carenze affettive e la mancanza di comprensione da parte della sua famiglia. Degli insulti degli estranei non le importava.
Povertà affettiva e materiale, fama ed oblio. Queste le tre fasi della vita di Alfonsina che non merita assolutamente di essere dimenticata.
Lei è stata anche la detentrice del record del mondo di velocità femminile, 37km/h, stabilito nel 1911, quando aveva vent’anni e nel 1938, a 47 anni, conquistò il record femminile dell’ora a Longchamp, in Francia, fissandolo a 35,28 chilometri. Nello stesso anno stabilì il record mondiale femminile delle 12 ore correndo per 325 km.
Leggere questa biografia è stato per me molto bello. Mi sono immedesimata in Alfonsina. Ho lottato, sofferto e gioito con lei.
Chi mi conosce sa quanto mi è pesato abbandonare l'agonismo nella corsa e nel duathlon e che, nonostante siano passati esattamente tre anni dalla mia ultima gara, io non mi sono arresa. Ci credo ancora di poter tornare a gareggiare.
★★★★★
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"La regina degli scacchi" è un romanzo di Walter Tevis, pubblicato per la prima volta negli Stati Uniti nel 1983 e in Italia nel 2007 da Minimum Fax, ripubblicato da Mondadori nel 2021 in seguito all'enorme successo dell'omonima serie Netflix.
Di scacchi sono anni che sento parlare a casa mia. Non gioco, ma conosco le regole, so muovere i pezzi e quando i miei figli erano piccoli e gareggiavano ho frequentato i tornei. Conosco l'ambiente, le emozioni suscitate dalle partite, vinte o perse, il rito dell'analisi post partita.
I termini tecnici usati io li comprendo, ma non è necessario intendersene di scacchi per capire il romanzo.
Io non gioco a tennis, eppure ho letto "Open" di Agassi e l'ho adorato.
"La regina degli scacchi" è la storia di un'orfana, Elisabeth Harmon, che scopre per caso il suo immenso talento e da quel momento la sua vita non è più la stessa.
Beth trova negli scacchi la via di fuga dalla realtà, tuttavia i dolori e le insicurezze che si porta dentro si fanno sentire e non è facile per lei superarli. Dovrà combattere contro la dipendenza da alcool e farmaci.
Il romanzo è molto bello. L'ho divorato. Scritto molto bene, scorrevole e avvincente come un thriller.
Ho guardato anche la serie televisiva, realizzata in modo impeccabile e nel complesso molto attinente al romanzo.
Imperdibili entrambi.
Il titolo originale "The Queen's Gambit" (il Gambetto di donna), nome di un'apertura scacchistica che nel romanzo ha una certa importanza per Beth, evidentemente agli editori italiani non piaceva ed è stato sostituito con, a parer mio, il più banale "La regina degli scacchi".
Curiosità: si dice che l'autore nel creare il personaggio di Elisabeth Harmon si sia ispirato alla biografia dello scacchista americano Bobby Fischer, campione del mondo nel 1972 battendo il grande maestro sovietico Boris Spassky.
“Fu la prima vittoria di Beth. Tutta la tensione era svanita e quella che sentiva era l’emozione più bella che avesse mai provato in vita sua.”
★★★★★
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Qui sotto il trailer della serie Netflix "La regina degli scacchi".
"Vecchie conoscenze" di Antonio Manzini é il decimo romanzo con protagonista il vicequestore Rocco Schiavone.
Manzini ha creato un personaggio che è quasi impossibile non amare.
In questo episodio le indagini restano quasi in sottofondo. Sofia Martinet, professoressa in pensione, viene ritrovata morta nel suo appartamento, colpita alla testa con un oggetto pesante.
A mano a mano che l'indagine procede, anche le vicende umane di Schiavone e degli altri personaggi evolvono e scopriamo sempre di più di loro. Questa volta l'autore ha affrontato, tra le altre cose, anche il problema dell'emarginazione dei gay.
La presenza di Marina torna a farsi sentire frequentemente, segno che Rocco é infelice e non sta bene. Rocco é acciaccato, stanco, stufo di avere a che fare con la parte peggiore dell'umanità.
Gabriele, il ragazzo ex vicino di casa di Rocco che il vicequestore aveva ospitato in casa sua, con la madre, per un breve periodo, é partito per Milano. Rocco si sente solo. Gabriele è entrato nel suo cuore e ormai è quasi un figlio per lui.
"Non siamo amici, non lo siamo mai stati, e forse non lo saremo mai. Lavoriamo insieme. A volte ci avviciniamo, poi ci allontaniamo, come branchi di pesci in mezzo all'oceano. Ma la sapete la cosa strana? Mi siete rimasti solo voi. Per quanto sia dura e difficile ammetterlo, non ho altri che voi..."
Il finale è davvero sorprendente, inaspettato.
Molte vecchie conoscenze si faranno vive. Gran parte del passato di Rocco si chiarirà.
Manzini questa volta non mi ha delusa nemmeno un po'. "Vecchie conoscenze" non ha nulla a che vedere con la virata verso il genere "rosa" che si avvertiva in "Ah l'amore l'amore" e che io avevo un po' criticato.
"Lui lo sapeva, ci sono dei giorni in cui si percepisce che un pezzo della nostra vita se n'è andato, e seppelliamo la nostra faccia di una volta perchè non ci appartiene più."
★★★★☆
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Ho letto "Il grande Gatsby" per il Torneo "Americani" di Robinson un po' prevenuta. Lo avevo già letto moltissimi anni fa nella versione in inglese per studenti e non lo avevo molto apprezzato, forse a causa del mio inglese non eccellente o forse a causa della versione scolastica "ridotta e adattata".
Il film con Di Caprio ha contribuito a pormi degli interrogativi sulle qualità del romanzo.
In realtà la lettura si è rivelata una sorpresa.
Gatsby è un personaggio misterioso. Poco si sa di lui, all'inizio. Ricchissimo e terribilmente solo. Un unico desiderio lo muove. Morirà solo, illuso di poter raggiungere il suo obbiettivo.
Lo ho molto apprezzato. Tuttavia nulla ha potuto nello scontro con "Furore".
"Quando stai per metterti a criticare qualcuno - mi disse - ricordati che nessuno al mondo ha avuto i vantaggi che hai avuto tu."
★★★☆☆
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Bellissimo il racconto "Gisella e io" del giornalista Gabriele Buselli, vincitore del concorso letterario "Verso la biblioteca" organizzato dall’Associazione Culturale Aria insieme all’Associazione Teatro delle Garberie, con il sostegno della Provincia Autonoma di Trento e della Fondazione Caritro.
Un racconto ambientato in biblioteca, legato al romanzo "Gisella" di Carlo Cassola.
In poche righe l'analisi profonda della vita di un uomo, del suo rapporto con la moglie e dei legami affettivi.
"Gisella e io" parla d'amore, di sentimenti e di rimpianti. Mi ha ricordato Lacci di Domenico Starnone.
Chissà che Gabriele non ci regali presto un romanzo.
"Il dorso di un libro di colore rosso vermiglio aveva inciso a caratteri dorati il titolo ”Gisella” di Carlo Cassola. Brillava e, non so perché, attirò la mia attenzione. Me lo immaginai, Cassola, che sacramentava dall’al di là. Il suo libro con la copertina rosso vermiglio… Lui, scrittore schietto dell’immediato dopoguerra. Grandissimo nell’arte di sublimare le situazioni, era davvero improponibile immaginarlo vestito di rosso con greche dorate. No, proprio no."
★★★★☆
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Mentre molti di voi stanno leggendo l'ultimo romanzo di Manzini, balzato nei primi posti delle classifiche della settimana in pochissimi giorni, io ho letto un libro inviatomi dall'autore stesso due giorni fa.
Un giovane scrittore alla sua terza opera, ma che personalmente non conoscevo.
Nonostante fosse in fondo alla mia lunghissima lista di libri da leggere, "Effetti collaterali" di Rosario Russo "mi ha scelta" ed ha saltato la fila.
Incuriosita dal fatto che i 6 racconti sono ambientati ad Acireale (ed io ho un debole per gli scrittori siciliani e per i romanzi ambientati in Sicilia) ho iniziato a leggerlo e sono rimasta rapita dalla bravura dell'autore.
Sei racconti, uno più bello dell'altro, in cui Rosario ci trasmette l'amore per la sua terra e, tra invenzione e realtà, mette il dito nelle piaghe siciliane.
L'amore dell'autore per Verga e per Acireale è palpabile e si intuisce la voglia che i siciliani si riprendano le proprie tradizioni, preservino la bellezza dei luoghi e combattano la mafia.
Commovente, bellissimo, ma purtroppo vero, il racconto dedicato ad Annalisa Isaia, uccisa dallo zio perché frequentava coetanei appartenenti a clan mafiosi avversari.
Molto bello e profondo anche "Il delitto delle cartoline" con protagonista Vincenzo Cantone, giovane scrittore di Acireale. Racconto misterioso e sentimentale. Forse c'è qualcosa di autobiografico in questo personaggio con alle spalle studi commerciali e che vuol leggere Platone.
E poi ci sono i racconti gialli veri e propri, con l'ispettore Traversa e il Commissario Stuto.
In tutti traspare l'amore per il proprio paese e per il mare come il mio per il Garda e le montagne.
In Sicilia ed ad Acireale ci sono stata. Luoghi bellissimi. L'unico posto per cui sarei disposta a lasciare il Garda trentino è per la Sicilia.
Senza nulla togliere a Manzini e agli altri autori famosi, vi invito a leggere anche autori meno noti, perché possono sorprendere.
"Traversa sospirò. Del resto era lunedì e si sa che riguardo a squallore i lunedì non temono rivali."
★★★★☆
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Questo libro me lo sono gustato.
Non avevo la possibilità di leggere molte ore ogni giorno in questo periodo e quindi l'ho letto con calma e l'ho trovato davvero molto bello.
Mi piacciono le biografie. Danno l'opportunità di conoscere più intimamente personaggi famosi, di comprendere meglio i loro atteggiamenti e le loro scelte.
Lynn Hill l'ho vista più volte scalare a Rock Master ad Arco. Lo vinse cinque volte.
È stata una splendida atleta, campionessa del mondo.
Indipendente e determinata, con una personalità forte, fin da piccola.
Lynn nasce a Detroit nel 1961. Quinta di sette fratelli.
Ha origini europee. Il bisnonno era italiano. Si chiamava Fucentese, ma cambiò il suo cognome in Hill, la bisnonna era tedesca e la nonna scozzese.
Ha sempre praticato sport ad ottimi livelli, fin da bambina, passando dal nuoto, alla ginnastica artistica, e infine all'arrampicata. Mentre frequentava l'università di Santa Monica si allenava con la squadra di atletica e corse anche i 1500 e i 3000m.
Le sue doti erano notevoli,
Molto minuta e leggera: 1m57 per 45 kg, con dita piccolissime che si infilavano in ogni fessura.
Le insegnò ad arrampicare il fidanzato della sorella che morì alcuni anni dopo in una spedizione sull'Aconcagua.
Da giovanissima trascorse mesi nello Yosemite ad arrampicare, vivendo con pochi dollari in tasca, quasi come una barbona e allenandosi con i più forti arrampicatori del momento.
Innumerevoli le avventure, i racconti e gli aneddoti svelati in questa bellissima biografia che inizia con il racconto della terribile caduta avvenuta in Francia in allenamento a causa di una assurda distrazione e da cui uscì miracolosamente solo con molte botte e qualche lesione. Un cespuglio attutì la caduta e le salvò la vita.
A Las Vegas, dove visse per un po' col fidanzato, arrampicava sulle Red Rocks, ma faceva la fame.
A Santa Monica fu coinvolta in alcune trasmissioni televisive. Per guadagnare qualche soldo si prestava ad imprese acrobatiche e tentativi di record. Finché non si rese conto che non era il caso di rischiare la vita per due soldi.
Successivamente si trasferì in Francia, dove si guadagnò da vivere gareggiando.
Nel 1992, dopo aver vinto il suo quinto Rock Master, lasciò l'agonismo e tornò a vivere in America.
Lynn, nel libro, ci parla anche di Arco, delle sue vittorie al Rock Master, dell'albergo Cattoi in cui soggiornava e della signora Marisa, la proprietaria.
Il libro, pubblicato nel 2002 e ormai quasi introvabile, è scritto in realtà da Greg Child, arrampicatore e scrittore e tradotto in italiano da Giulia Baciocco.
"Essendo la mia ultima partecipazione all'appuntamento annuale di Arco, ero motivata a dare veramente il meglio di me stessa. Arco rappresentava per me la Wimbledon dell'arrampicata sportiva. Ogni anno migliaia di vivaci spettatori si radunavano per vedere in azione i migliori scalatori del mondo. Quando arrivai in cima alla via della finale, segnando la mia quinta vittoria nel Rock Master, provai l'appagante sensazione di aver portato a termine qualcosa."
"Ad Arco ci sistemammo all'Albergo Cattoi, una caratteristica locanda a conduzione familiare dove gustammo un pasto delizioso servitoci da Marisa e dalla mamma, le quali, visto che nessuno tra noi parlava una lingua comune, si facevano capire ricorrendo a parole straniere e gesti amichevoli."
"Ho anche vissuto in Italia per qualche tempo, dove ho arrampicato sulle splendide Dolomiti e in altre zone famose."
★★★★☆
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Camillo Ischia nasce nel 1953 ad Arco. Figlio di piccoli coltivatori. Amante della lettura. Nella sua vita ha viaggiato per lo più con i libri. In una recente intervista ha dichiarato di non essere social, di non andare a riunioni politiche, di non scrivere con il computer, di non fare jogging o altro sport, di giocare però a Risiko da trent’anni alla Beppa Giosef e di animare il Circolo di Cultura Popolare da cinquant'anni.
Il romanzo "Il mestiere del detective" è un giallo/noir ambientato nella seconda metà degli anni '70 ad Arco, tra circoli culturali di sinistra, cineforum e neonazisti.
E tra le pagine di questo "giallonongiallo", "noirnonnoir", "romanzettononromanzetto" (come lo definisce Carlo Martinelli nella prefazione), si riconoscono personaggi, luoghi e avvenimenti reali della storia arcense: la Pasticceria Moderna, Villa Igea (attuale sede della Cassa Rurale), il Bar Centrale, il Caffè Trentino, il Sanatorio Argentina, il night-club Sayonara (dove è realmente accaduto un omicidio), il poeta Luciano Malfer, il Bepi Filippi (capo redattore della redazione dell'Alto Adige a Riva del Garda) e il Teofilo (pittore polacco, amante degli scacchi che viveva in miseria ad Arco), Benito Mancabelli (esponente del partito comunista locale), l'omicidio-suicidio Venturini. E ce ne sono altri che io, per questioni anagrafiche, non sono certa di aver riconosciuto (la giovane Irene che vuol fare la giornalista, Paolino, gli eredi dell'importante industriale tedesco con villa al Bruttagost e il professor Augusto).
Camillo Ischia colloca le vicende narrate tra delitti realmente accaduti e altri inventati, sparatorie e pestaggi, in cui il detective Piero Bortolotti, ex poliziotto, si trova ad indagare.
"Il mestiere del detective" di Camillo Ischia, parafrasando Carofiglio, lo intitolerei "La versione del Bortolotti".
Il racconto inizia nel 2010, anno in cui l'ex detective Bortolotti viene ricoverato nella Pia Casa della Divina Provvidenza. E lì conosce l'ingegnere minerario Giulio, suo compagno di stanza (la 237! chiaro richiamo alla trasposizione cinematografica di Kubrick di Shining di S. King).
Per poi tornare agli anni 70 in cui accadono le vicende narrate e in particolare l'omicidio del segretario del partito comunista Palmiro Bergamini.
Ma non vi svelerò altro della trama per non rovinarvi la lettura.
Il romanzo è strutturato in modo molto originale, "rompe gli schemi del racconto" con continui salti temporali e cambi della voce narrante, addirittura con l'ingresso del narratore nei dialoghi dei protagonisti. Un metaracconto alla stregua di "Riccardino", opera postuma di Andrea Camilleri con protagonista Montalbano.
Camillo Ischia non lo sa, ma io ho un debito nei suoi confronti. In un certo senso il mio blog è nato grazie a lui. Il giorno in cui è uscito sul giornale un articolo che annunciava la pubblicazione del suo romanzo, ho incontrato per la strada un'amica che mi ha chiesto se lo avevo letto e mi ha detto che avrebbe aspettato una mia recensione per farlo, perchè io ero la sua "book influencer". Tornata a casa ho riflettuto sulle sue parole ed una settimana dopo è nato LibriCitando, il mio blog di recensioni letterarie.
"- Questa storia è assurda, non sta in piedi nulla!-
- Lo so - risponde sconsolato Cesconi -e la colpa è di quel coglione che la sta scrivendo. Adesso voglio vedere come fa a tirarci fuori da questo casino! Cazzo, non siamo mica il RIS di Parma! -"
★★★☆☆
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"Il ciclista curioso" di Davide Cassani e Giacomo Pellizzari ( prefazione di Gianni Mura) è una bellissima guida "galattica" per ciclisti.
Scritto molto bene, a tratti addirittura poetico.
Per ogni percorso (in totale sono 20) c'è una scheda tecnica, la descrizione del percorso, l'introduzione "sentimentale" con citazioni letterarie e culturali, la cartina e i consigli su cosa visitare e quali cibi gustare.
Un ottimo lavoro destinato a tutti i ciclisti "curiosi" che non si limitano a pedalare a testa bassa attenti solo al cronometro. Quelli sono i ciclisti "furiosi".
Recentemente ho eseguito presso l'ospedale di Rovereto un esame lungo ed impegnativo.
Il medico che lo ha effettuato, sapendomi una sportiva, mi ha chiesto di estraniarmi dalla procedura e pensare di essere in bici e di fare un bel giro.
Non è stato facile trovare la concentrazione, ma ci sono riuscita, sebbene non per l'intera durata.
Mi sono immaginata, in sella alla mia bici, partire da Varignano ed arrivare a San Giovanni fino alle Marcarie, poi cambiarmi le scarpette e fare il giro di corsa dei Prai da Gom e poi di nuovo in sella per ridiscendere.
Ho rivisto mentalmente l'intera strada, ogni curva ed ogni abitazione, che conosco come le mie tasche per esserci salita centinaia di volte.
Leggendo "Il ciclista curioso" di Davide Cassani e Giacomo Pellizzari, mi sono ritrovata nel pensiero di Gianni Mura che nella prefazione dice: "Si può pedalare anche con la testa."
Se sono riuscita ad immaginarmi mentalmente nei minimi dettagli l'intero percorso significa che anch'io in passato sono stata una "ciclista curiosa", capace di guardarsi intorno mentre pedala.
Se ci fosse stata qualche foto dei luoghi avrei attribuito a questo libro 5 stelle.
"la bici non è solo uno sport o un mezzo di trasporto. E' anche uno strumento di scoperta. La bicicletta è prima di tutto un punto di vista, un modo di vedere le cose. Una lente di ingrandimento straordinaria sul mondo, capace di farci vedere cose che altrimenti non noteremmo."
★★★★☆
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"L'istante largo" è un romanzo di Sara Fruner con protagonista un ragazzo quindicenne di nome Macondo, il cui quadro preferito si intitola "Gracias Gabo".
La storia è narrata dal ragazzino che ci parla con linguaggio e pensieri tipici della sua età, seppure molto profondi, e una nonna che racconta la sua vita attraverso lettere e bigliettini.
Tre mamme per Macondo che non ne ricorda nemmeno una e una nonna, Rocio Sanchez, pittrice famosa di origine cilena, trapiantata in Italia, con un breve tratto di vita trascorso a New York.
Macondo cerca di scoprire chi delle tre è la sua mamma biologica e che fine ha fatto.
Uno stile narrativo tragicomico, tipico degli autori sudamericani (che io amo molto), per un romanzo scritto da una rivana trapiantata negli Stati Uniti.
Una splendida sorpresa. Non conoscevo l'autrice, poetessa al suo primo romanzo, ma ho acquistato e letto il suo libro appena uscito.
Sono rimasta affascinata dalla sua scrittura, divertente e commovente allo stesso tempo, molto originale. Si alternano racconti del passato e del presente, narrati attraverso lettere, mail, bigliettini e prosa.
Un esordio brillante per Sara Fruner.
La sua scrittura mi ricorda per molti aspetti quella di Isabel Allende.
Curiosità: Sara scrive: "c'è un paese in mezzo alle Dolomiti che per tre mesi all'anno, d'inverno, non vede il sole."
Si riferirà a Pré in Valle di Ledro che da S.Martino (11 novembre) a S.Agata (5 febbraio) i raggi del sole non riescono a baciare?
"Il passato non si contiene. È ovunque, e sempre, come l'aria. Vive dentro e fuori di noi, nei nostri passi, nei nostri gesti."
★★★★☆
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