"Giallo Rivano" è il libro giusto per trascorrere una domenica di marzo che, come oggi, alterna il sole alla pioggia. Quando il sole "va in nuvola" e l'Ora del Garda soffia furiosa e gelida, è meglio chiudersi in casa al calduccio a leggere un libro.
Il medico altogardesano Vinicio Zuccali, già autore di tre interessanti libri con protagonista la montagna, si reinventa giallista e ambienta il suo ultimo romanzo in Trentino, tra Riva del Garda, San Michele all'Adige e la Valle di Ledro.
Un genere totalmente diverso dai tre precedenti: "La via dimenticata", "Il volo della farfalla" e "Everest", molto introspettivi.
Il romanzo, leggero e divertente, lascia comunque trasparire la cultura classica e le conoscenze scientifiche dell'autore, la sua passione per l'ambiente e il suo attento spirito di osservazione.
Il suo stile caratterizzato dalla ricerca del vocabolo perfetto, dai pensieri complessi e dai periodi ricchi di metafore, è lo stesso dei precedenti romanzi e, come dice l'autore, è il "mio ritmo, la mia musica". Un ritmo che si impara presto a conoscere ed amare.
Nel romanzo molti sono i riferimenti locali: il Brolio, il Bastione, la Rocchetta, cima d'Enzima, la vicina Arco e tanti altri.
Tornando al giallo in senso stretto - di cui vorrei non svelarvi troppo per non rischiare di rovinarvi un finale davvero inaspettato - questo inizia ai primi di marzo con il ritrovamento del cadavere di una bella e giovane donna nel parco del Brolio di Riva del Garda. E' stata uccisa con un colpo alla nuca calibro sette e sessantacinque. Si scoprirà poi essere nubile, residente a Campi e insegnante all'istituto agrario di San Michele all'Adige. Ad occuparsi dell'indagine il vicequestore Sarti, non troppo avvezzo a quel genere di delitti. Saprà comunque cavarsela più che bene nel risolvere un caso davvero complesso che lo porterà ad indagare in lungo e in largo per tutto il Trentino, sfrecciando in auto giù per il "Bus de Vela", andando a vivere in quel di Campi, frequentando le lezione dell'istituto agrario e giungendo ad una soluzione, per nulla scontata, grazie al suo spirito di osservazione e all'indagine condotta a trecentosessanta gradi.
Non mancano le non tanto velate critiche dell'autore all'urbanizzazione selvaggia della "Busa", le perplessità nei confronti della reintroduzione dell'orso in Trentino e un'analisi psicologica sulla vita frenetica che purtroppo conduciamo oggi un po' tutti. Traspare l'orgoglio per questa terra trentina che nonostante "gli attacchi" da parte dell'uomo, conserva luoghi paesaggisticamente incontaminati e affascinanti. E non dimentichiamo l'Ora del Garda, co-protagonista dell'intero romanzo!
"Una sottile intuizione come una fievole lampadina, accesa all'inizio solo a intermittenza, dalle profondità della subliminarietà iniziò a guadagnare il flusso del pensiero del vicequestore sino a divenire luce accecante: all'improvviso c'era nella scena del delitto qualcosa di meno indefinito che andava suggerendo che all'altro capo di quell'atto ci fosse una mano omologa. "
★★★★☆
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Il vice questore Rocco Schiavone e l'amico Brizio intraprendono un viaggio in Sud America alla ricerca di Furio, a sua volta alla ricerca di Sebastiano, l'amico "traditore".
Si tratta di un racconto breve che serve all'autore per spiegare che fine ha fatto Sebastiano, fuggito dopo aver tradito Rocco e gli inseparabili amici di sempre.
Sconsigliatissimo a chi non ha letto tutto, ma proprio tutto, di Rocco Schiavone.
Io avrei preferito che l'autore svelasse il mistero inserendolo in un romanzo giallo. Fino ad ora Manzini ci aveva raccontato l'evoluzione del personaggio di Rocco, la sua vita, i suoi amori, le sue debolezze parallelamente al racconto di inchieste investigative.
Il libro non è stato molto apprezzato dagli appassionati lettori. Manzini in una recente intervista ha risposto così alle critiche ricevute: "Non so da cosa dipenda l’amaro che rimane in bocca al lettore. Dal finale? Dalla nouvelle intera? È un libro sull’amicizia, sul valore assoluto di un rapporto che si instaura fra esseri umani senza secondi fini o interessi. È quindi un argomento delicato, non sempre si riesce a perdonare o a vendicare un torto. La chiusura di un rapporto così profondo è soggettiva, insindacabile, a mio parere, ed io ho cercato di far comprendere al lettore un pezzo dell’anima di un un uomo come Rocco: che reagisce come sa e come può. Se questo non è piaciuto, mi dispiace ma il libro per me è concluso come meglio non avrei potuto".
Mi consola sapere che altro leggeremo ancora di Rocco Schiavone e probabilmente questa "parentesi esplicativa" serviva all'autore per chiudere definitivamente un capitolo della vita del vice questore.
Sono anni che scherzosamente nelle interviste Manzini afferma che nel "prossimo episodio Schiavone morirà". Nella realtà l'autore ama questo personaggio quanto noi e molte vicende personali di Rocco sono ancora aperte, confuse e da chiarire. Altri episodi arriveranno e noi restiamo in attesa.
Curiosità: il titolo del libro è chiaramente ispirato al film commedia degli anni Sessanta "Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l'amico misteriosamente scomparso in Africa?" diretto da Ettore Scola e interpretato da Nino Manfredi e Alberto Sordi.
"Sebastiano l'aveva tradito, un'amicizia lunga quarant'anni e che amicizia non era, dopo la morte di Marina era stato il dolore più profondo della sua vita. Non voleva saperne più nulla di Sebastiano, dimenticare la voce, il viso e il colore degli occhi: anche le storie vissute insieme. Sebastiano doveva trasformarsi in un'ombra, una velatura nel mondo dei ricordi per dissolversi con gli anni fino a trasformarsi in fumo, un filo grigio e sottile che si sarebbe confuso con l'aria e col cielo."
★★☆☆☆
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Il 9 agosto 1883, in Italia, venne iscritta nell’Ordine degli avvocati la prima donna. Lidia Poet, laureatasi in giurisprudenza nel 1881, discutendo una tesi sulla condizione femminile nella società e sul diritto di voto per le donne, ottenne il 9 agosto di 140 anni fa a Torino l'ammissione all’esercizio della professione forense.
La Procura generale dell’allora Regno d’Italia impugnò la decisione dell’Ordine e ne ottenne la cancellazione.
Tra le motivazioni, quella che “nessuna legge ha mai pensato di distogliere la donna dalle ordinarie occupazioni domestiche che loro sono proprie”.
Lidia Poet fu riammessa solo nel 1920, nel frattempo esercitò in modo non ufficiale la professione, coadiuvando il fratello avvocato. Si battè tutta la vita per i diritti delle donne e dei soggetti più deboli.
Una serie Netflix ne ha narrato le vicende, traendo spunto "liberamente" dalla sua vera storia. Si tratta di una fiction molto amata e molto criticata allo stesso tempo. Amata dai giovani per il modo leggero e vivace in cui si intrecciano i fatti veri della vita di Lidia con la risoluzione da parte della protagonista di casi inventati di cronaca nera, che rendono il racconto particolarmente avvincente. Criticata da chi ritiene che ci sia troppa invenzione nella serie e che il personaggio di Lidia sia un po' troppo spregiudicato per quell'epoca.
A me è piaciuta molto. Trovo che Matilda De Angelis interpreti benissimo la parte della donna determinata ed emancipata quale era Lidia.
★★★★☆
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La vera Lidia Poet in un'immagine dell'epoca
Per chi volesse approfondire la conoscenza di Lidia Poet sono disponibili numerosi libri che narrano la sua storia
Fango rosso è il terzo volume della serie “I delitti di Capriata” di Milka Gozzer che segue "Torna a casa, Viola" e "Occhio per occhio".
Si tratta di una serie di gialli "leggeri", avvincenti e divertenti, ma allo stesso tempo non banali. C'è sempre un tema importante che Milka affronta.
Non so francamente se questo terzo episodio dei delitti di Capriata sia il più bello, sono tutti bellissimi e su di me hanno l'effetto di "rapirmi". So però che, come mi è successo con Rocco Schiavone, più episodi leggo, più mi affeziono ai personaggi.
In questo terzo giallo tanto spazio è dato al Sergente Garcia, alias il "quasi" maresciallo Luigi Bortolotti.
Questa volta le sue intuizioni sono fondamentali per trovare il colpevole dell'omicidio di una dipendente delle terme di Capriata, avvenuto nei sotterranei dello stabilimento termale. Molte vicende della sua storia personale e della moglie Clara emergeranno in seguito all'omicidio.
Restano invece molti misteri ancora da scoprire sul passato del barista Stefano e della figlia Betty che sicuramente Milka ci svelerà nei prossimi romanzi.
Viola, la pecora del Camerun di Stefano, protagonista indiscussa dei primi due romanzi, questa volta non c'è. È in "vacanza" all'alpeggio da Roberto, il pastore amico del barista che si ritrova attaccato sui social dagli animalisti per presunti maltrattamenti agli animali.
Non manca invece la giornalista Pamela Gigli, instancabile cronista alla ricerca più della verità che dello scandalo per vendere copie. Grazie alla sua esperienza di giornalista professionista, l'autrice, attraverso Pamela, ci rende partecipi della dura vita del cronista che vive costantemente nel terrore di "prendere il buco" dalla concorrenza e combattuto tra una notizia "verificata" e il sensazionalismo.
Ogni episodio è autoconclusivo quindi potete fare come vi pare: leggerne solo uno o seguire la sequenza. Io vi consiglio di partire dal primo.
In realtà io sono un po' in ritardo nella lettura della serie. Un quarto episodio, "Gelosia canaglia" è già uscito e rimedierò prestissimo.
Se vi divertono le storie dei "vecchietti del Barlume", se vi piacciono i detective improvvisati, se amate immergervi con la mente nella cultura, nel dialetto, nelle tradizioni, anche culinarie, dei luoghi in cui sono ambientati i gialli, i delitti di Capriata fanno per voi!
Nel blog potete leggere l'intervista all'autrice e la recensione di Torna a casa, Viola!, Occhio per occhio, Racconti di viaggio Racconti di vita, Il gatto di Depero.
★★★★☆
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«Mamma, mamma, tu lo conosci Enrico Galiano?»
«Lo Scrittore? Sì, di fama. Non ho mai letto niente di suo. Ha scritto quel romanzo famoso che parla di felicità e che ha il viso di una bellissima ragazza con le lentiggini e i capelli rossi in copertina ... Io ce l'ho, ma non l'ho ancora letto.»
«Sì, è lui! È stato qui a Berlino a Bocconcini di cultura a presentare quel libro ed anche un altro, per bambini. Glii ho parlato e l'ho anche intervistato! È simpaticissimo.»
«Wow».
«Quando torno a casa ti racconto! Non sai cosa ci ha detto di quella copertina...»
Chi è Enrico Galiano?
È un insegnante di italiano in una scuola media della periferia friulana. È nato nel 1977 a Pordenone. Alcuni anni fa ha creato la webserie "Cose da prof" che ha ottenuto un successo enorme su facebook totalizzando venti milioni di visualizzazioni e 130 mila follower. Ha creato il movimento dei #poeteppisti, flashmob di studenti che imbrattano le città di poesie.
Nel 2015 è stato inserito nella lista dei 100 migliori insegnanti d’Italia dal sito Masterprof.it.
Il suo romanzo di esordio è stato "Eppure cadiamo felici", pubblicato nel 2017, a cui hanno fatto seguito numerosi altri romanzi per ragazzi.
Trama di "Eppure cadiamo felici"
Gioia Spada ha diciassette anni, un'amica immaginaria e una passione speciale, quella per le parole intraducibili. Annota su un'agendina ogni parola nuova, di qualunque lingua, intraducibile negli altri idiomi se non attraverso frasi lunghe e complesse. Memorizza le parole nuove e le usa nei giusti contesti, però solamente quando parla con sé stessa o con la sua amica immaginaria Tonia. Lei è diversa dai compagni, si sente un'estranea nei loro confronti, e non solo perchè si è da poco trasferita in una nuova scuola, ma soprattutto perchè non le interessano le mode, l'appartenere a un gruppo, le feste. Ama fotografare la gente di spalle.
Una sera, dopo l'ennesima lite con i suoi problematici genitori, Gioia incontra un ragazzo che dice di chiamarsi Lo. Sta giocando a freccette in un bar chiuso. Indossa una felpa nera ed ha il viso nascosto dal cappuccio. Tra loro nasce subito una sintonia che in breve tempo si trasforma in amore. Gioia per la prima volta assapora il gusto della felicità. Ben presto però i dubbi la assalgono. Lo si comporta in modo strano e un giorno sparisce.
Curiosità
Al termine del libro, prima dei ringraziamenti, c'è il dizionario delle parole intraducibili di Gioia Spada (in ordine sparso assolutamente casuale).
La prima persona che Enrico Galiano ringrazia nel suo libro è una sua ex studentessa che alcuni anni fa gli è apparsa in sogno a salvarlo da un bulletto che lo picchiava da ragazzo. Una volta svegliatosi ha avuto l'illuminazione di creare la webserie che poi gli ha cambiato la vita.
In un recentissimo video pubblicato sui social, lo scrittore ha rivelato che il suo romanzo d'esordio è stato scritto dopo essere stato lasciato dalla sua fidanzata di allora. La scrittura gli è servita per superare il dolore. Il video lancia un messaggio a chi si sente fallito, senza possibilità. Potete vederlo qui.
La foto di copertina, bellissima ed ipnotizzante, è stata scelta ed acquistata dalla casa editrice presso un'agenzia. La ragazza in copertina ha posato per il servizio, è stata retribuita e poi non ha più saputo nulla delle sue foto. Quando Galiano l'ha cercata per raccontarle dell'enorme successo che aveva avuto la foto di lei, molto apprezzata, la modella si è scocciata pensando che lo scrittore avesse usato la sua immagine senza autorizzazione.
Aggiungo un'ultima nota interessantissima che riguarda il ruolo del poeta Rainer Maria Rilke nel romanzo.
Gioia ogni mattina si scrive sul braccio una frase in tedesco: Wenn ein Glückliches fällt.
È l’ultimo verso di una poesia di Rilke, che nel finale suona più o meno così:
E noi che pensiamo la felicità come un’ascesa,
ne sentiremo il tocco,
che quasi ci sgomenta,
quando una cosa felice cade.
Semplificando significa: quando una cosa felice cade o quando la felicità è qualcosa che cade e il titolo del romanzo vuole esprimere proprio questo concetto.
Per Gioia quel verso parla della bellezza delle cose che cadono, della bellezza delle cose che nessuno vuole, per questo da subito è stato il suo verso, perchè quelle quattro parole di Rilke raccontano il calore che sprigiona da ciò che non vediamo, da ciò che non consideriamo, da ciò che ci sembra inutile, mentre per Gioia la maggior parte della bellezza del mondo se ne sta lì, nascosta lì, nelle cose inutili: nelle cose che cadono, nelle cose che tutti buttano via.
Mi è piaciuto moltissimo questo riferimento a Rilke, poeta che amava molto anche i luoghi in cui vivo io. Ad Arco ha soggiornato a lungo. Per ricordare la sua presenza è stata creata qualche anno fa una passeggiata che percorre le strade in cui Rilke amava passeggiare - la Rilke Promenade. Per un attimo ho pensato che i versi potessero essere stati scritti durante un suo soggiorno ad Arco. Invece no. Si tratta di una poesia che fa parte delle Elegie duinesi, scritte durante il soggiorno del poeta a Duino.
La mia opinione
Il romanzo è indicato per i ragazzi, ma non solo. A me è piaciuto molto. Dalla metà in poi vira dal rosa verso il giallo, diventando molto avvincente, con continui colpi di scena che lasciano il lettore spaesato.
Il genere è lo stesso dei romanzi di Alessandro D'Avenia, ambientati nella scuola e con un'attenzione particolare al mondo degli adolescenti. È un romanzo di formazione. Per gli stessi motivi mi ha ricordato anche "L'acqua del lago non è mai dolce" di Giulia Caminito.
Ho adorato Tonia, l'amica immaginaria di Gioia, che - come l'Armadillo per Zero Calcare - è la coscienza della protagonista.
Nel romanzo è presente un insegnante di filosofia molto vicino a Gioia. Nonostante il professore insegni alle superiori e sia più anziano dello scrittore, l'autore ha dichiarato di essersi ispirato a sé stesso per creare il personaggio.
Credo che Enrico Galiano sia il professore che tutti noi vorremmo avere avuto.
★★★★☆
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Nel video di Bocconcini di cultura, Matteo intervista Enrico Galiano a Berlino.
L'autore del romanzo fantascientifico "La finale olimpica" è Marco Giacomantonio, docente universitario di Economia Aziendale e atleta agonista (vanta sui 100m il primato di 10"7).
La prefazione è di Andrea Benatti e la postfazione di Salvino Tortu, entrambi amici dell'autore e conosciutissimi nel mondo dell'atletica. Il primo, atleta master agonista e co-fondatore del notissimo sito web "Queen Atletica" e il secondo, allenatore e padre del fortissimo sprinter azzurro Filippo Tortu.
Grande amante della letteratura fantascientifica, Marco Giacomantonio, prima di "La finale olimpica", ha pubblicato altri due romanzi dello stesso genere: "Più veloce della luce" e "Fantasia - Improvviso".
"La finale olimpica" è stato scritto e pubblicato prima della vittoria di Marcell Jacobs alle Olimpiadi di Tokyo nei 100 metri piani (primo italiano nella storia a riuscirci), quindi si può dire che questo romanzo sia stato di buon auspicio per Marcell.
I personaggi sono quasi tutti realmente esistenti e gli eventi narrati si svolgono durante le Olimpiadi di Las Vegas del 2092.
Alessandro, il protagonista del romanzo, durante la semifinale olimpica dei 100m si infortuna ed è costretto a disertare la finale. Dopo anni di sacrifici e duro allenamento, il sogno di una vita sembra svanire.
Forse però c'è un'altra possibilità: attraversare il tempo e lottare per la medaglia.
In verità il viaggio nella quarta dimensione non è ritenuto possibile nemmeno nel XXI secolo e anche se lo fosse, Alessandro si interroga sulla correttezza nei confronti degli altri concorrenti.
Correrà Alessandro la finale olimpica?
Un romanzo fantascientifico ambientato nel mondo dell'atletica leggera, in cui le nuove tecnologie non hanno intaccato quelli che sono sempre stati i valori fondanti di questo sport: passione, sano agonismo e una continua sfida con sé stessi.
Dopo un primo momento di spaesamento dovuto al fatto di non avere mai letto nulla di fantascientifico e non essere quindi abituata a fare i conti con multiverso, nanotecnologie e connessioni mentali, mi sono divertita un sacco. Il romanzo è avvincente e simpatico.
Da ex atleta sono stata totalmente catturata dalla finale olimpica. Conosco molto bene quelle che sono le sensazioni, i riti e i pensieri pre e post gara. Un mondo, quello delle gare, che mi manca molto. Non mi dispiacerebbe poter fare un salto temporaneo in un mondo parallelo in cui poter di nuovo gareggiare.
"L'atletica, come tutti sappiamo, è uno sport individuale: in gara sei da solo contro tutti e, anche in occasioni come le staffette o i campionati a squadre, è comunque la prestazione del singolo ad essere sotto i riflettori. Tuttavia, qui come nella vita, il lavoro in team è fondamentale: fare parte di un gruppo affiatato aiuta a crescere, a migliorare, a imparare gli uni dagli altri. Motiva e sprona a perseguire gli obiettivi con tenacia e determinazione."
★★★☆☆
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Ho intervistato Marco Giacomantonio in occasione di un meeting di atletica svoltosi ad Arco (TN).