Il 9 agosto 1883, in Italia, venne iscritta nell’Ordine degli avvocati la prima donna. Lidia Poet, laureatasi in giurisprudenza nel 1881, discutendo una tesi sulla condizione femminile nella società e sul diritto di voto per le donne, ottenne il 9 agosto di 140 anni fa a Torino l'ammissione all’esercizio della professione forense.
La Procura generale dell’allora Regno d’Italia impugnò la decisione dell’Ordine e ne ottenne la cancellazione.
Tra le motivazioni, quella che “nessuna legge ha mai pensato di distogliere la donna dalle ordinarie occupazioni domestiche che loro sono proprie”.
Lidia Poet fu riammessa solo nel 1920, nel frattempo esercitò in modo non ufficiale la professione, coadiuvando il fratello avvocato. Si battè tutta la vita per i diritti delle donne e dei soggetti più deboli.
Una serie Netflix ne ha narrato le vicende, traendo spunto "liberamente" dalla sua vera storia. Si tratta di una fiction molto amata e molto criticata allo stesso tempo. Amata dai giovani per il modo leggero e vivace in cui si intrecciano i fatti veri della vita di Lidia con la risoluzione da parte della protagonista di casi inventati di cronaca nera, che rendono il racconto particolarmente avvincente. Criticata da chi ritiene che ci sia troppa invenzione nella serie e che il personaggio di Lidia sia un po' troppo spregiudicato per quell'epoca.
A me è piaciuta molto. Trovo che Matilda De Angelis interpreti benissimo la parte della donna determinata ed emancipata quale era Lidia.
★★★★☆
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La vera Lidia Poet in un'immagine dell'epoca
Per chi volesse approfondire la conoscenza di Lidia Poet sono disponibili numerosi libri che narrano la sua storia
Fango rosso è il terzo volume della serie “I delitti di Capriata” di Milka Gozzer che segue "Torna a casa, Viola" e "Occhio per occhio".
Si tratta di una serie di gialli "leggeri", avvincenti e divertenti, ma allo stesso tempo non banali. C'è sempre un tema importante che Milka affronta.
Non so francamente se questo terzo episodio dei delitti di Capriata sia il più bello, sono tutti bellissimi e su di me hanno l'effetto di "rapirmi". So però che, come mi è successo con Rocco Schiavone, più episodi leggo, più mi affeziono ai personaggi.
In questo terzo giallo tanto spazio è dato al Sergente Garcia, alias il "quasi" maresciallo Luigi Bortolotti.
Questa volta le sue intuizioni sono fondamentali per trovare il colpevole dell'omicidio di una dipendente delle terme di Capriata, avvenuto nei sotterranei dello stabilimento termale. Molte vicende della sua storia personale e della moglie Clara emergeranno in seguito all'omicidio.
Restano invece molti misteri ancora da scoprire sul passato del barista Stefano e della figlia Betty che sicuramente Milka ci svelerà nei prossimi romanzi.
Viola, la pecora del Camerun di Stefano, protagonista indiscussa dei primi due romanzi, questa volta non c'è. È in "vacanza" all'alpeggio da Roberto, il pastore amico del barista che si ritrova attaccato sui social dagli animalisti per presunti maltrattamenti agli animali.
Non manca invece la giornalista Pamela Gigli, instancabile cronista alla ricerca più della verità che dello scandalo per vendere copie. Grazie alla sua esperienza di giornalista professionista, l'autrice, attraverso Pamela, ci rende partecipi della dura vita del cronista che vive costantemente nel terrore di "prendere il buco" dalla concorrenza e combattuto tra una notizia "verificata" e il sensazionalismo.
Ogni episodio è autoconclusivo quindi potete fare come vi pare: leggerne solo uno o seguire la sequenza. Io vi consiglio di partire dal primo.
In realtà io sono un po' in ritardo nella lettura della serie. Un quarto episodio, "Gelosia canaglia" è già uscito e rimedierò prestissimo.
Se vi divertono le storie dei "vecchietti del Barlume", se vi piacciono i detective improvvisati, se amate immergervi con la mente nella cultura, nel dialetto, nelle tradizioni, anche culinarie, dei luoghi in cui sono ambientati i gialli, i delitti di Capriata fanno per voi!
Nel blog potete leggere l'intervista all'autrice e la recensione di Torna a casa, Viola!, Occhio per occhio, Racconti di viaggio Racconti di vita, Il gatto di Depero.
★★★★☆
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«Mamma, mamma, tu lo conosci Enrico Galiano?»
«Lo Scrittore? Sì, di fama. Non ho mai letto niente di suo. Ha scritto quel romanzo famoso che parla di felicità e che ha il viso di una bellissima ragazza con le lentiggini e i capelli rossi in copertina ... Io ce l'ho, ma non l'ho ancora letto.»
«Sì, è lui! È stato qui a Berlino a Bocconcini di cultura a presentare quel libro ed anche un altro, per bambini. Glii ho parlato e l'ho anche intervistato! È simpaticissimo.»
«Wow».
«Quando torno a casa ti racconto! Non sai cosa ci ha detto di quella copertina...»
Chi è Enrico Galiano?
È un insegnante di italiano in una scuola media della periferia friulana. È nato nel 1977 a Pordenone. Alcuni anni fa ha creato la webserie "Cose da prof" che ha ottenuto un successo enorme su facebook totalizzando venti milioni di visualizzazioni e 130 mila follower. Ha creato il movimento dei #poeteppisti, flashmob di studenti che imbrattano le città di poesie.
Nel 2015 è stato inserito nella lista dei 100 migliori insegnanti d’Italia dal sito Masterprof.it.
Il suo romanzo di esordio è stato "Eppure cadiamo felici", pubblicato nel 2017, a cui hanno fatto seguito numerosi altri romanzi per ragazzi.
Trama di "Eppure cadiamo felici"
Gioia Spada ha diciassette anni, un'amica immaginaria e una passione speciale, quella per le parole intraducibili. Annota su un'agendina ogni parola nuova, di qualunque lingua, intraducibile negli altri idiomi se non attraverso frasi lunghe e complesse. Memorizza le parole nuove e le usa nei giusti contesti, però solamente quando parla con sé stessa o con la sua amica immaginaria Tonia. Lei è diversa dai compagni, si sente un'estranea nei loro confronti, e non solo perchè si è da poco trasferita in una nuova scuola, ma soprattutto perchè non le interessano le mode, l'appartenere a un gruppo, le feste. Ama fotografare la gente di spalle.
Una sera, dopo l'ennesima lite con i suoi problematici genitori, Gioia incontra un ragazzo che dice di chiamarsi Lo. Sta giocando a freccette in un bar chiuso. Indossa una felpa nera ed ha il viso nascosto dal cappuccio. Tra loro nasce subito una sintonia che in breve tempo si trasforma in amore. Gioia per la prima volta assapora il gusto della felicità. Ben presto però i dubbi la assalgono. Lo si comporta in modo strano e un giorno sparisce.
Curiosità
Al termine del libro, prima dei ringraziamenti, c'è il dizionario delle parole intraducibili di Gioia Spada (in ordine sparso assolutamente casuale).
La prima persona che Enrico Galiano ringrazia nel suo libro è una sua ex studentessa che alcuni anni fa gli è apparsa in sogno a salvarlo da un bulletto che lo picchiava da ragazzo. Una volta svegliatosi ha avuto l'illuminazione di creare la webserie che poi gli ha cambiato la vita.
In un recentissimo video pubblicato sui social, lo scrittore ha rivelato che il suo romanzo d'esordio è stato scritto dopo essere stato lasciato dalla sua fidanzata di allora. La scrittura gli è servita per superare il dolore. Il video lancia un messaggio a chi si sente fallito, senza possibilità. Potete vederlo qui.
La foto di copertina, bellissima ed ipnotizzante, è stata scelta ed acquistata dalla casa editrice presso un'agenzia. La ragazza in copertina ha posato per il servizio, è stata retribuita e poi non ha più saputo nulla delle sue foto. Quando Galiano l'ha cercata per raccontarle dell'enorme successo che aveva avuto la foto di lei, molto apprezzata, la modella si è scocciata pensando che lo scrittore avesse usato la sua immagine senza autorizzazione.
Aggiungo un'ultima nota interessantissima che riguarda il ruolo del poeta Rainer Maria Rilke nel romanzo.
Gioia ogni mattina si scrive sul braccio una frase in tedesco: Wenn ein Glückliches fällt.
È l’ultimo verso di una poesia di Rilke, che nel finale suona più o meno così:
E noi che pensiamo la felicità come un’ascesa,
ne sentiremo il tocco,
che quasi ci sgomenta,
quando una cosa felice cade.
Semplificando significa: quando una cosa felice cade o quando la felicità è qualcosa che cade e il titolo del romanzo vuole esprimere proprio questo concetto.
Per Gioia quel verso parla della bellezza delle cose che cadono, della bellezza delle cose che nessuno vuole, per questo da subito è stato il suo verso, perchè quelle quattro parole di Rilke raccontano il calore che sprigiona da ciò che non vediamo, da ciò che non consideriamo, da ciò che ci sembra inutile, mentre per Gioia la maggior parte della bellezza del mondo se ne sta lì, nascosta lì, nelle cose inutili: nelle cose che cadono, nelle cose che tutti buttano via.
Mi è piaciuto moltissimo questo riferimento a Rilke, poeta che amava molto anche i luoghi in cui vivo io. Ad Arco ha soggiornato a lungo. Per ricordare la sua presenza è stata creata qualche anno fa una passeggiata che percorre le strade in cui Rilke amava passeggiare - la Rilke Promenade. Per un attimo ho pensato che i versi potessero essere stati scritti durante un suo soggiorno ad Arco. Invece no. Si tratta di una poesia che fa parte delle Elegie duinesi, scritte durante il soggiorno del poeta a Duino.
La mia opinione
Il romanzo è indicato per i ragazzi, ma non solo. A me è piaciuto molto. Dalla metà in poi vira dal rosa verso il giallo, diventando molto avvincente, con continui colpi di scena che lasciano il lettore spaesato.
Il genere è lo stesso dei romanzi di Alessandro D'Avenia, ambientati nella scuola e con un'attenzione particolare al mondo degli adolescenti. È un romanzo di formazione. Per gli stessi motivi mi ha ricordato anche "L'acqua del lago non è mai dolce" di Giulia Caminito.
Ho adorato Tonia, l'amica immaginaria di Gioia, che - come l'Armadillo per Zero Calcare - è la coscienza della protagonista.
Nel romanzo è presente un insegnante di filosofia molto vicino a Gioia. Nonostante il professore insegni alle superiori e sia più anziano dello scrittore, l'autore ha dichiarato di essersi ispirato a sé stesso per creare il personaggio.
Credo che Enrico Galiano sia il professore che tutti noi vorremmo avere avuto.
★★★★☆
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Nel video di Bocconcini di cultura, Matteo intervista Enrico Galiano a Berlino.
L'autore del romanzo fantascientifico "La finale olimpica" è Marco Giacomantonio, docente universitario di Economia Aziendale e atleta agonista (vanta sui 100m il primato di 10"7).
La prefazione è di Andrea Benatti e la postfazione di Salvino Tortu, entrambi amici dell'autore e conosciutissimi nel mondo dell'atletica. Il primo, atleta master agonista e co-fondatore del notissimo sito web "Queen Atletica" e il secondo, allenatore e padre del fortissimo sprinter azzurro Filippo Tortu.
Grande amante della letteratura fantascientifica, Marco Giacomantonio, prima di "La finale olimpica", ha pubblicato altri due romanzi dello stesso genere: "Più veloce della luce" e "Fantasia - Improvviso".
"La finale olimpica" è stato scritto e pubblicato prima della vittoria di Marcell Jacobs alle Olimpiadi di Tokyo nei 100 metri piani (primo italiano nella storia a riuscirci), quindi si può dire che questo romanzo sia stato di buon auspicio per Marcell.
I personaggi sono quasi tutti realmente esistenti e gli eventi narrati si svolgono durante le Olimpiadi di Las Vegas del 2092.
Alessandro, il protagonista del romanzo, durante la semifinale olimpica dei 100m si infortuna ed è costretto a disertare la finale. Dopo anni di sacrifici e duro allenamento, il sogno di una vita sembra svanire.
Forse però c'è un'altra possibilità: attraversare il tempo e lottare per la medaglia.
In verità il viaggio nella quarta dimensione non è ritenuto possibile nemmeno nel XXI secolo e anche se lo fosse, Alessandro si interroga sulla correttezza nei confronti degli altri concorrenti.
Correrà Alessandro la finale olimpica?
Un romanzo fantascientifico ambientato nel mondo dell'atletica leggera, in cui le nuove tecnologie non hanno intaccato quelli che sono sempre stati i valori fondanti di questo sport: passione, sano agonismo e una continua sfida con sé stessi.
Dopo un primo momento di spaesamento dovuto al fatto di non avere mai letto nulla di fantascientifico e non essere quindi abituata a fare i conti con multiverso, nanotecnologie e connessioni mentali, mi sono divertita un sacco. Il romanzo è avvincente e simpatico.
Da ex atleta sono stata totalmente catturata dalla finale olimpica. Conosco molto bene quelle che sono le sensazioni, i riti e i pensieri pre e post gara. Un mondo, quello delle gare, che mi manca molto. Non mi dispiacerebbe poter fare un salto temporaneo in un mondo parallelo in cui poter di nuovo gareggiare.
"L'atletica, come tutti sappiamo, è uno sport individuale: in gara sei da solo contro tutti e, anche in occasioni come le staffette o i campionati a squadre, è comunque la prestazione del singolo ad essere sotto i riflettori. Tuttavia, qui come nella vita, il lavoro in team è fondamentale: fare parte di un gruppo affiatato aiuta a crescere, a migliorare, a imparare gli uni dagli altri. Motiva e sprona a perseguire gli obiettivi con tenacia e determinazione."
★★★☆☆
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Ho intervistato Marco Giacomantonio in occasione di un meeting di atletica svoltosi ad Arco (TN).
È uscito il mese scorso "Correre in aria" di Larissa Iapichino, Mondadori editore.
Larissa, primatista mondiale under 20 indoor di salto in lungo, è la figlia quasi ventenne (classe 2002, generazione Z, nativa digitale) di Fiona May e Gianni Iapichino.
La madre conosciutissima sia nel mondo dell'atletica (due titoli mondiali e due medaglie d'argento alle olimpiadi e primatista italiana di salto in lungo) che dello spettacolo come attrice e ballerina.
Il padre, ex astista (tre titoli italiani vinti in carriera), ex golfista professionista, musicista per passione e ora allenatore di Larissa.
Nonostante io appartenga alla generazione X come i suoi genitori e solitamente non mi piaccia leggere le biografie di chi ha ancora tutta una vita davanti da vivere, questo libro mi ha incuriosita proprio perché mi chiedevo che tipo di romanzo fosse.
Al termine della lettura ho concluso che si tratta di un libro molto indicato per le ragazzine. Il mondo raccontato è quello della scuola, delle amicizie nate sui campi di atletica, degli amori nati sui social, dei vestiti da indossare la mattina e il colore dello smalto da scegliere e abbinare all'outfit.
Larissa tiene a sottolineare che lei è anche una "ragazza normale".
Se siete amanti dell'atletica e adulti, scordatevi di trovare dettagli tecnici nel libro. Nemmeno una parola sull'allenatore. Sembra quasi che Larissa si alleni da sola.
Ma non è una biografia, Larissa è troppo giovane per scriverla e davanti ha ancora tanta vita.
Si tratta più di un racconto a metà strada tra la favola e il diario romanzato di alcuni mesi della vita di Larissa, quelli trascorsi tra il record del mondo e l'infortunio ai campionati italiani di Rovereto, passando per la maturità, una serie di pensieri "in libertà" alla ricerca di se stessa in cui affronta il tema della sua "autodeterminazione". Non ci sta Larissa a sentirsi definire "predestinata". Sì certo, i suoi geni sono buoni, ma il resto (scelte, determinazione, rinunce, fatica) è opera sua.
Chi ha scritto veramente il romanzo?
Se è tutta farina del suo sacco, Larissa ha talento anche per la scrittura.
La narrazione è molto scorrevole e utilizza un linguaggio semplice e simpatico.
Se l'editor le ha dato una mano a mettere ordine tra i suoi pensieri - che per come si descrive lei è facile siano usciti fuori dalla sua penna come un fiume in piena - ha fatto un ottimo lavoro.
"Ero predestinata a diventare quel che sono, a fare quel che faccio?
Ho letto questa parola così tante volte, dopo quell'incredibile record di Ancona con cui ho eguagliato il record di mia madre a Valencia, nel 1986.
Eguagliato: capito? Significa uguale fino all'ultimo dei 691 centimetri di salto."
"A me piace pensare che tutto ciò che faccio dipenda da me, che non devo e non ho bisogno di accettare a priori una posizione, un'etichetta, un destino, ma che posso sempre guardarmi intorno, cercare ciò che è meglio e più giusto e andare a prendermelo saltando sempre un po' più in là."
"Certe volte vorrei dimenticare tutto anche solo per un giorno e spegnermi senza dormire, lasciare spazio alle cose che non chiedono impegni e scadenze, rigore e determinazione.
Alle cose che semplicemente accadono e non importa sapere precisamente quando e dove. Basterebbe quello."
★★★☆☆
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"Il nome scomparso" di Fiorella Malchiodi Albedi è un originale romanzo che trae spunto da un bellissimo racconto di Dino Buzzati: "Inviti superflui", pubblicato per la prima volta sulla rivista "I libri del giorno" nel 1946 e successivamente incluso nella raccolta "Paura alla scala", una dichiarazione d'amore a una donna con la consapevolezza che il suo carattere e le sue passioni sono agli antipodi rispetto a quelle del narratore. Lui sentimentale e sognatore, lei attratta dai beni materiali.
La prima cosa che ho fatto quando l'autrice mi ha inviato il romanzo, dopo aver letto la trama, è stato leggere il racconto di Buzzati, attorno al quale si snoda l'intreccio. E consiglio di farlo anche voi a questo link
Alberto viene invitato ad una mostra di fotografi dilettanti. Rimane colpito da un solo scatto che ritrae le mani di una persona anziana, incrociate su un libro aperto. Le colleghe Michela e Ada a cui Alberto mostra la foto dell'opera che lo ha colpito riconoscono che le frasi del libro appartengono ad un racconto di Dino Buzzati, "Inviti superflui", ma che la versione del racconto ritratta nella foto non coincide con quella della edizione corrente. Nella foto appare il nome della donna a cui gli inviti sono rivolti, nella versione corrente non c'è. Il nome è scomparso. Incuriositi, i tre amici iniziano ad indagare.
Questo breve romanzo mi è piaciuto molto. L'ho letto velocemente, in quanto avvincente.
E' scritto bene, è scorrevole e a tratti divertente, ma per nulla banale. Molto moderna e attuale è la narrazione, in cui internet, le mail e i social sono presenti tanto quanto lo sono nelle nostre vite.
La descrizione dei personaggi e lo scavo psicologico degli stessi sono molto efficaci.
Si tratta di un romanzo breve che mescola un po' i generi. Non è un giallo, ma un romanzo che mischia vicende sentimentali con un mistero da risolvere.
L'autrice di professione è anatomopatologa (quanti medici hanno la passione per la scrittura!) e ha scoperto questo amore non in giovanissima età. Una collega l'ha convinta a scrivere un racconto, risultato poi vincitore di un concorso letterario.
Una raccolta di suoi racconti è stata pubblicata nel 2019, "Caldo cosmico e altri racconti" (Eretica edizioni).
"Il nome scomparso" è il suo primo romanzo.
Curiosità: il romanzo è stato pubblicato da Bookabook.
Bookabook nasce nel 2014 da un’idea semplice: trasformare il lettore da consumatore a parte attiva della vita del libro.
La selezione qualitativa è fatta dagli editor e prescinde da qualsiasi giudizio di commerciabilità. Il pubblico dichiarerà interesse o meno per il manoscritto, preordinandolo sulla base della lettura della sinossi e dell'anteprima. Se lo scritto riscuote un certo successo di interesse, valutato in base al numero di preordini, il libro sarà pubblicato.
"Tu pensi mai alla morte?"
"No, non direi."
"Neanch'io, eppure è strano, è sempre lì con noi, dal nostro primo giorno. Me la immagino guardarci da dietro lo stipite di una porta, paziente, mentre noi viviamo ogni giorno la nostra vita, come se non esistesse. Sappiamo che è lì, ma facciamo finta di niente. Poi, a un certo punto, diventa reale."
★★★☆☆
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Al termine di ogni mia recensione troverete un numero di stelline che corrispondono ad un mio giudizio complessivo sul libro e uno o più simboli di cibo che evocano le emozioni suscitatemi.