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IL PICCOLO PRINCIPE Antoine de Saint-Exupéry

Qualche giorno fa ho scoperto che sulla Terra non ci sono più solo sette miliardi di abitanti, bensì più di otto. In realtà, non è una notizia così recente: pare che mi arrivi un paio d’anni in ritardo. Ciò che è certo è che si tratta di una nozione irrilevante — sette o otto che differenza volete che faccia? — ma l’amore per le statistiche irrilevanti sembra essere una caratteristica innata dell’uomo moderno. La scoperta mi ha ispirato alla lettura del celeberrimo “Il piccolo principe” di Antoine de Saint-Exupéry, il cui giovane protagonista proviene da un pianeta tutto suo: con un solo abitante! Esclusa la presenza di un fiore bellissimo e vanitoso, i frequenti tramonti sono l’unica compagnia di cui gode il piccolo principe. Solo e in cerca di aiuto, il nostro amico si mette in viaggio attraverso il firmamento, da un pianeta ad un altro. Questa sua spedizione, lo porta a conoscere il modo di pensare degli adulti. In particolare, scopre la loro incapacità di apprezzare delle cose ciò che non si può quantificare. Lungo il tragitto, ha modo di incontrare una volpe — mio personaggio preferito — che spiega lui cosa significa tenere a qualcuno: “è il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante”. In fondo, il libricino è una grande allegoria per dire che gli occhi con cui guardiamo sono più importanti di ciò che abbiamo innanzi. Non esiste un metro con cui misurare il senso profondo delle cose o, ancora meglio, non c’è un unico significato ma molti — il bello e il difficile è proprio questo. "che si tratti di una casa, delle stelle o del deserto, quello che fa la loro bellezza è invisibile"

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