Oggi il Salone del libro di Torino era affollatissimo.
Fortunatamente i pass ci hanno consentito di entrare senza fare la fila (lunghissima) e un pochino in anticipo.
Girare tra gli stand semivuoti, incontrare qualche amico editore (Lorenzo Bernasconi, scrittore ed editore rivano di Isenzatreguaedizioni, per esempio), fare la foto davanti alla "torre dei libri", senza subire gli effetti negativi della calca, sono privilegi che abbiamo saputo sfruttare bene.
Poi il giro tra gli stand e i firmacopie tra fiumane di persone con lo stesso obbiettivo.
Il pranzo (un trancio di pizza e un panino pagati in token - la moneta del Salone) ci è costato quanto un apericena in piazza San Marco o davanti alla fontana di Trevi.
Poi via di corsa all'Auditorium a seguire i "big" che avevamo prenotato, altrimenti si fanno ore di fila senza avere la certezza di poterli sentire.
Quest'anno io e Matteo avevamo scelto di ascoltare Alberto Angela, Marcell Jacobs, Federico Rampini (solo lui) e Roberto Bolle (solo io).
Alberto Angela è meno bello di come lo si vede in televisione, ma molto più simpatico.
L'incontro è stato interessante. Angela non si nasconde e molto chiaramente lancia un messaggio per salvare il pianeta: dobbiamo fare qualcosa tutti, altrimenti molto presto nella fascia tropici/equatore non ci sarà più possibilità di vita per l'uomo con conseguenti cospicue emigrazioni verso luoghi più ospitali.
Dice: "Noi abbiamo la fortuna di vivere nell'epoca in cui si sta meglio di tutta la storia dell'umanità e nel momento in cui l'ambiente è nel suo massimo splendore. Facciamo qualcosa perché questo non finisca."
Molti sono stati gli aneddoti raccontati riguardanti la sua attività di divulgatore.
La sua presenza era legata alla pubblicazione di una collana di libri che celebra il genio: le intuizioni, le invenzioni, le ricerche di uomini e donne capaci di scoperte rivoluzionarie che hanno cambiato il mondo e migliorato la vita di tutti.
Marcell Jacobs, campione olimpico nel 2021 a Tokyo nei 100 metri, a Torino è venuto a parlare del suo libro autobiografico "Flash".
Solitamente chi scrive un'autobiografia da giovane, nel pieno della carriera, mi infastidisce, perché tendo a catalogare la pubblicazione dell'opera come un puro sfruttamento commerciale di un'impresa.
Marcell Jacobs mi è piaciuto: umile, simpatico, intelligente e maturo. Un bel personaggio con un passato da raccontare, seppure molto giovane.
Cresciuto con i miti di Carl Lewis, Andrew Howe e Usain Bolt, lancia un messaggio ai giovani: se avete un sogno cercate di realizzarlo, con impegno, sacrifici e senza perdere di vista la meta.
Racconta di trascorrere lunghi periodi lontano da casa, di sottoporsi a molti sacrifici, ma di restare sempre concentrato sull'obbiettivo.
Mi è piaciuto molto il suo discorso circa la perfezione che va perseguita sempre, anche se è praticamente impossibile raggiungerla, ma ci si può avvicinare.
Marcell attribuisce il merito del suo successo sportivo allo staff di allenatori, fisioterapisti, mental coach che lo seguono, mentre la colpa quando le cose vanno male è solo sua.
Anche Roberto Bolle, primo ballerino al mondo a essere contemporaneamente Étoile del Teatro alla Scala di Milano e Principal Dancer dell'American Ballet Theatre di New York, come Marcell Jacobs, fin da bambino ha capito di avere un sogno e un talento.
A 12 anni supera il provino per la Scala e questo lo costringe ad allontanarsi da casa.
A 15 anni lo nota Nureev, ma la Scala gli impedisce di ballare per lui. Dice si sia trattato della sua unica occasione perduta, ma che, nonostante la delusione del momento, probabilmente è stato meglio così.
È stato un pioniere nel portare la danza in televisione, il balletto all'Arena di Verona e in altri teatri all'aperto e nelle piazze e nel rendere così la danza più popolare, meno d'elite.
Ogni giorno 1h30 di lezione più 5h di prove,
grandi sacrifici per lunghi periodi, prove difficili sostenibili solo grazie a grandi motivazioni.
Il tempo passa anche per lui, ma lo stile di vita, l'alimentazione, la cura del corpo lo aiutano a spostare in là il limite.
Sia Jacobs che Bolle affermano di essere pigri... Mah... Queste dichiarazioni non mi convincono. Probabilmente pretendono molto da loro stessi e vivono con la convinzione di non fare mai abbastanza.
Entrambi mi hanno dato l'impressione di non essere "solo muscoli", ma di avere anche "tanto cervello".
"Più testa che piedi" diceva Carla Fracci e Bolle conferma che il talento non basta per emergere.
Domani torniamo a casa, stanchi ma soddisfatti!
Lunga vita al Salone del libro!
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