Quella di oggi è una recensione molto particolare che mette a confronto le protagoniste di due serie di gialli: Penelope Spada di Gianrico Carofiglio e Selma Falck di Anne Holt.
Le due protagoniste sono molto simili: entrambe sono accomunate da un evento che ne ha determinato il passaggio da una carriera di grande successo e da una posizione di potere ad una vita professionale e personale di povertà e solitudine.
Entrambe sono state costrette a reinventarsi una vita e hanno saputo risollevarsi dal baratro in cui erano cadute.
Nelle loro vite ci sono uomini occasionali, vizi e incarichi di investigazione non regolari.
Entrambe sono state delle atlete di alto livello (Penelope ex campionessa di salto con l'asta e Selma nella pallamano) e sono, nonostante tutto, delle cinquantenni in perfetta forma fisica.
Selma Falck è un ex avvocato di grido, ha perso tutto: il marito, i figli, il lavoro e il suo vecchio giro d'affari a causa del vizio del gioco. Vive ad Oslo e saprà riscattarsi e raggiungerà nuovamente il successo grazie alla soluzione di casi complicatissimi e ad un uso molto efficace dei social.
Incontriamo Selma in "La pista", "La tormenta" e "Lo sparo".
Penelope Spada è un ex pubblico ministero milanese che ha dovuto lasciare la professione a seguito di un'indagine in cui ha tenuto un comportamento non adatto al suo ruolo. Da allora vive una vita sull'orlo della depressione, quasi alcolizzata e con numerose e sregolate avventure sessuali.
In "Rancore" si chiariranno molti aspetti che in "La disciplina di Penelope" erano stati volutamente non svelati.
Io ho amato moltissimo entrambe le protagoniste di questi due romanzi.
Ho apprezzato di piu la scrittura di Carofiglio rispetto a quella della Holt. L'ex magistrato riesce a trattare e far comprendere cavilli giuridici spiegandoli con chiarezza e semplicità e mai in modo banale.
È curioso che Carofiglio sia un ex magistrato che racconta di una ex magistrata, mentre Anne Holt nella vita sia un'avvocatessa, oltre che politica e giornalista, e la sua Selma sia una ex avvocatessa.
In "Rancore", Penelope Spada indaga sulla morte di un professore universitario ricco e potente morto all'improvviso. Il medico certifica per cause naturali. La figlia però non ci crede, sospetta della giovane e bellissima seconda moglie e si rivolge a Penelope per scoprire la verità.
Nel romanzo "La tormenta" Selma Falck si risveglia nuda, intrappolata in una capanna in fiamme su una montagna ricoperta di neve. Non ha idea di dove si trovi né ricorda come ci sia arrivata. Deve trovare il modo di sopravvivere e poi capire cosa sia successo. Quando Selma inizia a ricordare scopre che quello che sembrava un incidente è invece il primo di una serie di crimini contro il futuro dell'intero paese.
"La solitudine è la peggiore scusa del mondo per non affrontare la vita." ★★★☆☆scopri come valuto i libri
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"La disciplina" di Penelope di Gianrico Carofiglio si legge in un pomeriggio. Nel mio caso, piovoso. Scorre in modo veloce, avvincente e piacevole.
Carofiglio crea personaggi a cui ci si affeziona subito. In questo caso Penelope, ex pubblico ministero, allontanata dalla magistratura per un grave "errore" commesso.
Un giorno Penelope viene contattata da un uomo che è stato indagato per l’omicidio della moglie. Il procedimento si è concluso con l’archiviazione a causa della mancanza di elementi sufficienti per procedere contro di lui, ma non ha cancellato i sospetti. L’uomo le chiede di indagare per permettergli di recuperare l’onore perduto e per sapere cosa rispondere alla sua bambina quando, diventata grande, chiederà della madre.
Inizia così un'avvincente indagine ambientata a Milano e raccontata da Carofiglio in modo semplice, dimostrando ancora una volta la notevole capacità nel saper rendere comprensibili concetti giuridici complessi.
Piacerà molto ai lettori questa nuova eroina, fragile e forte al tempo stesso. Estremamente empatica, in buona forma grazie all'esercizio fisico e all'alimentazione salutista, abusa però di fumo, alcool e farmaci.
Sono sicura che ritroveremo Penelope in altre indagini.
"spesso cerchiamo di giustificare i nostri comportamenti attribuendo le colpe agli altri o alla nostra natura, o al modo in cui vanno - andrebbero - inevitabilmente le cose della vita; affermiamo l'ineluttabilità di certe scelte o di certi comportamenti. Ma spesso certi comportamenti, e i mille modi in cui li giustifichiamo, sono solo sintomo di mediocrità morale.
★★★★☆
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