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"Cambiare l'acqua ai fiori" di Valerie Perrin è un romanzo talmente bello che mi risulta difficile recensirlo. Bisogna leggerlo per capire.
Vincitore nel 2018 del Prix Maison de la Presse, presieduto da Michel Bussi (l'autore di Ninfee nere), con la seguente motivazione: “un romanzo sensibile, un libro che vi porta dalle lacrime alle risate con personaggi divertenti e commoventi”.
Il romanzo alterna il racconto della vita di Violette, guardiana di un cimitero, con quello delle persone sepolte. Detto così potrebbe apparire un libro non attraente, invece la maestria della Perrin (fotografa di professione, compagna del regista Claude Lelouch) nel creare suspense ne fa un libro sentimentale, non sdolcinato, intenso ed avvincente. Vi farà sorridere e piangere. Vi affezionerete a Violette e una volta chiuso il libro vi verrà voglia di andare in un cimitero a cercarla tra le tombe mentre cambia l'acqua ai fiori.
"I miei vicini non temono niente. Non hanno preoccupazioni, non si innamorano, non si mangiano le unghie, non credono al caso, non fanno promesse né rumore, non hanno l’assistenza sanitaria, non piangono, non cercano le chiavi né gli occhiali né il telecomando né i figli né la felicità. […] I miei vicini sono morti.
L’unica differenza che c’è fra loro è il legno della bara: quercia, pino o mogano."
★★★★☆
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Il libro di Marco Balzano ha sicuramente una copertina che attrae. Il lago di Resia con il campanile che emerge dall'acqua è una delle attrazioni turistiche dell’Alto Adige. Abitando in Trentino ci sono stata più volte. È un luogo incantevole.
Avevo già letto un’opera di Balzano: “L’ultimo arrivato” e apprezzato la sua scrittura.
“Resto qui” narra le vicende di alcune famiglie di Curon, evacuate dal paese per costruire una diga. Il romanzo racconta fatti realmente accaduti tra il 1920 e il 1950 attraverso la storia inventata, ma verosimile, di Trina. Lei è una donna di madrelingua tedesca, forte e caparbia, che si oppone al fascismo. Sopravvive con il marito disertore sulle montagne durante la guerra. Insieme si oppongono con determinazione alla costruzione della diga, senza lasciare nulla di intentato, nella speranza di salvare il paese, ma alla fine è costretta ad arrendersi.
È un romanzo scritto con un linguaggio semplice (quello dei protagonisti), diretto (senza metafore), ricco di spunti di riflessione e capace di far conoscere la storia della popolazione italiana di lingua tedesca che dal fascismo in poi si è ritrovata a lottare per difendere la propria cultura.
Consigliatissimo sia per i sentimenti che suscita che per approfondire la conoscenza della cultura altoatesina.
“[…] è stata una vita dura ma sopportabile perché anche i dolori più osceni come la tua scomparsa li ho vissuti insieme a tuo padre e non mi sono mai sentita sconfitta fino a voler dare la vita ai cani. Ci avessero domandato quel giorno qual era il nostro desiderio più grande, avremmo risposto che era continuare a vivere a Curon, in quel paese senza possibilità da dove i giovani erano scappati e tanti soldati non erano più tornati. Senza voler sapere niente del futuro e senza nessun’altra certezza. Solo restare."
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