PAESAGGIO
Riavviene febbraio, un pino
mezzosepolto, coperto di neve
le crode grigioni delle vette
ammantate di bianco, di notte
Passa il giorno tenue e breve
nelle case di paese appannate, strette
il fuoco appena acceso, le fette
di pane imburrato e d'oro al mattino
I vetri condensano, il pallore
di finestre umide infonde opere
sulle mura di Romarzollo, spessore
alpino di monte Altissimo
Massimiliano Bresciani nasce a Riva del Garda, in Trentino, nel 1971. È laureato in Filologia germanica e dal 1998 vive in Germania. Suona il flauto traverso.
"Giri di libellula", è la sua prima raccolta di poesie, pubblicata nel 2006, a cui ha fatto seguito "Periodi di riflesso" nel 2010.
Massimiliano è mio cugino. Siamo nati a un mese di distanza. Abbiamo vissuto nella stessa casa fino agli undici anni. Eravamo inseparabili. Molti ricordi che hanno ispirato le sue poesie sono anche miei.
E' uscito esattamente un mese fa l'undicesimo episodio di Rocco Schiavone "Le Ossa parlano", edito da Sellerio. Nonostante le indagini siano avvincenti e Antonio Manzini, in questo suo ultimo romanzo, abbia dato spazio quasi esclusivo al giallo, ciò che mi interessa maggiormente è l'evoluzione del personaggio, che episodio dopo episodio evolve e si fa amare sempre di più, con le sue debolezze, il lutto non completamente elaborato, le delusioni e la depressione.
Rocco, con la vendita dell'appartamento romano, lascia per sempre la capitale. Si porta via un solo oggetto: lo specchio di Marina, dalla quale non riesce a distaccarsi.
Al ritorno ad Aosta si ritrova ad indagare su delle ossa umane scoperte in un bosco. Sono i resti di un bambino scomparso sei anni prima. L'indagine è dolorosissima per tutta la squadra del vicequestore. Emerge una realtà tristissima, una storia di violenza, di infanzia negata, un mondo sommerso che una volta emerso si fatica a scrollarsi di dosso.
Nonostante Manzini abbia riservato al caso la quasi totalità del racconto, la solitudine e la tristezza di Rocco si avvertono in ogni pagina. Sentimentalmente Rocco appare combattuto tra la giornalista Sandra e la collega Caterina, vuole una, l'altra o nessuna. E Marina è sempre nel suo cuore.
Io vi confesso che faccio il tifo per Caterina. Mi è sempre piaciuta. Manzini lo sa già dove vuole arrivare. Ha più volte affermato che quello di Schiavone è un unico grande romanzo diviso in molte puntate. Io aspetto con ansia il prossimo episodio. E voi?
L'indagine di questo romanzo mi ha ricordato Anime trasparenti di Daniele Bresciani, che ha come tema quello della pedofilia.
Curiosità: si è svolto a dicembre presso la Facoltà di scienze cognitive a Rovereto un interessantissimo incontro tra lo scrittore Antonio Manzini e gli studenti del corso di Psicologia dinamica. Guidati dalla professoressa Paola Venuti, gli universitari hanno delineato il profilo psicologico di Rocco Schiavone: personaggio dai tratti schizoidi e borderline, introverso, ritirato e solitario, emozionalmente freddo e socialmente distante, con difficoltà a mostrare le emozioni, impulsivo, con scatti di rabbia immotivata ed intensa, affettivamente instabile. Tuttavia adattivo e funzionale, in progressivo miglioramento e in fase di eleborazione del lutto. Nel complesso non disturbato e mediamente sano.
"Avrebbe voluto essere come Michela Gambino, con le sue folli certezze in un mondo lontano dalla realtà e dalle sue imperfezioni. Chissà, si domandò, ognuno si difende dalle botte della vita come può, magari costruendosi un universo parallelo a propria immagine e per la propria sicurezza, evitando le domande senza risposta e la paura della morte e della solitudine. Anche se Rocco non aveva paura della morte né della solitudine. L'abbandono, quello temeva da sempre. E più lo temeva, più la vita lo puniva. Amici, amori, famiglia, affetti sembravano allontanarsi da lui come calamite di segno opposto. Non sapeva come interrompere questa catena, si sentiva impotente e preda della crudeltà del destino. Forse, pensava, se riuscissi a superare il dolore del distacco, non soffrirei più, non succederà più che perda le persone a cui tengo."
★★★★☆
🍋 limone
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"Questo giorno che incombe" di Antonella Lattanzi, vincitore del premio Scerbanenco 2021, è un noir molto coinvolgente ed avvincente, ma anche inquietante, soprattutto per chi ha bambini piccoli.
Una famigliola felice, composta di quattro persone, due giovani genitori in carriera e due figlie piccole, si trasferisce in una nuova casa alla periferia di Roma. Tutto sembra magnifico, finchè dal cortile del condominio sparisce una bambina.
Nel romanzo, molto lungo, si trovano riferimenti a quasi tutti i peggiori crimini commessi sui bambini negli ultimi 20/30 anni in Italia (Cogne, Avetrana, Denise Pipitone, ...).
Tanti i colpi di scena e gli stravolgimenti, tipici dei thriller, ma alla fine, a parte il colpevole, troppe questioni sono lasciate in sospeso. E a me questo non è piaciuto. In alcuni punti, inoltre, ho avuto l'impressione che l'autrice avrebbe potuto evitare di dilatare troppo gli eventi. Tuttavia il romanzo è molto bello, molto introspettivo. Vale la pena di leggerlo.
Mi resta una curiosità: la casa che parla è la coscienza della protagonista? O dell'autrice? O semplicemente un disturbo psichiatrico?
Dalla prefazione sembra di capire che la storia trae origine da un fatto realmente accaduto nella vita della scrittrice e che ha segnato la sua esistenza.
"Lo chiamavano tutti così, lì. L'incidente.
Era successo nel nostro condominio. Nel nostro palazzo.
Io ero troppo piccola per capire. Avevo otto mesi. Anche mia sorella era troppo piccola. Aveva quattro anni. Però che qualcosa non andava lì lo capimmo molto presto."
★★★☆☆
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🍋 limone
Che dire di Sanremo?
Come ogni anno è un evento che seguo. Non con spasmodica attenzione. Lascio la tv accesa e ascolto il programma mentre faccio altre cose: stiro, riordino e di tanto in tanto osservo con più attenzione, attirata da qualche canzone o ospite che mi piace di più. A fine puntata non arrivo mai, nemmeno il giorno della finale, mi addormento sempre sul divano. Non per noia. Per stanchezza. La stanchezza di chi si alza ogni mattina prestissimo per riordinare un po' la casa prima di andare in ufficio. Il vincitore lo scopro il giorno dopo.
Quest'anno non è stata una grande sorpresa, dato che la canzone vincitrice era in testa alla classifica fin dalla prima puntata.
Non voglio criticare le canzoni. Ognuno di noi ha dei gusti personali.
Dico però alcune cosette in merito: Mahmood ha vinto. La canzone è bella , ma la sua voce non mi piace, perchè faccio fatica a capire le parole quando canta. Elisa è Elisa, con una voce limpidissima e capacità canore indubbie. Morandi merita sicuramente il podio per la simpatia. La sua canzone è spensierata e allegra in un periodo tristissimo.
"Ciao ciao" de La rappresentante di lista diventerà un tormentone.
Emma, Noemi, Iva Zanicchi e Giusy Ferreri promosse!
Mi sono piaciute le co"conduttrici" Drusilla Foer, elegante e colta, e Maria Chiara Giannetta, spigliata e simpatica attrice che insieme a Maurizio Lastrico ha ripercorso la storia della musica italiana con un divertente gioco di citazioni.
Mi sono piaciuti gli ospiti Maneskin, Fiorello e Cremonini, che ho avuto modo di incontrare qualche mese fa al Salone del libro di Torino.
Voi vi chiederete come mai parlo di Sanremo su un blog letterario. Semplicemente perché le canzoni raccontano delle storie, come i romanzi. Delle storie da ascoltare e da citare, proprio come le belle frasi che sottolineiamo nei libri.
"E se domani tuo padre, mia madre o Lucia
Ascolteranno queste parole
Si chiederanno, come mi chiedo anch’io, se questo è un amore
Risponderò come rispondo anche a me
Che
Amarti è credere che
Che quello che sarò sarà con te."
Giovanni Truppi - Premio Lunezia per Sanremo per il valore letterario della canzone "Tuo padre, mia madre, Lucia"
Nel romanzo "Il sentiero dei nidi di ragno", pubblicato nel 1947 da Einaudi, Italo Calvino affronta il tema della lotta partigiana. Lo fa utilizzando un approccio molto originale. Il punto di vista è quello di un ragazzino, Pin, un orfano, povero, rozzo che vive con la sorella prostituta.
Pin, dopo alcune peripezie, trova rifugio in un accampamento partigiano. E Calvino inizia a narrare le vicende della "scalcagnata" banda attraverso gli occhi del ragazzino.
La storia può essere letta su più piani: quello del bambino solo che non si trova a suo agio nè con i coetanei nè con gli adulti ed è alla disperata ricerca di un amico e quello della vicenda storica della lotta partigiana. Tra le righe emergono le contraddizioni di entrambe le parti in lotta. Chi ha scelto di combattere? È perché proprio da quella parte?
Il linguaggio è scorrevole e semplice, tranne l'uso di termini dialettali che inizialmente può mettere in difficoltà rallentando un po' la lettura.
"Pin sale per il carrugio, già quasi buio; e si sente solo e sperduto in quella storia di sangue e corpi nudi che è la vita degli uomini"
★★★☆☆
🍞 pane
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"Quando tornerò" di Marco Balzano è un romanzo che affronta il tema delle badanti straniere, per lo più dell'est, che lasciano la propria famiglia e si trasferiscono in Italia, per accudire bambini ed anziani. Ho scoperto esistere una vera e propria sindrome, il "mal d'Italia", che molto frequentemente colpisce le madri costrette a lasciare i figli per lavorare nel nostro paese. Per non parlare del disagio dei minori lasciati a casa, che spesso vivono la partenza come un abbandono. E' un romanzo importante che ci fa riflettere sulla vita di chi si prende cura dei soggetti deboli della nostra società. Nessuno pensa mai al sacrificio che queste madri fanno per lavorare.
Quello di Balzano è un romanzo familiare, diviso in tre parti e la voce narrante cambia.
Nella prima parte (DOVE SEI), Manuel (figlio di Daniela, emigrata in Italia per permettere ai figli, con il suo stipendio, di vivere dignitosamente in patria) racconta dal suo punto di vista, in ordine cronologico, i fatti accaduti e le sue emozioni da quando la madre è "scappata" fino all'incidente.
Nella seconda parte (LONTANA) la voce narrante è quella di Daniela che racconta, con continui salti temporali tra il periodo in cui Manuel è in rianimazione e il periodo in cui lavorava in Italia come badante, il suo punto di vista e va a colmare, in questo modo, le lacune narrative del racconto di Manuel.
Nella terza parte (BOOMERANG) la voce narrante è quella della figlia maggiore, Angelica, che prosegue la narrazione, anche da un punto di vista temporale.
Ciascun personaggio compie delle scelte, subisce quelle altrui e rivendica necessità, bisogni e aspirazioni. Manuel si sente abbandonato, non ha saputo accettare la situazione. Daniela si sente in colpa e Angelica si carica di responsabilità altrui.
Il romanzo è strutturato in modo originale, affronta un tema molto importante ed è scritto bene. Pone domande e svela situazioni a cui molto spesso chi assume una badante nemmeno pensa.
Ho trovato analogie con Lacci di Domenico Starnone per la costruzione del romanzo: tre personaggi/tre punti di vista.
Ho trovato somiglianze con L'acqua del lago non è mai dolce di Giulia Caminito, in particolare analogie tra le madri: forti, determinate, in grado di sostenere enormi sacrifici per permettere ai figli di studiare riconoscendo alla cultura la possibilità di determinare un riscatto sociale.
Il finale mi è parso un po' sbrigativo e pertanto non ho trovato il romanzo di Balzano all'altezza dei suoi precedenti: L'ultimo arrivato e Resto qui.
"Ragazzi miei, ho trovato lavoro in Italia. Devo andare, altrimenti non potrete più studiare e a momenti neanche mangiare come si deve. Io invece voglio che viviate con le stesse possibilità degli altri. Discutere con vostro padre è inutile, per questo sono andata via così. Non è un bel modo, lo so, ma se non mi fossi precipitata ne avrebbero preso un'altra. Comunque spero di stare via poco. Manderò un po' di soldi a papà e un po' a nonna Rosa, loro vi daranno quel che vi serve. Tu, Manuel, studia e abbi fiducia in me. Tu, Angelica, occupati di tuo padre e di tuo fratello e non volermi male per i sacrifici che ti chiederò. Vi voglio un bene che non so dire. A presto, Mamma."
★★★☆☆
🥃 amaro digestivo
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Lo scrittore Alessandro Baricco, autore - tra gli altri - degli splendidi romanzi Novecento e Mr Gwyn, ha annunciato ieri di essere affetto da leucemia mielomonocitica cronica e che dovrà sottoporsi ad un trapianto di cellule staminali. Questo il suo messaggio apparso sui social:
Ehm, c’è una notizia da dare e questa volta la devo proprio dare io, personalmente. Non è un granché, vi avverto. Quel che è successo è che cinque mesi fa mi hanno diagnosticato una leucemia mielomonocitica cronica. Ci sono rimasto male, ma nemmeno poi tanto, dai. Quando hai una malattia del genere la cosa migliore che puoi fare è sottoporti a un trapianto di cellule staminali del sangue, cosa che farò tra un paio di giorni (be’, non è così semplice, ci stiamo lavorando da mesi, è un lavoro di pazienza). A donarmi le cellule staminali sarà mia sorella Enrica, donna che ai miei occhi era già piuttosto speciale prima di questa avventura, figuriamoci adesso. Molto altro non mi verrebbe da aggiungere. Forse, ecco, mi va ancora di dire che percepisco ogni momento la fortuna di vivere tutto questo con tanti amici veri intorno, dei figli in gamba, una compagna di vita irresistibile, e il miglior Toro dai tempi dello Scudetto. Sono cose, le prime tre, che ti cambiano la vita. La quarta certo non te la guasta. Insomma, la vedo bene. Per un po’ non contate su di me, ma d’altra parte non abituatevi troppo alla cosa perché i medici che si sono ficcati in testa di guarirmi hanno tutta l’aria di essere in grado di riuscirci abbastanza in fretta.
Abbracci
In bocca al lupo ad Alessandro Baricco, con la certezza che tornerà presto ad allietarci con i suoi splendidi scritti.
LibriCitando oggi compie 2 anni e ogni giorno che passa la mia voglia di scrivere di libri e imparare a farlo bene aumenta.
Ho cominciato pubblicando dei semplicissimi consigli di lettura, poi tante idee mi sono venute e ho parlato dei libri attraverso le interviste agli autori, le citazioni, le curiosità letterarie, i resoconti dei festival a cui ho partecipato (Intermittenze, Salone del libro di Torino). Molte altre idee stanno aspettando di essere realizzate.
Mi piacerebbe avere molto più tempo per scrivere sul mio blog, ma posso dedicargli ritagli tra lavoro, famiglia e sport. Recensisco solo libri letti e il tempo richiesto per farlo è molto. Non si tratta solo di scrivere, prima bisogna leggere!
In questi due anni ho anche collaborato con La Repubblica, coordinando un gruppo di lettori per i tornei di Robinson e attualmente sto frequentando un laboratorio di scrittura (specifico per chi scrive di libri).
Le mie recensioni sono e resteranno dei consigli di lettura basati sul mio gusto personale e sulle emozioni che mi hanno trasmesso. Non ho il bagaglio necessario per fare critica letteraria e francamente quel tipo di recensioni mi annoiano.
Il numero di lettori che il blog ha raggiunto mi gratifica e mi invoglia a continuare. Il mio obiettivo è trasmettere la passione per la lettura. Nel mio blog, per scelta, non c'è pubblicità. Il mio guadagno consiste nella soddisfazione di ricevere i ringraziamenti di qualche autore per una mia recensione o la richiesta di leggere e recensire un libro.
Per ora l'entusiasmo è ancora molto alto.
Grazie a chi mi legge. Suggerimenti e anche critiche sono ben accetti.
“Finché si avranno passioni non si cesserà di scoprire il mondo.”
Cesare Pavese
La grafica del post è opera di Davide Zanin
A Natale ho ricevuto in regalo "Alfonsina e la strada", la biografia romanzata della ciclista italiana Alfonsa Rosa Maria Morini, coniugata Strada, unica donna ad aver corso il Giro d'Italia nel 1924.
La vita di Alfonsina ci viene raccontata in modo molto coinvolgente da Simona Baldelli, scrittrice e appassionata di sport, che ha subìto il fascino della ciclista ed ha voluto scriverne un romanzo per omaggiarla.
Soprannominata la regina della pedivella, Alfonsina, negli anni della prima guerra mondiale, chiese ed ottenne di gareggiare con i maschi nel Giro di Lombardia. In quegli anni tutte le gare femminili erano state soppresse ed Alfonsina lo riteneva ingiusto. "Maschi e femmine sputavano sangue sui pedali tale e quale" diceva.
A sostenerla nelle sue sfide c'era il marito che le aveva costruito anche "un marchingegno con pedali e molle perché lei potesse allenarsi in casa anche nei giorni in cui nevicava o pioveva troppo per andare in strada."
Ammiro Alfonsina che ha saputo farsi valere, non rinunciare ai propri sogni per il solo fatto di essere una donna.
Ciò che ha sempre cercato è il proprio limite, per superarlo e spostarlo più in là.
Nata in un'epoca e in luoghi in cui, per una donna, era disonorevole praticare sport, Alfonsina ha contribuito tantissimo con la sua caparbietà a far sì che tutte noi oggi possiamo correre felici in bici per le strade, senza essere additate come delle puttane, delle matte o il diavolo in gonnella.
Quando, a quindici anni, io ho iniziato ad allenarmi per gareggiare nel mezzofondo, dove vivo non c'era una società di atletica leggera con un vivaio giovanile. Io mi allenavo con ragazzi (maschi) più grandi di me e mio padre, all'inizio, non era molto contento che corressi in pantaloncini corti per le strade. Poi se ne fece una ragione. Ma l'idea che lo sport fosse da riservare agli uomini, nelle periferie e nei ceti medio-bassi, è sopravvissuta a lungo.
Alle perplessità degli organizzatori di fronte alla sua richiesta di poter gareggiare con gli uomini, Alfonsina osservò: "La gente farebbe chiasso perché sono la prima. Ma io potrei dare l'esempio. In futuro non lo noteranno nemmeno."
Oggi Alfonsina è considerata una delle pioniere della parificazione di genere in campo sportivo. È stata una femminista inconsapevole.
Più di tutto ha sofferto per le carenze affettive e la mancanza di comprensione da parte della sua famiglia. Degli insulti degli estranei non le importava.
Povertà affettiva e materiale, fama ed oblio. Queste le tre fasi della vita di Alfonsina che non merita assolutamente di essere dimenticata.
Lei è stata anche la detentrice del record del mondo di velocità femminile, 37km/h, stabilito nel 1911, quando aveva vent’anni e nel 1938, a 47 anni, conquistò il record femminile dell’ora a Longchamp, in Francia, fissandolo a 35,28 chilometri. Nello stesso anno stabilì il record mondiale femminile delle 12 ore correndo per 325 km.
Leggere questa biografia è stato per me molto bello. Mi sono immedesimata in Alfonsina. Ho lottato, sofferto e gioito con lei.
Chi mi conosce sa quanto mi è pesato abbandonare l'agonismo nella corsa e nel duathlon e che, nonostante siano passati esattamente tre anni dalla mia ultima gara, io non mi sono arresa. Ci credo ancora di poter tornare a gareggiare.
★★★★★
🐣 uovo di Pasqua
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Mario Calabresi racconta in modo molto coinvolgente, quasi fosse un romanzo, la vita di Carlo Saronio, giovane benestante rapito negli anni Settanta dal gruppo di estrema sinistra Potere operaio.
Saronio stesso ne aveva fatto parte, ma fu tradito dagli amici con cui aveva condiviso idee politiche e battaglie.
A voler far emergere il ricordo di Carlo è stata la figlia Marta, nata otto mesi e mezzo dopo la morte del padre, avvenuta il giorno stesso del rapimento a causa di un errato uso del narcotizzante da parte dei rapitori. Per quarantacinque anni Marta non ha chiesto nulla a nessuno di suo padre. Temeva che far affiorare i ricordi potesse essere troppo doloroso per la madre e la nonna. Un giorno parla con il cugino Piero, missionario, e insieme decidono che è arrivato il momento di capire chi era veramente Carlo Saronio, di scoprire "quello che non ti dicono". Piero e Marta hanno entrambi letto "La mattina dopo" di Mario Calabresi. Concordano che lui sia la persona in grado di aiutarli a fare luce sulla vita di Carlo. Piero scrive a Calabresi una mail, Marta si presenta a lui al termine di un evento letterario. Dopo una iniziale incertezza, Mario Calabresi comincia ad aprire armadi, sfogliare album di foto, visitare i luoghi in cui Carlo viveva, studiava, incontrava gli amici. Calabresi è costretto a tornare agli anni settanta, a fatti che lo toccano in prima persona. Anche lui, come Marta, ha perso il padre per mano di terroristi.
Mario Calabresi, giornalista, è stato direttore di "La Stampa" e "La Repubblica". Oltre a "Quello che non ti dicono" ha scritto: "Spingendo la notte più in là", "La fortuna non esiste", "Cosa tiene accese le stelle", "Non temete per noi, la nostra vita sarà meravigliosa" e "La mattina dopo".
“Quello che non ti dicono, alla fine te lo vai a cercare.”
★★★★☆
🍷 vino rosso
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