Quando l'anno scorso ho letto e recensito "Il gatto di Depero" di Milka Gozzer, vi ho raccontato poco e nulla della trama del romanzo. Questo perché solitamente mi limito a trasmettervi le mie impressioni e le emozioni suscitatemi dalla lettura.
Ieri sera, in una suggestiva piazza Erbe a Rovereto, nell'ambito di Sinfonie d'arte, Milka Gozzer ha incontrato i suoi lettori e molto ha raccontato delle motivazioni che l'hanno spinta a scrivere questo romanzo.
Milka aveva voglia di parlare del pittore Fortunato Depero, perchè era affascinata dalla sua figura. Per farlo doveva conoscere bene però chi era Depero, al di là del personaggio pubblico. Milka ha quindi trascorso moltissimo tempo a studiare lettere, documenti, bozzetti e molto altro materiale conservato presso il Fondo Fortunato Depero che si trova nella biblioteca del Mart.
Milka usciva da quelle sedute di ricerca emozionata e sempre più affascinata, ma come trovare la soluzione per raccontare in modo originale l'artista?
L'idea le è venuta scoprendo attraverso i racconti del nipote un altro importante personaggio di Rovereto: Luigi Mario Nicoluzzi, l'ultimo tornitore di legno a Rovereto che per moltissimi anni ha realizzato le opere che Depero gli commissionava. Ed è così che la voce narrante è quella di Mario, già morto, che per spiegarci la vicenda del "gatto di Depero" e farci scoprire come mai quel gatto abbia causato la rottura del rapporto di amicizia tra l'artista e l'artigiano, ci narra le vicende storiche in cui i fatti sono avvenuti (ricostruendo così quasi un secolo di storia di Rovereto) e la vita di Depero, i suoi successi, le difficoltà incontrate, l'amore per la sua Rosetta, la gratitudine nei confronti dei suoi lavoranti, delineando una figura dell'artista intima e vera, che lo riscatta dalle accuse di vicinanza al partito fascista.
Un "femminista" che "metteva in regola" le sue lavoranti e sempre puntuale nel pagare chi lavorava per lui.
Dalle lettere conservate presso il Mart si scopre un uomo fedelissimo alla moglie e innamorato di lei fino al suo ultimo giorno di vita. Le scriveva lettere appassionate perfino dal reparto di geriatria.
Se volete conoscere meglio Depero e farvi un'idea di come si viveva cento anni fa a Rovereto e in Trentino, leggete "Il gatto di Depero"! Oltre ad essere un romanzo storico e biografico è anche un "giallo" con un mistero da risolvere.
Qui potete leggere la mia intervista a Milka Gozzer.
Uscirà il 5 maggio il nuovo romanzo giallo di Milka Gozzer, "Occhio per occhio". È il secondo della serie "I delitti di Capriata", dopo "Torna a casa, Viola!"
È inutile che cerchiate il paese di Capriata su google, è un posto inventato dall'autrice, ma collocato tra luoghi reali della Valsugana e ispirato (forse) a Vetriolo Terme.
In "Occhio per occhio" ritroviamo i protagonisti di "Torna a casa, Viola!": il barista Stefano, Viola (la pecora del Camerun), la figlia Betty, il Sergente Garcia, gli amici Roberto e Terry e i frequentatori del bar di Capriata che mi ricordano un po' i simpatici vecchietti del BarLume di Marco Malvaldi.
Non è però necessario aver letto il primo volume per leggere il secondo. Ogni episodio è autoconclusivo.
"A Capriata pare tornato finalmente il sereno, ma all’improvviso un nuovo atroce delitto arriva a turbare la quiete della montagna: la vittima in questo caso è una studentessa poco più che ventenne, Rosa Paladino, trovata morta nei boschi.
Nulla è come sembra.
E, mentre Stefano, il proprietario del bar del paesino, e i suoi amici sono impegnati a sbrogliare l’intricata matassa del mistero che avvolge il misero destino della ragazza, nuovi personaggi e colpi di scena finiscono per complicare non poco le indagini e le vite degli abitanti della zona.
Anche a casa Mattivi non mancano i segreti: Betty, la figlia di Stefano, sembra afflitta da mille preoccupazioni, ma non ne vuole fare parola con il padre. Intanto il pastore Roberto, amico d’infanzia del barista di Capriata, pare scomparso nel nulla.
Grazie all’insostituibile aiuto di Viola, la pecora del Camerun ormai divenuta la mascotte del gruppo, Stefano e il suo fidato Sergente Garcia riusciranno infine a giungere alla terribile verità che si cela dietro l’omicidio della giovane Rosa.
Ma la potranno davvero considerare una vittoria, questa volta?"
Molto belle le descrizioni dei luoghi e dei personaggi. Traspare l'amore dell'autrice per la sua terra, per le tradizioni popolari e la cucina tipica.Milka è sempre attenta ai particolari. L'uso frequente delle espressioni dialettali tradisce la sua passione per i luoghi, le tradizioni, il passato, la vita di montagna dove il progresso è rallentato rispetto alla città. Anche l'esperienza professionale giornalistica acquisita in passato dall'autrice caratterizza le trame dei suoi romanzi.
Il finale è aperto e questo ci lascia pensare e sperare che Milka abbia già in mente un seguito.
La copertina è artistica anche per questo secondo episodio dei "Delitti di Capriata". Si tratta di una rielaborazione grafica di un'opera dello scultore e pittore trentino Gianni Anderle intitolata "Trame". Molto bella.
Voi cosa fate il prossimo fine settimana? Io una gita tra Vetriolo Terme, Castel Selva, Panarotta e Monte Fravort... Mi è venuta voglia di visitare i luoghi in cui sono ambientati gli eventi del romanzo.
Nel blog potete leggere l'intervista all'autrice e la recensione di Torna a casa, Viola!, Racconti di viaggio Racconti di vita, Il gatto di Depero.
"Il barista osservava con un certo scetticismo il forestiero che aveva davanti.
Questi credono che salire una montagna sia come andare a fare la passeggiata sul lungomare!
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Chi di voi mi legge da un po' di tempo, sa che nei miei consigli di lettura non rivelo mai troppo della trama del romanzo.
Anche in questa occasione non mi dilungherò. Ne "Il gatto di Depero" di Milka Gozzer la vita del pittore futurista trentino Fortunato Depero ci viene raccontata da un falegname morto: Mario Nicoluzzi, in vita esperto nella lavorazione del legno con il tornio, suonatore di basso, maratoneta, amante delle frasi palindrome.
A Milka Gozzer non piace categorizzare i suoi romanzi e "Il gatto di Depero" infatti è un mix di generi: un po' storia vera, un po' invenzione e un "giallo" da risolvere.
Fin da subito si intuisce che un malinteso legato "al gatto di Depero" ha rovinato il rapporto di amicizia tra il famoso pittore futurista e l'abile falegname roveretano. Nel raccontare l'origine e l'evoluzione di questo malinteso, l'autrice ripercorre la storia del Trentino dalla prima guerra mondiale agli anni Sessanta e l'intera vita dell'artista.
Questo romanzo ha il grande pregio di farci conoscere Fortunato Depero e ci aiuta a comprendere le sue scelte, molto criticate per la sua presunta vicinanza al fascismo.
Milka Gozzer ha una scrittura estremamente avvincente e coinvolgente.
Se iniziate un suo romanzo, mettete subito in conto che non riuscirete tanto facilmente ad interromperlo per fare altro. Sa coinvolgere a tal punto che tutto il resto passa in secondo piano.
"Può sembrare strano, ma quando sei morto non nutri rancore. I fatti belli e brutti ti appaiono come sulle pagine di un romanzo. Spesso mi sorprendo di aver vissuto quello che ho vissuto senza che io lo avessi cercato, a differenza di Fortunato che invece si dannava come un ossesso. Un fuoco aveva dentro, avrebbe potuto incendiare la mia bottega e tutto il legname ammonticchiato, se solo avesse voluto. Adesso che sono morto vedo chiaramente la natura di quel fuoco e penso ancora a quel dannato gatto. Sì, un gatto di legno. Rifletto spesso su quante possibilità ci fossero. Passo il mio tempo a formulare ipotesi, così, per non annoiarmi. Con il senno di poi è pieno il cimitero, diceva mio padre. Appunto."
Qui potete leggere l'intervista a Milka Gozzer.
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È in corso al Mart di Rovereto la mostra "Depero New Depero", una grande esposizione dedicata a Fortunato Depero che esplora la modernità delle sue sperimentazioni e l'influenza delle sue ricerche negli ambiti dell'arte, della moda, del design e del fumetto dagli anni Settanta ad oggi. Esposti circa 500 lavori tra opere, disegni, mobili, oggetti, manifesti, fotografie, libri e riviste; una decina di video e film realizzati negli ultimi venti anni; fumetti e oggetti di design, oltre ai famosi bozzetti pubblicitari Campari.
Ringrazio Milka Gozzer per avermi dato l'opportunità di leggere il suo romanzo in anteprima (uscirà il 28 ottobre).
Quando l'ho ricevuto, senza nessuna intenzione di leggerlo in quel momento, ho iniziato a scorrere, per curiosità, le pagine sul mio e-reader.
Ora vi racconto come è andata.
La citazione iniziale di Alda Merini mi predispone bene. Non amo particolarmente la poesia, ma adoro la poetessa dei navigli.
Tre ore dopo sono ancora lì, incollata alle pagine.
Stefano gestisce l'unico bar di Capriata, paese di montanari che l'amministrazione locale cerca di trasformare in località turistica, sfruttando le terme (già meta asburgica di vacanza) e inventandosi una leggenda sul destino dei figli del re Fravort.
Viola, la sua pecora del Camerun, è sparita. Stefano è in ansia.
(Mi sembra di rivedermi nel giorno in cui la mia gatta Frida sparì. Non era tornata a casa a dormire la notte e il mattino dopo non si trovava. La mia ansia cresceva ogni minuto di più, pensando ad un incidente o ad un rapimento. Alla fine tutto si risolse per il meglio. Era rimasta chiusa in un garage.)
Non c'è solo il mistero della pecora scomparsa da risolvere. Bruno Corni, il taxista del paese, viene ucciso con un colpo sparato a bruciapelo. Sembra un'esecuzione. Eppure Bruno è una brava persona, limpido, un gran lavoratore. La sparizione di Viola e l'omicidio sono eventi legati?
Non solo giallo, però, in questo romanzo di Milka Gozzer che, come spiega l'autrice nella nota finale, è nato come racconto, per poi evolvere in romanzo breve e infine in un romanzo giallo.
L'idea di scriverlo le è venuta durante una escursione in montagna.
Mi piace molto la sua scrittura.
Evoca suoni, odori, colori attraverso l'uso di similitudini e metafore.
Le descrizioni dei luoghi e degli eventi sono accurate. Viene voglia di visitare i posti in cui accadono i fatti.
Al contrario i personaggi sono (volutamente?) sfumati. Resta la curiosità di saperne di più di loro.
Il sottotitolo "I delitti di Capriata" lascia intendere che ci sarà un seguito. I personaggi avranno modo di delinearsi meglio ed evolvere.
Anche cultura, tradizioni, antichi pregiudizi trapelano tra le righe del romanzo.
Molti i riferimenti a luoghi e fatti realmente accaduti: l'ospedale psichiatrico di Pergine chiuso nel 2002, le difficoltà attuali che incontrano i pastori nella transumanza, la tempesta Vaia che nel 2018 distrusse 42 milioni di alberi, la banda dei mocheni che alcuni anni fa terrorizzò l'omonima valle, le bellezze naturali della stessa "valle incantata", della zona della Panarotta, del monte Fravort con splendide malghe, sentieri e boschi.
Milka Gozzer, romanziera trentina, giornalista professionista, è autrice di numerosi reportage di viaggi e ha pubblicato quattro libri: "Le radici del muschio", "MeL", "Racconti di viaggio Racconti di vita", "Il gatto di Depero".
Qui potete leggere l'intervista all'autrice.
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SEI DOMANDE IN CERCA D'AUTORE a Milka Gozzer, romanziera trentina, giornalista professionista, autrice di numerosi reportage di viaggi in bicicletta e di quattro libri: "Le radici del muschio", "MeL", "Racconti di viaggio Racconti di vita", "Il gatto di Depero".
Ami definirti una romanziera e il mezzo che prediligi per viaggiare è la bicicletta.
Inevitabile credo, data la tua professione, la voglia di "riportare" su carta ricordi ed emozioni al ritorno.
Quando e come mai hai deciso di iniziare a viaggiare ed esplorare il mondo in bici?
Non mi piaceva viaggiare, almeno non tanto quanto ascoltare o leggere le storie degli altri viaggiatori, poi un bel giorno di ventisette anni fa, era luglio come ora, ho fatto il mio primo viaggio in bicicletta. Ho cominciato da una terra “facile”, l’Olanda. E mi si è aperto un mondo. Potevo vedere tutto, esplorare ogni angolo, potevo respirare ogni metro, potevo fermarmi quando volevo, annusare l’aria, meravigliarmi, conoscere luoghi che non c’erano in nessuna guida turistica, casuali, la vita di tutti i giorni. Allora ho capito che quel modo di viaggiare per me aveva senso. E non ho più smesso.
Giornalista professionista, autrice di numerosi reportage, hai pubblicato quattro libri fino ad ora e, se non sbaglio, stai esplorando un po' tutti i generi letterari: racconti di viaggio, romanzo storico, thriller e fantasy.
Stai cercando il tuo genere preferito o ti stai semplicemente divertendo a praticare i vari generi letterari?
La forma che amo per raccontare storie è quella del romanzo. Credo davvero che il romanzo non possa avere barriere di sorta. Purtroppo in Italia siamo condizionati dal genere, dal fatto di dover inserire un romanzo in una casella: rosa, giallo, thriller, distopico, storico, biografico, ecc. A me piace scrivere senza mettere paletti alla mia immaginazione. Ogni storia deve avere uno spazio in cui possono convivere la lacrima, la risata, lo stupore, il brivido, l’amore, la morte… Quando ho scritto MeL qualcuno mi ha chiesto come classificarlo: giallo, distopico, noir, di fantascienza? Caspita, ho pensato, è un romanzo! e in un romanzo ci può stare di tutto.
A cosa stai lavorando attualmente?
Sto lavorando a un nuovo romanzo che uscirà in autunno, probabilmente il primo di una serie ambientata in Trentino che ha tra i protagonisti una… pecora. Ma si tratta di una pecora davvero speciale! Ho voglia di raccontare le storie del posto stupendo in cui ho la fortuna di vivere, storie di montagna, di pastori, ma anche di sfrenata fantasia.
Frase o citazione che ti piace o ti rappresenta maggiormente?
Lascio i sogni alle tenebre, di giorno coltivo passioni.
Nella prefazione di "Racconti di viaggio Racconti di vita" dici che da bambina non ti interessava viaggiare, ti piaceva leggere e ascoltare le avventure delle persone che tornavano a casa. Cosa sognavi di diventare da grande?
Nella mia famiglia non si leggevano tanti libri. Poi i miei genitori hanno acquistato una casetta che era stata di proprietà di un bibliotecario di Milano il quale ha lasciato l’immobile con una cantina colma di scatoloni di libri. Avevo nove, forse dieci anni, e ho cominciato a leggere, anzi a divorare tutti quei libri. C’erano volumi di ogni tipo. Ricordo di essere stata folgorata da “Poveri e semplici” di Anna Maria Ortese, e ricordo di aver passato una notte intera a leggere “La noia” di Moravia e dopo di non aver voluto più leggere nulla di quell’autore. Secondo me siamo predestinati. Il mio destino si è giocato tutto lì. Dentro quegli scatoloni c’era il desiderio di diventare quello che poi sono diventata, una romanziera.
Come ti vedi fra vent'anni?
Più brava a scrivere.
Famiglia, animali domestici: Sì.
Hobby e passioni, oltre alla scrittura: Ciclismo, escursioni in montagna, giardinaggio.
Autori preferiti: Jane Austen, José Saramago, John Fante
Libro del cuore: Difficile citarne uno solo… Forse “Panino al prosciutto” di Charles Bukowski perché mi ha fatto conoscere John Fante uno scrittore che ho amato tantissimo e che purtroppo ha scritto pochissimo.
Film visto e rivisto: Blade Runner, American Beauty
Cantante, gruppo o genere musicale preferito: Freddie Mercury
Cibo a cui non sai dire di no: Pastasciutta
Sport praticato: Ciclismo
Pregi: Generosità
Difetti: Sono permalosa
Qui potete leggere la recensione di "Racconti di viaggio Racconti di vita".
Milka Gozzer è la dimostrazione che ci sono molti scrittori bravi di cui difficilmente parla la stampa nazionale, semplicemente perché i loro scritti non sono pubblicati da case editrici famose che attuano metodi pubblicitari talvolta invadenti.
"Racconti di viaggio Racconti di vita" di Milka Gozzer, autopubblicato, nulla ha da invidiare al ben più pubblicizzato "Controvento" di Federico Pace.
Davvero un bel viaggio quello che ci fa fare Milka con la sua raccolta di racconti di viaggi in bicicletta in giro per il mondo!
Namibia, Kirghizistan, Bolivia, Parigi, Ghana, Giappone, Moldavia, Birmania, Taiwan sono solo alcuni dei luoghi di cui ci parla.
Tre storie sono frutto della fantasia, perchè, spiega l'autrice, "si può - si deve! - viaggiare anche con quella."
Il suo modo di raccontare posti, persone e fatti accaduti è sicuramente influenzato dalla professione giornalistica che ha svolto per tanti anni.
"Raccontare un viaggio è un problema di memoria. Porto sempre con me il quaderno degli appunti. Segno date, luoghi, distanze percorse, qualche impressione, notizie circa vitto e alloggio, scrivo con un taglio giornalistico e a tratti con una grafia incomprensibile - una pessima prosa che non si può neppure definire diario. Eppure quelle righe esteticamente brutte, rilette anche a distanza di anni, riescono a riattivare le immagini di un viaggio: come mettere singole lettere una accanto all'altra e vedere nascere una parola dotata di significato. Poi ci sono dettagli che ti rimangono nella memoria anche se sono passati anni."
Leggere questa raccolta, frutto di vent'anni di viaggi e di ricordi, vi strapperà più di un sorriso e vi farà anche riflettere molto.
I viaggi di Milka sono viaggi "estremi", lunghi e faticosi, in luoghi spesso inospitali e pericolosi: dal deserto della Namibia al Sani Pass in Lesotho, tanto per citarne un paio.
"Così trascorre la mia notte nel deserto, aspettando l'alba come non ho mai fatto, circondata da un branco di iene che ululano selvagge mentre continuano a rovistare tra le borse che abbiamo lasciato fuori dalla tenda.
Conservo ancora, come un cimelio, la borsa da bici con il segno delle unghie di una iena.
"Siamo gli unici bianchi sul tetto dell'Africa. Il pub è aperto, ma deserto. Non ci sono i gestori, ma c'è una donna gentile che ci cucina la cena e ci assegna una capanna a un centinaio di metri dal pub, dove riparare per la notte. Con il buio, la tormenta peggiora: il vento sibila in maniera assordante, piove ghiaccio e acqua. Nella capanna, gli spifferi sono così forti che spengono le candele."
Io che amo la bicicletta (ho anche gareggiato per qualche anno) non ho mai viaggiato in bici.
Mi è venuta voglia di provarci. Potrei cominciare con qualcosa di semplice. Un breve viaggio di alcuni giorni in Italia con una comoda gravel.
Milka afferma: "Ho la presunzione di credere che la bicicletta mi consenta di capire meglio un posto chiedendo in cambio un po' di fatica, che con l'esperienza diventa più sopportabile."
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Leggi qui l'intervista a Milka Gozzer.