Il romanzo "L'acqua del lago non è mai dolce" di Giulia Caminito, vincitore del premio Campiello 2021, è una storia di mancato riscatto sociale.
Un romanzo che per molti aspetti fa pensare alle storie raccontate da Ammaniti, Avallone, D'urbano.
Mi vengono in mente "Ti prendo e ti porto via", "Acciaio", "Acquanera".
Nonostante l'immenso senso di tristezza che trasmette, questo romanzo mi è piaciuto molto. L'ho trovato molto introspettivo.
I personaggi sono ben delineati e caratterizzati.
La protagonista a momenti infastidisce per i comportamenti che tiene. Certo, la vita non l'ha aiutata. Nata in una famiglia povera, perseguitata dalla sfortuna e dalle disgrazie, ha provato a riscattarsi pensando che lo studio potesse cambiarle la vita. Purtroppo più che una vita propria, vive secondo le aspettative della madre Antonia, al contrario di lei, forte e decisionista, con idee ben chiare.
Vicende come quelle narrate purtroppo accadono. Il romanzo ci permette di venire a conoscere dinamiche familiari e sociali inimmaginabili a chi vive in famiglie, non dico benestanti, ma economicamente autosufficienti.
Un romanzo di denuncia che svela alcune verità sulla società attuale: non basta essere bravi a scuola, costruirsi una valida base culturale per garantirci un buon lavoro e stabilità economica.
Ho apprezzato molto la scrittura originale di Chiara Caminito.
Curiosità: il nome della protagonista si scopre solo al termine del libro ed è una vera sorpresa. Sembra quasi l'ennesima presa in giro della vita nei suoi confronti.
Ho scelto una scuola difficile dove insegnano le lingue morte che nessuno usa e mi dico che l'ho fatto per le mie amiche, ma la verità è che mi porto dentro una cosa piccola piccola, una ghianda, un insetto, che è la voce di mia madre, a cui devo dimostrare di non essere da poco.
Quel noi, che sta là non visto, mi comanda, per me crea castelli in aria e paludi."
★★★★☆
scopri come valuto i libri
🍷 vino rosso