Chi ama percorrere in bicicletta i passi di montagna non potrà non rimanere affascinato dal titolo del memoir di Giacomo Pellizzari "Tornanti e altri incantesimi".
Adoro le serpentine che portano ai passi alpini. Apprezzo la fatica che si fa per raggiungerli. I pensieri, mentre si sale, corrono liberi e la soddisfazione nel raggiungere la meta ripaga di ogni sforzo, cancella come per un incantesimo la stanchezza.
Quello di Giacomo, scrittore e giornalista, è il racconto di due viaggi paralleli: uno in bici, l'altro di riflessione sulla vita.
È il resoconto che Pellizzari fa dell'impresa compiuta l'anno scorso in bicicletta quando, in compagnia dell'amico Max, compie l'epica impresa di percorrere in soli due giorni un anello di 370 km e 12.000 metri di dislivello, Les 7 Majeurs, i sette principali passi delle Alpi Marittime tra Italia e Francia, tutti al di sopra dei 2.000 metri (Fauniera, Lombarda, Bonette, Vars, Izoard, Agnel, Sampeyre).
Innumerevoli gli aneddoti, le citazioni letterarie e musicali, le curiosità storiche e culturali.
Mentre scalerete con Giacomo e Max le sette grandi montagne del Tour de France e del Giro d'Italia vi sentirete personalmente coinvolti nell'impresa e seguirete i pensieri dell'autore che, con passione ed empatia, ricorderà altre epiche imprese, amicizie, episodi intimi della propria vita.
Ho letto "Tornanti e altri incantesimi" di Giacomo Pellizzari, Enrico Damiani editore, con calma, per gustarmelo, una salita al giorno.
Sono convinta che chi lo leggerà, quando arriverà all'ultima pagina, avrà voglia di provarci a salire Les 7 Majeurs, magari con tempi diversi, con più calma, oppure si porrà un obiettivo da raggiungere, un'impresa da compiere.
"Il grande giorno monterai in sella, con le prime luci dell'alba, sentirai quello schiocc gentile delle tacchette che si infilano nei pedali e inizierai a fare quella cosa che tanto ami."
Condivido in pieno l'amore di Pellizzari per la bicicletta, per le imprese faticose.
Dissento invece sull'affermazione di Giacomo: "Se mi trasferissi qui definitivamente, forse cesserebbe l'incantesimo. Questo posto diventerebbe casa. Il luogo meno incantato per eccellenza. Se queste valli, queste salite, questi ruscelli diventassero il mio paesaggio quotidiano, ciò che vedo ogni giorno aprendo la finestra, se pedalassi su queste strade tutti i giorni, non sarei più felice. Perchè si trasformerebbero in un punto di arrivo e non di fuga."
Io vivo in Trentino, terra di grandi salite e passi dolomitici. Vado in bici quasi ogni giorno e non fuggirei mai da qui, perchè l'incantesimo si rinnova ad ogni uscita.
"Si sceglie di andare in bicicletta verso l'alto per cercare qualcosa che più in basso non si trova. O, almeno, io ho iniziato per questo motivo. Non ho mai potuto concepire la bicicletta senza le salite. Odio la pianura, mi sembra una sorta di spinning o cyclette all'aria aperta, una perdita di tempo bella e buona, propedeutica al massimo a raggiungere la località dove inizia la salita. Al contrario, quando la strada si inclina, provo subito un senso di piacere, di soddisfazione. La strada tortuosa che sale mi conferma il sospetto che pedalare non sia tanto una questione di attività fisica, quanto piuttosto un viaggio mentale, in cui si esplorano, spesso per la prima volta, territori sconosciuti."
★★★★☆
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Avevo già apprezzato la scrittura poetica ed intima di Giacomo Pellizzari ne "Il ciclista curioso".
"Il ciclista curioso" di Davide Cassani e Giacomo Pellizzari ( prefazione di Gianni Mura) è una bellissima guida "galattica" per ciclisti.
Scritto molto bene, a tratti addirittura poetico.
Per ogni percorso (in totale sono 20) c'è una scheda tecnica, la descrizione del percorso, l'introduzione "sentimentale" con citazioni letterarie e culturali, la cartina e i consigli su cosa visitare e quali cibi gustare.
Un ottimo lavoro destinato a tutti i ciclisti "curiosi" che non si limitano a pedalare a testa bassa attenti solo al cronometro. Quelli sono i ciclisti "furiosi".
Recentemente ho eseguito presso l'ospedale di Rovereto un esame lungo ed impegnativo.
Il medico che lo ha effettuato, sapendomi una sportiva, mi ha chiesto di estraniarmi dalla procedura e pensare di essere in bici e di fare un bel giro.
Non è stato facile trovare la concentrazione, ma ci sono riuscita, sebbene non per l'intera durata.
Mi sono immaginata, in sella alla mia bici, partire da Varignano ed arrivare a San Giovanni fino alle Marcarie, poi cambiarmi le scarpette e fare il giro di corsa dei Prai da Gom e poi di nuovo in sella per ridiscendere.
Ho rivisto mentalmente l'intera strada, ogni curva ed ogni abitazione, che conosco come le mie tasche per esserci salita centinaia di volte.
Leggendo "Il ciclista curioso" di Davide Cassani e Giacomo Pellizzari, mi sono ritrovata nel pensiero di Gianni Mura che nella prefazione dice: "Si può pedalare anche con la testa."
Se sono riuscita ad immaginarmi mentalmente nei minimi dettagli l'intero percorso significa che anch'io in passato sono stata una "ciclista curiosa", capace di guardarsi intorno mentre pedala.
Se ci fosse stata qualche foto dei luoghi avrei attribuito a questo libro 5 stelle.
"la bici non è solo uno sport o un mezzo di trasporto. E' anche uno strumento di scoperta. La bicicletta è prima di tutto un punto di vista, un modo di vedere le cose. Una lente di ingrandimento straordinaria sul mondo, capace di farci vedere cose che altrimenti non noteremmo."
★★★★☆
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