Ho letto "Le ore" di Michael Cunningham, omaggio dell'autore a Virginia Woolf, con un approccio del tipo extended book. Dapprima ho letto "La signora Dalloway" di Virgina Woolf, poi mi sono documentata sulla sua vita, ho letto "Le ore" e infine ho guardato il film "The Hours".
"Le ore" è un romanzo molto interessante che ha vinto il premio Pulitzer per la narrativa nel 1999. Nel 2002 dal libro è stato tratto il film "The Hours", interpretato da Meryl Streep, Julianne Moore e Nicole Kidman.
Tre storie, ambientate in epoche diverse, si alternano nel racconto. Apparentemente sono slegate tra loro, in realtà hanno in comune un legame con il romanzo "La signora Dalloway" di Virgina Woolf.
Tre sono le protagoniste di questo romanzo:
La signora Woolf, raccontata in una sorta di resoconto romanzato di una giornata, trascorsa dalla scrittrice nel 1923 nella periferia di Londra, mentre sta scrivendo "La signora Dalloway". Molto coinvolgente.
Il romanzo inizia con il prologo che racconta il suicidio di Virginia, avvenuto nel 1941 e la stupenda lettera lasciata al marito:«Carissimo, sono certa di stare impazzendo di nuovo. Sento che non possiamo affrontare un altro di quei terribili momenti. E questa volta non guarirò. Inizio a sentire voci, e non riesco a concentrarmi. Perciò sto facendo quella che sembra la cosa migliore da fare. Tu mi hai dato la maggiore felicità possibile. Sei stato in ogni modo tutto ciò che nessuno avrebbe mai potuto essere. Non penso che due persone abbiano potuto essere più felici fino a quando è arrivata questa terribile malattia. Non posso più combattere. So che ti sto rovinando la vita, che senza di me potresti andare avanti. E lo farai lo so. Vedi non riesco neanche a scrivere questo come si deve. Non riesco a leggere. Quello che voglio dirti è che devo tutta la felicità della mia vita a te. Sei stato completamente paziente con me, e incredibilmente buono. Voglio dirlo – tutti lo sanno. Se qualcuno avesse potuto salvarmi saresti stato tu. Tutto se n'è andato da me tranne la certezza della tua bontà. Non posso continuare a rovinarti la vita. Non credo che due persone possano essere state più felici di quanto lo siamo stati noi.»La signora Brown, moglie e mamma, che cerca nelle pagine del romanzo "La signora Dalloway" una via di fuga dalla routine casalinga. I fatti narrati sono ambientati a Los Angeles in una giornata del 1949.
Ho trovato questa parte molto avvincente e introspettiva.
Clarissa Vaughan, soprannominata dagli amici signora Dalloway per la somiglianza caratteriale con la protagonista del romanzo della Woolf e che vive, alla fine del ventesimo secolo, a New York, una giornata simile a quella vissuta dalla signora Dalloway nel romanzo.
Questa è la parte che mi è piaciuta meno, tuttavia necessaria per tirare le fila dell'intero romanzo e per permettere all'autore di trattare temi a lui cari: il flagello dell'A.I.D.S e le problematiche legate all'omosessualità.
Non spaventatevi! Non si tratta di un libro di difficile lettura. Sicuramente non è un romanzo leggero e spensierato, ma è molto scorrevole, scritto molto bene e con un colpo di scena finale. Non è nemmeno necessario conoscere il romanzo della Woolf per comprenderlo.
Lettura consigliata anche a chi ha visto il film "The Hours".
Curiosità: mi ha colpito il fatto che a Clarissa sembri di aver riconosciuto Meryl Streep sul set cinematografico in cui si imbatte per strada. Sarà proprio Meryl Streep ad interpretarla nel film "The Hours".
★★★☆☆
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🍷 vino rosso
Ho letto "Il grande Gatsby" per il Torneo "Americani" di Robinson un po' prevenuta. Lo avevo già letto moltissimi anni fa nella versione in inglese per studenti e non lo avevo molto apprezzato, forse a causa del mio inglese non eccellente o forse a causa della versione scolastica "ridotta e adattata".
Il film con Di Caprio ha contribuito a pormi degli interrogativi sulle qualità del romanzo.
In realtà la lettura si è rivelata una sorpresa.
Gatsby è un personaggio misterioso. Poco si sa di lui, all'inizio. Ricchissimo e terribilmente solo. Un unico desiderio lo muove. Morirà solo, illuso di poter raggiungere il suo obbiettivo.
Lo ho molto apprezzato. Tuttavia nulla ha potuto nello scontro con "Furore".
"Quando stai per metterti a criticare qualcuno - mi disse - ricordati che nessuno al mondo ha avuto i vantaggi che hai avuto tu."
★★★☆☆
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🐣 uovo di Pasqua
Questo romanzo mi ha incantata. Il suo andamento lento mi ha catturata. Solitamente non amo questo genere di prosa. "Canto della pianura" però non è assolutamente noioso. E il ritmo lento e le descrizioni dettagliate trasportano il lettore nei paesaggi rasserenanti di Holt.
Nonostante nelle vite dei protagonisti ci sia tanta solitudine e tristezza, prevale il senso di speranza e solidarietà e nella narrazione si alternano le vicende di molti personaggi a cui affezionarsi.
Infatti mi mancano gli anziani fratelli McPheron, i piccoli Ike e Bobby e Victoria e mi manca l'immaginaria cittadina di Holt.
Questo è il primo romanzo che leggo di Kent Haruf.
L'ho apprezzato ben oltre le aspettative che mi ero fatta, nonostante ne avessi sentito parlare molto bene.
"Due uomini anziani con una ragazza di diciassette anni seduti al tavolo sparecchiato di una sala da pranzo di campagna, dopo cena, mentre fuori, oltre le pareti di casa, oltre le finestre senza tende, un gelido vento del nord scatenava l'ennesima tempesta invernale sugli altopiani."
★★★☆☆
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🍞 pane
L'inizio del romanzo "Il rispettabile signor H.M. Pulham" di John P. Marquand è noioso, lento, poi, dopo le prime 30/40 pagine, diventa interessante e la prosa scorre fluida, quasi avvincente, nonostante la vita del protagonista sia quella di una persona "rispettabile" che conduce una vita "normale", senza sorprese particolari, quasi banale, prevedibile.
Tuttavia questa vita banale induce profonde riflessioni sulle nostre scelte nella vita, sui cambiamenti che siamo disposti a fare, su quanto influisce nelle nostre vite quello che gli altri si aspettano da noi.
Per certi aspetti, mi viene da paragonarlo a "Stoner", anche se non raggiunge il livello qualitativo del romanzo di John Edward Williams.
Ho letto questo romanzo per il torneo "Americani" di Robinson de La Repubblica.
"Avevo troncato ogni rapporto con Marvin da quando avevo sposato Kay; l'avevo cancellata dalla mia mente come si cancella un problema di geometria dalla lavagna a scuola."
★★★☆☆
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🍷 vino rosso
Le vite di Chiara, Anna, Giulia, Angela, Enea, Carlo, Andrea e Marco si sfiorano e poi si intrecciano in questo romanzo di Sara Rattaro.
Durante l'alluvione avvenuta a Genova il 4 novembre 2011, Chiara era in auto bloccata dalla piena, Anna era a casa al sicuro, Giulia era nel negozio dei genitori, Angela era lontana da Genova.
Un anno dopo le loro vite sono molto cambiate.
Romanzo molto breve, scritto bene, introspettivo.
"Impiegai mesi a rimettermi al volante. Non sopportavo l'idea di tornare dentro quello spazio minuscolo, sollevavo gli occhi al cielo e ne cercavo le sfumature grigiastre. Bastava un cielo coperto senza squarci tra le nuvole a riportarmi le immagini di quel giorno, come un chiodo allentato nella testa che non riesci a togliere."
★★★☆☆
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🍷 vino rosso
Mi capita spesso di leggere libri che vengono assegnati ai miei figli come compito per scuola e devo dire che condivido le scelte dei loro insegnanti, a differenza di ciò che accadeva quando erano i miei professori a scegliere le letture per me. Nel tempo mi sono trovata a leggere D'Avenia, Balzano, Carofiglio, Genovesi e questa volta è toccato a Malvaldi. Tutti autori famosi che conoscevo già e di cui avevo letto molto.
"Vento in scatola" però mi mancava. Di Malvaldi ho letto l'intera serie del "Barlume" e qualche altro romanzo.
"Vento in scatola" è un romanzo giallo scritto a quattro mani da Marco Malvaldi e Glay Ghammouri, tunisino, ex militare, attualmente detenuto in Italia.
Gli autori si sono conosciuti in carcere, a Pisa, dove Malvaldi teneva un corso di scrittura creativa per carcerati. Glay Ghammouri si è subito fatto notare per le sue notevoli capacità letterarie.
Protagonista di questo romanzo è Salim, tunisino, laureato, fuggito dal suo paese con una considerevole somma di denaro ottenuta truffando e arrestato in Italia per un fatto non commesso. In carcere Salim, detenuto modello, conosce Gaetano Quarello, un boss che, saputo delle sue abilità in ambito finanziario, decide di affidare a Salim la gestione dei suoi risparmi.
Salim si troverà di fronte ad una scelta: guadagnare la libertà come collaboratore di giustizia e perdere tutti i suoi soldi o rimanere in galera e recuperarli una volta scontata la pena.
Il romanzo descrive l'ambiente carcerario con leggerezza, in modo divertente, pur affrontando un tema molto serio.
Il suo senso è che "così come non si può tenere il vento in scatola, non si può imprigionare l'umanità che è in ciascuno di noi."
"Allora, aveva avuto due proposte. Aiutare un camorrista a investire i suoi soldi, oppure aiutare la polizia a tracciare i conti del camorrista. In cambio, uno sconto di pena e una nuova identità.
Delle due cose, quella che gli piaceva di più era la nuova identità. Carcerato è una condizione transitoria. Lunga, a volte senza fine, ma di natura transitoria. Prima o poi passa, e ti ritrovi ex detenuto. Ed ex detenuto lo rimani a vita, la realtà delle cose è quella. Non passa mai, non se ne va mai. Un marchio a fuoco, un tatuaggio che non ti puoi togliere e che difficilmente fa una buona impressione. A meno che tu non voglia rimanere nel giro."
★★★☆☆
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🍷 vino rosso
Ho letto "L'incubo di Hill House" con il gruppo di lettura online di "Immersioni letterarie".
Un libro che non avrei scelto personalmente. Non avevo mai letto nulla classificato come genere horror.
In realtà si tratta di un romanzo gotico con atmosfere cupe e misteriose che generano tensione.
Mi ha incuriosita, ma non spaventata.
E sono contenta di averlo letto.
Partecipare ai gruppi di lettura o fare il giurato per i tornei letterari mi piace, perché mi fa esplorare generi che altrimenti non sceglierei.
Tra i protagonisti del romanzo, oltre ai quattro personaggi principali, io citerei anche la casa.
Da Hill House parte l'incipit e con Hill House termina il libro, quasi a chiudere un cerchio.
Ciò che accade lì dentro è inquietante, però io non ho trovato la casa respingente. Chi l'ha abitata l'ha resa "stregata".
Hill House è una villa solitaria, costruita ottanta anni prima dei fatti narrati e che ha la fama di essere una casa infestata.
Il professor John Montague è un antropologo, studioso dei fenomeni paranormali.
Affitta Hill House per tre mesi con l'intento di dimostrare gli effetti delle interferenze paranormali.
Eleanor Vance ha 32 anni, ha passato gli ultimi 11 anni ad assistere la madre invalida. Non è mai stata felice nel corso della sua vita adulta. Ritenuta responsabile di un evento paranormale avvenuto quando aveva 12 anni, viene per questo contattata dal professor Montague e invitata a Hill House.
Lì si sente a casa, finalmente membro di una famiglia, nonostante tutto...
Theodora è un'artista, si firma Theo.
Viene inserita nella lista del professor Montague per il suo sesto senso molto spiccato.
Luke Sanderson è il nipote della proprietaria di Hill House. Viene descritto come un giovane bugiardo e ladro.
La scrittura di Shirley Jackson rapisce il lettore come Hill House sembra impedire a chi entra di fuggire. Il romanzo mi ha creato però delle aspettative che non ha mantenuto. Ho trovato il finale sbrigativo.
L'autrice, americana, molto apprezzata soprattutto per i suoi racconti ambientati nei paesini americani (tanto da essere stata perfino fonte di ispirazione per Stephen King) è morta giovane. Era sposata con un professore, ha avuto 4 figli e una vita borghese e infelice, a cui si ribellava scrivendo, bevendo e fumando.
Ne "L'incubo di Hill House" c'è sicuramente qualcosa di autobiografico.
È recentemente uscito in America il biopic sull'autrice. In Italia non ancora.
Dal romanzo sono state tratte due trasposizioni cinematografiche e, di recente, una serie tv, dalla trama però poco fedele.
"Quanto a Hill House, che sana non era, si ergeva contro le colline, chiusa intorno al buio; si ergeva così da ottant'anni e avrebbe potuto continuare per altri ottanta. Dentro, le pareti salivano dritte, i mattoni si univano con precisione, i pavimenti erano solidi, e le porte diligentemente chiuse; il silenzio si stendeva uniforme contro il legno e la pietra di Hill House, e qualunque cosa si muovesse lì dentro, si muoveva sola."
★★★☆☆
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🍋 limone
Nella prefazione l'autore dichiara di essere nato ad Arco nel 1960, di scrivere fin da giovane poesie, fiabe per bambini e racconti, ma di non aver pubblicato nulla fino ad ora, se non in rete e usando degli pseudonomi. È di recentissima pubblicazione infatti "Venire al mondo e altre follie", dedicato alla figlia Emma.
Marco Depentori si definisce "bracciante autodidatta con zappa e penna".
Bollato da bambino come "limitato" per via del suo carattere chiuso, timido e schivo, frequenta, su indicazione degli insegnanti, una scuola professionale. In seguito dimostra tutta la propria determinazione e le proprie capacità ottenendo la maturità agraria e la laurea in giurisprudenza.
L'introduzione è di Paolo Leoni, scrittore trentino, che fa notare come Marco Depentori "ci trascini attraverso quattro racconti, intensi e ricchi di contenuti, in un viaggio autobiografico dell'autore."
I quattro personaggi, inventati, delle quattro memorie hanno tutti attinenza alla biografia e alle esperienze dell'autore.
Nella prima memoria Angelo Calmi, riflessivo e apparentemente persona semplice, lotta tra la voglia di distinguersi e quella di omologarsi.
Scappare, scomparire sono due parole che ricorrono spesso nei titoletti di questo racconto.
Scappare dall'omologazione, affermare il diritto alla diversità, senza per questo essere emarginati.
"Certe persone fanno di tutto per essere visibili, per farsi notare, per essere sempre nei primi banchi in chiesa o a scuola. Fanno di tutto per arrivare al potere. Angelo Calmi invece ha sempre coltivato il grande desiderio di scomparire da tutta l'ipocrisia del mondo."
Il Maestro è il protagonista del secondo racconto, ma sono numerosi i comprimari della vicenda che si interrogano sulla ragione per farla finita o continuare a vivere. La stessa storia viene narrata da più punti di vista.
"Sulla tela dell'esistenza l'atto di nascita ha tracciato un disegno che deve essere colorato."
Kaciniewscki è il protagonista della terza memoria.
"Il mio nome è Kaciniewscki, non sono polacco, non faccio ginnastica artistica, non conosco Papa Woity.
La storia è fatta di errori. La mia vita inizia con un grandissimo equivoco. Quel maledetto vizio di mio padre di bere whisky alle nove di mattina. Quei deficienti dell'ufficio anagrafe."
Un caleidoscopio di personaggi caratterizza il quarto racconto "Cuore d'anatra". E voglio condividere una citazione di questa memoria che credo abbia molto di autobiografico:
"Certo che avrei voluto giocare quelle maledette partite a pallone ma non mi volevano, ero troppo fragile, cadevo facilmente. Cosa mi rimaneva nel guscio della mia solitudine se non tentare almeno di scrivere? Scrivevo e correvo da mia madre a farle leggere quelle tristi parole, per sentirmi dire che erano belle, che erano dettate dal cuore."
Certamente non è un libro leggero. I quattro racconti sono introspettivi, vanno letti con attenzione, ma ne vale la pena. Pongono molti interrogativi sulla vita, la morte, la fede, la giustizia, l'empatia, la normalità (ma che cos'è la normalità?) e la follia.
Un libro dalla parte dei "diversi", contro l'omologazione.
Ho avuto l'impressione che l'autore scriva più per il piacere di farlo, con un effetto terapeutico per se stesso, non per compiacere, divertire o sorprendere il lettore. Risultato che ottiene comunque.
🍷 vino rosso
★★★☆☆
scopri come valuto i libriQui l'intervista rilasciata da Marco Depentori a LibriCitando.
Un gioco di parole il titolo di questo divertente e utilissimo saggio sulla bicicletta che è un vero e proprio "abc" del ciclista slow, ricco di curiosità e informazioni utili.
Ludovica Casellati con "La bici della felicità" trasmette al lettore il suo amore per la bicicletta, o meglio, per l'uso della bicicletta come mezzo di trasporto quotidiano sostenibile e soprattutto come compagna di viaggio in vacanza.
Sposata con un cicloamatore, la sua passione per la bici è nata in seguito alla proposta del marito di trascorrere una vacanza familiare in sella, visitando i castelli della Loira.
Ludovica è tornata trasformata, tanto da cambiare lavoro, dopo una lunga carriera in ambito comunicativo e mediatico, fondando la rivista online viagginbici.com dedicata al cicloturismo e guadagnandosi il soprannome di Ladybici.
Condivido pienamente la sua "ciclosofia" ("La bicicletta, come stile di vita, è la vera rivoluzione pacifica che potrebbe salvare il pianeta!") e credo nell'effetto terapeutico dell'uso della bici.
CURIOSITÀ:
Ludovica Casellati è figlia di Maria Elisabetta Alberti Casellati, attuale presidente del Senato.
"La bici appaga quel desiderio, innato in ognuno di noi, di curiosità verso il mondo che l'auto, transitando ad alta velocità, non consente. È la natura lo scenario che fa da sfondo alla biciclettata in famiglia: che si tratti di una passeggiata lungo gli argini di un fiume o di una gita fuori porta, tutto è piacere e divertimento all'aria aperta."
★★★☆☆
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🍞 pane
Il primo romanzo di Camilleri con protagonista Montalbano lo lessi molti anni fa, durante una vacanza in Sicilia.
La RAI aveva da poco iniziato a trasmettere gli episodi in tv. Io non avevo seguito la fiction, però ne avevo sentito molto parlare. Fu così che, in un'edicola nel ragusano, acquistai "La gita a Tindari". "La forma dell'acqua", primo episodio con protagonista Montalbano, era esaurito.
Di quel linguaggio inventato, in cui si mescola il siciliano all'italiano, mi innamorai subito.
Non senza difficoltà di comprensione all'inizio.
Anche la prosa di Camilleri mi catturò. In seguito lessi quasi tutti i romanzi e racconti con Montalbano protagonista e guardai anche tutti gli episodi televisivi.
"Riccardino" è stato scritto nel 2005, ma conservato per la pubblicazione dopo la morte dell'autore. Uscito l'anno scorso, non ho voluto leggerlo subito. Volevo essere pronta a chiudere definitivamente la storia del Commissario.
Purtroppo "Riccardino" di Andrea Camilleri non mi ha convinta, non mi è piaciuto. Ho trovato molto originale far interagire il Montalbano dei romanzi con il Montalbano della tv e l'autore.
Il finale però mi ha delusa. Mi aspettavo qualcosa di più geniale. Anche l'indagine non è niente di che.
Mi sa che leggerò i vecchi episodi di Montalbano che non ho ancora letto.
Voglio ritrovare Mimì Augello, galante e spregiudicato, Fazio, buono come era (non aggressivo come in questo ultimo romanzo), Livia, lagnosa e sdolcinata e la bella e sfrontata Ingrid e soprattutto il Salvo Montalbano perspicace, intuitivo, intelligente, incorruttibile e audace che Camilleri ci ha tanto fatto tamare.
L'unico personaggio che in "Riccardino" si trova immutato è Catarella, imbranato e divertente come sempre.
" «Dottori, c'è il profissori e autori, quello che abita a Roma, che ci voli parlare di pirsona pirsonalmenti».
Che fari? Mannarlo a catafottirisi? Ma quello, testa di calabrisi, non avrebbi mollato, capace che l'avrebbi acchiamato a Marinella a notti funnuta.
«Passamillo».
“Ma quelli che abitano nella via interessata al fatto di sangue sono tutti lì, affacciati ai balconi e alle finestre, per vedere che cosa succede. Quindi, appena Montalbano scende dalla macchina, subito sente un dialogo “aereo” sulla sua testa, un dialogo che lo riguarda.
«U Commissario arrivò!».
«Cu? U Commissario?»
«Sì, Montalbano!».
«Ma cu, chiddru de la televisione o quello vero?».
Tutto questo fa subito girare le scatole al Commissario. Montalbano infatti non sopporta di essere scambiato per il suo alter ego”.
★★★☆☆
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🍷 vino rosso
"Supereroi senza poteri" è il terzo romanzo di Michele Ungolo, giornalista free lance, scrittore e responsabile della Casa di riposo di Stigliano.
Si tratta di una storia molto particolare, commovente e divertente al tempo stesso. Una specie di diario della quarantena di marzo, ambientato nella Casa di riposo Hostilianus di Stigliano in Basilicata.
Nella prima parte Vincenzo, ospite della casa di riposo e narratore, presenta gli altri "supereroi" della casa, uno per capitolo.
Nella seconda parte il racconto diventa più avvincente e romanzato. Quattro ospiti della struttura, tra cui Vincenzo, fuggono dalla casa di riposo, rubano un furgoncino e si dirigono in un luogo molto particolare, il Cinto dell'Eremita, vicino al fiume Sauro. Da questo momento il ritmo del racconto accelera. I quattro anziani (Vincenzo, Iosca, Natalino e Antonio) si trovano coivolti in un brutto affare, inseguiti da due malviventi pronti anche ad uccidere pur di recuperare il loro bottino.
Il finale vi sorprenderà.
Seppure la narrazione sia molto divertente, l'autore, che nel romanzo compare nel proprio ruolo di responsabile della struttura, ci spinge a riflettere.
"La vecchiaia è così, arriva un punto nella vita, dove comprendi che non puoi chiedere nient'altro al tuo Dio, chiuso nella stanza con le luci spente, preghi che finisca presto la tua penitenza terrena, ma sono certo che tra di noi, durante la pandemia, tutti abbiamo pregato che non accadesse. Nessuno vuole lasciare il suo posto nel mondo da solo."
Come spiega l'autore stesso nei ringraziamenti finali, "i supereroi senza poteri sono coloro i quali non hanno bisogno di apparire, ma di essere un qualcosa o un qualcuno nelle vite di chi chiede aiuto attraverso gli occhi quando le parole faticano a uscire."
Questo romanzo è dedicato a Michele, Iosca e Vincenzo, protagonisti di questa avventura e che non sono più tra noi e a tutti gli altri ospiti della struttura che "attraverso l'intrecciarsi delle loro vite, non smettono mai di regalare nuove storie."
La bella prefazione è della giornalista e scrittrice Isa Grassano, di cui ho recentemente recensito il romanzo "Un giorno sì un altro no".
«Continuai a chiedermi ripetutamente per quale ragione avessi imparato a vivere come se non dovessi mai morire. Tutti sappiamo di dover morire un giorno, eppure siamo alla continua ricerca di noi stessi, della felicità, dell’amore. Ci circondiamo continuamente di cose superflue: l’automobile nuova, la casa al mare, il telefono di ultima generazione, però mettiamo spesso da parte gli affetti, quelli che oggi mancano, quelli che ci salvano la vita ogni giorno senza accorgercene».
★★★☆☆
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🍞 pane
Ho incontrato Fabio Stassi al Festival Intermittenze di Riva del Garda l'anno scorso.
Io adoro i festival letterari. Si incontrano gli autori dei libri e si viene a conoscenza di aneddoti e curiosità che altrimenti sarebbe difficile scoprire e che spesso aiutano a comprendere meglio ciò che si legge.
Intermittenze si svolge a due passi da casa mia e io non mi perdo nemmeno una presentazione, siano autori che conosco che scrittori di cui non ho ancora letto nessun romanzo.
Di Fabio Stassi non avevo letto nulla e con molta curiosità ho ascoltato il suo racconto sulla nascita del personaggio di Vince Corso (insegnante precario, con problemi sentimentali ed economici, che si inventa la professione di biblioterapeuta) e del suo ultimo romanzo "Uccido chi voglio" (terzo episodio della serie).
Un detenuto albanese rivelò allo scrittore, in un incontro in carcere, il significato del soprannome della sua famiglia, Vrascadù. La nonna gli aveva raccontato che significava braccia cadute (vras cadù). In realtà è una frase arbëreshë (Stassi ha origini albanesi) che significa: uccido chi voglio.
Superato l'imbarazzo per la rivelazione, Stassi lo trovò un titolo perfetto per un romanzo giallo.
Il detenuto scrisse il significato della frase su un bigliettino che Stassi conserva ancora nel portafogli.
Inutile dire che questa presentazione mi ha molto incuriosito e mi è venuta voglia di conoscere Vince Corso.
Non mi piace iniziare a leggere una serie dall'ultimo romanzo e quindi ho letto il primo: "La lettrice scomparsa", pubblicato nel 2016 e vincitore del Premio Scerbanenco come miglior giallo-noir italiano dell'anno.
La vicina di casa di Vince è scomparsa e il marito è accusato di omicidio. Il biblioterapeuta si improvvisa detective e comincia a studiarla attraverso i libri che leggeva fino a convincersi che la lettrice scomparsa sta scrivendo una storia che soltanto lui potrà comprendere.
Romanzo adatto solo a veri appassionati lettori, altrimenti potrebbe risultare pesante.
Innumerevoli sono i consigli di lettura e le citazioni del protagonista che denotano conoscenze letterarie sconfinate dell'autore.
Io ho preso nota di numerosi romanzi da leggere.
È un giallo un po' atipico. E la scrittura particolare. A tratti si ha l'impressione che la trama del romanzo si mescoli con le trame dei libri consigliati da Vince Corso.
È un romanzo non di puro svago, ma che spinge alla riflessione.
"Svanire, non lasciare niente dietro di sé, nessun recapito, nessun bene, è una soluzione di gran lunga preferibile al suicidio. Se ci si vuole davvero separare da un uomo o da una donna e da un'intera esistenza bisogna dissolversi, non essere più l'indirizzo di nessuno, rinunciare alla pretesa di ricevere o mandare messaggi. Scomparire è il solo modo per lasciare veramente qualcuno. Per lasciarlo libero, intendo, e non continuare a esercitare intorno a sé altre insane forme di controllo o di ricatto, come alcuni fanno anche dopo la morte."
★★★☆☆
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🍷 vino rosso
"Luce della notte" di Ilaria Tuti è il recentissimo romanzo con protagonista Teresa Battaglia, la commissario di polizia, non più giovane, acciaccata, diabetica e con problemi di memoria. Personaggio che l'autrice ci ha fatto conoscere e amare in "Fiori sopra l'inferno" e "Ninfa dormiente".
Ilaria Tuti fa un passo indietro nel tempo e inserisce questo episodio tra il primo e il secondo romanzo.
L’indagine parte dal sogno di una bambina di nove anni, Chiara, affetta dalla malattia rara che le impedisce di stare alla luce del sole. Un sogno che forse è realtà e Teresa, chiamata dalla madre della bambina a scoprire quanto sia realmente accaduto, entra subito in empatia con la piccola.
E così, a pochi mesi dall’ultima indagine (quella di Travenì che ha portato alla cattura di Andreas e che ritroviamo in questo romanzo), Teresa e l'ispettore Marini rinunciano alle vacanze di Natale e indagano in un paesino tra i boschi della Carnia alla ricerca delle prove che ciò che Chiara racconta non è solo un sogno. E purtroppo in quel racconto confuso c'è molto di vero e viene a galla una vicenda legata al traffico di esseri umani.
Ilaria Tuti, come promesso, dopo la deviazione dal genere giallo/thriller fatta con la pubblicazione del romanzo storico "Fiore di Roccia", torna alle indagini di Teresa e Massimo.
Romanzo breve o racconto lungo? Io lo definirei un racconto per la brevità (si legge in un pomeriggio o poco più), ma un romanzo per i contenuti (vengono trattate anche vicende parallele).
Non l'ho trovato all'altezza dei precedenti romanzi. Non così avvincente. Scritto indubbiamente bene, come Ilaria Tuti sa fare. La prosa è come sempre ricercatissima.
L'autrice dichiara di averlo scritto molto velocemente, in meno di due mesi. A scopo quasi terapeutico, per superare il lutto per la morte della nipotina. I proventi della vendita saranno devoluti alla ricerca sul sarcoma di Ewing.
Nella nota finale l'autrice scrive: “È la seconda volta nella mia vita che la scrittura mi viene incontro come una rinascita, ma sentivo che non doveva esserlo solo per me, volevo che fosse al servizio di chi quella strada - durissima - la sta percorrendo o la percorrerà: i miei proventi relativi a questo libro saranno devoluti al Centro di riferimento oncologico di Aviano, a favore della ricerca sul sarcoma di Ewing.”
"La casa davanti a loro li stava attendendo. Le finestre accese di un bagliore soffuso, il camino fumante, il giardino addobbato con luminarie che respingevano le ombre ai confini più lontani del bosco, dove animali intagliati sembravano fungere da ultimi guardiani prima del buio. Un orso, uno scoiattolo, un'aquila in procinto di spiccare il volo. Era uno scenario da fiaba. Eppure."
★★★☆☆
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🍞 pane
Rosario Russo, giovane scrittore siciliano, di Acireale, ci fa incontrare per la prima volta l'ispettore Traversa nel romanzo giallo "Quattordici spine". A dire il vero, io conoscevo già il personaggio per averlo conosciuto in alcuni racconti di "Effetti collaterali", di cui ho parlato in una precedente recensione. Tuttavia la prima vera apparizione letteraria avviene in questo romanzo che Rosario Russo ha iniziato a scrivere nella primavera del 2018 tra le montagne della Valtellina (in cui si trovava per lavoro) e completato nella sua Sicilia.
Ad Acireale don Mario Spina, parroco della basilica di San Pietro, viene ritrovato senza vita all’interno della sacrestia. Da un’antica credenza sono state trafugate le spoglie del famoso artista locale Paolo Vasta.
L’ispettore di polizia Luigi Traversa, da poco arrivato dal Veneto, si ritrova a indagare sul caso che risolverà in quattordici giorni.
Bravo Rosario Russo. Un gran bel personaggio il suo ispettore Luigi Traversa: uomo tormentato, spedito in Sicilia per una brutta vicenda, odia il caldo, il pesce e il mare, ma finisce per innamorarsi di questa terra. E come non potrebbe essere così. Nonostante le contraddizioni, la Sicilia è bellissima.
Spero arrivi presto un nuovo episodio con protagonista l'ispettore Traversa.
"L'assassinio di Don Mario era il primo caso importante da quando si trovava in quella città, cioè da poco più di una settimana. Gli avevano descritto Acireale come un posto tranquillo, il luogo adatto in cui dimenticare e ripartire, ma intanto qualcuno aveva pensato bene di accoppare niente di meno che u parrinu"
★★★☆☆
🍾 spumante
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Gelsomina Settembre detta Mina è un personaggio di Maurizio de Giovanni, protagonista di numerosi racconti e dei romanzi "Dodici rose a settembre" e "Troppo freddo per Settembre".
Ho letto durante il periodo natalizio il racconto "Un giorno di Settembre a Natale".
Assistente sociale nei Quartieri Spagnoli, quarantenne, alta, bella, prosperosa, divorziata e single, Mina piace a molti. E anch'io apprezzo molto il personaggio che de Giovanni ha creato. Mi piace molto di più di Sara (protagonista di un'altra serie di romanzi dello stesso autore).
Questo racconto è ambientato a Napoli, dove Mina vive e lavora.
Una ragazza che Mina ha conosciuto anni prima si trova coinvolta in un intrigo mafioso e le chiede aiuto. Mina non si tira indietro. Si fa aiutare dal bel ginecologo Domenico, "chiamami Mimmo", e un po' rocambolescamente e con un aiutino inaspettato, riesce a tirar fuori dai guai la ragazza.
Andrà presto in onda sulla Rai la serie tv tratta dai racconti e romanzi con protagonista Mina.
"Quella mattina, per esempio, Mina ebbe il primo sentore della qualità delle ventiquattr'ore che l'aspettavano già davanti allo specchio, appena alzata. I capelli bianchi erano passati da quattro a otto."
★★★☆☆
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🍨 mousse alla fragola
Una forte amicizia, una storia d'amore tormentata, dubbi e insicurezze, lavoro precario, Roma città da amare e odiare per le sue contraddizioni, proverbi, citazioni di canzoni, spunti per luoghi da visitare e cibi da assaggiare. E un bel po' di erotismo. Questi gli ingredienti del primo e voluminoso romanzo di Isa Grassano, che si legge tutto d'un fiato.
Arabella, la protagonista di "Un giorno sì un altro no", romanzo pubblicato da pochissimi giorni, non ha nulla in comune con me. Lavoro precario, single, sedentaria, "fissata" con l'oroscopo. Una specie di "Bridget Jones" italiana. Eppure tutte noi donne possiamo riconoscerci un po' in lei. Chi di noi non si è sentita inadeguata ad un evento? Chi di noi non ha mai pensato di avere i capelli orrendi, di essere impresentabile e mal vestita o di avere un sedere troppo grosso e cadente? A parte qualche rara eccezione che conferma la regola, la maggior parte delle "anta" è insoddisfatta del proprio fisico e della propria immagine. E per quanto riguarda gli oroscopi, nessuna ci crede, eppure se ci capita di sentire la rubrica alla radio o di trovare il nostro segno zodiacale su una rivista, la nostra attenzione viene catturata nella speranza che le stelle ci riservino un futuro sorprendente.
Ho letto "Un giorno si un altro no" subito dopo "La città dei vivi" di Nicola Lagioia. Entrambi belli, scritti molto bene. Due generi però diversissimi. In comune hanno soltanto l'ambientazione a Roma e l'origine meridionale degli autori (pugliese Lagioia, lucana Isa Grassano). E per fortuna, perché dopo una lettura impegnativa come quella di Lagioia avevo bisogno della leggerezza, simpatia e ironia di Isa Grassano.
Un romanzo rosa, un genere che normalmente non scelgo. Me lo ha inviato Isa grazie ad un'amicizia in comune e sono doppiamente felice di averlo letto: ho conosciuto un genere diverso dalle mie solite letture e mi è pure piaciuto.
La storia, "perora" (come direbbe Arabella), si chiude con un finale per nulla prevedibile che lascia la porta aperta ad un seguito.
Scrittrice di saggi e guide con a tema viaggi e turismo, blogger, insegnante di giornalismo, impegnata in mille attività, chissà che Isa non ci racconti, tra un po', qualcos'altro di Arabella...
"Il primo appuntamento è come un'abitazione in vendita. Le dimensioni giuste, gli spazi ariosi eppure tu rimani sulla soglia a pensare: sarà questa? Andrà bene per me? Pensieri confusi, Un'altalena di euforia e paura."
"Ci sono uomini che si accendono e si spengono ad intermittenza. Ludo era così. Un giorno sapeva illuminare le mie giornate. Un altro le rendeva spente e buie."
★★★☆☆
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🍨 mousse alla fragola
"Nessuna notizia dello scrittore scomparso" è un romanzo noir uscito nel 2017 e scritto da Daniele Bresciani, milanese, ex vicedirettore di Grazia e Vanity Fair e attualmente nella Direzione Comunicazione della Ferrari a Maranello.
E' il suo primo thriller pubblicato dopo l'esordio nel 2013 con il romanzo "Ti volevo dire".
Come ogni mattina Emma entra in redazione. La aspettano riunioni e articoli da scrivere. Non può immaginare che arriverà una notizia che la sconvolgerà: è scomparso in circostanze misteriose Pietro Severi, scrittore di thriller, con cui Emma ha avuto una relazione anni prima e che non sente da molto tempo.
Lo stesso giorno riceve una busta contenente un racconto che parla di un padre assassino. Verità o invenzione?
Emma non sa cosa fare, si sente in pericolo.
Molti racconti nel racconto, tutti interessanti, ben scritti, alternati alla trama avvincente del thriller e alle vicende lavorative e sentimentali dei protagonisti. Vengono trattati temi di attualità, fatti di redazione e la crisi dei giornali. Sicuramente i molti anni di lavoro nelle redazioni di testate giornalistiche importanti hanno permesso all'autore di narrare le dinamiche di redazione in modo efficace e veritiero.
"Erano trascorsi tre giorni dall'arrivo delle pagine di Pietro e ognuna di quelle tre notti aveva dormito sonni agitati.
Troppe domande. Troppe.
Dov'era Pietro? Perchè aveva scritto proprio a lei? E poi, chi era entrato nel suo appartamento? Che cosa cercava? Che cosa sapeva di lei e di Pietro?"
★★★☆☆
🍾 spumante
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"Il gambero di fiume" è il primo romanzo pubblicato nel 2000 da Enrico Gasperi, scrittore trentino, giunto alla terza edizione e ambientato alla fine del 1400 in Val Rendena.
Il giovane Simone ritrova nel fiume Sarca il cadavere di un frate. Tra eresia, dolciniani, templari e intrighi c'é da scoprire se il frate ritrovato morto sia stato ucciso o deceduto per cause naturali.
Per Simone iniziano i problemi.
Un amuleto a forma di gambero di fiume sarà la chiave per risolvere il mistero.
Si tratta di un giallo avvincente e misterioso, scritto molto bene, infarcito di nozioni storiche e culturali molto interessanti.
Non mancano i riferimenti agli affreschi del Baschenis e ai luoghi della Val Rendena.
"Le ombre della prima sera creavano disegni spettrali nell'intrico della foresta. Enormi braccia nere e dita lunghe e ossute attraversavano la mulattiera e si avvinghiavano alle figure in movimento."
★★★☆☆
🍾 spumante
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Sara Rattaro, laurea in biologia e successivamente in scienze della comunicazione, autrice di numerosi romanzi, pubblica nel 2012 "Un uso qualunque di te", che raggiunge il successo in poche settimane e viene tradotto in molte lingue.
In una famiglia benestante e apparentemente serena una telefonata nella notte risveglia in Viola i sensi di colpa e le inquietudini che da anni le vivono dentro. La figlia Luce è ricoverata in gravi condizioni in ospedale. Il colloquio col chirurgo porta a galla un segreto seppellito per anni.
L'inizio mi ha ricordato "Non ti muovere" di Margaret Mazzantini.
Un romanzo tristissimo, commovente e riflessivo. Un pugno nello stomaco. Respinge ed attira allo stesso tempo. Ti fa arrabbiare e poi ti mette in empatia con la protagonista.
Mia mamma mi recita spesso un proverbio in dialetto: "Na mama per straza che la sia l'è pur sempre na mama". La saggezza popolare ci ricorda che è meglio una mamma poco presente che l'assenza di una mamma. Viola dimostrerà il suo amore infinito per la figlia.
Vale la pena leggerlo. Fa riflettere sui rapporti di sangue, e non, e sull'amore.
"Non è colpa di nessuno e non esiste un modo giusto per amare qualcuno soprattutto se questo ti dà, comunque, più di quanto ti toglie."
★★★☆☆
🍋 limone
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"Marco da Caderzone" è il settimo e ultimo romanzo di Enrico Gasperi, scrittore trentino della Val Rendena. Laurea in economia, ex insegnante, dirigente di banca, sportivo, musicista, vincitore di numerosi premi letterari. Oltre a romanzi scrive testi teatrali per La Combricola dal gat.
Si appassiona alla scrittura in seguito ad un brutto voto preso in un tema di italiano al liceo. Colma le sue lacune e lo fa alla grande. Appassionato di storia e della bellissima valle in cui vive, scrive racconti e romanzi di vario genere (storici, gialli e d'amore) ambientati nelle sue terre.
Ho conosciuto Enrico Gasperi grazie a mio fratello che aveva avuto a che fare con lui per motivi di lavoro. Scoperto che si trattava di uno scrittore, ha parlato lui del mio blog e della mia grande passione per i libri. Enrico mi ha fatto avere il suo primo romanzo, il giallo "Il gambero di fiume", così lo ho conosciuto ed ho potuto apprezzarlo come scrittore.
Il romanzo di cui vi parlo in questa recensione è l'ultimo che ha pubblicato: "Marco da Caderzone".
Il protagonista è un personaggio realmente esistito nel 1400, figlio illegittimo di un conte Lodron, educato fin da piccolo al combattimento e alla guerra. Nella realtà la sua esistenza è documentata, ma poche altre informazioni su di lui sono arrivate a noi.
Enrico ne ha raccontato la vita in modo molto originale, intrecciando la sua avventurosa esistenza a quella dell'amata Bianca. Il racconto procede alternandosi alle vicende (ambientate nel secolo scorso) della giovane archeologa Nerella e del professor Franco Vettori.
Tra i due personaggi femminili ho amato particolarmente Nerella, giovane e bella studentessa di archeologia, originaria di Riva del Garda, piena di vita e di entusiasmo e appassionata di ciclismo.
Bianca pur essendo un personaggio molto forte, moderno ed interessante, per certi aspetti mi è parsa un po' una "Elisa di Rivombrosa" di qualche secolo prima.
Una lunga storia d'amore quella tra Marco e Bianca, alla stregua di quella di Florentino e Fermina ne "L'amore ai tempi del colera".
Il romanzo è molto ben strutturato e documentato. Avvincente. Numerosi i riferimenti storici e culturali.
Un personaggio presente nel romanzo e realmente esistito è il Maestro Giustina, scrittore e poeta italiano, insegnante in Val Rendena negli anni '70. E molti sono i riferimenti al Baschenis ed ai suoi affreschi.
"Nerella de Stefani aveva ventitrè anni, era originaria di Riva del Garda e stava per laurearsi. Era l'immagine della primavera.
Un viso radioso, contornato da una chioma mossa di capelli scuri, un corpo minuto, ma allo stesso tempo esplosivo di curve e vitalità, una mente effervescente e curiosa, due mani costantemente in movimento ad amplificare parole, emozioni, pensieri."
★★★☆☆
🍞 pane scopri come valuto i libri