Fino a quindici giorni fa, se mi aveste chiesto chi è Zerocalcare, vi avrei risposto più o meno: “Zerocalcare chi? Il fumetto? Il fumettista?”
Non ho mai letto, prima d’ora, fumetti in vita mia, nemmeno Topolino da bambina, figurarsi da adulta. Sono una divoratrice di letteratura contemporanea, io! Ecco, appunto, letteratura contemporanea ...e i fumetti, le graphic novel, sono ormai entrati a pieno titolo tra i generi letterari da diversi anni. Quindi, mi sono detta: “Colmiamo questa lacuna!”
In che modo? Leggendo Zerocalcare, attualmente all’apice del successo grazie alla serie Netflix “Strappare lungo i bordi”.
A dire il vero Zerocalcare all’apice del successo lo è da diversi anni. Dal 2011 ad oggi ha pubblicato 13 graphic novel e numerosi racconti brevi ed ha venduto più di un milione di libri.
Zerocalcare è lo pseudonimo usato dal fumettista (italiano da parte di padre e francese per linea materna) di Michele Rech, classe 1983, residente da quasi tutta la vita nel quartiere romano di Rebibbia.
E qui apro due parentesi. Una per chiarirvi l’origine dello pseudonimo e l’altra per raccontarvi i luoghi in cui il fumetto è ambientato.
Il nome d'arte "Zerocalcare" nacque quando, dovendo scegliersi un nickname per partecipare ad una discussione online, Michele s’ispirò ad uno spot televisivo di un prodotto anti-calcare che stava andando in onda in quel momento, il cui claim era appunto “zerocalcare”.
Col senno di poi, si può affermare che questo pseudonimo, nato per caso, è in realtà azzeccatissimo. L’artista ha infatti un linguaggio molto diretto e limpido, senza incrostazioni. Del linguaggio vi parlerò però nuovamente in seguito, dopo avervi raccontato qualcosa in più sui luoghi in cui tutti i suoi fumetti sono ambientati.
Rebibbia è l’ultima fermata della metro B di Roma. E’ l’omonimo carcere. E’ il museo archeologico di Casal de’ Pazzi, dentro al quale dovrebbe essere conservato lo scheletro di un mammhut (uso il condizionale perché non vi è la certezza che lo sia veramente). E’ una zona così isolata da sembrare una città nella città. Qui si trovano ancora i piccoli negozi come nei paesini. E le persone si sentono a casa.
Zerocalcare la definisce “fettuccia di paradiso stretta tra la Tiburtina e la Nomentana, terra di mammut, tute acetate, corpi reclusi e cuori grandi.”
A Rebibbia si parla dialetto romanesco che è un codice linguistico molto simile all'italiano, tanto da essere considerato spesso più una "parlata" (un accento) che un dialetto, estremamente ricco di termini e frasi particolarmente colorite (parolacce, termini volgari, imprecazioni).
E Zerocalcare si esprime in romanesco.
Ora voglio entrare più nello specifico e spiegarvi come ho colmato la mia lacuna.
Ho guardato il film “La profezia dell’armadillo” tratto dalla prima graphic novel pubblicata, il cartoon "Rebibbia Quarantine" che racconta la “quarantena” vissuta nel quartiere romano di Rebibbia, poi la serie Netflix “Strappare lungo i bordi”. Infine ho letto “Dimentica il mio nome”(il fumetto più autobiografico pubblicato fino ad ora e il meno politico).
Non mi dilungherò molto nel raccontarvi queste opere. Mi preme soltanto sottolineare alcuni concetti.
- Il titolo del suo primo lavoro (La profezia dell’Armadillo) è dovuto al personaggio dell'Armadillo, quasi sempre presente nelle sue storie, in quanto rappresenta una proiezione della sua personalità, la coscienza dell’autore.
- Zerocalcare ha iniziato la sua attività di fumettista alla fine delle scuole superiori, realizzando un racconto a fumetti delle giornate del G8 di Genova, tristemente noto per gli scontri avvenuti tra i movimenti no-global e le associazioni pacifiste con le forze dell’ordine. In tutte le sue opere è evidente il messaggio politico e sociale dell’autore.
- prima di diventare famoso, Zerocalcare per diversi anni ha vissuto con i proventi di lavoretti precari (lezioni private, interviste) e collaborando con numerose riviste per le quali disegnava brevi strisce. Nelle sue storie le difficoltà giovanili, e non solo, dovute alla precarietà del lavoro sono ben rappresentate.
Il racconto nella graphic novel "DIMENTICA IL MIO NOME" parte da un evento luttuoso. Quando muore la sua nonna, Zerocalcare scopre cose sulla propria famiglia che non aveva mai neanche lontanamente sospettato. Il racconto è autobiografico, a metà tra fatti realmente accaduti e invenzione. Numerosi sono i flashback all’infanzia dell’autore. Mi preme sottolineare che nel 2015 il libro si è classificato secondo al Premio Strega giovani.
La serie "STRAPPARE LUNGO I BORDI" ruota attorno ad un viaggio che Zerocalcare e i suoi due amici di sempre, Sarah e Secco, devono affrontare. Nel corso degli episodi si susseguono racconti e flashback della vita del protagonista, condito da sarcasmo e ironia. Durante il viaggio Zerocalcare cerca in tutti i modi di distrarsi da quello che la sua coscienza (l’Armadillo) vuole ricordargli: il motivo per cui i tre amici si stanno dirigendo in treno verso la città di Biella.
Se dovessi, come per i romanzi, incasellare le opere di Zerocalcare all’interno di categorie letterarie, direi che si tratta di fumetti di formazione, a forte connotazione politica.
Concludo con una domanda: e voi da dove inizierete a conoscere Zerocalcare?