Lucia Brunialti è una ragazza giovane (ha solo 28 anni), ma nella vita ha già fatto tante belle cose: suona quattro strumenti, ha pubblicato due libri e qualche racconto, ha creato un personaggio autobiografico per delle vignette e scrive canzoni. Lavora in biblioteca, è laureata all'accademia delle belle arti ed ha un master in biblioteconomia. E poi va in bici... (che oltre ai libri e alla corsa è una delle mie passioni).
Quando la incontri ti saluta con uno splendido sorriso che trasmette gioia e serenità. Ma quel bellissimo sorriso è il risultato della sofferenza e dei dolori che Lucia ha subito, superato e che ha voluto raccontare in un libro autobiografico, pubblicato nel 2023, "10 POMODORINI AL GIORNO. COME LA MUSICA MI HA SALVATO LA VITA".
Lucia ha sempre scritto, fin da giovanissima: lettere, un diario, canzoni. La scrittura e la musica sono state le sue ancore di salvezza che le hanno permesso, prima di rimanere a galla e poi di uscire dal mare di tristezza in cui due lutti l'avevano scaraventata: il padre morto in un "incidente" quando Lucia aveva sei anni e, dieci anni dopo, lo zio, strappato alla vita da una malattia. Ed è in quel periodo, in piena adolescenza, che Lucia scopre un "segreto di famiglia" e si rende conto che di quel fatto lei era l'unica ad essere all'oscuro. Lucia entra nell'incubo dei disturbi alimentari: dall'anoressia nervosa all'alimentazione senza freno. Quattro anni di alti e bassi, un'altalena di depressione e di speranza, in cui Lucia è cosciente del disturbo e cerca in ogni modo di uscirne. Ma non è facile.
La sua scrittura è fresca ed originale, evolve nello scorrere delle pagine, perché Lucia ha voluto recuperare i testi originali scritti allora, ai quali ha aggiunto le sue considerazioni e riflessioni di oggi.
Lucia mi ha fatta tornare indietro nel tempo, ai miei sedici anni, a quando anch'io dopo aver subito un grave lutto, ho scoperto un "segreto di famiglia", a quando per paura di non essere abbastanza magra per correre, il cibo era diventato per me un'ossessione e tutto era un numero: quanti chilometri corsi, quante calorie introdotte, quanti minuti di ginnastica fatti, quanti chili persi, quanti maccheroni mangiati (dodici era il numero che mi ero imposta di non superare - come i dieci pomodorini di Lucia). Per fortuna la mia "ossessione" si è fermata ad una lieve "anoressia -cosidetta- delle ballerine" e nel giro di qualche mese ho recuperato il peso perduto. Un po' di fissazione per le calorie, per la forma fisica, per il peso, mi è rimasta a lungo però.
Questo libro meriterebbe di essere letto nelle scuole. Potrebbe essere d'aiuto a molti ragazzi, spinti dalla sua scrittura sincera e diretta a riconoscersi, immedesimarsi e sentirsi così meno "diversi", meno incompresi, meno soli e infondere in loro un po' di fiducia.
Brava Lucia! Ti sei messa a nudo e ci hai trasmesso un messaggio, forte, chiaro e positivo: quello di non arrendersi mai.
"Sono triste.
Son troppo fragile e mi abbattono perfino le piccole cose. E mi odio quando è così.
Scende una lacrima dall'occhio, non mi è entrata polvere, ne sono sicura, è qualcosa che si muove dentro e fa male."
"Da soli non ce la si può fare ogni volta.
A volte sì, magari spesso, ma non sempre."
"Ho solo sedici stupidissimi anni e una mentalità da chissà quanti.
Sogno una casa, un uomo, una famiglia vera.
Sogno un lavoro...Sogno certezze."
★★★★☆
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Immaginatevi di svegliarvi un mattino, aprire gli occhi e vedere tutto nero, accendere la luce e scoprire che è ancora solo nero ciò che vedete. La sveglia suona, quindi la corrente elettrica c'è, ma l'ora non riuscite a leggerla. Questo è ciò che è successo a Cristian Sighele una mattina di 25 anni fa quando aveva appena 20 anni. Un risveglio da incubo, un po' come quello vissuto da Gregor Samsa, protagonista del racconto "La metamorfosi" di Franz Kafka, svegliatosi una mattina trasformato in un grosso insetto. Fortunatamente, a differenza di Gregor, Cristian riesce a reagire positivamente alla sua nuova condizione e, nonostante le difficoltà iniziali e il deficit visivo, a ricostruirsi una vita soddisfacente ed a diventare un atleta di successo.
I primi periodi sono difficili per lui, molto difficili. Subisce due operazioni che non riescono a fargli riacquistare la vista. Recupera solamente una diottria, sufficiente per permettergli di vedere luci, ombre, sagome e ostacoli e grazie alla sua tenacia e determinazione e alla "scoperta" della corsa sconfigge la depressione in cui era sprofondato. Conclude maratone e ultramaratone. Ed è proprio attraverso la lunga narrazione della sua prima 24 ore (di corsa) in totale autonomia che Cristian Sighele ci racconta che cosa ha significato e significa per lui la conquista del traguardo di una gara estrema.
Maurizio Panizza, giornalista e scrittore, ha aiutato Cristian a dare forma letteraria ai suoi pensieri e l'opera risulta pertanto scritta a quattro mani. È giusto dare merito anche a chi ha supportato Cristian nella stesura. Se "Open" di Agassi è un capolavoro della letteratura sportiva non è solo merito dei pensieri e delle vicende del tennista, ma anche dello straordinario lavoro fatto da John Joseph Moehringer.
Quando ho saputo della presentazione di questo libro ad Arco, luogo in cui vivo e lavoro, sono rimasta piacevolmente sorpresa ed ho subito iniziato a leggerlo. Non conoscevo la storia di Cristian. Nonostante io sia una ex atleta, le nostre strade non si sono mai incontrate.
Chi mi conosce personalmente sa che io ho avuto una vicenda personale "opposta" a quella di Cristian. Ho iniziato a correre da ragazzina, ma la mia carriera sportiva si è interrotta bruscamente cinque anni fa a causa di una miocardite virale che mi ha lasciato una cicatrice nel cuore. L'agonismo mi è impedito, ma a correre posso andarci ugualmente e la gioia e le belle sensazioni che la corsa mi dà sono le stesse di quelle che prova Cristian. Ora non mi importa più "a quanto al chilometro" vado, mi basta riuscire a correre, a fare sport all'aria aperta. Proprio come Cristian mi sento fortunata rispetto a chi sta peggio di me, vedo il bicchiere mezzo pieno, gioisco delle "piccole cose" e sono orgogliosa dei miei traguardi.
"Impegnarsi per raggiungere un obiettivo, per me vuole dire semplicemente imparare a vedere la stessa cosa sotto un altro punto di vista che non è affatto quello della velocità, dell'agonismo o della rivalità. Semmai, se di gara parliamo, quella non è altro che una competizione che io faccio con me stesso, ovvero con il Cristian che ero un tempo."
"[...] tutti noi atleti ci troviamo qui alla ricerca di qualcosa che va ben oltre la gara in sé. Solo chi corre sa comprendere il valore di un'esperienza così unica nella quale si consumano scarpe ed energie, consapevoli sin dall'inizio dell'estrema fatica necessaria per arrivare fino in fondo. Per noi, in definitiva, non ha grande importanza la durata della gara e neppure è importante quanti saranno i chilometri percorsi, conta solamente correre per la gioia di farlo."
"Per me la corsa è una grande maestra di vita. Certo, a volte può essere un'insegnante amabile, altre volte, invece, molto severa, ma è comunque una maestra a cui voler sempre bene. Credo in questa scuola, nel suo potere, quello che può fare anche miracoli se si ha fiducia in essa e per questo la consiglio a tutti coloro che sentono di avere dentro di sé qualcosa di prezioso da recuperare."
★★★★☆
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Come si può provare così tanta ammirazione per qualcuno che non si conosce e che è morto novant'anni fa? Non lo so, eppure posso dirvi che Emmy Noether merita la fama dei grandi artisti: chi conosce Picasso dovrebbe conoscere Noether; e così chi conosce Chagall, Modigliani o Duchamp. Se simili personalità meritano di essere nella memoria collettiva allora certamente anche Emmy Noether lo merita. "Noether, La creazione dell'algebra astratta", edito RBA, si propone di spiegare al grande pubblico perché questa incredibile donna del diciannovesimo secolo sia degna di tante buone parole. Di dimensioni modeste, il libro fa parte non a caso di una pubblicazione settimanale intitolata "I geni della matematica".
Il format è interessante: capitoli biografici si alternano a capitoli dedicati alla matematica. La narrazione è cronologica ed ha inizio ad Erlangen, la cittadina tedesca che diede i natali ad Emmy Noether. In parallelo, le brevi lezioni di matematica partono dalle basi. Il lettore è prima introdotto alla particolare simbologia matematica e poi iniziato a due delle più potenti armi del matematico: insiemi e applicazioni. Con questi strumenti viene spiegato come si "conta fino ad infinito" e in che senso esistono infiniti più grandi di altri.
Nel frattempo, Emmy Noether affronta l'ambiente universitario, quasi totalmente chiuso alle donne. Pagina dopo pagina si impara a conoscere la tenacia di questa mente brillante e, tra una spiegazione e l'altra, anche il valore delle innovazioni che ha portato nella matematica e nella fisica.
Il suo contributo maggiore alla fisica è certamente il teorema di Noether; capace di rivelare il legame nascosto tra tempo ed energia, spazio e quantità di moto. Queste connessioni nascoste saranno tra le poche caratteristiche della fisica classica a sopravvivere alla rivoluzione quantistica. L'eredità maggiore che Emmy Noether ha lasciato alla matematica è probabilmente il metodo assiomatico. Nel libro è spiegato con maggiore dettaglio, ma in poche parole è un approccio per il quale invece che lavorare con oggetti matematici specifici si manipolano oggetti dei quali si conoscono solo alcune proprietà. In questo modo si possono scoprire teoremi applicabili ad oggetti che neanche si avevano in mente ma che rispettano le proprietà fissate. Oggi, grandissima parte della matematica è fatta in questo modo. Si tratta di un livello di astrazione maggiore, solitamente trascurato alle scuole superiori ma utilizzato da tutti gli studenti universitari di matematica.
Forse è meglio che non dica altro sulla vita di questa donna che tanto ha dato e così poco ha ricevuto in cambio: il resto potrete leggerlo voi stessi.
«Non sarebbe stato male mandare la vecchia guardia di Gottinga a scuola da lei» —Albert Einstein
Ho assistito alla presentazione del libro autobiografico "Flash" di Marcell Jacobs, campione olimpico nel 2021 a Tokyo nei 100 metri, al Salone del libro di Torino 2022.
Solitamente chi scrive un'autobiografia da giovane, nel pieno della carriera, mi infastidisce, perché tendo a catalogare la pubblicazione dell'opera come un puro sfruttamento commerciale di un'impresa.
La presentazione di Marcell Jacobs mi è piaciuta. Mi è parso umile, simpatico, intelligente e maturo. Un bel personaggio con un passato da raccontare, seppure molto giovane.
Una volta tornata a casa, ho messo da parte i miei pregiudizi verso le biografie degli atleti in attività ed ho letto "Flash".
In realtà non è una biografia, è il racconto della finale olimpica e di ciò che ha permesso a Marcell di trionfare.
Il suo passato, le sue sconfitte e la sua forza di volontà e la capacità di affrontare i dolori e gli insuccessi sono alla base del risultato ottenuto. Una vittoria che è il punto di partenza di una vita ancora tutta da vivere, nonostante 3 figli e una finale olimpica già vinta.
Cresciuto con i miti di Carl Lewis, Andrew Howe e Usain Bolt, lancia un messaggio ai giovani: se avete un sogno cercate di realizzarlo, con impegno, sacrifici e senza perdere di vista la meta. Racconta di trascorrere lunghi periodi lontano da casa, di sottoporsi a molti sacrifici, ma di restare sempre concentrato sull'obiettivo.
Mi è piaciuto molto il suo discorso a Torino circa la perfezione che va perseguita sempre, anche se è praticamente impossibile raggiungerla, ma ci si può avvicinare.
Marcell attribuisce il merito del suo successo sportivo allo staff di allenatori, fisioterapisti, mental coach che lo seguono, mentre la colpa quando le cose vanno male è solo sua.
Nel libro Marcell Jacobs si mette a nudo raccontando dei suoi blocchi psicologici e del timore reverenziale che nutriva verso Filippo Tortu e del peso delle aspettative altrui. Che brutta cosa i timori reverenziali e le aspettative altrui... Bloccavano anche me da giovane. Non ho avuto, come lui, un mental coach che mi ha aiutata, ci sono riuscita da sola a sbloccarmi, ma dopo anni in cui mi presentavo in pista da favorita e nelle gare più importanti c'era sempre qualcuna che mi batteva ...le altoatesine in particolare. Avevo timore reverenziale verso le altoatesine. Lo sapevo. Lo avevo capito. Riuscivano sempre a rovinarmi la festa. La svolta in un campionato regionale assoluto sugli 800m a Rovereto in una caldissima serata estiva.
Ai 200m dalla fine ero seconda. La prima, altoatesina, cambia marcia e mette tra me e lei qualche bel metro di distacco. A bordo pista il mio amico Mariano mi urla di cambiare ritmo, che posso riprenderla. Scarica di adrenalina, inizio la progressione, la avvicino sempre più, mi convinco di potercela fare, la supero sull'arrivo. La vittoria mi sarà assegnata al fotofinish. Ho vinto tante altre gare, ho fatto risultati cronometrici migliori , ma quella resta la mia gara più importante, quella che mi ha dato più fiducia nelle mie capacità.
"Flash" mi è piaciuto, perché anche se non siamo campioni olimpici, possiamo identificarci nei pensieri e nelle difficoltà di Jacobs. Ai giovani atleti la lettura potrebbe addirittura essere utile per riconoscere, affrontare e superare problematiche loro.
Complimenti a Marco Ventura che ha supportato Marcell Jacobs nella stesura dei testi.
"Se non sai chi sei per davvero, se non capisci le sofferenze o le mancanze che hai avuto, se non conosci il tuo valore come essere umano, è matematicamente impossibile che tu riesca a mettere in pista tutto quello che serve per distruggere i tuoi muri."
★★★★☆
🍾 spumante
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foto Salone del libro di Torino
"Il primo luglio del 2015, l’American Ballet Theatre di New York promuove Misty Copeland nel ruolo di principal dancer: è la prima volta nei 75 anni di storia della più importante compagnia di balletto USA che
un’afroamericana arriva così in alto. Da quel giorno il mondo della danza classica americana cambia per sempre, diventando meno elitario e più inclusivo. Tutto grazie al talento, allo spirito di sacrificio e alla resilienza di Misty Copeland. Nel libro l’autrice ripercorre le tappe più importanti della vita della ballerina: i racconti sono
arricchiti da interviste esclusive ad amici e colleghi di Misty Copeland: l’étoile Roberto Bolle, il fotografo e regista Fabrizio Ferri, la promessa della danza Virginia Lensi e Lauren Anderson, una delle prime ballerine
nere di successo e grande mentore di Misty."
Grazie alla bravura dell'autrice, la giornalista Cristina Sarto, "Misty Copeland" è un libro che una volta aperto si fatica a chiudere. Avvincente come un thriller, ti tiene incollato alle pagine con la voglia di continuare a leggere e allo stesso tempo la speranza che duri il più possibile.
Quella narrata è la vita di una ragazzina afroamericana, Misty Copeland, di famiglia molto povera, che a tredici anni comincia a danzare, scoprendo di avere un talento eccezionale. All'inizio gli ostacoli alla realizzazione del suo sogno di diventare ballerina professionista sono determinati dalla famiglia povera da cui proviene e dalle conseguenti difficoltà ad allenarsi ed acquisire una adeguata cultura coreutica (attività molto costose). In seguito la progressione della sua carriera sarà rallentata dal colore della sua pelle e dalle caratteristiche del suo corpo (muscoloso e prosperoso) che non rispecchiava gli standard richiesti. Grazie alla sua tenacia e determinazione, Misty diventerà una ballerina di successo, molto conosciuta e attivista per far riconoscere nel mondo della danza il diritto al proprio corpo senza imposizioni di colore della pelle o di taglie predefinite.
"Sarò chi voglio essere" è il motto di Misty che tutti dovremmo cercare di fare nostro.
Ringrazio Lorenzo Battaglia, l'editore di "Misty Copeland", per avermi suggerito di leggere questa appassionante biografia e avermi inviato una copia del libro.
Suggerisco la lettura a tutti (maschi e femmine, adulti e ragazzi), ma in particolare a mia nipote Jasmine, bellissima "ballerina moderna" con un passato da "ballerina classica", che come Misty ha sangue misto (italiano e sudamericano), la pelle color caffelatte, un corpo muscoloso, un bosco di capelli ricci e tanto talento per la danza.
"Misty Copeland sa bene che se la sua carriera di ballerina è un impegno a termine, dettato dai limiti dell'età, quello di attivista per i diritti degli afroamericani sarà per sempre".
L'autrice, Cristina Sarto, è una giornalista italiana. Ha vissuto per 12 anni a New York e ha collaborato per Donna Moderna, Io Donna, Style Magazine, Grazia, Flair, Glamour.
Oggi si occupa anche di comunicazione e produzioni video.
★★★★★
🐣 uovo di Pasqua
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Clip della partecipazione di Misty Copeland nel film Disney "Lo schiaccianoci e i quattro regni"
Da un'idea di Misty Copelan nata durante il lockdown viene realizzato il video "Swans for Relief" con finalità di raccolta fondi a favore di chi è in difficoltà
Misty Copeland
Cristina Sarto
Moltissimi trentini non conoscono la protagonista, tranne forse gli appassionati di tennis ai tempi di Lea Pericoli o gli alpinisti che hanno frequentato il Gran Sasso o le Dolomiti negli anni '60.
Tuttavia "LA LIBERTÀ È TUTTO - Chiaretta Ramorino, tante vite in una" è un libro che vale la pena di leggere.
Autrice è Francesca Colesanti, nata a Firenze, vive a Roma, giornalista, traduttrice, ex istruttrice del CAI, amica della Ramorino.
Nella prefazione di Carlo Alberto Pinelli (regista, alpinista, ambientalista) scopriamo che Maria Chiara Ramorino - che ha novant'anni, è nata a Torino e vive a Roma - è stata una campionessa di tennis di livello nazionale, primatista regionale nel mezzofondo, stella del basket, alpinista, istruttrice di arrampicata, sciatrice da competizione, campionessa di orienteering e scienziata.
Laureata in fisica, ha lavorato per molti anni al Comitato nazionale per l'energia Nucleare (ora Enea) ed è stata per 14 anni nel team di ricerca italiano in Antartide. Un ghiacciaio porta il suo nome in suo onore. Andata in pensione a 67 anni, per 20 anni ha continuato a collaborare recandosi due volte a settimana al Centro ricerche Casaccia.
"La libertà è tutto" è una sorta di biografia ricostruita attraverso interviste alla protagonista, lettura degli appunti delle sue vecchie agendine e testimonianze di colleghi, amici e avversari sportivi (Lea Pericoli, Reinhold Messner ... ).
Partendo da questo collage di informazioni, la giornalista, nel suo racconto, ci trasmette perfettamente l'idea di chi era e chi è la Ramorino: una donna forte e determinata, che ha inseguito e raggiunto i suoi sogni. Ha avuto anche dolori e affrontato difficoltà, ma il bilancio della sua vita è nettamente in positivo. Maria Chiara ha messo la libertà davanti a tutto.
Una storia interessante, una vita da prendere ad esempio.
Il suo amore per lo sport all'aria aperta non può che essere da me condiviso. E i suoi successi un po' invidiati (in senso buono).
Un unico difetto: non ama leggere.
"L'unica cosa che ho sempre desiderato è stato poter fare quello che volevo: in una parola libertà. Con mia grande fortuna, l'ho realizzata."
★★★☆☆
🍞 pane
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"LA LIBERTÀ È TUTTO - Chiaretta Ramorino, tante vite in una" di Francesca Colesanti,
Edizioni del Gran Sasso, ha vinto il Premio Speciale Dolomiti UNESCO 2021 di Pordenonelegge.