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Sia che a Barcellona abbiate intenzione di andarci per passare qualche giorno di vacanza o che il vostro desiderio sia di andarci a lavorare o stabilirvici per sempre - magari da pensionati - invogliati dal clima mediterraneo, dalla cucina catalana, dalla movida notturna sulla Rambla o attirati dalle opere di artisti e architetti come Gaudí, Picasso e Miro, non dimenticatevi della sua dimensione letteraria e arrivateci preparati! Dal 2019 esiste a Barcellona una mappa letteraria - in forma cartacea o digitale - sulla quale sono segnati ben 300 punti in cui alcuni scrittori sono nati o morti, hanno vissuto o lavorato. L'idea è quella di scoprire la città seguendo le tracce degli scrittori che l’hanno abitata e dei libri che l’hanno raccontata. In attesa quindi di arrivare a Barcellona in veste di turisti o per viverci e di gustare paella, tapas, crema catalana, sangria e vermut, immergetevi nelle sue atmosfere leggendo un libro. Tra i tanti da consigliare io ho scelto: L'OMBRA DEL VENTO di Carlos Ruiz Zafon
"A Barcellona una mattina d'estate del 1945 il proprietario di un negozio di libri usati conduce il figlio undicenne, Daniel, al Cimitero dei Libri Dimenticati, un luogo segreto dove vengono sottratti all'oblio migliaia di volumi di cui il tempo ha cancellato il ricordo. Qui Daniel entra in possesso di un libro "maledetto" che cambierà il corso della sua vita. Daniel ne rimane folgorato, mentre dal passato iniziano a emergere storie di passioni illecite, di amori impossibili, di amicizie e lealtà assolute, di follia omicida e di un macabro segreto custodito in una villa abbandonata. Una storia in cui Daniel ritrova a poco a poco inquietanti paralleli con la propria vita..." ★★★★★ 🍠 cipolla scopri come valuto i libri

LA CATTEDRALE DEL MARE di Ildefonso Falcones
"Barcellona, XIV secolo. Nel cuore dell'umile quartiere della Ribera gli occhi curiosi del piccolo Arnau sono catturati dalle maestose mura di una grande chiesa in costruzione. Un incontro decisivo, poiché la storia di Santa Maria del Mar sarà il cardine delle tormentate vicende della sua esistenza. Figlio di un servo fuggiasco, nella capitale catalana Arnau trova rifugio e quella sospirata libertà che a tutt'oggi incarna lo spirito di Barcellona, all'epoca in pieno fermento: i vecchi istituti feudali sono al tramonto mentre mercanti e banchieri sono in ascesa, sempre più influenti nel determinare le sorti della città, impegnata in aspre battaglie per il controllo dei mari. Intanto l'azione dell'Inquisizione minaccia la non facile convivenza fra cristiani, musulmani ed ebrei… Personaggio di inusuale tempra e umanità, Arnau non esita a dedicarsi con entusiasmo al grande progetto della «cattedrale del popolo». E all'ombra di quelle torri gotiche dovrà lottare contro fame, ingiustizie e tradimenti, ataviche barriere religiose, guerre, peste, commerci ignobili e indomabili passioni, ma soprattutto per un amore che i pregiudizi del tempo vorrebbero condannare alle brume del sogno… Un'opera in cui avventura e sentimento si uniscono al romanzo di una città, protagonista anch'essa di una straordinaria vicenda corale, restituita nella drammaticità dei suoi momenti cruciali così come nella sua vivacissima quotidianità, in un'ambientazione capace di ricreare luci e ombre di un Medioevo di ineguagliabile fascino." ★★★★☆  🍾 spumante scopri come valuto i libri

RITI DI MORTE di Alicia Gimenez Bartlett
"Quarto appuntamento con Petra Delicado, ispettore della policía nacional di Bercellona, e col suo vice Fermín Garzón. Ma in Spagna, dove i due investigatori sono nati e godono di un successo di lettori, e televisivo, di lunga durata che comincia a proseguire anche in Italia, Riti di morte è la prima avventura investigativa della coppia. E dato che siamo in effetti alla prima uscita, Giménez Bartlett presenta distesamente i suoi due personaggi. Petra è emersa da poco da una crisi esistenziale - il naufragio di due matrimoni, un lavoro di avvocato che non l'appagava -, è entrata in polizia dove, in quanto donna - sostiene lei - è stata parcheggiata negli archivi, fino a questo caso spinoso e scabroso: un violentatore seriale che lascia un tatuaggio sulle sue vittime («il fiore» lo denomina Garzón, con una delle sue frequenti metafore, immaginifiche e popolaresche insieme). Garzón, invece, viene dalla Spagna più interna e più pigra, Salamanca; e di lui, lento, grasso, leale, carico di esperienza e di pregiudizi, ma ricco di uno spirito sorprendentemente rapido nel superarli, Petra stenta a trovare la chiave interpretativa, la via d'accesso per superare le sue resistenze a dover ubbidire a una donna dotata per altro del carattere di un detective americano da hard boiled school. E l'investigazione si articola mentre i due animano la loro schermaglia che sembra quasi un gioco erotico sublimato: Petra disprezza provoca e tormenta, Fermín cede resiste e abbozza e poi trova una uscita che persuade e conquista il suo capo. Intanto, secondo un ritmo narrativo che è puro divertimento, intorno a questo duello si consolida la scorza dura che rende un'amicizia anche una macchina di investigazione formidabile. E chi legge ritrova e riconosce la materia che sostanzia il giudizio che della Giménez Bartlett ha dato Cesare Cases. Che siamo di fronte a un genio mediterraneo per il giallo, consistente nell'umorismo di un dialogo che rende l'intrigo poliziesco mosso, espressivo e ameno come una commedia di costume." ★★★★☆ 🍨 mousse alla fragola
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Settembre se n'è andato portandosi via l'estate. Mi ha lasciato però la voglia di leggere molti dei libri presentati al "festival letterario di Riva del Garda". Ammetto di essere un po' di parte nell'affermare che "Intermittenze" è un format affascinante, poiché vivo qui, nell'Altogarda, dove ogni anno (dal 2019) la Biblioteca di Riva del Garda organizza con Emiliano Visconti incontri in cui letteratura e musica si combinano magicamente. Le location sono splendide e gli incontri davvero interessanti. Ogni anno mi riprometto di seguirli tutti, poi non ci riesco. Sono talmente tanti e c'è sempre qualcosa o qualcuno che si mette di traverso e allora qualche incontro lo diserto. Ma il sabato e la domenica solitamente riesco ad assistere a quasi tutti gli incontri. Quest'anno, oltre a qualche appuntamento prevalentemente musicale, ho partecipato all'incontro a Palazzo Martini con Claudia Zonghetti, la traduttrice in lingua italiana di "Stalingrado" di Vasilij Grossman. Con Pietro Tosco, massimo esperto di Grossman, ci ha parlato della storia editoriale del capolavoro russo e della sua traduzione integrale. Nel farlo, la traduttrice si è emozionata e ha emozionato.
Nella splendida Spiaggia degli Olivi Ben Pastor e Ritanna Armeni hanno raccontato i due protagonisti dei loro romanzi: Martin Bora, ne "La sinagoga degli zingari" e Mara, personaggio principale di "Mara, una donna del 900". Entrambi i romanzi sono ambientati a Roma nel 1944 e trattano il tema del fascismo dalla parte dei vinti.
Nel cortile della Rocca di Riva del Garda Claudio Fava ha presentato "Centoventisei", racconto scritto a quattro mani con Ezio Abbate. La fiat centoventisei del titolo è quella di via D'Amelio e la strage del '92 in cui morì il giudice Borsellino non viene mai espressamente citata, ma ricostruita attraverso il racconto di tre voci: un vecchio killer, una donna incinta e un mafioso.
"Terza pagina" è l'imperdibile incontro in cui si leggono gli inserti culturali dei giornali con alcuni ospiti del festival, mentre si beve il caffè è si mangia una brioche nel parco della Rocca. Quest'anno l'incontro è stato animato da Simona Vinci, Ritanna Armeni, Andrea Pomella e coordinato da Emiliano Visconti.
Sempre nello spettacolare parco della Rocca ha avuto luogo l'incontro con Alessandro Barbaglia, autore di "La mossa del matto" e Ivano Porpora che ha presentato "Un re non muore". Entrambi I libri sono ambientati nel mondo degli scacchi.
Giampaolo Simi ha presentato nel cortile della Rocca il suo giallo "Senza dirci addio" con protagonista il giornalista Dario Corbo, già noto agli appassionati del genere.
L'ultimo interessantissimo incontro a cui ho partecipato è stato quello con Alessandro Bertante e Andrea Pomella, autori dei due romanzi "Mordi e fuggi" e "Il Dio Disarmato" che, seppure in modo molto diverso, affrontano il tema Brigate Rosse. Ero molto piccola quando è avvenuto il sequestro Moro, ma ho un ricordo molto vivo di quando l'ho saputo. Non credo di aver conosciuto il significato esatto della parola "sequestro", ma ho capito la gravità dal tono di voce di chi me l'ha comunicato.
Questo il resoconto delle "mie intermittenze". Resto in attesa della prossima edizione.
«Mamma, mamma, tu lo conosci Enrico Galiano?» «Lo Scrittore? Sì, di fama. Non ho mai letto niente di suo. Ha scritto quel romanzo famoso che parla di felicità e che ha il viso di una bellissima ragazza con le lentiggini e i capelli rossi in copertina ... Io ce l'ho, ma non l'ho ancora letto.» «Sì, è lui! È stato qui a Berlino a Bocconcini di cultura a presentare quel libro ed anche un altro, per bambini. Glii ho parlato e l'ho anche intervistato! È simpaticissimo.» «Wow». «Quando torno a casa ti racconto! Non sai cosa ci ha detto di quella copertina...» Chi è Enrico Galiano? È un insegnante di italiano in una scuola media della periferia friulana. È nato nel 1977 a Pordenone. Alcuni anni fa ha creato la webserie "Cose da prof" che ha ottenuto un successo enorme su facebook totalizzando venti milioni di visualizzazioni e 130 mila follower. Ha creato il movimento dei #poeteppisti, flashmob di studenti che imbrattano le città di poesie. Nel 2015 è stato inserito nella lista dei 100 migliori insegnanti d’Italia dal sito Masterprof.it. Il suo romanzo di esordio è stato "Eppure cadiamo felici", pubblicato nel 2017, a cui hanno fatto seguito numerosi altri romanzi per ragazzi. Trama di "Eppure cadiamo felici" Gioia Spada ha diciassette anni, un'amica immaginaria e una passione speciale, quella per le parole intraducibili. Annota su un'agendina ogni parola nuova, di qualunque lingua, intraducibile negli altri idiomi se non attraverso frasi lunghe e complesse. Memorizza le parole nuove e le usa nei giusti contesti, però solamente quando parla con sé stessa o con la sua amica immaginaria Tonia. Lei è diversa dai compagni, si sente un'estranea nei loro confronti, e non solo perchè si è da poco trasferita in una nuova scuola, ma soprattutto perchè non le interessano le mode, l'appartenere a un gruppo, le feste. Ama fotografare la gente di spalle. Una sera, dopo l'ennesima lite con i suoi problematici genitori, Gioia incontra un ragazzo che dice di chiamarsi Lo. Sta giocando a freccette in un bar chiuso. Indossa una felpa nera ed ha il viso nascosto dal cappuccio. Tra loro nasce subito una sintonia che in breve tempo si trasforma in amore. Gioia per la prima volta assapora il gusto della felicità. Ben presto però i dubbi la assalgono. Lo si comporta in modo strano e un giorno sparisce. Curiosità Al termine del libro, prima dei ringraziamenti, c'è il dizionario delle parole intraducibili di Gioia Spada (in ordine sparso assolutamente casuale). La prima persona che Enrico Galiano ringrazia nel suo libro è una sua ex studentessa che alcuni anni fa gli è apparsa in sogno a salvarlo da un bulletto che lo picchiava da ragazzo. Una volta svegliatosi ha avuto l'illuminazione di creare la webserie che poi gli ha cambiato la vita. In un recentissimo video pubblicato sui social, lo scrittore ha rivelato che il suo romanzo d'esordio è stato scritto dopo essere stato lasciato dalla sua fidanzata di allora. La scrittura gli è servita per superare il dolore. Il video lancia un messaggio a chi si sente fallito, senza possibilità. Potete vederlo qui. La foto di copertina, bellissima ed ipnotizzante, è stata scelta ed acquistata dalla casa editrice presso un'agenzia. La ragazza in copertina ha posato per il servizio, è stata retribuita e poi non ha più saputo nulla delle sue foto. Quando Galiano l'ha cercata per raccontarle dell'enorme successo che aveva avuto la foto di lei, molto apprezzata, la modella si è scocciata pensando che lo scrittore avesse usato la sua immagine senza autorizzazione. Aggiungo un'ultima nota interessantissima che riguarda il ruolo del poeta Rainer Maria Rilke nel romanzo. Gioia ogni mattina si scrive sul braccio una frase in tedesco: Wenn ein Glückliches fällt. È l’ultimo verso di una poesia di Rilke, che nel finale suona più o meno così: E noi che pensiamo la felicità come un’ascesa, ne sentiremo il tocco, che quasi ci sgomenta, quando una cosa felice cade. Semplificando significa: quando una cosa felice cade o quando la felicità è qualcosa che cade e il titolo del romanzo vuole esprimere proprio questo concetto. Per Gioia quel verso parla della bellezza delle cose che cadono, della bellezza delle cose che nessuno vuole, per questo da subito è stato il suo verso, perchè quelle quattro parole di Rilke raccontano il calore che sprigiona da ciò che non vediamo, da ciò che non consideriamo, da ciò che ci sembra inutile, mentre per Gioia la maggior parte della bellezza del mondo se ne sta lì, nascosta lì, nelle cose inutili: nelle cose che cadono, nelle cose che tutti buttano via. Mi è piaciuto moltissimo questo riferimento a Rilke, poeta che amava molto anche i luoghi in cui vivo io. Ad Arco ha soggiornato a lungo. Per ricordare la sua presenza è stata creata qualche anno fa una passeggiata che percorre le strade in cui Rilke amava passeggiare - la Rilke Promenade. Per un attimo ho pensato che i versi potessero essere stati scritti durante un suo soggiorno ad Arco. Invece no. Si tratta di una poesia che fa parte delle Elegie duinesi, scritte durante il soggiorno del poeta a Duino. La mia opinione Il romanzo è indicato per i ragazzi, ma non solo. A me è piaciuto molto. Dalla metà in poi vira dal rosa verso il giallo, diventando molto avvincente, con continui colpi di scena che lasciano il lettore spaesato. Il genere è lo stesso dei romanzi di Alessandro D'Avenia, ambientati nella scuola e con un'attenzione particolare al mondo degli adolescenti. È un romanzo di formazione. Per gli stessi motivi mi ha ricordato anche "L'acqua del lago non è mai dolce" di Giulia Caminito. Ho adorato Tonia, l'amica immaginaria di Gioia, che - come l'Armadillo per Zero Calcare - è la coscienza della protagonista. Nel romanzo è presente un insegnante di filosofia molto vicino a Gioia. Nonostante il professore insegni alle superiori e sia più anziano dello scrittore, l'autore ha dichiarato di essersi ispirato a sé stesso per creare il personaggio. Credo che Enrico Galiano sia il professore che tutti noi vorremmo avere avuto. ★★★★☆ 🍨 mousse alla fragola scopri come valuto i libri

Nel video di Bocconcini di cultura, Matteo intervista Enrico Galiano a Berlino.
Sara Fruner è una poetessa, scrittrice e traduttrice trentina. Nata a Riva del Garda. Ha frequentato il liceo Maffei nella sua cittadina natale e l'università Ca' Foscari a Venezia. Dal 2017 vive e lavora a New York. Ha esordito con la narrativa due anni fa pubblicando "L'istante largo". Quest'anno il suo secondo romanzo: "La notte del bene". Due romanzi bellissimi. André Aciman l'ha definita una maga della parola. Concordo. Sara sa scegliere con cura ogni vocabolo. Merito forse della sua professione di traduttrice e/o del talento che esprime anche nella poesia. Nei suoi romanzi si "respira" molta arte. Non solo per le sue capacità letterarie, ma anche per gli ambienti in cui si sviluppano le sue storie. Quello della pittura ne "L'istante largo", quello dell'architettura ne "La notte del bene", quello della fotografia (ha dichiarato Sara in un'intervista) nel suo prossimo romanzo. Sara è empatica e solare, trasmette passione. L'ho incontrata il mese scorso a Riva del Garda, "dove tutto, letteralmente, principiò" - ha detto lei. Ho assistito ad un'appassionata presentazione de "La notte del bene". A dialogare con lei c'era Giuseppina Coali. Il suo secondo romanzo non lo avevo ancora letto, l'ho fatto in questi giorni. Sara non mi ha delusa. Ancora una volta mi sento di paragonare la sua scrittura a quella di Isabel Allende. Per la sua capacità di scegliere con cura le parole, per le mille storie che si intrecciano nella storia principale - una sorta di romanzo nel romanzo - per la presenza nei suoi racconti di donne che hanno avuto grandi dolori, ma che hanno vissuto anche grandi passioni. Protagonisti de "La notte del bene" sono Ettore, Elena, Enea e Matilde, personaggio secondario che acquista sempre più importanza nella storia a mano a mano che il romanzo procede. Matilde è il personaggio che ho amato di più. Un giorno Ettore e Elena si incontrano in treno e subito si innamorano. Ettore è stato abbandonato neonato dalla madre e adottato a cinque anni. Elena, molto piccola, è sparita per tre giorni e poi ritornata a casa (ma senza che nessuno scoprisse mai dove e con chi era stata). Enea, il figlio, arriva troppo presto, non programmato, a sconvolgere il loro equilibro e i loro progetti. Elena rinuncia al dottorato. Ettore a tentare una carriera appagante in un importante studio di architettura. Accetta invece un impiego in un pubblico ufficio e lì incontra Matilde. A Sara piace usare una prosa originale. Se ne "L'istante largo" il racconto ruotava attorno ai messaggi scritti dalla nonna di Macondo, ne "La notte del bene" Matilde ci narra la sua vita scrivendo una sorta di diario del suo passato. Due capitoli costituiscono il romanzo. Il primo lunghissimo ("dal fondo") e il secondo cortissimo ("al principio"). Non fate l'errore di leggere il secondo per primo, vi rovinereste davvero una storia molto bella. Il finale ti lascia senza parole. Il titolo lo comprenderete solo in quel momento e, ancora una volta, come è stato per "L'istante largo", è azzeccatissimo. Non vi dirò che Sara Fruner affronta il tema della maternità "non cercata" e della depressione post partum. Sarebbe riduttivo. Sara ci parla di rapporti di sangue e non, di come si può vivere la maternità e la paternità, del peso delle aspettative degli altri su di noi. "Stavo tentando l'impossibile per condurre una vita tradizionale. Ma non si possono costruire piccole palizzate bianche per tenere lontani gli incubi." ANNE SEXTON ★★★★☆ 🥃 amaro digestivo scopri come valuto i libri

Sara Fruner a Riva del Garda "dove tutto, letteralmente, principiò"
Ricordo le interminabili ore in cui, alle scuole medie, i professori di scienze ci portavano in aula audiovisivi a vedere Quark. Seguiva poi il compito di riassumere ciò che si era visto. Un po' come capitava alle superiori leggendo in classe "I promessi sposi", io mi annoiavo da morire. L'approccio era evidentemente sbagliato. Anni dopo, spinta dal fascino che esercitava su di me lo spazio, ho letto "Viaggio nel cosmo" di Piero Angela. L'ho apprezzato molto e da allora ho seguito sempre i suoi interessantissimi programmi in tv, con tutt'altro spirito ed entusiasmo rispetto agli anni in cui era un obbligo scolastico. Ho letto e riletto "La straordinaria avventura di una vita che nasce", prima, durante e dopo le mie gravidanze. Ho messo i miei figli fin da piccolissimi davanti alla TV a guardare Superquark (e poi Ulisse, condotto dal figlio Alberto). Posso dire che sono cresciuti a pane e "Superquark". Quello era un appuntamento imperdibile per tutta la famiglia. Quando nella libreria dei miei ragazzi è comparsa l'autobiografia di Piero Angela, non ho resistito e l'ho subito letta. Oltre alla lettura, a me piace molto scoprire le vite degli autori che, quasi sempre, sono interessanti quanto o più di quello che scrivono nei loro libri. E così è stato per la biografia di Angela. Adesso che lui non c'è più, suggerisco anche a voi la lettura de "Il mio lungo viaggio - 90 anni di storie vissute". Alcuni giorni fa Piero Angela ha scritto un messaggio ai telespettatori di Superquark e pubblicato postumo sui social. "Cari amici, mi spiace non essere più con voi dopo 70 anni assieme. Ma anche la natura ha i suoi ritmi. Sono stati anni per me molto stimolanti che mi hanno portato a conoscere il mondo e la natura umana. Soprattutto ho avuto la fortuna di conoscere gente che mi ha aiutato a realizzare quello che ogni uomo vorrebbe scoprire. Grazie alla scienza e a un metodo che permette di affrontare i problemi in modo razionale ma al tempo stesso umano. Malgrado una lunga malattia sono riuscito a portare a termine tutte le mie trasmissioni e i miei progetti (persino una piccola soddisfazione: un disco di jazz al pianoforte…). Ma anche, sedici puntate dedicate alla scuola sui problemi dell'ambiente e dell'energia". "È stata un'avventura straordinaria, vissuta intensamente e resa possibile grazie alla collaborazione di un grande gruppo di autori, collaboratori, tecnici e scienziati. A mia volta, ho cercato di raccontare quello che ho imparato. Carissimi tutti, penso di aver fatto la mia parte. Cercate di fare anche voi la vostra per questo nostro difficile Paese. Un grande abbraccio".
Tutto vero purtroppo nel docu-romanzo di Andrea Tomasi "Le insospettabili che rapirono Salvini" ispirato alla video-inchiesta "Pfas, quando le mamme si incazzano", tranne il rapimento di Matteo Salvini. Grazie a questo espediente l'autore è riuscito a trovare un modo simpatico per tenere il lettore incollato al libro e trasmettergli una montagna di informazioni. Sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) sono state scoperte molti anni fa in Veneto in una falda acquifera grande come il Lago di Garda. A causare l'inquinamento è stata un'azienda che produceva materiale impermeabilizzante. Confesso che non conoscevo questa bruttissima vicenda di inquinamento ambientale. Le protagoniste del romanzo sono quattro simpaticissime donne che attraverso un’azione eclatante vogliono imporre all’attenzione della politica e dell’opinione pubblica il dramma di chi vive in un territorio contaminato. Salvini è l’ostaggio ideale per attirare l'attenzione sul tema. Viene tenuto prigioniero in un vecchio camper e portato in giro per l'Italia. Comicità e tragedia convivono benissimo in questo romanzo. La comicità non infastidisce, anzi, permette al lettore di apprendere fatti e vicende da "film dell'orrore" senza deprimersi. E non è facile non inorridire davanti all'indifferenza di chi sapeva e non ha fatto nulla. Il libro è assolutamente da leggere. Complimenti all'autore! La lettura è svago, ma quando riesce a trasmettere informazioni importanti e a smuovere le coscienze è molto di più. Ho letto "Le insospettabili che rapirono Salvini" mentre ero al mare, all'Isola d'Elba. Mi sono sentita "ostaggio" del libro. Ho saltato bagni per restare con gli occhi incollati al mio e-reader. Consiglio anche la visione del documentario di Andrea Tomasi "Pfas, quando le mamme si incazzano" Andrea Tomasi, giornalista e documentarista, si occupa di ambiente, salute e incazzature varie. È autore di libri e docufilm.
★★★★★ 🐣 uovo di Pasqua scopri come valuto i libri
Antonia Dalpiaz è trentina, scrittrice di poesie, di commedie dialettali e di romanzi. Ha pubblicato una trilogia dedicata alle donne e un e-book per ragazzi sul bullismo e infine "L'impronta dei giorni smarriti" con protagonista un uomo, Giulio. Le sue storie nascono mentre cammina, le elabora passeggiando, poi le riporta sulla carta. Ho assistito alla presentazione di questo romanzo presso la biblioteca di Arco. Il direttore Alessandro Demartin ha introdotto il libro e l'autrice. Demartin ha trovato nelle fasi iniziali del romanzo il protagonista respingente e la casa in cui ha vissuto da bambino quasi una casa da film horror. Per me nulla di tutto questo. Io come Anita (un'amica del protagonista che avrà un ruolo importantissimo nel romanzo) ho trovato Giulio indifeso, fragile e spaventato. Ho compreso il suo stato d'animo fin da subito e sono entrata in empatia con lui. Questo dimostra quanto possono essere diverse le impressioni che un romanzo può suscitare. Giulio è un quarantenne che piace alle donne. Ragioniere. Lavora in banca. Serio, appare affidabile agli altri, tanto che molti si rivolgono a lui per risolvere problemi e chiedere consiglio. Lui non vede l'ora di isolarsi dal mondo e passare il tempo dopo il lavoro davanti alla tv con una birra in mano e non pensare a nulla per dimenticare il suo passato, la sua infanzia dolorosa. Molti sono i personaggi secondari: i clienti della banca, i colleghi, le donne che frequenta, i fratelli e Anita (una donna conosciuta da poco, più vecchia di lui, con cui si trova subito a suo agio e inizia ad aprirsi, perchè forse è più facile farlo con una sconosciuta). La madre è morta da molti anni. Giulio l'ha amata molto e la sua presenza si avverte in tutto il romanzo. Lei è al centro della storia, tutto ruota intorno a lei. Quando alla fine del romanzo emergerà tutta la verità e l'alone di mistero che avvolgeva l'infanzia di Giulio svanirà, tutti i tasselli della vicenda andranno al loro posto. Il racconto si sviluppa in modo originale, attraverso i punti di vista diversi dei vari personaggi. Un capitolo ciascuno. Ciò dà modo al lettore di farsi un'idea di quello che accade in modo più completo. Consente di ascoltare "più campane" La copertina è molto bella, il titolo azzeccatissimo e la storia avvincente. Peccato per i molti refusi, davvero fastidiosi, presenti nel romanzo e che non dipendono certo dall'autrice. Spero che nelle successive ristampe ci si ponga rimedio. Il cellulare manda il suo segnale di chiamata ma non risponde. Non gli interessa nemmeno sapere chi lo sta cercando. Sa che fuori da quelle stanze non c'è nessuno e niente che gli importi veramente. ★★★☆☆ 🥃 amaro digestivo scopri come valuto i libri
Pubblicato circa un anno fa in Italia, "Cattivi presagi" è il primo libro di una quadrilogia fantasy scritta da L.A. Di Paolo - autore americano con ascendenti italiani - e tradotta in italiano da Paolo Pilati. "Cattivi presagi", a cui ha fatto seguito "Prima eruzione", è stato preceduto dalla pubblicazione di "Ronin", un breve racconto che narra l'antefatto della vicenda. I racconti sono ambientati nell'universo dei Conquistatori di K'tara e narrano la storia di un popolo che vive in un tempo futuro su un pianeta distante nella galassia circa tremila anni. Le condizioni uniche di K'Tara hanno permesso lo sviluppo di una società umanoide superiore e altamente civilizzata. Si tratta di un fantasy quindi, ma con un pizzico di fantascienza. Protagonisti delle vicende sono il Gran Principe Aithen e il Principe Toras che si ritrovano a combattere contro una terribile Serpe dagli intenti distruttivi. Battaglie, colpi di scena e un numero infinito di personaggi secondari  caratterizzano il racconto. La trama è avvincente e complessa a tal punto da richiedere numerose appendici da consultare nel caso ci si dimentichi del ruolo di un personaggio o del significato di un termine. Si possono consultare anche le mappe del Regno per orientarsi meglio. Peccato che, per ora, non sia possibile leggere l'intera quadrilogia. In Italia risultano pubblicati i primi due libri, più un breve racconto che consiste nell'antefatto. Chi è abituato a leggere romanzi fantasý, conosce bene le dinamiche di lettura di questi romanzi lunghissimi, suddivisi in numerosi libri. Io, prima d'ora, escluso l'urban fantasy 1Q84 di Murakami - che però ho letto tutto d'un fiato dopo la pubblicazione del terzo libro - non ho mai dovuto attendere con impazienza di poter leggere il seguito di una storia. Non mi resta che aspettare che Di Paolo completi la stesura della saga e che Paolo Pilati termini la traduzione. Il traduttore è originario di Arco di Trento. Appassionato di letteratura, poesia e musica, suona nella band Electric Circus. Attualmente vive a Torino. Qui potete leggere la mia intervista al traduttore trentino. Curiosità: presso la biblioteca di Arco è disponibile per il prestito una copia di "Cattivi presagi" autografata dall'autore. "Le improvvise urla di Toras spezzarono la calma piatta del mezzogiorno. La sua pelle stava venendo straziata e ustionata dai raggi spietati dei Soli Gemelli , ai quali non importava né dell'identità della loro vittima, né del motivo per cui Toras giacesse disteso, mentre si apprestavano a raggiungere lo zenit del loro viaggio quotidiano attraverso il cielo di K'Tara. Eppure, non era quello il giorno in cui il giovane umano avrebbe permesso ai soli di consumare la sua carne. Nonostante urlasse di dolore, con il cuore a mille per il panico, la mente offuscata dal caldo e le gambe ancora vacillanti, Toras si alzò e corse verso il bosco più veloce che poteva. Provò un immediato senso di sollievo quando la boscaglia lo avvolse con un'aria fresca e umida." ★★★☆☆ 🍾 spumante scopri come valuto i libri
Il mio amore per la letteratura ultimamente è alimentato da nuove forme di "lettura". Dopo aver scoperto gli audiolibri e avere quindi apprezzato le qualità di "leggere con le orecchie", mi sono avvicinata a tipologie ancora più nuove: i podcast letterari e le fiction sonore. Ho adorato "La disciplina di Penelope", serie podcast ispirata all'omonimo romanzo di Carofiglio e prodotta da Chora Media per Rai Radio1. Dopo aver letto il romanzo l'anno scorso ed averlo apprezzato molto - potete leggere qui la mia recensione - ho recentemente ascoltato la trasposizione del romanzo nel moderno "radiodramma". Un genere mai realizzato prima in Italia con numerosi attori, registrazioni on field con tecnologie di registrazione binaurali. La fiction va ascoltata con le cuffie per poter godere di un'esperienza di ascolto totalmente immersiva. Il risultato è sorprendente. ★★★★★ 🐣 uovo di Pasqua scopri come valuto i libri
Vi segnalo un piccolo libricino scritto e disegnato da Francesca Falcone con l'aiuto della figlia Lea. Si tratta di una favola ambientata nel Principato di Gavazzo. I protagonisti sono il gatto Chicco e Lea. In due capitoletti, frasi, parole e coloratissimi disegni raccontano la vita al castello di Gavazzo e la festa di fine anno tra avventure, disavventure e insegnamenti. La morale della favola la lascio scoprire a voi... Il libricino è pensato per bambini delle scuole elementari, ma può essere letto anche ai più piccini. Nelle ultime tre paginette, ci sono dei giochi enigmistici per bambini. "Le avventure di Chicco & Lea" è acquistabile presso la Libreria Cazzaniga di Arco, le Librerie Colibrì e Le porte vecchie di Riva del Garda e la Libreria Arcadia di Rovereto. Una parte del ricavato della vendita viene devoluta a PAN-EPPAA - Ente Provinciale Protezione Animali e Ambiente e a ADA - Associazione Difesa Animali. Curiosità: Chicco era un gatto del gattile di Riva del Garda, adottato da Francesca e Lea. Dall'anno scorso non c'é più. Questo libro è un ricordo di Chicco e delle tante avventure vissute con Lea. Francesca e Lea hanno in cantiere nuove "avventure avventurose" di Chicco e le racconteranno presto in nuovi capitoli. "Tanti anni fa, nel Principato di Gavazzo, in un mondo fantastico dove la vegetazione cresceva folta e imponente, gli alberi erano alti e pieni di foglie e l'arcobaleno risplendeva tutti i giorni a fianco del suo amico sole, vivevano Chicco, un gatto bianco e nero molto elegante e distinto con una mascherina in viso, e Lea, una bambina bionda di 8 anni con grandi occhi verdi dai poteri incredibili...."

Francesca e Lea presentano il loro libro
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Chi sono

Mi chiamo Cristiana Bresciani, sono una mamma lavoratrice, sportiva e mangiatrice di libri. Vivo in Trentino, sul Lago di Garda. Amo viaggiare con la testa tra nuvole di libri e nel mondo con i piedi agganciati ai pedali di una bicicletta.

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Al termine di ogni mia recensione troverete un numero di stelline che corrispondono ad un mio giudizio complessivo sul libro e uno o più simboli di cibo che evocano le emozioni suscitatemi.

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