Oggi splendida tappa di avvicinamento al Salone del libro di Torino (da Arco a Milano).
Due "cuori selvaggi" sono partiti in auto per raggiungere la stazione dei treni di Peschiera del Garda. Arrivarci dalla Gardesana è stato uno spettacolo: il lago e il cielo azzurrissimi, i borghi lacustri, le torri e le fortificazioni lungo la strada appagano la vista.
Il programma di oggi prevedeva la visita a Milano dello spazio Alda Merini ai Navigli. Mi aspettavo di poter entrare nella stanza da letto della poetessa, ricreata nell'ex tabaccheria frequentata da Alda, ora spazio sociale. Non nascondo di aver provato un po' di delusione nello scoprire che la camera è visibile solamente attraverso un vetro. Quindi la visita è stata rapidissima. Poi siamo arrivati a piedi fino al Duomo, passando per il Naviglio Grande, le colonne e la Basilica di San Lorenzo. In centro ci attendeva una sorpresa: il megapalco di Radio Italia e le prove del concertone di domani sera.
Ed ora siamo carichi per domani mattina. Ci attende una giornata speciale tra libri e personaggi famosi.
Pubblicato esattamente un anno fa in Italia, "Cattivi presagi" è il primo libro di una quadrilogia fantasy scritta (in inglese) da L.A. Di Paolo, italo americano, e tradotta in italiano da Paolo PILATI.
Il traduttore è originario di Arco di Trento. Appassionato di letteratura, poesia e musica, suona nella band Electric Circus. Attualmente vive a Torino.
A Settembre 2021 è uscito in Italia il secondo volume della serie: "Prima eruzione", sempre tradotto da Paolo Pilati.
Paolo, raccontaci come è avvenuta la scelta del traduttore da parte dell'autore.
L’autore, Libero A. Di Paolo, aveva pubblicato un annuncio sulla piattaforma online dell’Università Sapienza di Roma, JobSoul. Io ero in cerca di lavoro perché avevo da poco finito l’università e mi sono imbattuto in quell’annuncio.
A quel punto, Libero mi ha contattato e mi ha sottoposto a un test, facendomi tradurre il primo capitolo del romanzo. All’autore è piaciuta la mia traduzione e così abbiamo iniziato a collaborare.
Per prima cosa ho tradotto “Ronin” una mini-saga, che introduce personaggi che avranno un grande impatto sugli eventi che vivranno i personaggi del romanzo “Cattivi presagi”.
Che percorsi di studio, ma anche di vita, ti hanno portato a svolgere ora la professione di traduttore letterario?
Dopo aver fatto il liceo linguistico, ho continuato a studiare lingue all’università: Mediazione Linguistica in triennale e Traduzione come Laurea magistrale. La letteratura, in particolare quella straniera, è sempre stata una passione centrale nel mio percorso di studi (entrambe le mie tesi hanno trattato temi letterari), tuttavia non posso dire di essere un traduttore “letterario”. Questo perché il mio lavoro non è fatto di sola letteratura, o di cinema nel caso dei sottotitoli. Questi sono solo una piccola parte di quello che faccio e, sinceramente, sono contento così. Campare di sola letteratura è difficile e, purtroppo, non significa tradurre solo libri che piacciono. Per ora preferisco lavorare anche in ambiti diversi e tradurre libri e poesie quando e se mi va.
Il fantasy è un genere che amavi già prima di assumerti l'incarico di tradurre la quadrilogia di Di Paolo?
Parto dicendo che il Signore degli Anelli è un libro che avrò sempre nel cuore, grazie a mia madre che me lo leggeva quando ero bambino, e questa passione per Tolkien mi accompagnerà sempre. Detto questo, non posso dire di essere un amante del genere, ma d’altro canto non sono neanche un detrattore. Credo che, al di là dei pregiudizi, come ogni altro genere letterario il fantasy e la fantascienza (altro genere letterario manifesto nella saga di Di Paolo) hanno prodotto svariati capolavori e “mostri sacri”.
Si tratta di filoni letterari che appassionano molto le rispettive nicchie, ma che possono essere considerati anche un vero e proprio fenomeno di massa: in un modo o nell’altro, tutti quanti abbiamo avuto a che fare con storie fantasy o di fantascienza.
I traduttori svolgono un compito importantissimo e molto spesso per entrare meglio nella testa dell'autore studiano i suoi lavori precedenti, si confrontano con l'autore approfonditamente per interpretare bene le sue intenzioni e sovente accade che tra traduttore e autore nasca una vera e propria amicizia (Ilide Carmignani e Luis Sepulveda, per esempio).
Com'è il tuo rapporto con l'autore?
Io e l’autore abbiamo costruito un rapporto molto bello di amicizia. Lui ha origini italiane, quindi parla italiano e abbiamo avuto modo di conoscerci personalmente qui in Italia e di presentare pubblicamente il libro “Cattivi presagi” in spiaggia a Termoli, grazie ad Alta Marea Festival.
In fase di traduzione abbiamo avuto un confronto costante e abbiamo revisionato insieme su un file condiviso tutto il lavoro svolto nel corso dei mesi. Il fatto che l’autore sapesse l’italiano ha permesso a me di beneficiare del suo parere e di dissipare ogni mio dubbio interpretativo quasi in tempo reale e, viceversa, ha permesso a lui di incidere sul risultato finale e in certi casi, di migliorare l’orginale, dice lui.
Nella foto, da sinistra verso destra: Paolo Pilati, il traduttore, L.A. Di Paolo, l'autore, e Valentina Salierno che ha letto e riletto l'intero manoscritto per rimuovere errori e refusi.
Nel leggere "Cattivi presagi" mi sono chiesta se la versione originale in inglese abbia un linguaggio accurato come nella versione italiana. Ho sempre avuto l'impressione che la lingua inglese abbia una terminologia limitata rispetto all'italiano.
E l'uso del latino è presente anche nella versione inglese?
In realtà, anche se è difficile fare stime accurate, l’inglese parrebbe avere un lessico più esteso e flessibile rispetto all’italiano, in generale. Inoltre, l’autore in questo caso è piuttosto specifico nel differenziare ogni aspetto, usa spesso un linguaggio tecnico. Credo faccia parte del suo animo scientifico da biologo.
Quindi, la mia risposta alla prima domanda è che non penso sia così.
Tuttavia, potrei aver utilizzato più parafrasi e sinonimi per evitare le ripetizioni e i periodi più lunghi, che in italiano pesano molto di più. Questo perché nella nostra lingua in media le parole sono più lunghe e di conseguenza lo è il numero di accenti all’interno di una frase e anche il “tempo di lettura”. Perciò, in un certo senso, potresti avere ragione: è probabile che in italiano abbia usato più soluzioni a livello di lessico e struttura della frase. Ma se così anche fosse, l’ho fatto più che altro per necessità.
Il latino era presente anche nella versione originale del romanzo ed è un elemento interessante della storia e un collegamento, di cui però non posso rivelare molto. Mi limito a dire che le lingue hanno un ruolo importante all’interno della saga e che i libri della saga di Ronin potrebbero dare al lettore qualche risposta in più.
Parlaci dei tuoi prossimi lavori (se non sono progetti da tenere segreti) e delle tue passioni extra letterarie.
A livello letterario mi piacerebbe innanzitutto realizzare un articolo accademico sulla mia tesi magistrale, in cui era centrale un poeta anglo-indiano, Henry L.V. Derozio e la letteratura post-coloniale. Poi, vorrei finire di tradurre la saga di Di Paolo non appena sarà ultimata la versione inglese.
In secondo luogo, avevo iniziato a pubblicare alcune poesie da me tradotte nel blog sul mio sito professionale. Era anche una sorta di esercizio, che mi teneva vicino alla letteratura e mi permetteva di sperimentare (ad esempio, quando ho iniziato a studiare russo ho pubblicato una mia traduzione di Anna Akhmatova). Mi piacerebbe rianimare questo progetto, anche se forse dovrei trovare uno spazio più appropriato in cui dargli forma.
Infine, la musica è una delle mie passioni e con il mio gruppo (Electric Circus), stiamo lavorando a diversi progetti, tra cui l’uscita di brani nuovi, colonne sonore e concerti, e stiamo anche lavorando a una collaborazione con due musicisti del Mali.
Insomma, probabilmente ne ho per qualche anno!
Nella foto gli Electric Circus
Animali domestici: No.
Hobby e passioni: Musica e calcio.
Autori preferiti: Hermann Hesse, J.D. Salinger, Umberto
Eco.
Libro del cuore: Il Maestro e Margherita.
Film visto e rivisto: Il buono, il brutto e il cattivo.
Cantante, gruppo o genere musicale preferito: Daft Punk (difficile
sceglierne uno solo, ascolto un po’ di tutto).
Cibo a cui non sai dire di no: Carbonara e tiramisù.
Sport praticato: Calcio.
Pregi: Gentile, onesto, riflessivo.
Difetti: Impaziente, distratto, riflessivo.
Uscirà il 5 maggio il nuovo romanzo giallo di Milka Gozzer, "Occhio per occhio". È il secondo della serie "I delitti di Capriata", dopo "Torna a casa, Viola!"
È inutile che cerchiate il paese di Capriata su google, è un posto inventato dall'autrice, ma collocato tra luoghi reali della Valsugana e ispirato (forse) a Vetriolo Terme.
In "Occhio per occhio" ritroviamo i protagonisti di "Torna a casa, Viola!": il barista Stefano, Viola (la pecora del Camerun), la figlia Betty, il Sergente Garcia, gli amici Roberto e Terry e i frequentatori del bar di Capriata che mi ricordano un po' i simpatici vecchietti del BarLume di Marco Malvaldi.
Non è però necessario aver letto il primo volume per leggere il secondo. Ogni episodio è autoconclusivo.
"A Capriata pare tornato finalmente il sereno, ma all’improvviso un nuovo atroce delitto arriva a turbare la quiete della montagna: la vittima in questo caso è una studentessa poco più che ventenne, Rosa Paladino, trovata morta nei boschi.
Nulla è come sembra.
E, mentre Stefano, il proprietario del bar del paesino, e i suoi amici sono impegnati a sbrogliare l’intricata matassa del mistero che avvolge il misero destino della ragazza, nuovi personaggi e colpi di scena finiscono per complicare non poco le indagini e le vite degli abitanti della zona.
Anche a casa Mattivi non mancano i segreti: Betty, la figlia di Stefano, sembra afflitta da mille preoccupazioni, ma non ne vuole fare parola con il padre. Intanto il pastore Roberto, amico d’infanzia del barista di Capriata, pare scomparso nel nulla.
Grazie all’insostituibile aiuto di Viola, la pecora del Camerun ormai divenuta la mascotte del gruppo, Stefano e il suo fidato Sergente Garcia riusciranno infine a giungere alla terribile verità che si cela dietro l’omicidio della giovane Rosa.
Ma la potranno davvero considerare una vittoria, questa volta?"
Molto belle le descrizioni dei luoghi e dei personaggi. Traspare l'amore dell'autrice per la sua terra, per le tradizioni popolari e la cucina tipica.Milka è sempre attenta ai particolari. L'uso frequente delle espressioni dialettali tradisce la sua passione per i luoghi, le tradizioni, il passato, la vita di montagna dove il progresso è rallentato rispetto alla città. Anche l'esperienza professionale giornalistica acquisita in passato dall'autrice caratterizza le trame dei suoi romanzi.
Il finale è aperto e questo ci lascia pensare e sperare che Milka abbia già in mente un seguito.
La copertina è artistica anche per questo secondo episodio dei "Delitti di Capriata". Si tratta di una rielaborazione grafica di un'opera dello scultore e pittore trentino Gianni Anderle intitolata "Trame". Molto bella.
Voi cosa fate il prossimo fine settimana? Io una gita tra Vetriolo Terme, Castel Selva, Panarotta e Monte Fravort... Mi è venuta voglia di visitare i luoghi in cui sono ambientati gli eventi del romanzo.
Nel blog potete leggere l'intervista all'autrice e la recensione di Torna a casa, Viola!, Racconti di viaggio Racconti di vita, Il gatto di Depero.
"Il barista osservava con un certo scetticismo il forestiero che aveva davanti.
Questi credono che salire una montagna sia come andare a fare la passeggiata sul lungomare!
★★★★☆
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🍾 spumante
"L'insostenibile leggerezza dell'essere" è un romanzo di Milan Kundera scritto nel 1982.
L'idea dell'eterno ritorno è misteriosa e con essa Nietzsche ha messo molti filosofi dell'imbarazzo: pensare che un giorno ogni cosa si ripeterà così come l'abbiamo già vissuta, e che anche questa ripetizione debba ripetersi all'infinito! Che significato ha questo folle mito?
Il mito dell'eterno ritorno afferma, per negazione, che la vita che scompare una volta per sempre, che non ritorna, è simile a un'ombra, è priva di peso, è morta già in precedenza, e che, sia stata essa terribile, bella o splendida, quel terrore, quello splendore, quella bellezza non significano nulla. Non occorre tenerne conto, come di una guerra fra due Stati africani del quattordicesimo secolo che non ha cambiato nulla sulla faccia della terra, benché trecentomila negri ci abbiano trovato la morte fra torture indicibili.
"Una lama di luce" è un romanzo giallo del 2012 di Andrea Camilleri, della serie che ha per protagonista il commissario Montalbano.
La matinata, sino dalla prim’alba, si era addimostrata volubili e crapicciosa. Epperciò, per contagio, macari il comportamento di Montalbano, in quella matinata, sarebbi stato minimo minimo instabili. La meglio era, quanno capitava, di vidiri il meno nummaro di pirsone possibbili.
Cchiù passavano l’anni e cchiù s’addimostrava d’umori sensibili alle variazioni climatiche, all’istesso modo che una maggiori o minori umidità agisci supra ai dolori d’ossa di un vecchio. E arrinisciva sempri meno a controllarisi, ad ammucciari l’eccessi d’alligria o di grivianza.
Nel tempo che ci aviva dovuto ‘mpiegari per arrivari dalla sò casa di Marinella insino alla contrata Casuzza, sì e no ‘na quinnicina di chilometri ma tutti fatti di trazzere bone per cingolati o di stratuzze di campagna tanticchia meno larghe della larghizza della machina, il celo dal rosa chiaro era passato al grigio e po’ dal grigio si era convirtuto al cilestre splapito per firmarisi momintaneo a un bianchizzo neglioso che sfumava i contorni e confonniva la vista.
"Per chi suona la campana" è un romanzo del 1940 di Ernest Hemingway.
Il mento poggiato sulle braccia incrociate, l'uomo era disteso sulla terra bruna del bosco coperta d'aghi di pino. Sulla sua testa il vento investiva, fischiando, le cime degli alberi. In quel punto il versante del monte si addolciva ma un poco più in giù precipitava rapido, e l'uomo poteva vedere la traccia nera della strada incatramata che, serpeggiando, attraversava il valico. Parallelo alla strada correva un torrente e giù, sulla sponda del valico, l'uomo vedeva una ruota idraulica e l'acqua scrosciante della chiusa, bianca sotto il sole estivo.
"Ti prendo e ti porto via" è un romanzo scritto da Niccolò Ammaniti e pubblicato nel 1999.
è finita.
Vacanze. Vacanze. Vacanze.
Per tre mesi. Come dire sempre.
La spiaggia. I bagni. Le gite in bicicletta con Gloria. E i fiumiciattoli di acqua calda e salmastra, tra le canne, immerso fino alle ginocchia, alla ricerca di avannotti, girini, tritoni e larve d'insetti.
Pietro Moroni appoggia la bici contro il muro e si guarda in giro.
Ha dodici anni compiuti, ma sembra più piccolo della sua età.
È magro. Abbronzato. Una bolla di zanzara in fronte. I capelli neri, tagliati corti, alla meno peggio, da sua madre. Un naso all'insù e due occhi, grandi, color nocciola. Indossa una maglietta bianca dei mondiali di calcio, un paio di pantaloncini jeans sfrangiati e i sandali di gomma trasparente, quelli che fanno la pappetta nera tra le dita.
"Dona Flor e i suoi due mariti" è uno dei romanzi più conosciuti dello scrittore brasiliano Jorge Amado.
Vadinho, il primo marito di dona Flor, morì a Carnevale, una domenica mattina, mentre ballava un samba vestito da baiana in Largo 2 Luglio, non lontano da casa sua. Non apparteneva al gruppo, ci si era semplicemente aggregato, con altri quattro amici tutti vestiti da baiana, e tutti provenienti da un bar della zona del Cabeça, dove il whisky correva a fiumi, alle spalle di un certo Moysés Alves, piantatore di caffè, ricco e spendaccione
"La forma dell'acqua" è un romanzo di Andrea Camilleri, pubblicato nel 1994 dalla Sellerio editore di Palermo.
È il primo romanzo della serie con protagonista il commissario Montalbano.
Lume d'alba non filtrava nel cortiglio della "Splendor", la società che aveva in appalto la nettezza urbana di Vigàta, una nuvolaglia bassa e densa cummigliava completamente il cielo come se fosse stato tirato un telone grigio da cornicione a cornicione, foglia non si cataminava, il vento di scirocco tardava ad arrisbigliarsi dal suo sonno piombigno, già si faticava a scangiare parole. Il caposquadra, prima di assegnare i posti, comunicò che per quel giorno, e altri a venire, Peppe Schèmmari e Caluzzo Brucculeri sarebbero stati assenti giustificati. Più che giustificata infatti l'assenza: i due erano stati arrestati la sera avanti mentre tentavano di rapinare il supermercato, armi alla mano.
"Il primo luglio del 2015, l’American Ballet Theatre di New York promuove Misty Copeland nel ruolo di principal dancer: è la prima volta nei 75 anni di storia della più importante compagnia di balletto USA che
un’afroamericana arriva così in alto. Da quel giorno il mondo della danza classica americana cambia per sempre, diventando meno elitario e più inclusivo. Tutto grazie al talento, allo spirito di sacrificio e alla resilienza di Misty Copeland. Nel libro l’autrice ripercorre le tappe più importanti della vita della ballerina: i racconti sono
arricchiti da interviste esclusive ad amici e colleghi di Misty Copeland: l’étoile Roberto Bolle, il fotografo e regista Fabrizio Ferri, la promessa della danza Virginia Lensi e Lauren Anderson, una delle prime ballerine
nere di successo e grande mentore di Misty."
Grazie alla bravura dell'autrice, la giornalista Cristina Sarto, "Misty Copeland" è un libro che una volta aperto si fatica a chiudere. Avvincente come un thriller, ti tiene incollato alle pagine con la voglia di continuare a leggere e allo stesso tempo la speranza che duri il più possibile.
Quella narrata è la vita di una ragazzina afroamericana, Misty Copeland, di famiglia molto povera, che a tredici anni comincia a danzare, scoprendo di avere un talento eccezionale. All'inizio gli ostacoli alla realizzazione del suo sogno di diventare ballerina professionista sono determinati dalla famiglia povera da cui proviene e dalle conseguenti difficoltà ad allenarsi ed acquisire una adeguata cultura coreutica (attività molto costose). In seguito la progressione della sua carriera sarà rallentata dal colore della sua pelle e dalle caratteristiche del suo corpo (muscoloso e prosperoso) che non rispecchiava gli standard richiesti. Grazie alla sua tenacia e determinazione, Misty diventerà una ballerina di successo, molto conosciuta e attivista per far riconoscere nel mondo della danza il diritto al proprio corpo senza imposizioni di colore della pelle o di taglie predefinite.
"Sarò chi voglio essere" è il motto di Misty che tutti dovremmo cercare di fare nostro.
Ringrazio Lorenzo Battaglia, l'editore di "Misty Copeland", per avermi suggerito di leggere questa appassionante biografia e avermi inviato una copia del libro.
Suggerisco la lettura a tutti (maschi e femmine, adulti e ragazzi), ma in particolare a mia nipote Jasmine, bellissima "ballerina moderna" con un passato da "ballerina classica", che come Misty ha sangue misto (italiano e sudamericano), la pelle color caffelatte, un corpo muscoloso, un bosco di capelli ricci e tanto talento per la danza.
"Misty Copeland sa bene che se la sua carriera di ballerina è un impegno a termine, dettato dai limiti dell'età, quello di attivista per i diritti degli afroamericani sarà per sempre".
L'autrice, Cristina Sarto, è una giornalista italiana. Ha vissuto per 12 anni a New York e ha collaborato per Donna Moderna, Io Donna, Style Magazine, Grazia, Flair, Glamour.
Oggi si occupa anche di comunicazione e produzioni video.
★★★★★
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Clip della partecipazione di Misty Copeland nel film Disney "Lo schiaccianoci e i quattro regni"
Da un'idea di Misty Copelan nata durante il lockdown viene realizzato il video "Swans for Relief" con finalità di raccolta fondi a favore di chi è in difficoltà