"Il primo luglio del 2015, l’American Ballet Theatre di New York promuove Misty Copeland nel ruolo di principal dancer: è la prima volta nei 75 anni di storia della più importante compagnia di balletto USA che
un’afroamericana arriva così in alto. Da quel giorno il mondo della danza classica americana cambia per sempre, diventando meno elitario e più inclusivo. Tutto grazie al talento, allo spirito di sacrificio e alla resilienza di Misty Copeland. Nel libro l’autrice ripercorre le tappe più importanti della vita della ballerina: i racconti sono
arricchiti da interviste esclusive ad amici e colleghi di Misty Copeland: l’étoile Roberto Bolle, il fotografo e regista Fabrizio Ferri, la promessa della danza Virginia Lensi e Lauren Anderson, una delle prime ballerine
nere di successo e grande mentore di Misty."
Grazie alla bravura dell'autrice, la giornalista Cristina Sarto, "Misty Copeland" è un libro che una volta aperto si fatica a chiudere. Avvincente come un thriller, ti tiene incollato alle pagine con la voglia di continuare a leggere e allo stesso tempo la speranza che duri il più possibile.
Quella narrata è la vita di una ragazzina afroamericana, Misty Copeland, di famiglia molto povera, che a tredici anni comincia a danzare, scoprendo di avere un talento eccezionale. All'inizio gli ostacoli alla realizzazione del suo sogno di diventare ballerina professionista sono determinati dalla famiglia povera da cui proviene e dalle conseguenti difficoltà ad allenarsi ed acquisire una adeguata cultura coreutica (attività molto costose). In seguito la progressione della sua carriera sarà rallentata dal colore della sua pelle e dalle caratteristiche del suo corpo (muscoloso e prosperoso) che non rispecchiava gli standard richiesti. Grazie alla sua tenacia e determinazione, Misty diventerà una ballerina di successo, molto conosciuta e attivista per far riconoscere nel mondo della danza il diritto al proprio corpo senza imposizioni di colore della pelle o di taglie predefinite.
"Sarò chi voglio essere" è il motto di Misty che tutti dovremmo cercare di fare nostro.
Ringrazio Lorenzo Battaglia, l'editore di "Misty Copeland", per avermi suggerito di leggere questa appassionante biografia e avermi inviato una copia del libro.
Suggerisco la lettura a tutti (maschi e femmine, adulti e ragazzi), ma in particolare a mia nipote Jasmine, bellissima "ballerina moderna" con un passato da "ballerina classica", che come Misty ha sangue misto (italiano e sudamericano), la pelle color caffelatte, un corpo muscoloso, un bosco di capelli ricci e tanto talento per la danza.
"Misty Copeland sa bene che se la sua carriera di ballerina è un impegno a termine, dettato dai limiti dell'età, quello di attivista per i diritti degli afroamericani sarà per sempre".
L'autrice, Cristina Sarto, è una giornalista italiana. Ha vissuto per 12 anni a New York e ha collaborato per Donna Moderna, Io Donna, Style Magazine, Grazia, Flair, Glamour.
Oggi si occupa anche di comunicazione e produzioni video.
★★★★★
🐣 uovo di Pasqua
scopri come valuto i libri
Clip della partecipazione di Misty Copeland nel film Disney "Lo schiaccianoci e i quattro regni"
Da un'idea di Misty Copelan nata durante il lockdown viene realizzato il video "Swans for Relief" con finalità di raccolta fondi a favore di chi è in difficoltà
Misty Copeland
Cristina Sarto
"Assassinio sull'Orient Express" è un romanzo giallo di Agatha Christie. Pubblicato nel Regno Unito nel 1934.
Erano circa le 5 di una mattina d'inverno, in Siria. Lungo il marciapiede della stazione d'Aleppo era già formato il treno che gli orari ferroviari internazionali indicavano pomposamente col nome di Taurus Express, e che consisteva in due vetture ordinarie, un vagone-letto e un vagone-ristorante con annesso cucinino.
Vicino alla scaletta di uno degli sportelli del vagone-letto, un giovane tenente francese, splendido nella sua uniforme, conversava con un omino imbacuccato fino alle orecchie e del quale erano visibili solo il naso arrossato e le punte di un paio di baffi arricciati all'insù.
"Il dottor Zivago" è un romanzo di Boris Pasternak.
Andavano e sempre camminando cantavano "eterna memoria", e a ogni pausa era come se lo scalpiccio, i cavalli, le folate di vento seguitassero quel canto.
I passanti facevano largo al corteo, contavano le corone, si segnavano. I curiosi, mescolandosi alla fila, chiedevano: "Chi è morto?" La risposta era: "Zivago." "Ah! Allora si capisce." "Ma non lui. La moglie." "È lo stesso. Dio l'abbia in gloria. Gran bel funerale."
Scoccarono gli ultimi minuti, scanditi, irrevocabili. "La terra del Signore e la sua creazione, l'universo e ogni cosa vivente."
Il prete nel gesto della benedizione gettò un pugno di terra su Màrija Nikolàevna. Fu intonato "Con gli spiriti giusti." Poi tutto prese un ritmo spaventoso. La bara fu chiusa, inchiodata, calata nella fossa. Tambureggiò la pioggia delle palate di terra, rovesciata in fretta, con quattro vanghe, sulla cassa, finché non si formò un piccolo tumulo. Sopra vi salì un ragazzo di dieci anni.
Soltanto quello stato d'inebetito torpore, che di solito prende alla fine d'ogni imponente funerale, poté creare l'impressione che il bambino volesse tenere un discorso sulla tomba della madre.
"La Compagnia dei Celestini" è un romanzo di Stefano Benni, edito da Feltrinelli nel 1992.
"È stato calcolato che il peso delle formiche esistenti sulla terra è pari a venti milioni di volte quello di tutti i vertebrati."
Così lo scultore ottocentesco Amos Pelicorti detto il Mirmidone rispondeva a coloro che gli chiedevano perché componesse le sue opere in mollica di pane. Da quando aveva letto la notizia su un giornale era rimasto a tal punto folgorato da lasciare le predilette sculture in marmo per il candore alternativo della farina. I suoi capolavori venivano sfornati caldi e dati in pasto alle formiche.
"Il gabbiano Jonathan Livingston" è un celebre romanzo breve di Richard Bach.
Era di primo mattino, e il sole appena sorto luccicava sulle scaglie del mare appena increspato.
A un miglio dalla costa un peschereccio arrancava verso il largo. E fu data la voce allo Stormo. E in men che non si dica tutto lo Stormo Buonappetito si adunò, si diedero a giostrare ed accanirsi per beccare qualcosa da mangiare. Cominciava così una nuova dura giornata.
Ma lontano di là solo soletto, lontano dalla costa e dalla barca, un gabbiano si stava allenando per conto suo: era il gabbiano Jonathan Livingston.
"Il sorriso di Angelica" è un romanzo di Andrea Camilleri,il diciassettesimo con protagonista il Commissario Montalbano,pubblicato da Sellerio nel 2010.
S’arrisbigliò subitaneo e si susì a mezzo con l’occhi prontamente aperti pirchì aviva di sicuro sintuto a qualichiduno che aviva appena appena finuto di parlari dintra alla sò càmmara di letto. E dato che era sulo ‘n casa, s’allarmò.
Po’ gli vinni d’arridiri, pirchì s’arricordò che Livia era arrivata a Marinella la sira avanti, all’improvviso, per farigli ‘na sorprisa, graditissima almeno al principio, e ora dormiva della bella allato di lui.
Dalla finestra passava un filo di luci ancora violaceo della primissima alba e allura riabbasciò le palpebri, senza manco taliare il ralogio, nella spranza di farisi ancora qualichi orata di sonno.
Ma subito appresso s’arritrovò novamenti con l’occhi sbarracati per un pinsero che gli era vinuto.
Se qualichiduno aviva parlato dintra alla sò càmmara, non potiva essiri stata che Livia. La quali dunqui l’aviva fatto nel sonno.
"La metamorfosi" è il racconto più noto dello scrittore boemo Franz Kafka. L'opera fu pubblicata per la prima volta nel 1915.
Una mattina Gregorio Samsa, destandosi da sogni inquieti, si trovò mutato in un insetto mostruoso. Era disteso sul dorso, duro come una corazza, e alzando un poco il capo poteva vedere il suo ventre bruno convesso, solcato da nervature arcuate, sul quale si manteneva a stento la coperta, prossima a scivolare a terra. Una quantità di gambe, compassionevolmente sottili in confronto alla sua mole, gli si agitava dinanzi agli occhi.
"Che mi è accaduto?" pensò. Non era un sogno.
"Il piano infinito" è un romanzo della scrittrice cilena Isabel Allende, scritto nel 1991 e pubblicato in Italia da Feltrinelli nel 1992.
Andavano per le vie dell'Ovest senza fretta e senza meta precisa, mutando rotta secondo il capriccio di un istante, al segnale premonitore di uno stormo di uccelli, alla tentazione di un nome ignoto. I Reeves interrompevano il loro errare pellegrinare ove li cogliesse la stanchezza o incontrassero qualcuno disposto ad acquistare la loro impalpabile mercanzia. Vendevano speranza. Così percorsero il deserto nell'una e nell'altra direzione, valicarono le montagne e una mattina videro apparire il giorno su una spiaggia del Pacifico.
"Jane Eyre" (originariamente pubblicato col titolo di Jane Eyre: An Autobiography) è un romanzo di formazione della scrittrice inglese Charlotte Bronte.
Impossibile far la passeggiata quel giorno. La mattina, invece, avevamo errato per un'ora per le macchie spoglie, ma dopo pranzo (la signora Reed, quando non aveva compagnia, pranzava presto) il freddo vento invernale aveva ammassato delle nuvole così cupe, e cadeva una pioggia così insistente, che di andar fuori non si parlò neppure.
Me ne rallegrai. Non ho mai amato le passeggiate lunghe, specialmente nei pomeriggi rigidi. Era per me terribile ritornare a casa nel crepuscolo grigio, con le dita delle mani e dei piedi gelate, il cuore rattristato dai rimproveri di Bessie, la bambinaia, e sentirmi umiliata dalla consapevolezza della mia inferiorità fisica di fronte a Eliza, John e Georgiana Reed.
"Bar Sport" è il primo libro di Stefano Benni, pubblicato da Arnoldo Mondadori Editore nel marzo 1976.
Al bar Sport non si mangia quasi mai. C'è una bacheca con delle paste, ma è puramente coreografica. Sono paste ornamentali, spesso veri e propri pezzi d'artigianato. Sono lì da anni, tanto che i clienti abituali, ormai le conoscono una per una. Entrando dicono: "La meringa è un po' sciupata, oggi. Sarà il caldo". Oppure: "È ora di dar la polvere al krapfen". Solo, qualche volta, il cliente occasionale osa avvicinarsi al sacrario. Una volta, ad esempio, entrò un rappresentante di Milano. Aprì la bacheca e si mise in bocca una pastona bianca e nera, con sopra una spruzzata di quella bellissima granella in duralluminio che sola contraddistingue la pasta veramente cattiva. Subito nel bar si sparse la voce: "Hanno mangiato la Luisona!". La Luisona era la decana delle paste, e si trovava nella bacheca dal 1959.