Per me il regalo più bello da trovare sotto l'albero di Natale (e non solo) è un libro. Ho talmente tanti libri che non riuscirò mai a leggerli tutti, nemmeno avessi più vite a disposizione, però quando ricevo un libro per me è sempre un'emozione. Un libro è una nuova storia (vera o di fantasia) da scoprire, un mondo da esplorare. Purtroppo sono costretta a leggere molto su e-book, perchè non ho spazio a sufficienza in casa per tenerli tutti. Cartacei compro solo quelli dei miei autori preferiti e conservo solo i più belli. Gli altri, soprattutto gialli e noir, che difficilmente si rileggono, li regalo, li presto, li faccio circolare, "spaccio" libri come direbbe la mia amica Francesca e quindi diffondo cultura.
Se volete risolvere il "problema" per un regalo dell'ultimo minuto, correte in libreria e acquistate un libro. A poche persone un libro sarà veramente sgradito. Forse resterà per mesi o anni su una libreria, ma arriverà un giorno in cui a quella persona verrà voglia di aprirlo e leggerlo oppure lo riciclerà regalandolo a qualcuno che ama leggere.
Io sotto l'albero ho preparato tanti libri. Ho scelto ogni libro pensando a chi lo riceverà, sperando di aver bene interpretato i desideri dell'altro. Vivo in una famiglia di grandi lettori e questo è un vantaggio e uno svantaggio allo stesso tempo, perchè per molti di loro, lettori accaniti, ho dovuto acquistare dei libri recentissimi che non ho ancora letto e quindi mi rimane il dubbio di non aver azzeccato la scelta.
A voi lascio qualche consiglio di libri da leggere o regalare per Natale, Capodanno o da infilare nella calza della Befana insieme ai dolcetti, scritti da autori trentini che conosco personalmente e che posso garantire vi piaceranno e saranno graditi a chi li riceverà.
LE AVVENTURE DI CHICCO & LEA - UN NATALE DA GATTI di Francesca Falcone
E' stato da pochissimo pubblicato il secondo episodio de "Le avventure di Chicco & Lea", un simpatico libricino scritto e disegnato da Francesca Falcone con l'aiuto della figlia Lea. I protagonisti sono il gatto Chicco e Lea.
Il libricino è pensato per bambini delle scuole elementari, ma può essere letto anche ai più piccini.
Una parte del ricavato della vendita viene devoluta a PAN-EPPAA - Ente Provinciale Protezione Animali e Ambiente e a ADA - Associazione Difesa Animali.
Chicco era un gatto del gattile di Riva del Garda, adottato da Francesca e Lea. Dall'anno scorso non c'é più. Questo libro, come il precedente, è un ricordo di Chicco e delle tante avventure vissute con Lea.
ASINI ED EMOZIONI di Manola Santorum e Viviana Parisi
Dieci simpatici asini e una cavalla. Sono loro i protagonisti delle avventure narrate nei racconti di Manola Santorum e Viviana Parisi, due psicologhe rivane.
Attraverso i pensieri, i sentimenti e le emozioni degli asini protagonisti che vivono a Ballino presso l'associazione "Le vie degli asini" vengono affrontate problematiche che possono verificarsi, in realtà, soprattutto nel mondo umano e in particolare in quello di ragazze e ragazzi.
Dieci storie appassionanti e divertenti che hanno per protagonisti Lucy, Tina, Ester, Zimbro, Gonzalo, Nerone, Caterina, Cassia, Angiolina, Claudia e la cavalla Every.
La storia vera della fattoria in cui vivono i protagonisti è iniziata con l’arrivo dell'asinella Lucy. Fu accolta per il semplice desiderio di avere un asino da compagnia. Arrivarono poi altri asini, ciascuno con la propria storia alle spalle: chi veniva dalla solitudine, chi da un abbandono, chi aveva una ferita difficile da rimarginare. Ognuno di loro è stato scelto con cura e amore, pensando alla squadra che ne sarebbe nata.
Al termine del libro troverete il glossario delle parole «asinine».
Le bellissime illustrazioni sono opera di Fabiano Iori.
Questo libro fa parte della collana IAA – Ragazzi della casa editrice Erickson. Al termine dei racconti, genitori, insegnanti e professionisti che operano nel campo degli Interventi Assistiti con gli Animali possono trovare degli approfondimenti (glossari, schede operative e suggerimenti per proporre laboratori e momenti formativi incentrati su esperienze in fattoria e sulla relazione con gli animali).
Il libro è acquistabile on line sul sito della casa editrice Erickson o presso "Le vie degli asini" a Ballino.
LA MORTE FA IL SUO GIRO di Camillo Ischia
Camillo Ischia nasce nel 1953 ad Arco. Figlio di piccoli coltivatori. Amante della lettura. Nella sua vita ha viaggiato per lo più con i libri. Conosco molto bene Camillo e ho avuto già modo di parlarvi di lui recensendo il suo primo romanzo "Il mestiere del detective" due anni fa. "La morte fa il suo giro" è un romanzo che Camillo aveva già pronto nel 2020, tanto che mi aveva concesso l'onore di leggerlo in anteprima. Mi era piaciuto molto, più del primo, più "lineare" e molto più "noir". A Camillo non piace anticipare la storia dei suoi romanzi. Dei gialli e dei noir non si deve anticipare mai nulla. Uniche concessioni:
trentatré capitoli ambientati tra Trento, Arco e Verona. Un ispettore, uomini, donne e gatti.
EMMA PAGANI - BENACUM di Walter Bobicchio
Walter Bobicchio molti lo conoscono come agente di polizia locale a Riva del Garda o ex fortissimo giocatore di basket. Ora è anche scrittore. Il suo primo romanzo è acquistabile sulla piattaforma di crowdfunding bookabook. Sarà pubblicato se riceverà un certo numero di prenotazioni. Walter è a buon punto. Io sono certa che ci riuscirà. Il suo romanzo merita.
L'immagine di copertina è in realtà un'immagine provvisoria, disegnata dall'autore stesso in una notte insonne.
Il romanzo è ambientato a Riva del Garda. Gli altogardesani riconosceranno molti luoghi dalle descrizioni dell'autore.
La protagonista è una bellissima pubblico ministero, Emma Pagani, che insieme ad una squadra di ispettori, tra i quali Christian Lombardi, dovrà risolvere un vero e proprio enigma. Nel romanzo, che è un misto tra thriller psicologico, spy story, romanzo d'avventura e sentimentale, c'è molto delle esperienze vere dell'autore.
FANGO ROSSO di MILKA GOZZER
Terzo romanzo per Milka Gozzer della serie "I delitti di Capriata", con protagonista la simpaticissima pecora Viola. Di Milka e di Viola ho già scritto. Ora è uscito il terzo episodio.
"Nel pieno della stagione turistica, la pace di Capriata è scossa dal ritrovamento del corpo di una donna nei sotterranei del palazzo delle terme. Il cadavere riaffiora una mattina d’estate: immerso in una vasca dove viene prodotto il fango per le terapie termali.
Una morte che fin dall’inizio delle indagini appare inspiegabile, ma che presto si rivelerà scomoda per molta gente. Con quel corpo emerge infatti un passato che il Sergente Garcia vorrebbe a tutti i costi dimenticare. Stefano sarà al suo fianco in questa doppia indagine in cui ci mette lo zampino anche la sgangherata combriccola di frequentatori del suo bar.
E Viola? La preziosa pecora del Camerun stavolta è inviata sull’alpe, partecipe del destino crudele capitato a un povero agnellino: un altro giallo da sbrogliare per riportare la tranquillità nella piccola comunità montana.
Ma non sarà facile!"
I FILI DEL MONDO di Mauro Zanetti
Dopo i due gialli "Tracce parallele" e "La belva di Garait", Mauro Zanetti è tornato al suo primo amore: quello per il romanzo storico.
"I fili del mondo è un romanzo storico ricco di intrighi e misteri, ma è anche una grande storia di amicizia e riscatto. Nell'Anno del Signore 1657 due tessitori genovesi in fuga dalla ondata di peste che si è abbattuta sulla loro città giungono nel borgo di Ala, nei pressi di Trento, dove ottengono ospitalità dall'illuminato parroco don Alfonso Bonacquisto che pensa di sfruttare l'occasione per proporre loro l'inizio di un'attività tessile. Per recuperare gli utensili necessari i tessitori devono tornare a casa affrontando un viaggio pericolosissimo: la Repubblica di Genova prevede pene severissime, sino alla condanna a morte, per chi esporta i segreti dell'arte tessile. Il viaggio procede tra imprevisti e colpi di scena e mostra il momento storico e i tratti salienti di una civiltà del nord Italia in uno dei secoli più travagliati e complicati dell'epoca moderna."
Le mie cronache letterarie hanno sempre una componente tragicomica, perché nonostante io cerchi di programmare le mie trasferte in modo maniacale con l'obiettivo di ottimizzare i tempi e fare un milione e mezzo di cose in ventiquattro ore, succede sempre qualcosa a sparigliare le carte in tavola.
La trasferta a Bergamo era in programma fin da agosto e precisamente da quando la mia candidatura a giurato del premio letteratura d'impresa è stata accettata. Da quel momento, oltre alla lettura dei cinque libri finalisti, è iniziata la programmazione degli eventi da seguire nelle 24h che avevo a disposizione.
Tra il pomeriggio di venerdì 18 e la mattina del 19, all'interno del Festival Città Impresa, erano previste le presentazioni dei libri finalisti. Ma vuoi andare a Bergamo e rinchiuderti al Centro Congressi senza mettere più fuori il naso? Certo che no! Anche perché di letteratura sono appassionata, ma di imprese ed economia proprio no. Quindi tra un incontro con Romano Prodi e una visitina a Bergamo alta cosa fai? Bergamo alta! A costo di rientrare in hotel a piedi di notte perché i mezzi pubblici hanno smesso di circolare. Tanto più se scopri che proprio in quella zona Antonio Manzini presenta il suo ultimo romanzo.
E così è successo che questo fine settimana l'ho passato su e giù da Bergamo Bassa a Bergamo Alta e viceversa.
La partenza è stata ritardata dallo scoppio di un raffreddore. Giovedì pomeriggio, inspiegabilmente, è arrivato. Non lo avevo programmato ovviamente e mi ha mandato nel pallone, perché al giorno d'oggi se ti arrischi ad uscire di casa con il naso che cola il linciaggio è assicurato. Quindi l'unico modo per partire in sicurezza era fare un tampone e iniziare il più presto possibile a mettere in pratica il maggior numero di rimedi della nonna anti raffreddore. Ventiquattro ore dopo ero negativa e quasi guarita, quindi pronti , attenti, via! Si parte! Direzione Bergamo.
La partenza ritardata ha comportato la perdita di due presentazioni letterarie, fortunatamente quelle relative ai due libri che mi erano piaciuti meno, ottimamente rimpiazzate dall'incontro con Antonio Manzini, brillante e affascinante come sempre. Un evento al di fuori del festival, organizzato al Circolino nello splendido centro storico.
Ma veniamo ora alla cronaca seria dell'evento.
Il premio letteratura d'impresa che si è concluso ieri a Bergamo con la proclamazione del vincitore (Nina sull'argine) è stato organizzato da ItalyPost, in collaborazione con l'università di Bergamo, all'interno del Festival Città Impresa con lo scopo di favorire una crescita culturale e promuovere una moderna cultura d'impresa.
Io ero uno dei circa duecento giurati chiamati a scegliere il migliore tra i cinque, divenuti poi quattro, finalisti.
Per me è stata una scelta difficilissima tra i primi due classificati. I due che mi sono piaciuti meno (Cosa vuoi di più dalla vita? e Partecipare all’impresa globale) sono gli stessi due che sono piaciuti meno anche al resto dei giurati. Nina sull'argine e L'album dei sogni li ho trovati entrambi molto belli. Il primo è un romanzo autobiografico ambientato nel settore del pubblico impiego. Il secondo è una interessante saga familiare (quella della famiglia Panini), dove c'è moltissimo di reale e pochissimo di inventato.
Purtroppo non era possibile sceglierne due. Per me, pur essendo molto diversi per stile, lunghezza, ambientazione, il giudizio sarebbe stato lo stesso: quattro stelle!
Alla fine ho scelto L'album dei sogni con la giustificazione che mi è parso fosse più attinente con lo scopo del premio di promuovere una moderna cultura d'impresa.
Ha vinto Nina sull'argine con 4 punti di vantaggio e io non posso che esserne felice. Scegliere tra i due non era facile. E' stato un po' come tirare la monetina.
Seguono le descrizioni "ufficiali" dei quattro libri finalisti.
Pubblicherò presto le mie recensioni complete.
Nina sull’argine, di Veronica Galletta, edito da Minimum Fax
Caterina è al suo primo incarico importante: ingegnere responsabile dei lavori per la costruzione dell'argine di Spina, piccolo insediamento dell'alta pianura padana. Giovane, in un ambiente di soli uomini, si confronta con difficoltà di ogni sorta: ostacoli tecnici, proteste degli ambientalisti, responsabilità per la sicurezza degli operai. Giorno dopo giorno, tutto diventa cantiere: la sua vita sentimentale, il rapporto con la Sicilia terra d'origine, il suo ruolo all'interno dell'ufficio. A volte si sente svanire nella nebbia, come se anche il tempo diventasse scivoloso e non si potesse opporre nulla alla forza del fiume in piena. Alla ricerca di un posto dove stare, la prima ad avere bisogno di un argine è lei stessa. È tentata di abbandonare, dorme poco e male. Ma, piano piano, l'anonima umanità che la circonda – geometri, assessori, gruisti, vedove di operai – acquista un volto. Così l'argine viene realizzato, in un movimento continuo di stagioni e paesaggi, fino al giorno del collaudo, quando Caterina, dopo una notte in cui fa i conti con tutti i suoi fantasmi, si congeda da quel mondo.
L’album dei sogni, di Luigi Garlando, edito da Mondadori
C'è un momento cruciale, in questa storia. E c'è un "prima", e c'è un "dopo". Il momento cruciale è verso la fine della Seconda guerra mondiale, quando Olga, vedova di Antonio Panini, decide, insieme ai suoi otto figli, di acquistare l'edicola di corso Duomo, nel centro di Modena. Il "prima" è la storia di Antonio Panini, scampato miracolosamente alla Grande Guerra, combattuta in trincea; del suo amore infinito per Olga, detta "la Caserèina", perché figlia del casaro; e di come nel durissimo momento tra le due guerre i due abbiano costruito una famiglia tanto numerosa quanto movimentata. Fino alla sua morte prematura, a quarantaquattro anni, nel 1941. Il "dopo" è una grande saga famigliare, la storia di una delle più affascinanti avventure imprenditoriali italiane, fatta di spirito d'iniziativa, fiuto per gli affari, passione, lavoro, inventiva. Una storia che poteva avvenire solo nell'Italia che rinasce dopo la guerra, e nell'Emilia Romagna del boom economico, della Ferrari e della Maserati e delle prime lotte operaie, delle donne "di zigomo forte" e del calcio che diventa fenomeno popolare, e che poteva avere come protagonista solo una famiglia come quella dei Panini. Dal più vecchio, Giuseppe, al "piccolo" Franco Cosimo, passando per tutti gli altri fratelli e sorelle, in quegli anni crescono, imparano, si innamorano, fanno figli, si ammalano, guariscono, e soprattutto lavorano, e l'edicola di corso Duomo si ingrandisce, le nuove idee si susseguono, fino a quando non arriva "l'idea" che cambierà tutto, le figurine che hanno fatto sognare milioni di italiani.
Cosa vuoi di più dalla vita? Amaro Lucano: storia di un’Italia dal bicchiere mezzo pieno, di Francesco Vena e Emiliano Maria Capuccitti, edito da Rubbettino
È la domanda delle domande. Lo slogan pubblicitario entrato "a gamba tesa" nelle case (e nella testa) degli italiani, fino a diventare un'espressione comune, un modo di dire che sopravvive negli anni e tra le generazioni. Con risposte sempre diverse.
Perché tutti coltiviamo dei sogni, le nostre ambizioni, e poi ci confrontiamo con la realtà. Cosa vogliamo di più dalla vita? Questo libro racconta una storia, tessendone la trama attraverso una serie di altre storie, piccole e grandi. Storie di una Lucania di fine Ottocento, di un popolo e di un'invenzione, tramandata anch'essa tra generazioni di "amarocentrici". Un viaggio tra passato e presente, tra antiche tradizioni e tecnologie moderne, che è anche la storia di un bicchiere mezzo pieno in un Paese che non resterà mai vuoto. E oggi, cosa vogliamo di più dalla vita? In epoca di pandemia, anche isolati come api nelle proprie celle, abbiamo l'opportunità, se vogliamo, di ricostruire, mattone dopo mattone (proprio come 80 anni fa), un futuro all'altezza di reggere le conseguenze di quanto ci è piovuto addosso. Partendo dalla nostra mentalità, e dal lavoro. Allora, questo libro non è solo storia, o ambizione. È un contributo per ripensare l'Italia, facendone non solo il Paese più bello del mondo, ma anche il più forte. Cosa vogliamo di più dalla vita?
Partecipare all’impresa globale. Una ricerca antropologica in Automobili Lamborghini, di Fulvia D’Aloisio, edito da Franco Angeli
Il volume colloca sotto la lente antropologica il famoso brand italiano di auto supersportive di lusso, Automobili Lamborghini, fondato da Ferruccio nel 1963 all'interno della motor valley emiliana. L'azienda, divenuta proprietà del Gruppo Volkswagen sotto la holding Audi nel 1998, ha conosciuto una crescita tale che, dalle poche centinaia di lavoratori della storica fabbrica, si contano oggi 1.400 dipendenti, con tre linee di produzione per due modelli di supersportcar e un nuovo super-SUV. Grazie a un accordo di ricerca triennale con Lamborghini, che ha autorizzato un'etnografia nei luoghi di lavoro, il progetto ha messo a fuoco taluni aspetti della strategia complessiva dell'azienda e dei suoi lavoratori. In particolare il sistema di relazioni industriali, ispirato al modello vigente nella casa madre Audi VW (mitbestimmung), costituisce un asse centrale dell'organizzazione complessiva del lavoro e, dal punto di vista della proprietà, un aspetto ineludibile della produzione. Il transito e il sincretismo di principi, competenze e valori partecipativi di matrice tedesca, la loro traduzione e applicazione nel contesto emiliano, disegnano uno scenario organizzativo originale, ma consentono anche di leggere il ruolo che il sito di Sant'Agata Bolognese ha assunto all'interno del network di produzione globale del colosso dell'auto, nonché il progressivo posizionamento nel quadro delle catene globali di valore del Gruppo VW. Lo studio etnografico svolto in azienda, poi esteso nella sede Audi di Ingolstadt e in quella di VW a Wolfsburg, il dialogo intessuto con lavoratori, sindacalisti e manager hanno concorso a realizzare, nel loro insieme, un percorso di ricerca peculiare, autonomo ma interagito con l'azienda, che si inserisce nel quadro dell'antropologia dell'impresa e del lavoro globalizzato.
Sia che a Barcellona abbiate intenzione di andarci per passare qualche giorno di vacanza o che il vostro desiderio sia di andarci a lavorare o stabilirvici per sempre - magari da pensionati - invogliati dal clima mediterraneo, dalla cucina catalana, dalla movida notturna sulla Rambla o attirati dalle opere di artisti e architetti come Gaudí, Picasso e Miro, non dimenticatevi della sua dimensione letteraria e arrivateci preparati!
Dal 2019 esiste a Barcellona una mappa letteraria - in forma cartacea o digitale - sulla quale sono segnati ben 300 punti in cui alcuni scrittori sono nati o morti, hanno vissuto o lavorato.
L'idea è quella di scoprire la città seguendo le tracce degli scrittori che l’hanno abitata e dei libri che l’hanno raccontata.
In attesa quindi di arrivare a Barcellona in veste di turisti o per viverci e di gustare paella, tapas, crema catalana, sangria e vermut, immergetevi nelle sue atmosfere leggendo un libro.
Tra i tanti da consigliare io ho scelto:
L'OMBRA DEL VENTO di Carlos Ruiz Zafon
"A Barcellona una mattina d'estate del 1945 il proprietario di un negozio di libri usati conduce il figlio undicenne, Daniel, al Cimitero dei Libri Dimenticati, un luogo segreto dove vengono sottratti all'oblio migliaia di volumi di cui il tempo ha cancellato il ricordo. Qui Daniel entra in possesso di un libro "maledetto" che cambierà il corso della sua vita. Daniel ne rimane folgorato, mentre dal passato iniziano a emergere storie di passioni illecite, di amori impossibili, di amicizie e lealtà assolute, di follia omicida e di un macabro segreto custodito in una villa abbandonata. Una storia in cui Daniel ritrova a poco a poco inquietanti paralleli con la propria vita..."
★★★★★
🍠 cipolla
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LA CATTEDRALE DEL MARE di Ildefonso Falcones
"Barcellona, XIV secolo. Nel cuore dell'umile quartiere della Ribera gli occhi curiosi del piccolo Arnau sono catturati dalle maestose mura di una grande chiesa in costruzione. Un incontro decisivo, poiché la storia di Santa Maria del Mar sarà il cardine delle tormentate vicende della sua esistenza. Figlio di un servo fuggiasco, nella capitale catalana Arnau trova rifugio e quella sospirata libertà che a tutt'oggi incarna lo spirito di Barcellona, all'epoca in pieno fermento: i vecchi istituti feudali sono al tramonto mentre mercanti e banchieri sono in ascesa, sempre più influenti nel determinare le sorti della città, impegnata in aspre battaglie per il controllo dei mari. Intanto l'azione dell'Inquisizione minaccia la non facile convivenza fra cristiani, musulmani ed ebrei… Personaggio di inusuale tempra e umanità, Arnau non esita a dedicarsi con entusiasmo al grande progetto della «cattedrale del popolo». E all'ombra di quelle torri gotiche dovrà lottare contro fame, ingiustizie e tradimenti, ataviche barriere religiose, guerre, peste, commerci ignobili e indomabili passioni, ma soprattutto per un amore che i pregiudizi del tempo vorrebbero condannare alle brume del sogno… Un'opera in cui avventura e sentimento si uniscono al romanzo di una città, protagonista anch'essa di una straordinaria vicenda corale, restituita nella drammaticità dei suoi momenti cruciali così come nella sua vivacissima quotidianità, in un'ambientazione capace di ricreare luci e ombre di un Medioevo di ineguagliabile fascino."
★★★★☆
🍾 spumante
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RITI DI MORTE di Alicia Gimenez Bartlett
"Quarto appuntamento con Petra Delicado, ispettore della policía nacional di Bercellona, e col suo vice Fermín Garzón. Ma in Spagna, dove i due investigatori sono nati e godono di un successo di lettori, e televisivo, di lunga durata che comincia a proseguire anche in Italia, Riti di morte è la prima avventura investigativa della coppia. E dato che siamo in effetti alla prima uscita, Giménez Bartlett presenta distesamente i suoi due personaggi. Petra è emersa da poco da una crisi esistenziale - il naufragio di due matrimoni, un lavoro di avvocato che non l'appagava -, è entrata in polizia dove, in quanto donna - sostiene lei - è stata parcheggiata negli archivi, fino a questo caso spinoso e scabroso: un violentatore seriale che lascia un tatuaggio sulle sue vittime («il fiore» lo denomina Garzón, con una delle sue frequenti metafore, immaginifiche e popolaresche insieme). Garzón, invece, viene dalla Spagna più interna e più pigra, Salamanca; e di lui, lento, grasso, leale, carico di esperienza e di pregiudizi, ma ricco di uno spirito sorprendentemente rapido nel superarli, Petra stenta a trovare la chiave interpretativa, la via d'accesso per superare le sue resistenze a dover ubbidire a una donna dotata per altro del carattere di un detective americano da hard boiled school. E l'investigazione si articola mentre i due animano la loro schermaglia che sembra quasi un gioco erotico sublimato: Petra disprezza provoca e tormenta, Fermín cede resiste e abbozza e poi trova una uscita che persuade e conquista il suo capo. Intanto, secondo un ritmo narrativo che è puro divertimento, intorno a questo duello si consolida la scorza dura che rende un'amicizia anche una macchina di investigazione formidabile. E chi legge ritrova e riconosce la materia che sostanzia il giudizio che della Giménez Bartlett ha dato Cesare Cases. Che siamo di fronte a un genio mediterraneo per il giallo, consistente nell'umorismo di un dialogo che rende l'intrigo poliziesco mosso, espressivo e ameno come una commedia di costume."
★★★★☆
🍨 mousse alla fragola
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Settembre se n'è andato portandosi via l'estate. Mi ha lasciato però la voglia di leggere molti dei libri presentati al "festival letterario di Riva del Garda".
Ammetto di essere un po' di parte nell'affermare che "Intermittenze" è un format affascinante, poiché vivo qui, nell'Altogarda, dove ogni anno (dal 2019) la Biblioteca di Riva del Garda organizza con Emiliano Visconti incontri in cui letteratura e musica si combinano magicamente.
Le location sono splendide e gli incontri davvero interessanti.
Ogni anno mi riprometto di seguirli tutti, poi non ci riesco. Sono talmente tanti e c'è sempre qualcosa o qualcuno che si mette di traverso e allora qualche incontro lo diserto. Ma il sabato e la domenica solitamente riesco ad assistere a quasi tutti gli incontri.
Quest'anno, oltre a qualche appuntamento prevalentemente musicale, ho partecipato all'incontro a Palazzo Martini con Claudia Zonghetti, la traduttrice in lingua italiana di "Stalingrado" di Vasilij Grossman. Con Pietro Tosco, massimo esperto di Grossman, ci ha parlato della storia editoriale del capolavoro russo e della sua traduzione integrale. Nel farlo, la traduttrice si è emozionata e ha emozionato.
Nella splendida Spiaggia degli Olivi Ben Pastor e Ritanna Armeni hanno raccontato i due protagonisti dei loro romanzi: Martin Bora, ne "La sinagoga degli zingari" e Mara, personaggio principale di "Mara, una donna del 900". Entrambi i romanzi sono ambientati a Roma nel 1944 e trattano il tema del fascismo dalla parte dei vinti.
Nel cortile della Rocca di Riva del Garda Claudio Fava ha presentato "Centoventisei", racconto scritto a quattro mani con Ezio Abbate. La fiat centoventisei del titolo è quella di via D'Amelio e la strage del '92 in cui morì il giudice Borsellino non viene mai espressamente citata, ma ricostruita attraverso il racconto di tre voci: un vecchio killer, una donna incinta e un mafioso.
"Terza pagina" è l'imperdibile incontro in cui si leggono gli inserti culturali dei giornali con alcuni ospiti del festival, mentre si beve il caffè è si mangia una brioche nel parco della Rocca.
Quest'anno l'incontro è stato animato da Simona Vinci, Ritanna Armeni, Andrea Pomella e coordinato da Emiliano Visconti.
Sempre nello spettacolare parco della Rocca ha avuto luogo l'incontro con Alessandro Barbaglia, autore di "La mossa del matto" e Ivano Porpora che ha presentato "Un re non muore". Entrambi I libri sono ambientati nel mondo degli scacchi.
Giampaolo Simi ha presentato nel cortile della Rocca il suo giallo "Senza dirci addio" con protagonista il giornalista Dario Corbo, già noto agli appassionati del genere.
L'ultimo interessantissimo incontro a cui ho partecipato è stato quello con Alessandro Bertante e Andrea Pomella, autori dei due romanzi "Mordi e fuggi" e "Il Dio Disarmato" che, seppure in modo molto diverso, affrontano il tema Brigate Rosse.
Ero molto piccola quando è avvenuto il sequestro Moro, ma ho un ricordo molto vivo di quando l'ho saputo. Non credo di aver conosciuto il significato esatto della parola "sequestro", ma ho capito la gravità dal tono di voce di chi me l'ha comunicato.
Questo il resoconto delle "mie intermittenze". Resto in attesa della prossima edizione.
Ricordo le interminabili ore in cui, alle scuole medie, i professori di scienze ci portavano in aula audiovisivi a vedere Quark. Seguiva poi il compito di riassumere ciò che si era visto. Un po' come capitava alle superiori leggendo in classe "I promessi sposi", io mi annoiavo da morire. L'approccio era evidentemente sbagliato.
Anni dopo, spinta dal fascino che esercitava su di me lo spazio, ho letto "Viaggio nel cosmo" di Piero Angela. L'ho apprezzato molto e da allora ho seguito sempre i suoi interessantissimi programmi in tv, con tutt'altro spirito ed entusiasmo rispetto agli anni in cui era un obbligo scolastico.
Ho letto e riletto "La straordinaria avventura di una vita che nasce", prima, durante e dopo le mie gravidanze.
Ho messo i miei figli fin da piccolissimi davanti alla TV a guardare Superquark (e poi Ulisse, condotto dal figlio Alberto). Posso dire che sono cresciuti a pane e "Superquark". Quello era un appuntamento imperdibile per tutta la famiglia.
Quando nella libreria dei miei ragazzi è comparsa l'autobiografia di Piero Angela, non ho resistito e l'ho subito letta.
Oltre alla lettura, a me piace molto scoprire le vite degli autori che, quasi sempre, sono interessanti quanto o più di quello che scrivono nei loro libri. E così è stato per la biografia di Angela.
Adesso che lui non c'è più, suggerisco anche a voi la lettura de "Il mio lungo viaggio - 90 anni di storie vissute".
Alcuni giorni fa Piero Angela ha scritto un messaggio ai telespettatori di Superquark e pubblicato postumo sui social."Cari amici, mi spiace non essere più con voi dopo 70 anni assieme. Ma anche la natura ha i suoi ritmi. Sono stati anni per me molto stimolanti che mi hanno portato a conoscere il mondo e la natura umana. Soprattutto ho avuto la fortuna di conoscere gente che mi ha aiutato a realizzare quello che ogni uomo vorrebbe scoprire. Grazie alla scienza e a un metodo che permette di affrontare i problemi in modo razionale ma al tempo stesso umano. Malgrado una lunga malattia sono riuscito a portare a termine tutte le mie trasmissioni e i miei progetti (persino una piccola soddisfazione: un disco di jazz al pianoforte…). Ma anche, sedici puntate dedicate alla scuola sui problemi dell'ambiente e dell'energia".
"È stata un'avventura straordinaria, vissuta intensamente e resa possibile grazie alla collaborazione di un grande gruppo di autori, collaboratori, tecnici e scienziati. A mia volta, ho cercato di raccontare quello che ho imparato. Carissimi tutti, penso di aver fatto la mia parte. Cercate di fare anche voi la vostra per questo nostro difficile Paese. Un grande abbraccio".
Lo scorso fine settimana presso la sede di Trentino Storia e Territorio di Riva del Garda si è tenuto un interessantissimo incontro con la scrittrice catalana Anna Maria Villalonga. Si è trattato di una prima lezione, aperta a tutti, della palestra di scrittura creativa che ripartirà il prossimo autunno grazie a Isenzatregua.
La palestra creativa è nata nel 2017 come laboratorio rivolto a tutti coloro che sono interessati a scrivere, pensata sopratutto per i giovani, ma aperta a aspiranti scrittori di qualunque età.
L'incontro, durato circa un'ora e mezza, è stato moderato da Monia Di Mauro, esperta d'arte, e vivacizzato dalle interessanti domande di Lorenzo Bernasconi. La scrittrice catalana ha risposto anche a numerose domande del pubblico presente in merito a tecniche di scrittura ed ha elargito molti consigli.
Bravissima la traduttrice Laura Mongiardo che, oltre ad aver tradotto i suoi "Racconti per le notti di luna piena", si è prestata a svolgere tale funzione anche per il pubblico presente. A dire il vero, la Villalonga comprendeva molto bene l'italiano, rispondeva in catalano e gran parte del pubblico la capiva senza bisogno di traduzione. Mi ha colpito il carattere solare e spiritoso della scrittrice.
Anna Maria Villalonga è scrittrice, critica letteraria e professoressa di letteratura catalana presso l'università di Barcellona.
Nel 2021 ha pubblicato "Racconti per le notti di luna piena" - edizioni isenzatregua collana DiversaMente.
Quando l'anno scorso ho letto e recensito "Il gatto di Depero" di Milka Gozzer, vi ho raccontato poco e nulla della trama del romanzo. Questo perché solitamente mi limito a trasmettervi le mie impressioni e le emozioni suscitatemi dalla lettura.
Ieri sera, in una suggestiva piazza Erbe a Rovereto, nell'ambito di Sinfonie d'arte, Milka Gozzer ha incontrato i suoi lettori e molto ha raccontato delle motivazioni che l'hanno spinta a scrivere questo romanzo.
Milka aveva voglia di parlare del pittore Fortunato Depero, perchè era affascinata dalla sua figura. Per farlo doveva conoscere bene però chi era Depero, al di là del personaggio pubblico. Milka ha quindi trascorso moltissimo tempo a studiare lettere, documenti, bozzetti e molto altro materiale conservato presso il Fondo Fortunato Depero che si trova nella biblioteca del Mart.
Milka usciva da quelle sedute di ricerca emozionata e sempre più affascinata, ma come trovare la soluzione per raccontare in modo originale l'artista?
L'idea le è venuta scoprendo attraverso i racconti del nipote un altro importante personaggio di Rovereto: Luigi Mario Nicoluzzi, l'ultimo tornitore di legno a Rovereto che per moltissimi anni ha realizzato le opere che Depero gli commissionava. Ed è così che la voce narrante è quella di Mario, già morto, che per spiegarci la vicenda del "gatto di Depero" e farci scoprire come mai quel gatto abbia causato la rottura del rapporto di amicizia tra l'artista e l'artigiano, ci narra le vicende storiche in cui i fatti sono avvenuti (ricostruendo così quasi un secolo di storia di Rovereto) e la vita di Depero, i suoi successi, le difficoltà incontrate, l'amore per la sua Rosetta, la gratitudine nei confronti dei suoi lavoranti, delineando una figura dell'artista intima e vera, che lo riscatta dalle accuse di vicinanza al partito fascista.
Un "femminista" che "metteva in regola" le sue lavoranti e sempre puntuale nel pagare chi lavorava per lui.
Dalle lettere conservate presso il Mart si scopre un uomo fedelissimo alla moglie e innamorato di lei fino al suo ultimo giorno di vita. Le scriveva lettere appassionate perfino dal reparto di geriatria.
Se volete conoscere meglio Depero e farvi un'idea di come si viveva cento anni fa a Rovereto e in Trentino, leggete "Il gatto di Depero"! Oltre ad essere un romanzo storico e biografico è anche un "giallo" con un mistero da risolvere.
Qui potete leggere la mia intervista a Milka Gozzer.
Sono stata a Berlino alcuni giorni. Il compleanno (diciotto anni) di mio figlio è stata l'occasione che mi ha portato lì. Lui si trova nella capitale tedesca per un periodo di studio/lavoro (Erasmus+).
La mia prima impressione non è stata delle migliori. Sono sbucata dalla metropolitana, proveniente dall'aeroporto, direttamente ad Alexanderplatz a mezzogiorno di una giornata caldissima. L'afa e il grigio dell'asfalto e del cemento mi hanno impressionato negativamente. Anche la pulizia lascia un po' a desiderare.
Passato lo choc iniziale, ho iniziato a guardarmi intorno.
La città è multiculturale, aperta e accogliente. La gente è ospitale, cortese e volenterosa di farsi capire, sforzandosi anche di parlare qualcosina di italiano.
Non vi tedierò raccontandovi nel dettaglio il mio tour della città. Ho visitato ovviamente i luoghi più famosi: Alexanderplatz e la torre della televisione, l'elegante Unter den Linden, la porta di Brandeburgo, Potsdamerplatz, l'isola dei musei, il duomo, il Reichstag, la stazione centrale e quella dello zoo di Berlino, il check point Charlie, il Castello di Charlottenburg e il monumento alle vittime dell'olocausto.
Berlino per me, prima ancora di essere la città del "muro", rimane la città "dei ragazzi dello zoo di Berlino".
Ho letto il libro di Christiane F. e visto il film giovanissima, forse troppo, e quella vicenda mi ha colpita profondamente: un vero e proprio pugno nello stomaco, ma mi ha anche insegnato molto.
Per chi non conosce la storia, la riassumo brevemente (anche se credo che, esclusi i giovanissimi, tutti ne abbiano per lo meno sentito parlare).
Il libro è stato scritto da due giornalisti che hanno raccolto la testimonianza di Christiane Vera Felscherinow, una giovanissima ragazza di Berlino entrata nel tunnel della droga a 14 anni e legata sentimentalmente ad un tossicodipendente. Christiane inizia molto presto a prostituirsi per procurarsi la droga e cerca più volte, senza successo, di disintossicarsi.
Il libro punta il dito contro la società tedesca, incapace di creare luoghi di aggregazione giovanile e di aiutare chi si trova in difficoltà.
Non molti anni fa, Christiane ha raccontato in un secondo libro il seguito della sua vita.
A Berlino ho visitato i luoghi frequentati da quei ragazzi, la zona della stazione dello zoo di Berlino, in cui i protagonisti andavano a prostituirsi per racimolare i soldi per comprarsi la droga.
Ho visitato anche un altro sito legato alla letteratura: Bebelplatz, famosa per il rogo dei libri avvenuto il 10 maggio 1933, quando furono dati alle fiamme oltre 20.000 libri di autori censurati dai nazisti, come Karl Marx, Heinrich Heine e Sigmund Freud.
In ricordo del rogo c'è un memoriale sotterraneo realizzato nel 1995 dall'artista israeliano Micha Ullman. Per vederlo bisogna avvicinarsi al centro della piazza e cercare una lastra trasparente inserita nella pavimentazione. Purtroppo la lastra è molto sporca e l'opera si scambia facilmente per una bocca di lupo.
Era molto più bella e scenografica la "torre di libri" installata da una società di comunicazione in occasione dei Mondiali di calcio del 2006, poi smantellata.
Molto vicino a Bebelplatz, lungo il corso Unter den Linden, si trova la Biblioteca nazionale di Berlino, nella quale sono custoditi più di 11 milioni di libri.
Berlino è stata quasi interamente ricostruita dopo la seconda guerra mondiale. È una città moderna e culturalmente molto ricca.