Ho letto "Il grande Gatsby" per il Torneo "Americani" di Robinson un po' prevenuta. Lo avevo già letto moltissimi anni fa nella versione in inglese per studenti e non lo avevo molto apprezzato, forse a causa del mio inglese non eccellente o forse a causa della versione scolastica "ridotta e adattata".
Il film con Di Caprio ha contribuito a pormi degli interrogativi sulle qualità del romanzo.
In realtà la lettura si è rivelata una sorpresa.
Gatsby è un personaggio misterioso. Poco si sa di lui, all'inizio. Ricchissimo e terribilmente solo. Un unico desiderio lo muove. Morirà solo, illuso di poter raggiungere il suo obbiettivo.
Lo ho molto apprezzato. Tuttavia nulla ha potuto nello scontro con "Furore".
"Quando stai per metterti a criticare qualcuno - mi disse - ricordati che nessuno al mondo ha avuto i vantaggi che hai avuto tu."
★★★☆☆
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🐣 uovo di Pasqua
Bellissimo il racconto "Gisella e io" del giornalista Gabriele Buselli, vincitore del concorso letterario "Verso la biblioteca" organizzato dall’Associazione Culturale Aria insieme all’Associazione Teatro delle Garberie, con il sostegno della Provincia Autonoma di Trento e della Fondazione Caritro.
Un racconto ambientato in biblioteca, legato al romanzo "Gisella" di Carlo Cassola.
In poche righe l'analisi profonda della vita di un uomo, del suo rapporto con la moglie e dei legami affettivi.
"Gisella e io" parla d'amore, di sentimenti e di rimpianti. Mi ha ricordato Lacci di Domenico Starnone.
Chissà che Gabriele non ci regali presto un romanzo.
"Il dorso di un libro di colore rosso vermiglio aveva inciso a caratteri dorati il titolo ”Gisella” di Carlo Cassola. Brillava e, non so perché, attirò la mia attenzione. Me lo immaginai, Cassola, che sacramentava dall’al di là. Il suo libro con la copertina rosso vermiglio… Lui, scrittore schietto dell’immediato dopoguerra. Grandissimo nell’arte di sublimare le situazioni, era davvero improponibile immaginarlo vestito di rosso con greche dorate. No, proprio no."
★★★★☆
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Mentre molti di voi stanno leggendo l'ultimo romanzo di Manzini, balzato nei primi posti delle classifiche della settimana in pochissimi giorni, io ho letto un libro inviatomi dall'autore stesso due giorni fa.
Un giovane scrittore alla sua terza opera, ma che personalmente non conoscevo.
Nonostante fosse in fondo alla mia lunghissima lista di libri da leggere, "Effetti collaterali" di Rosario Russo "mi ha scelta" ed ha saltato la fila.
Incuriosita dal fatto che i 6 racconti sono ambientati ad Acireale (ed io ho un debole per gli scrittori siciliani e per i romanzi ambientati in Sicilia) ho iniziato a leggerlo e sono rimasta rapita dalla bravura dell'autore.
Sei racconti, uno più bello dell'altro, in cui Rosario ci trasmette l'amore per la sua terra e, tra invenzione e realtà, mette il dito nelle piaghe siciliane.
L'amore dell'autore per Verga e per Acireale è palpabile e si intuisce la voglia che i siciliani si riprendano le proprie tradizioni, preservino la bellezza dei luoghi e combattano la mafia.
Commovente, bellissimo, ma purtroppo vero, il racconto dedicato ad Annalisa Isaia, uccisa dallo zio perché frequentava coetanei appartenenti a clan mafiosi avversari.
Molto bello e profondo anche "Il delitto delle cartoline" con protagonista Vincenzo Cantone, giovane scrittore di Acireale. Racconto misterioso e sentimentale. Forse c'è qualcosa di autobiografico in questo personaggio con alle spalle studi commerciali e che vuol leggere Platone.
E poi ci sono i racconti gialli veri e propri, con l'ispettore Traversa e il Commissario Stuto.
In tutti traspare l'amore per il proprio paese e per il mare come il mio per il Garda e le montagne.
In Sicilia ed ad Acireale ci sono stata. Luoghi bellissimi. L'unico posto per cui sarei disposta a lasciare il Garda trentino è per la Sicilia.
Senza nulla togliere a Manzini e agli altri autori famosi, vi invito a leggere anche autori meno noti, perché possono sorprendere.
"Traversa sospirò. Del resto era lunedì e si sa che riguardo a squallore i lunedì non temono rivali."
★★★★☆
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Questo libro me lo sono gustato.
Non avevo la possibilità di leggere molte ore ogni giorno in questo periodo e quindi l'ho letto con calma e l'ho trovato davvero molto bello.
Mi piacciono le biografie. Danno l'opportunità di conoscere più intimamente personaggi famosi, di comprendere meglio i loro atteggiamenti e le loro scelte.
Lynn Hill l'ho vista più volte scalare a Rock Master ad Arco. Lo vinse cinque volte.
È stata una splendida atleta, campionessa del mondo.
Indipendente e determinata, con una personalità forte, fin da piccola.
Lynn nasce a Detroit nel 1961. Quinta di sette fratelli.
Ha origini europee. Il bisnonno era italiano. Si chiamava Fucentese, ma cambiò il suo cognome in Hill, la bisnonna era tedesca e la nonna scozzese.
Ha sempre praticato sport ad ottimi livelli, fin da bambina, passando dal nuoto, alla ginnastica artistica, e infine all'arrampicata. Mentre frequentava l'università di Santa Monica si allenava con la squadra di atletica e corse anche i 1500 e i 3000m.
Le sue doti erano notevoli,
Molto minuta e leggera: 1m57 per 45 kg, con dita piccolissime che si infilavano in ogni fessura.
Le insegnò ad arrampicare il fidanzato della sorella che morì alcuni anni dopo in una spedizione sull'Aconcagua.
Da giovanissima trascorse mesi nello Yosemite ad arrampicare, vivendo con pochi dollari in tasca, quasi come una barbona e allenandosi con i più forti arrampicatori del momento.
Innumerevoli le avventure, i racconti e gli aneddoti svelati in questa bellissima biografia che inizia con il racconto della terribile caduta avvenuta in Francia in allenamento a causa di una assurda distrazione e da cui uscì miracolosamente solo con molte botte e qualche lesione. Un cespuglio attutì la caduta e le salvò la vita.
A Las Vegas, dove visse per un po' col fidanzato, arrampicava sulle Red Rocks, ma faceva la fame.
A Santa Monica fu coinvolta in alcune trasmissioni televisive. Per guadagnare qualche soldo si prestava ad imprese acrobatiche e tentativi di record. Finché non si rese conto che non era il caso di rischiare la vita per due soldi.
Successivamente si trasferì in Francia, dove si guadagnò da vivere gareggiando.
Nel 1992, dopo aver vinto il suo quinto Rock Master, lasciò l'agonismo e tornò a vivere in America.
Lynn, nel libro, ci parla anche di Arco, delle sue vittorie al Rock Master, dell'albergo Cattoi in cui soggiornava e della signora Marisa, la proprietaria.
Il libro, pubblicato nel 2002 e ormai quasi introvabile, è scritto in realtà da Greg Child, arrampicatore e scrittore e tradotto in italiano da Giulia Baciocco.
"Essendo la mia ultima partecipazione all'appuntamento annuale di Arco, ero motivata a dare veramente il meglio di me stessa. Arco rappresentava per me la Wimbledon dell'arrampicata sportiva. Ogni anno migliaia di vivaci spettatori si radunavano per vedere in azione i migliori scalatori del mondo. Quando arrivai in cima alla via della finale, segnando la mia quinta vittoria nel Rock Master, provai l'appagante sensazione di aver portato a termine qualcosa."
"Ad Arco ci sistemammo all'Albergo Cattoi, una caratteristica locanda a conduzione familiare dove gustammo un pasto delizioso servitoci da Marisa e dalla mamma, le quali, visto che nessuno tra noi parlava una lingua comune, si facevano capire ricorrendo a parole straniere e gesti amichevoli."
"Ho anche vissuto in Italia per qualche tempo, dove ho arrampicato sulle splendide Dolomiti e in altre zone famose."
★★★★☆
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Camillo Ischia nasce nel 1953 ad Arco. Figlio di piccoli coltivatori. Amante della lettura. Nella sua vita ha viaggiato per lo più con i libri. In una recente intervista ha dichiarato di non essere social, di non andare a riunioni politiche, di non scrivere con il computer, di non fare jogging o altro sport, di giocare però a Risiko da trent’anni alla Beppa Giosef e di animare il Circolo di Cultura Popolare da cinquant'anni.
Il romanzo "Il mestiere del detective" è un giallo/noir ambientato nella seconda metà degli anni '70 ad Arco, tra circoli culturali di sinistra, cineforum e neonazisti.
E tra le pagine di questo "giallonongiallo", "noirnonnoir", "romanzettononromanzetto" (come lo definisce Carlo Martinelli nella prefazione), si riconoscono personaggi, luoghi e avvenimenti reali della storia arcense: la Pasticceria Moderna, Villa Igea (attuale sede della Cassa Rurale), il Bar Centrale, il Caffè Trentino, il Sanatorio Argentina, il night-club Sayonara (dove è realmente accaduto un omicidio), il poeta Luciano Malfer, il Bepi Filippi (capo redattore della redazione dell'Alto Adige a Riva del Garda) e il Teofilo (pittore polacco, amante degli scacchi che viveva in miseria ad Arco), Benito Mancabelli (esponente del partito comunista locale), l'omicidio-suicidio Venturini. E ce ne sono altri che io, per questioni anagrafiche, non sono certa di aver riconosciuto (la giovane Irene che vuol fare la giornalista, Paolino, gli eredi dell'importante industriale tedesco con villa al Bruttagost e il professor Augusto).
Camillo Ischia colloca le vicende narrate tra delitti realmente accaduti e altri inventati, sparatorie e pestaggi, in cui il detective Piero Bortolotti, ex poliziotto, si trova ad indagare.
"Il mestiere del detective" di Camillo Ischia, parafrasando Carofiglio, lo intitolerei "La versione del Bortolotti".
Il racconto inizia nel 2010, anno in cui l'ex detective Bortolotti viene ricoverato nella Pia Casa della Divina Provvidenza. E lì conosce l'ingegnere minerario Giulio, suo compagno di stanza (la 237! chiaro richiamo alla trasposizione cinematografica di Kubrick di Shining di S. King).
Per poi tornare agli anni 70 in cui accadono le vicende narrate e in particolare l'omicidio del segretario del partito comunista Palmiro Bergamini.
Ma non vi svelerò altro della trama per non rovinarvi la lettura.
Il romanzo è strutturato in modo molto originale, "rompe gli schemi del racconto" con continui salti temporali e cambi della voce narrante, addirittura con l'ingresso del narratore nei dialoghi dei protagonisti. Un metaracconto alla stregua di "Riccardino", opera postuma di Andrea Camilleri con protagonista Montalbano.
Camillo Ischia non lo sa, ma io ho un debito nei suoi confronti. In un certo senso il mio blog è nato grazie a lui. Il giorno in cui è uscito sul giornale un articolo che annunciava la pubblicazione del suo romanzo, ho incontrato per la strada un'amica che mi ha chiesto se lo avevo letto e mi ha detto che avrebbe aspettato una mia recensione per farlo, perchè io ero la sua "book influencer". Tornata a casa ho riflettuto sulle sue parole ed una settimana dopo è nato LibriCitando, il mio blog di recensioni letterarie.
"- Questa storia è assurda, non sta in piedi nulla!-
- Lo so - risponde sconsolato Cesconi -e la colpa è di quel coglione che la sta scrivendo. Adesso voglio vedere come fa a tirarci fuori da questo casino! Cazzo, non siamo mica il RIS di Parma! -"
★★★☆☆
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"Il ciclista curioso" di Davide Cassani e Giacomo Pellizzari ( prefazione di Gianni Mura) è una bellissima guida "galattica" per ciclisti.
Scritto molto bene, a tratti addirittura poetico.
Per ogni percorso (in totale sono 20) c'è una scheda tecnica, la descrizione del percorso, l'introduzione "sentimentale" con citazioni letterarie e culturali, la cartina e i consigli su cosa visitare e quali cibi gustare.
Un ottimo lavoro destinato a tutti i ciclisti "curiosi" che non si limitano a pedalare a testa bassa attenti solo al cronometro. Quelli sono i ciclisti "furiosi".
Recentemente ho eseguito presso l'ospedale di Rovereto un esame lungo ed impegnativo.
Il medico che lo ha effettuato, sapendomi una sportiva, mi ha chiesto di estraniarmi dalla procedura e pensare di essere in bici e di fare un bel giro.
Non è stato facile trovare la concentrazione, ma ci sono riuscita, sebbene non per l'intera durata.
Mi sono immaginata, in sella alla mia bici, partire da Varignano ed arrivare a San Giovanni fino alle Marcarie, poi cambiarmi le scarpette e fare il giro di corsa dei Prai da Gom e poi di nuovo in sella per ridiscendere.
Ho rivisto mentalmente l'intera strada, ogni curva ed ogni abitazione, che conosco come le mie tasche per esserci salita centinaia di volte.
Leggendo "Il ciclista curioso" di Davide Cassani e Giacomo Pellizzari, mi sono ritrovata nel pensiero di Gianni Mura che nella prefazione dice: "Si può pedalare anche con la testa."
Se sono riuscita ad immaginarmi mentalmente nei minimi dettagli l'intero percorso significa che anch'io in passato sono stata una "ciclista curiosa", capace di guardarsi intorno mentre pedala.
Se ci fosse stata qualche foto dei luoghi avrei attribuito a questo libro 5 stelle.
"la bici non è solo uno sport o un mezzo di trasporto. E' anche uno strumento di scoperta. La bicicletta è prima di tutto un punto di vista, un modo di vedere le cose. Una lente di ingrandimento straordinaria sul mondo, capace di farci vedere cose che altrimenti non noteremmo."
★★★★☆
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